| inviato il 23 Agosto 2019 ore 12:09
spesso croppando una foto ben composta si tira fuori una foto migliore di quella che avevamo in mente inizialmente. Ci sono sempre più foto in una foto. La realtà del momento dello scatto si scontra, molte volte, con altre realtà non previste, quando ci mettiamo davanti ad uno schermo per osservare il risultato del nostro lavoro. |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 13:32
bravo Arconudo |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 14:11
Dipende quanto inadeguata é la prima foto. Io non direi spesso ma talvolta. Almeno per quanto mi riguarda. |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 14:33
non parlavo di adeguatezza o inadeguatezza. Ma semplicemente di foto diverse. |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 14:46
Tu hai scritto spesso. Io scrivo talvolta. Condivido il tuo pensiero ma non l' avverbio. |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 14:52
ci sta. io parlavo ovviamente in merito alla mia esperienza. ciao Mauro |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 14:58
Bah... sarà incapacità mia, ma 'sta storia della foto nella foto non mi convince, è qualcosa che vedo a priori e se faccio due foto in una è perchè voglio che sia così. ' Less in more' ha sempre funzionato, per cui si sa che elementi di disturbo o troppi elementi non rendono la foto efficace. Qiando lo si fa serve consapevolezza, altrimenti è meglio rimanere minimal. Ci sono svariate conseguenze nel crop, dalla pdc alla gd, dall' snr alla risoluzione. Certo non si può croppate senza includere oggetti sul piano di fuoco. Tutte queste possibilità di crop si circoscrivono a buone condizioni di luce, risoluzioni estreme e pdc generose. Il crop ha pesanti riscontri sul risultato finale ed è impossibile avere il controllo del risultato. Nulla in contrario a sistemare qualcosa che NON va bene. Se va bene... PERCHÈ? Non ho mai visto due grandi foto essere una il crop dell' altra. O è buona la prima o lo è il crop. |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 15:51
il tutto deve essere anche relazionato al tipo di fotografia che facciamo. Un paesaggista avrà necessità e un approccio molto diverso rispetto, ad esempio, al mio tipo di fotografia. Io ci metto del mio, la macchina ci mette il suo e poi ci si ragiona sopra. |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 16:05
Difficilmente il paesaggista dovrà croppare più d m del 10-15%.... Diverso discorso per il fotografo naturalista, che può trovarsi a dover fare crop anche del 50-60%...(e non c'è nulla di male, assolutamente) |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 16:06
appunto, un po di elasticità mentale : anche se faccio paesaggio, camminando in montagna faticosa per molte ore, a volte scatto di fretta, poi a casa con calma davanti al Pc "ripulisco" qualche angolino ritagliando. |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 16:07
E ci mancherebbe, Paolo.... |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 16:42
La foto nella foto ci sta, e può essere un esercizio interessante. Tuttavia, più una foto è concepita con qualche criterio, e più quella sarà "buona". Personalmente non credo che la questione sia di chiusura mentale nel non "vedere" qualcosa, ma nella coscienza generale con cui si scatta. Neanche tanto in termini di messaggio (parola che in verità comprendo poco in genere), ma di equilibri cercati. Poi croppare è un altro discorso: anche in camera oscura era del tutto normale che il taglio definitivo avesse aggiustamenti, specie in un tipo di fotografia che consente poca "meditazione". Saluti F |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 16:56
Il crop, come atto fisico di riduzione dell'immagine deve certamente essere pensato.... Pensato in fase di scatto certo.... Ma non ci vedo nulla di male se qualche volta lo scatto migliore si trova davanti al pc.... Francesco, cosa non ti piace del termine "messaggio"? |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 17:01
Giusto: qualche volta. |
| inviato il 23 Agosto 2019 ore 18:06
“ Francesco, cosa non ti piace del termine "messaggio"? „ No, niente di che: anzi, la parola in sè è interessante così come quel che si porta appresso. Diciamo che, in fotografia, le parole diventano troppo spesso dei totem, e come tali vengono venerate, cioè in modo acritico e semplicizzante. Quel che volevo dire è che molti parlano del "messaggio" come qualcosa di implicito alla buona fotografia, e io non credo sia così. Credo che la fotografia abbia un potenziale infinito o quasi, in termini di espressione e rappresentazione. Ma chi l'ha detto che si debba necessariamente portare un messaggio? Personalmente non ci penserei proprio. L'ambizione, semmai, è tentare di portare una dimensione estetica, un punto di vista personale (non necessariamente originale), che passa attraverso molti aspetti del nostro fotografare. Poi c'è una nicchia in cui il messaggio certamente c'è, e ne è la cifra. Ma credo che pochissima fotografia "storica" abbia al centro l'idea di messaggio, piuttosto che non un punto di vista... Ciao F |
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