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La fotografia al femminile su Juza


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avatarsupporter
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 12:32

Grazie per l'interessante riflessione/condivisione, esauriente e chiarificatrice, in cui, anche se da un punto di vista maschile, in parte mi rispecchio; concordo in particolare sulla importante differenza tra aspetto tecnico (inteso come attrezzature con annessi e connessi) e prettamente "fotografico" , forse uno degli aspetti più dirimenti tra foto al maschile e foto al femminile, particolarità che francamente mi era sfuggita.
Vero, l'uomo è generalmente più interessato alla "meccanica" della fotografia, mentre la donna (sempre generalizzando e sperando che nessuno se ne abbia a male!) è meno interessata all' "hardware" (anche in altri campi) prediligendo la parte espressiva/estetica/ compositiva e proprio per questi, molto spesso, con risultati di assoluta eccellenza.

avatarsenior
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 12:42

“Quello che mi colpisce, nella maggior parte delle fotografie amatoriali, è una flessibilità che a mio avviso rasenta l'incoerenza.”

TheRealB, per quel che mi riguarda, ci sono infinite cose là fuori che mi meravigliano ed il fatto che siano eterogenee tra di loro non implica che di fondo io non sia attratta per qualcosa che, in fondo, ha impresso in sé qualcosa di legante.
Cercare di trasmettere qualcosa, un messaggio, un contenuto, un sentimento o semplicemente il lasciarmi sopraffare dalle emozioni... non sono cose facilmente catalogabili.
Per quanto non mi senta affatto paesaggista, non vuol dire che non ne sia affascinata e talvolta travolta. Certo, quello che guardo lo guardo con degli occhi e con un sentimento d'animo differente dal tuo per cui, non mi sorprende che ne escano cose differenti.
La varietà delle foto che condivido qui su Juza... partono dal fatto che nasco come architetto e l'architettura e l'educazione compositiva hanno condizionato anche la mia visione... ma poi non posso non fotografare anche bambini. Sono mamma in primis e questi ultimi anni sono stati fotograficamente travolti ma le fasi, tutte, caratterizzano la mia vita e per questo si mescolano con un insieme di realtà che, seppur meno vissute, mi attraggono da sempre.

Felice di questo scambio quasi tutto femminile e di ritrovare quella stima che, tra donne, è innata e sincera.

Un abbraccio particolare a Caterina che stimo infinitivamente, a Romina che apprezzo molto e a Morgana che sta dimostrando la vera forza della fotografia. La cura per la mente ed il corpo. Credo che sia in assoluto la dimostrazione del senso di tutto questo.
E un abbraccio anche a tutte le altre.

E grazie a quegli uomini che non giudicano e che sostengono questa forza.

Valentina

user177356
avatar
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 15:17

Ho scritto il mio intervento precedente un po' di fretta, cerco di spiegarmi meglio e contestualizzare.

Nella mia vita ho quasi sempre avuto al mio fianco, nella vita privata e professionale, hanno fatto il possibile per superare i confini "di genere". Ho una figlia piccola che sto educando alla assoluta parità tra uomini e donne.

Sono convinto che le donne siano vittime di una cultura maschile in modi chiaramente riconoscibili (differenze di retribuzione, accesso a certe professioni o ruoli aziendali, peso della gestione familiare) ma anche in modi più sottili, attribuendo al "femminile" doti che diventano un peso.

Mi chiedo spesso se la maggiore flessibilità delle donne (che si traduce nei valori positivi di maggiore apertura e duttilità) sia un'attitudine innata o il frutto di un condizionamento, visto che spesso si porta dietro, come contrappasso, una certa dispersività.

Di tutto questo mi sembra di scorgere traccia nel lavoro di molte fotografe amatoriali, il cui lavoro è interessante proprio perché vario, ma che rischia di essere poco coerente e dispersivo.

avatarsenior
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 15:44

È il concetto di “lavoro” che cozza con il concetto di “amatoriale”.
La fotografia amatoriale non è un percorso “lavorativo”, non è uno “specializzarsi” in qualcosa.
È creatività, gioco, scoperta, sperimentazione e quindi di sua natura randomica, caotica e senza un “disegno” preciso e quindi poco lineare.
È scoprire il mondo in tutte le sue sfaccettature, guardarlo da mille angolature, senza preoccuparsi di rientrare in uno schema.
È una caratteristica femminile innata o dovuta al fatto che a differenza degli uomini spesso ci troviamo a dover fare mille cose diverse contemporaneamente, mentre gli uomini per carattere o educazione possono dedicarsi a una cosa sola alla volta?
Ah saperlo!

avatarsenior
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 16:37

McBrandon che a chiamarlo “pisacan” non renderebbe la sua bellezza

Perché sia chiamato così non saprei, Poddy. Presumo che forse sia dovuto al fatto che come erba medica abbia, tra le varie funzioni, anche quella diuretica.
Poi in quanto a nomi ne ha anche altri, come "Dente di leone".


Per rispondere alla domanda di Irenix, in quanto uomo non saprei rispondere al fatto se alcune nostre caratteristiche siano dovute al carattere o all'educazione od ad altro. Io sono un dei (forse) pochi che non si interessa di macchine, ad esempio: sì, apprezzo le linee aerodinamiche di una bella macchina, ma quando mi si parla di quanti cavalli può avere un macchina non me ne intendo per nulla e forse questo è dovuto al fatto che fin da bambino 1) non mi è interessato particolarmente il mondo dei motori e che 2) sono stato più interessato a documentari naturalistici (ad esempio adoravo ed adoro trasmissioni come "Super Quark" o "Passaggio a nord ovest"), alle mostre di pittura di pittori famosi quali Giotto, Raffaello, Leonardo, Caravaggio... fino anche a Salvador Dalì e Picasso, per non parlarle delle sculture di Michelangelo, Canova...
Più che alla tecnica, della quale alle volte non disdegno di apprendere elementi importanti ed utili, sono più interessato al messaggio che c'è dietro, alle emozioni, a cosa mi comunica una foto. Ho provato anche a leggere discussioni tecniche di confronti tra una marca di macchine fotografiche ed altre o a guardare test Mtf, ma non mi dicono molto: una volta che mi sono informato se un obiettivo è buono e non ha una pessima nitidezza o difetti molto rilevanti e visibili, mi fermo lì, preferisco dedicare le mie energie alla fotografia in sè ed alla scena che mi si presenta davanti, oppure a come migliorarmi in aspetti in cui sono carente (ad esempio ad usare meglio un flash o a fare test su composizioni ed inquadrature, a come fotografare possibili soggetti che conosco poco...).
In sostanza credo che in me prevalga maggiormente l'aspetto artistico (anche se non sono un artista), piuttosto che quello tecnico. Anche se invidio (in senso buono) parecchio tutte quelle persone che se c'è da aggiustare qualcosa sanno come e dove metterci le mani per effettuare riparazioni o autocostrirsi oggetti da soli.

Quindi l'educazione, il carattere (c'è chi è più sensibile e chi meno) e le passioni credo siano fattori altamente determinanti nella formazione di quello che può essere il "cuore" (o l' "anima") che rappresenta quello che una persona è veramente nel profondo di sé stessa, eppure anche le aspettative sociali, i ruoli che la società si aspetta da ognuno di noi, fino anche agli ormoni femminili o maschili, ci sono tutto un insieme di fattori che rischiano di condizionarci pesantemente portando ognuno di noi ad essere in un certo modo.
Poi non è detto che sia tutto automatico e già predefinito, perché ognuno sceglie la sua strada (escludendo i condizionamenti ormonali). E comunque è pur vero che rispetto ai nostri genitori o chi ha vissuto nel 1800 stanno avvenendo forti cambiamenti sociali e culturali, anche noi uomini stiamo iniziando a fare più cose contemporaneamente.
Anche se quando cucino preferisco dedicarmi solo a quello: non voglio rischiare di far scuocere la pasta o bruciare la carne. MrGreenMrGreen

Tornando all'approccio istintivo alla fotografia mi domando se anche in tal caso non sia dovuto al carattere di ogni singola persona che, se più legato alle emozioni, in tale persona prevale più tale aspetto, mentre in caso una persona sia più tecnica (o inquadrata) prevalga maggiormente l'aspetto tecnico, calcolatore (non con accezione negativa), "razionale"... non saprei come definirlo... forse meno creativo?
Le mie sono ipotesi e tentantivi di capire.

user177356
avatar
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 16:55

Faccio molta fatica a stabilire un'equazione, o anche una stretta relazione, tra emotività e creatività.

Anzi, tendo a ritenere che l'emotività offuschi la creatività.

avatarsenior
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 16:59

Credo che le creatività venga influenzata anche dalla fantasia e che quest'ultima possa essere legata ed influenzata anche dall'emotività e dalla sensibilità.
Sempre ipotesi le mie, non ne ho la certezza. ;-)

avatarsenior
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 17:21

...forse è per questo che amo gli insetti e con essi la macrofotografia, solo chi ha visto il risveglio di una farfalla o di una libellula può capire, quando sono ancora irrorate di rugiada e al primo sole cominciano a pulirsi gli ommatidi ( occhi per chi non conosce il termine MrGreen) fanno una tenerezza infinita, ecco per me questo genere fotografico va oltre lo scatto, e non lo so spiegare a parole, dovreste provarlo...

Che bello quello che hai scritto, Fioregiallo. Sorriso
Per quanto alcuni insetti carnivori (come libellule e mantidi) siano spietati come solo la natura sa esserlo, in effetti c'è un senso di tenerezza (oltre che di enorme bellezza) anche nel mondo degli insetti. Non ci avevo mai pensato.

avatarsenior
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 17:22

La creatività nasce dall'emotività.

La Treccani dice:

emotivo agg. e s. m. (f. -a) [dal fr. émotif, der. del lat. emotus, part. pass. di emovere «scuotere, smuovere»] . – Che ha rapporto con l'emozione: turbamento e.; o che provoca emozione: molte delle sue verità più solenni e più alte sono in sommo grado suggestive ed e. (Graf). Più spesso, riferito a persona, disposto all'emozione, soggetto a iperemotività; per estens., impressionabile, sensibile, che si commuove e si eccita facilmente: un ragazzo e.; temperamento e.; come sost.: è un emotivo, un'emotiva. ? Avv. emotivaménte, in modo emotivo, cioè non razionale, con sensibilità esasperata: reagire emotivamente.

L'emotività è ciò che ci permette di avere una visione soggettiva e singolare di una cosa, una persona, un fatto ecc.

Dalla visione soggettiva nascono le varie interpretazioni creative.

Cool


avatarsenior
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 17:28

MrGreen

Old ma tu quanto sei emotivo?

avatarsenior
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 17:39

Non ho ancora capito il motivo del mio emotivo.

Mi sento ondivago come la mia cultura ....



user177356
avatar
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 17:41

L'emotività lasciata a sé stessa non crea nulla.

Per creare bisogna usare le emozioni, non lasciarsene sopraffare. Come pittore, posso usare la rabbia per dare maggior impeto alla mia opera, ma devo essere in grado di incanalare questa emozione verso l'atto creativo, altrimenti produrrò solo scarabocchi.

Se Salgado avesse lasciato che l'empatia per i soggetti avesse il sopravvento, non avrebbe mai prodotto i suoi lavori. Giusto per fare un esempio, eh.

avatarsenior
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 17:51

L'emotività lasciata a sé stessa non crea nulla.

Per creare bisogna usare le emozioni, non lasciarsene sopraffare. Come pittore, posso usare la rabbia per dare maggior impeto alla mia opera, ma devo essere in grado di incanalare questa emozione verso l'atto creativo, altrimenti produrrò solo scarabocchi.

Se Salgado avesse lasciato che l'empatia per i soggetti avesse il sopravvento, non avrebbe mai prodotto i suoi lavori. Giusto per fare un esempio, eh.

Concordo con quello che hai scritto, TheRealB, infatti ho scritto che (a parer mio) la creatività venga influenzata anche dalla fantasia e quest'ultima venga influenzata essa stessa anche dall'emotività e dalla sensibilità.
Come ben sai le mozioni influenzano il nostro modo di ragionare, di vedere le cose, di relazionarci con gli altri, di esprimerci... ed essendo la fotografia anche una forma di linguaggio attraverso la quale esprimiamo noi stessi ed i nostri sentimenti (oltre ad esprimere la nostra creatività) è una forma soggettiva tramite cui noi comunichiamo agli altri e talvolta anche a noi stessi ciò che abbiamo dentro o sentiamo, quindi incanaliamo nella fotografia anche le nostre emozioni.

P.S. Ok, domani sera la trasmissione "Sottovoce" la conduco eccezionalmente io al posto di Marzullo. MrGreenMrGreen

avatarsenior
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 18:24

@TheRealB

L'emotività può essere pericolosa.

Se lasciata libera, per i soggetti che ne hanno in abbondanza, distacca dal mondo reale creando problemi di disadattamento con la maggioranza delle persone che sono "normaloidi" (senza nessuna offesa per chi vive la condizione di "normalità").

Sovente è fuori controllo del "conscio" e può nascere da condizioni di patologie psichiche.

Grandi artisti ne sono stati vittime, anche se questo gli ha permesso di essere grandi.

Faccio nomi noti così il discorso diventa comprensibile ai più:

Van Gogh è uno degli esempi, il Dott. Paul Gachet aveva intuito che l'artista trovava pace solo dipingendo.
Non ha mai venduto un quadro in vita sua.
Su Wikipedia la sua condizione psichica è così definita:
There have been numerous debates as to the nature of Van Gogh's illness and its effect on his work, and many retrospective diagnoses have been proposed. The consensus is that Van Gogh had an episodic condition with periods of normal functioning.[196] Perry was the first to suggest bipolar disorder in 1947,[197] and this has been supported by the psychiatrists Hemphill and Blumer.[198] [199] Biochemist Wilfred Arnold has countered that the symptoms are more consistent with acute intermittent porphyria, noting that the popular link between bipolar disorder and creativity might be spurious.[196] Temporal lobe epilepsy with bouts of depression has also been suggested.[199] Whatever the diagnosis, his condition was likely worsened by malnutrition, overwork, insomnia and alcohol.

Mozart è un altro esempio noto
era tanto ordinato nella composizione musicale quanto era disordinato nella sua vita.
Incomprensioni, liti, dissolutezza, miseria ...

Pollock , che non aveva tutti gli ingranaggi in ordine per essere "normale" diceva:
«Quando sono "nel" mio dipinto, non sono cosciente di ciò che sto facendo. È solo dopo una sorta di fase del "familiarizzare" che vedo ciò a cui mi dedicavo. Non ho alcuna paura di fare cambiamenti, di distruggere l'immagine, ecc., perché il dipinto ha una vita propria. Io provo a farla trapelare. È solo quando perdo il contatto con il dipinto che il risultato è un disastro. Altrimenti c'è pura armonia, un semplice dare e prendere, ed il dipinto viene fuori bene.»




avatarsenior
inviato il 09 Febbraio 2020 ore 18:37

L'ideale sarebbe non venire sopraffatti dalle emozioni, ma in alcuni casi (vedi quelli citati da Old_pentax) avremmo tutti perso qualcosa.


Poi se ascolti Caparezza, ti viene da pensare che in effetti Van Ghog non fosse proprio pazzo rispetto ad alcune persone che vivono oggi. ;-)


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