| inviato il 24 Febbraio 2020 ore 8:47
Non darei tutta la colpa al giornalismo, Senza fare il bacchettone, ormai la gente e' abituata a vedere immagini di morti violente mentre pranza o cena, niente la scuote. Un'immagine come quella del miliziano di Capa potrebbe essere mostrata tranquillamente in un TG, senza generare alcuno sconcerto. Come razza (umana) stiamo perdendo l'empatia e l'Italia, in questo, sembra farla da apripista negli ultimi anni. E' una spirale, negativa, in cui il fornitore e il fruitore si inseguono. Piu' si mostra e si parla del negativo, del brutale, piu' se ne resta assuefatti, e per scuoterti chiedi ancora piu' brutalita' e negativita'. Il dolore e' sempre "altro da se", non importa se chi subisce il dolore, la perdita, sia un essere umano o meno, l'importante che sia distante, not in my backyard. Il reporter non fa altro che documentare questa spirale, e l'essere globalizzati (e in crescita come numero) lo obbliga a rendere "spettacolo" il dolore degli altri, per poter vivere. Da qui immagini come quella che hai mostrato. Pensateci, quale delle due immagini ci ha scioccato e quale e' passata quasi sotto indifferenza? |
| inviato il 24 Febbraio 2020 ore 10:07
“ Come razza (umana) stiamo perdendo l'empatia e l'Italia, in questo, sembra farla da apripista negli ultimi anni. „ Viviamo in un'epoca di grandi cambiamenti, non siamo preparati ad affrontarli adeguatamente. Qualcuno si illude di poter tornare indietro, cosa che mi pare difficilmente praticabile. L'abbondanza di informazioni (e immagini)da un lato è molto positiva, dall'altro ha procurato una sorta di overdose che rende difficile stupirsi. Per attirare l'attenzione tutto diventa spettacolo, perfino il meteo. |
| inviato il 24 Febbraio 2020 ore 10:19
Regalatevi 30 minuti di pura emozione
 Giacomelli, un altro accusato qui sul forum di essere uno sciacallo |
| inviato il 24 Febbraio 2020 ore 10:20
 |
| inviato il 24 Febbraio 2020 ore 10:22
I "pretini" di Giacomelli sono un'icona della fotografia italiana, altro che sciacallo. |
| inviato il 24 Febbraio 2020 ore 13:12
Le fotografie del dopo guerra ritraevano un Italia popolata da straccioni, diseredati, città in macerie e bambini semi nudi con il moccio al naso, secondo qualcuno (letto di recente in questo forum) queste foto non avrebbero dovuto essere fatte.. l'accusa, per chi fotografa barboni e home less, è di essere Radical chic e post comunista.. images.app.goo.gl/WAn4o8BBgJvbDYiv9 Ando Gilardi un altro grande fotografo italiano. Un'altra cosa che mi chiedo spesso: Cosa fotografano gli indiani in Italia? La torre di Pisa, il Colosseo, le gondole a Venezia o le massaie di Voghera in bicicletta e i senza tetto della stazione centrale di Milano. Noi andiamo in India e fotografiamo il Taj Mahal, il Jama Masjid, l'uomo cavallo che tira il risciò e il mendicante per strada. Ho letto che "quella roba lì vi ha rotto i maroni" Orbene, non guardatela, ignoratela come ignoro io certa fotografia radical snob epigona del nulla cosmico. |
| inviato il 24 Febbraio 2020 ore 14:18
Le fotografie del dopoguerra sono importantissime, ci ricordano un'Italia che non esiste più. Hanno un enorme valore come testimonianza storica. Qui da noi (Brescia) quel periodo è stato documentato, tra gli altri, da un bravissimo fotografo, Fausto Schena. In rete si trova poco, ma ci sono in giro alcuni suoi libri postumi che lo la fortuna di avere. Pepi Merisio lo conosco, da qualche parte a casa dovrei avere una rivista dedicata a lui, credo negli anni novanta. Personalmente le foto del Taj Mahal, come del resto quelle della torre di Pisa, mi rompono solo se sono brutte. Se sono belle le guardo sempre volentieri. Invece fatico a reggere i cloni di McCurry. Pescatori con pellicano, vecchie asiatiche sdentate, piccoli monaci buddisti...figuranti spacciati come reportage, ne faccio volentieri a meno. |
user177356 | inviato il 24 Febbraio 2020 ore 17:35
“ Le fotografie del dopoguerra sono importantissime, ci ricordano un'Italia che non esiste più. Hanno un enorme valore come testimonianza storica. „ Io invece credo che siano sostanzialmente inutili, fatta eccezione di quelle che consentono di ricostruire luoghi e architetture perdute. |
| inviato il 24 Febbraio 2020 ore 21:24
Più che all'architettura io pensavo alle persone, a quel popolo italiano poveri e lacero talvolta perfino scalzo. Quell'Italia non esiste più, fortunatamente, ma credo sia doveroso conservarne la memoria. |
user177356 | inviato il 24 Febbraio 2020 ore 21:31
“ credo sia doveroso conservarne la memoria „ La memoria, però, non deve essere "banalmente" visiva, ma costruita su informazioni. Mi interessa di più sapere quante abitazioni fossero prive di acqua corrente o servizi igienici che guardare le foto dei loro abitanti. Oppure quale fosse il livello medio di istruzione nelle diverse aree del paese invece che scorrere foto di pastorelli in abiti sdruciti o scugnizzi nelle strade di Napoli. |
user177356 | inviato il 24 Febbraio 2020 ore 23:14
Ma questa memoria di quando eravamo straccioni (materialmente, che straccioni culturalmente ed eticamente lo siamo rimasti) perché mai dovremmo conservarla? E per quanto? Decenni, secoli, millenni? |
user177356 | inviato il 25 Febbraio 2020 ore 11:20
Degas, vivo in un borgo medievale e la mia casa è qui dal milletrecento. Tra queste mura saranno nate e morte decine di persone nei secoli, molte umili, forse qualcuno con un ruolo sociale più di rilievo, chissà. Quando sono in giardino e guardo le mura dall'esterno, mi chiedo spesso chi avrà squadrato quella pietra, che vita avrà fatto, quali significati dava al suo lavoro. Sto consultando gli archivi comunali, che risalgono a diverse centinaia di anni fa, proprio per ricostruire la storia di questo edificio, che forse per un breve periodo è stato un piccolo convento. Il punto non è questo. Quello che critico è l'atteggiamento passionale e romantico per le immagini di quando eravamo poveri , che non sono diverse, concettualmente, da quelle che il fotoamatore scatta nelle zone disagiate del mondo. No, non penso all'incrocio "della composta miseria dell'artefice con la grazia, con i sogni e con la bellezza", mi chiedo però quale condizioni sociali, culturali ed economiche lo abbiano reso possibile. A me interessa la conoscenza, non l'emozione. Mi interessa conoscere le condizioni di vita dei miei avi, così come degli altri abitanti del mondo, in base a dati e informazioni strutturate e verificabili. La fotografia, a parte quella che documenta situazioni fisiche che sono andate perdute (la chiesa crollata, la facciata pesantemente rimaneggiata, il canale interrato) aggiunge poco al quadro conoscitivo di un'epoca. |
user177356 | inviato il 25 Febbraio 2020 ore 19:54
Degas, usavo il termine straccioni come Pasolini usa accattone . Sul passato, sul suo studio, sulla sua interpretazione, abbiamo visioni diverse. Sono un misantropo. Di sinistra, ma pur sempre un misantropo. Un giacobino, anzi, ma pur sempre misantropo. Sull'uso dell'immagine (pittorica o fotografica) come mezzo di indagine "materiale" ho già detto la mia, che poi coincide sostanzialmente con la tua. “ Ci dicono più le loro foto sul tempo nel quale hanno vissuto che qualche trattato di economia o di politica. „ No, su questo proprio non sono d'accordo. Ciò che sappiamo della crisi americana degli anni '30 lo apprendiamo dalla Migrant Mother della Lange, né da Furore di Steinbeck. Poi sicuramente qualcuno verrà spinto ad approfondire la sua conoscenza del fenomeno da quella foto o da quel libro. Ma la conoscenza è altro. |
| inviato il 26 Febbraio 2020 ore 8:07
La divergenza di opinioni presenta molti aspetti positivi. Il confronto, quando si svolge nei limiti del rispetto reciproco, arricchisce tutti. Personalmente ritengo che la memoria storica vada conservata con cura e in tutti i modi possibili. Mi pare invece che spesso si tenda a dimenticare la storia, a cancellarla, a riscriverla. Comportamento tipico dei peggiori regimi autoritari. Per quanto riguarda gli esempi citati da TheRealB credo che la Lange e Steinbeck abbiano raccontato una parte di quella crisi. Unendo le loro narrazioni con quelle di altri è possibile farsi un'idea il più possibile precisa di quei tragici avvenimenti. Tra l'altro quei due artisti sono stati fonte di ispirazione per chi è venuto dopo di loro. Ricordo in particolare il disco "The ghost of Tom Joad" di Bruce Springsteen, oppure le "Dust bowl ballads" di Woody Guthrie, che senza "The grapes of wrath" non ci sarebbero stati. |
Che cosa ne pensi di questo argomento?Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 251000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista. |

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |