| inviato il 13 Marzo 2020 ore 22:25
Condivido pienamente... "...un inganno che colpisce persone di poca esperienza e poco studio della fotografia ." |
user175879 | inviato il 13 Marzo 2020 ore 22:28
“ A fronte d'un egotismo e d'un solipsismo di certo pervasivamente diffusi, le buone idee restano poche. „ Ho dovuto consultare due volte il vocabolario ed ho comunque capito solo che le buone idee sono poche. E su questo concordo |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 22:40
No ragazzi, capisco la noia. Ma io preferisco il coronavirus. E' stato bello. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 22:49
“ Bisognerebbe invece partire dal presupposto che qualunque cosa facciamo, qualcun altro lo ha già fatto prima e probabilmente anche meglio. „ . . . si d'accordo, ma questa affermazione non deve diventare un'ostacolo della mente, non deve scoraggiare, tutti potenzialmente possiamo raccontare l'importante è "sapere cosa dire". “ Tornando un attimo alla diatriba precedente, giusto perche' i diversi linguaggi non centrano di per se stessi con il tema digitale vs analogico. Preferisco un Guido Guidi a Franco Fontana, semplicemente perché il primo ha un linguaggio e dei temi a me più familiari mentre non ho la cultura / non ho approfondito molto il secondo autore per apprezzare appieno la sua fotografia. Non mi sognerei certo di pensare che il primo fa capolavori e il secondo dei cessi. „ . . . . Simone, sono entrambi validi fotografi e molto diversi nelle finalità, con Guido Guidi ho avuto l'opportunità di fare un corso di fotografia diluito in sei mesi, bellissima esperienza a contatto con una personalità umile ma molto preparata, non tollerava le manipolazioni digitali o altri artifizi, pretendeva dagli allievi che uno scatto fosse motivato da un percorso mentale e da una sequenza a sosteno del racconto e del progetto scelto. direi ottimo maestro di fotografia. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 23:05
“ Spara qua nomi e cognomi di quelli che ritieni falsi artisti o artisti gonfiati ad hoc. Altrimenti stiamo dando solo fiato alle trombe su notizie della settimana enigmistica „ Hai la coda di paglia? Nomi? Andy Warhol che te ne pare? Ma si potrebbe fare tutta una sfilza di nomi il cui messaggio è chiaro solo ai critici e non all'uomo della strada. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 23:14
“ Qui la pp non é improvvisata. Non si parte da una foto inutile . Qui c'è un progetto ben preciso alle spalle . L'estetica ( evidente ) é funzionale . E la pp pure „ Sono d'accordo che la postproduzione qui non è improvvisata, ma la foto sembra artificiosa, non è un'istantanea, e ricorda un quadro del tardo 7/800. L'illuminazione è ricercata, quasi un affresco di una tragedia, ma tutto appare falso, tutti in posa in un manierismo ricercato. Non c'è una goccia di veridicità. Ecco foto così io le definirei di still life, tanto sono costruite. Brava la tecnica, bravo l'autore, ma nessun messaggio comunicato, almeno per me. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 23:15
L'uomo della strada può non studiare , ë un suo diritto . Giudicare però cose che non sa é lo sport preferito di quelli che non sanno . E che non chiedono . Ma c'è una soluzione . Studiare . Anche Andy Warhol , che rimane uno degli autori più importanti a 360 gradi del XX secolo . Se non ti é chiaro il messaggio io mi farei qualche domanda . |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 23:23
Bergat “ Sono d'accordo che la postproduzione qui non è improvvisata, ma la foto sembra artificiosa, non è un'istantanea, e ricorda un quadro del tardo 7/800. L'illuminazione è ricercata, quasi un affresco di una tragedia, ma tutto appare falso, tutti in posa in un manierismo ricercato. Non c'è una goccia di veridicità. Ecco foto così io le definirei di still life, tanto sono costruite. Brava la tecnica, bravo l'autore, ma nessun messaggio comunicato, almeno per me. „ direi che la risposta è dentro di te, solo che è sbagliata. E se il messaggio fosse proprio nel distacco così forte tra ciò che è raccontato ed il modo in cui è raccontato? chiedo per un amico. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 23:23
Il tuo messaggio è chiarissimo, ma per me l'arte con la A maiuscola deve comunicare, senza dover ricorrere a stratagemmi intepretativi per il fruitore dell'opera, e c'è differenza per me ad esempio tra un Antonioni artista e un Fellini manierista. Il mio non è un giudizio su un autore, ma sul concetto di opera d'arte che è differente dal tuo. L'artista non deve essere interpretato o capito, ma deve avere una forza comunicativa univoca e chiara per tutti, per il critico e per l'uomo della strada. La foto che hai postato, ad esempio a te comunica angoscia, a me rabbia, e quindi manca l'univocità interpretativa. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 23:25
“ Il mio non è un giudizio su un autore, ma sul concetto di opera d'arte che è differente dal tuo. L'artista non deve serre interpretato o capito, ma deve avere una forza comunicativa univoca e chiara per tutti, per il critico e per l'uomo della strada. „ E' una tua opinione che rispetto, ma non condivido. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 23:26
difatti sono opinioni e ognuno ha le proprie |
| inviato il 14 Marzo 2020 ore 0:07
Buonasera a tutti, frequento da un po' il forum perché mi sono recentemente appassionato alla fotografia e mi permetto di intervenire questa volta perché sui thread tecnici ho solo da imparare, e ve ne sono grato. Di professione sono musicista e la dicotomia analogico/digitale in musica accende gli animi esattamente come leggo accadere qui. Le analogie sono tantissime: il passaggio dal nastro al file digitale, il campionamento digitale contro la naturale curva analogica, la riduzione enorme dei costi di produzione e relativa massificazione, l'importanza crescente delle possibilità di editing e post-produzione e il conseguente appiattimento della qualità verso il basso etc etc etc. Tante volte le discussioni tra musicisti si avvitano su sé stesse verso i massimi sistemi su cosa è arte e cosa non lo è e pipponi di questo tipo. Ci succedeva spesso durante gli studi di conservatorio, magari leggermente o fortemente alterati. Ora sono molto più rare, il professionismo è così e quando anche l'arte si trasforma in lavoro, finiamo tutti sulla barca del pragmatismo. E a volte è un bene... Tornando al topic il mio modesto parere in proposito è molto semplice: ogni mezzo tecnico e strumentale, analogico o digitale che sia assolve una funzione di intermediazione tra l'"artista" e la sua idea. Se l'idea è chiara passa automaticamente in secondo piano qualunque cosa si utilizzi per esprimerla; se l'idea è fumosa e la tecnica sopperisce per colmare il vuoto, il mezzo diventa fine, e perciò giudicabile e buonanotte ai suonatori. Nel mio settore come nel vostro credo che perciò diventi fondamentale la conoscenza di sé stessi perché essendo ognuno di noi di per sé unico, non abbiamo altro modo di essere unici se non quello di rappresentare e trasmettere noi stessi. Tutto il resto, che è poi il grosso della produzione "artistica", è solo lavoro da amanuense, con tutto il rispetto di questo mondo. Ecco... Sono tornato al pippone da conservatorio, me ne scuso, non me ne vogliate! Le foto pubblicate lungo questo thread sono incredibili, soprattutto le prime che hanno generato il ban: prometto che andrò a studiarmi gli autori in questi lunghi giorni di quarantena. Grazie degli spunti. Tommaso |
| inviato il 14 Marzo 2020 ore 0:14
Grazie a Te (!), Tommaso. "L'arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è." Paul Klee *** “Quale sarà il futuro dell'immaginazione individuale in quella che si usa chiamare la «civiltà dell'immagine»? Il potere di evocare immagini in assenza continuerà a svilupparsi in un'umanità sempre più inondata dal diluvio delle immagini prefabbricate? Una volta la memoria visiva di un individuo era limitata al patrimonio delle sue esperienze dirette e a un ridotto repertorio d'immagini riflesse dalla cultura; la possibilità di dar forma a miti personali nasceva dal modo in cui i frammenti di questa memoria si combinavano tra loro in accostamenti inattesi e suggestivi. Oggi siamo bombardati da una tale quantità d'immagini da non saper più distinguere l'esperienza diretta da ciò che abbiamo visto per pochi secondi alla televisione. La memoria è ricoperta da strati di frantumi d'immagini come deposito di spazzatura, dove è sempre più difficile che una figura tra le tante riesca ad acquistare rilievo. Se ho incluso la Visibilità nel mio elenco di valori da salvare è per avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall'allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini. Penso a una possibile pedagogia dell'immaginazione che abitui a controllare la propria visione interiore senza soffocarla e senza d'altra parte lasciarla cadere in un confuso, labile fantasticare, ma permettendo che le immagini si cristallizzino in una forma ben definita, memorabile, autosufficiente, «icastica»”. Italo Calvino, Lezioni americane, ed. Mondadori, Milano 1993, pag. 102-103 Un gentile saluto, Ben-G |
| inviato il 14 Marzo 2020 ore 0:35
Grazie Tommaso per il tuo contributo, nel quale trovo moltissimi punti di accordo, anche da amante della musica (tutta). In effetti le analogie con la fotografia sono molto più di quanto si pensi, soprattutto nel modo di riprodurla, si pensi all'eterna lotta tra riproduzione (e quindi non solo produzione) analogica e digitale nel corso della quale si era completamente perso di vista il fine dello strumento stesso, il godere la musica, in favore dello strumento stesso di riproduzione, finendo miseramente ad ascoltare il suono degli impianti piuttosto che della musica. Ed è il rischio che corriamo tutt'oggi con la riproduzione delle immagini, finendo inevitabilmente a discutere della qualità del mezzo fotografico, piuttosto di ciò che riproduce. |
| inviato il 14 Marzo 2020 ore 0:41
io aggiungo che l'esperienza del mezzo influisce e non poco sul risultato finale. La ritualità dell'analogico Vs velocità del digitale |
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