| inviato il 09 Gennaio 2020 ore 16:13
“ Questa è una scusa bella e buona, lo sappiamo almeno dal 1930: „ è la verità. Se ti guardi attorno il 98 % di quello che ci circonda è già stato fotografato più e più volte. Ma se dobbiamo stare qua a fare sti discorsi da bar su ste cazzatine de "banalità" e quant'altro, a sto punto smettiamo di fotografare che facciamo prima. Tanto l'importante è che il cliente sia felice no? che noi siamo felici del lavoro svolto no? che la foto faccia un buon successo e diventi piacevole da guardare. è come un piatto d'alta cucina: Deve essere sia piacevole da guardare ma anche gustoso da mangiare, poi se l'idea del piatto è super banale è un discorso come quello del "pixel pepping" (pippe mentali per cercare l'ago nel pagliaio), l'importante è che il piatto sia appunto bello da vedere e che il cliente (esigente) esca soddisfatto e che noi stessi siamo soddisfatti del lavoro svolto. L'importante è non portare a casa un mappazzone, roba che non vale neanche la pena da usare come cartolina o foto ricordo |
| inviato il 09 Gennaio 2020 ore 16:21
Mah diciamo che il bello da vedere è qualcosa di un po' dipendente dal contesto, vedi Saudek, ma anche altri autori dove il bello nel puro senso estetico classico non è il fulcro dei loro scatti |
user155906 | inviato il 09 Gennaio 2020 ore 16:21
di nuovo delle similitudini non calzanti. una carbonara ben eseguita non può essere paragonata in alcun modo ad una foto banale fatta a fuoco ed esposta bene, non ci prendiamo in giro per favore |
user177356 | inviato il 09 Gennaio 2020 ore 16:36
“ Se ti guardi attorno il 98 % di quello che ci circonda è già stato fotografato più e più volte. „ Puoi sempre fotografarlo in un modo nel quale non l'ha fatto nessuno, se hai qualcosa da dire sull'argomento. |
| inviato il 09 Gennaio 2020 ore 17:01
Beh, al netto dei pro, c'è chi fotografa per avere l'approvazione nei social, chi per avere l'approvazione su juza, e chi fotografa per avere l'approvazione (impossibile) di Bendusi. Ma chissenfrega del parere del guru !! Uno fa quello che più gli aggrada. Un solo esempio. Il cibo. Non lo scopro io perché voi pro lo sapete meglio di me, c'è una vera branca della fotografia dedicata al cibo, con tecniche consolidate e particolari, evidentemente lo si può fare per passione o per professione, Bendusi stesso mostra foto di un suo viaggio con il cibo, quindi ? Anche la foto del cibo avrà un suo racconto, dalla ricetta al contesto. Francamente tutto l'elenco mi pare privo di senso, ciascuno poi ha una etica personale che dovrebbe semplicemente attraverso il buon senso (e la legge) portare ad evitare scatti sconvenienti. Peraltro, anche se una foto è stata fatta 100000 volte, quella sarà la MIA foto col MIO occhio che almeno PER ME avrà un significato. |
| inviato il 09 Gennaio 2020 ore 17:45
La sintesi (che non é cripticismo, perché é facile non farsi capire dicendo poco) in fotografia é spesso il culmine dell'arte, come avviene anche in molti altri generi artistici. Meno foto e foto con un messaggio sintetizzato e chiaro sono probabilmente la méta da ricercare. In tale logica anche il gattino può avere un posto. Per dire che il problema non é il soggetto, ma il senso dell'espressione artistica. |
| inviato il 09 Gennaio 2020 ore 18:35
“ inchinatevi stolti al maestro Gilardi (sto sempre scherzando , ma temo che in questo sito se uno non lo scriva non si capisca ): "Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati. Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte. Non fotografare i neri umiliati, i giovani vittime delle droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni. La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia. Non fotografare chi ha le manette ai polsi, quelli messi con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate, perchè non possono respingerti. Non fotografare la suicida, l'omicida e la sua vittima. Non fotografare l'imputato dietro le sbarre, chi entra o esce di prigione, il condannato che va verso il patibolo. Non fotografare il carceriere, il giudice e nessuno che indossi una toga o una divisa. Hanno già soppportato la violenza non aggiungere la tua. Loro debbono usare violenza, tu puoi farne a meno. Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi. Lascia in pace chi arranca con le stampelle e chi si ostina a salutare militarmente con l'eroico moncherino. Non ritrarre un uomo solo perchè la sua testa è troppo grossa, o troppo piccola, o in qualche modo deforme. Non perseguitare con i flash la ragazza sfigurata dall'incidente, la vecchia mascherata dalle rughe, l'attrice imbruttita dal tempo. Per loro gli specchi sono un incubo, non aggiungere le tue fotografie. Non fotografare la madre dell'assassino e nemmeno quella della vittima. Non fotografare i figli di chi ha ucciso l'amante, e nemmeno gli orfani dell'amante. Non fotografare chi subì ingiuria: la ragazza violentata, il bambino percosso. Le peggiori ×e fotografiche si commettono in nome del diritto all'informazione. Se è davvero l'umana solidarietà quella che ti conduce a visitare l'ospizio dei vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica. Non fotografare chi fotografa; può darsi che soddisfi solo un bisogno naturale. Come giudicheremmo un pittore in costume bohémien seduto con pennelli, tavolozza e cavalletto a fare un bel quadro davanti alla gabbia del condannato all'ergastolo, all'impiccato che dondola, alla × che trema di freddo, ad un corpo lacerato che affiora dalle rovine?? Perchè presumi che il costume da free-lance, una borsa di accessori, tre macchine appesa al collo e un flash sparato possano giustificarti?" „ Intanto citare Gilardi solo per questo "decalogo" che fra l'altro decontestualizzato ha ben poco significato è da "stolti" (sempre scherzando); poi affermare che Gilardi non era un intellettuale significa conoscerlo veramente molto poco, Ando Gilardi non solo era un intellettuale ma era un intellettuale di altissimo valore fra l'altro sempre molto vicino alla classe operaia e contadina. Gilardi fu giornalista de "L'unità" e del "Lavoro", si occupò di fotografia soprattutto come storia della fotografia, il suo primo contatto fu nella commissione interalleata che, dopo al seconda guerra mondiale, si occupava della documentazione delle stragi naziste, aveva circa 24 anni, come fotografo (ma come dimenticare "Meglio ladro che fotografo"?) si occupò soprattutto di fotografia sociale, anticipando, almeno in Italia, la sociologia visuale, con mostre, stupende, quali "Olive bulloni" o "Piedi neri mani bianche", altro suo campo fu la fotografia d'arte dove pose le basi che ancora tutt'oggi vengono utilizzate da chi vuole approcciarsi a questa branca ma la sua vera opera fu nella critica sociale e artistica, hai presente Phototeca, semplicemente fantastico il numero 1 "Ladri × e poco di buono", immagino; fu fondatore della Fototeca Nazionale, oggi Fototeca Ando Gilardi; fu critico sociale, culturale e fotografico, splendide le sue recensioni su Photo Italia negli anni '70 e '80. Forse un buon approfondimento su Gilardi potrebbe aiutare molto anche a comprendere meglio il suo discorso relativo alla fotografia sociale espresso, in forma drastica e provocatoria e creato per una specifica occasione e rivolto a specifici fotografi e non all'insieme dei fotografi, nel suo "Decalogo" che in realtà era una poesia. Detto questo alla fine il mio pensiero è che non importa ciò che si fotografa ma come lo si fotografa e con che spirito lo si fotografa |
| inviato il 09 Gennaio 2020 ore 18:56
hai ragione signor Mario , ando è stato un personaggio a 360 gradi . ho tra l'altro anche il libro citato ( una straordinaria intervista impossibile ). c'è da dire che nelle interviste su you tube Ando preferiva dichiararsi fotografo quando lo chiamavano intellettuale . per poi dire " meglio ladro che fotografo " :)
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| inviato il 09 Gennaio 2020 ore 23:49
È come se uno chef, o meglio uno chef-personaggio, per essere fare un esempio più calzante e simile al tizio in questione, dicesse cosa non cucinare, perché se ti prepari un piatto di pasta al pomodoro "non stai cucinando" ma semplicemente "ti stai sfamando". |
| inviato il 10 Gennaio 2020 ore 7:37
A me già chi insegna fotogrtafia mi sta sul xxx come quei milioni di pseudochef che tengono lezioni di cucina che fa trend e va tanto di moda... Perche? Perchè la fotografia non si insegna, si impara e basta... |
| inviato il 10 Gennaio 2020 ore 8:05
Ma si può anche insegnarla..... ma se lo fai per divertirti, passare il tempo, e soddisfare in primis te stesso, non ci sono regole, puoi fare ciò che vuoi, ,.... certo se sei un minimo intelligente guardi e cerchi di imparare anche dal vero mondo della fotografia. E poi una buona pasta al pomodoro non la batte nessuno |
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