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...ma questo metodo Merklinger?


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avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2021 ore 11:29

La conseguenza è che M. è inapplicabile ai tele, per esempio. Ideale per i grandangoli invece. Se poi hai sensori come i Foveon meno sensibili alla diffrazione sono due piccioni con una fava.


Non solo il sistema M. incontra difficoltà con i tele, partendo da grandi wide all'aumentare dei millimetri le difficoltà seguono a ruota con qualsiasi sistema, cambia il R.R. e il resto viene a ruota, poi sul campo resta sempre difficoltoso fare dei calcoli molto precisi se non si ha la possibilità di misurare con altrettanta precisione le varie distanze e qui la vista a mirino sommata al manico abbassa gli errori.

Resta il fatto che troppo spesso viene utilizzato il termine "tutto a fuoco", che poi alla fine si tratta spesso di un "fuocherello fumoso".MrGreen

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2021 ore 11:30

@Vagrassi so come funziona Merklinger, ma a tutti gli effetti se serve un fuoco migliore in primo piano e lo sfondo è sacrificabile (ovvero accetabilmente a fuoco ma meno importante) è molto più comoda l'iperfocale. Altrimenti col metodo M. hai la garanzia di un fuoco perfetto sullo sfondo ed hai un ottimo strumento per sapere quali dettagli saranno accettabilmente a fuoco.

Non trovo un metodo nettamente migliore dell'altro ma due metodi comodi per raggiungere due scopi che sono solo apparentemente simili. Se fai street, dove è raro che il soggetto sia lo sfondo, è più probabile utilizzare l'iperfocale, se fai paesaggio è più probabile sia comodo il metodo M. Sottolineo più probabile perché le situazioni sono infinte.

Poi la lotta Bayer/Foveon andrà avanti all'infinito e ci può anche stare che uno sia migliore dell'altro per un determinato aspetto. Ma credo che il mio discorso si possa fare a prescindere dal sensore.

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2021 ore 11:46

La limitazione più palese del metodo M. è che esige per forza di cose diaframmi chiusi, ovvero diametri di apertura ridotti. Per cui si finisce tendenzialmente a f/16. In street, se uno usa un 16 mm, risolve anche ciglia di 1 mm con f/16. Il problema è che o si avvicina tanto al soggetto o sta a distanza e le ciglia le vede solo ingrandendo molto.
Quindi: iperfocale fino a domani per street.

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2021 ore 18:35

l'infinito fotografico per un grandangolare spinto è solamente di alcuni metri.

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2021 ore 20:09

a cosa ti serve tutta questa nitidezza?

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2021 ore 22:59

@Simone la forza del metodo è che se tu hai un'apertura di 2 mm sai a priori che qualsiasi dettaglio più grande di 2 mm verrà discriminato dall'apertura stessa. Questo vale da pochi m a km di distanza. Poco intuitivo ma è così, a rigore. Poi si sa che se hai di mezzo km di atmosfera più o meno calda e umida le cose peggiorano drasticamente.

avatarsenior
inviato il 21 Settembre 2021 ore 9:33

a cosa ti serve tutta questa nitidezza?

bisognerebbe chiederlo a tutta quella serie di fotografi che, ad un certo punto della loro vita fotografica, decidono di abbandonare un formato per passare ad un altro ben maggiore, parlo di fotografi entrati nella storia della fotografia e sono passati dal 35mm al medio formato o al banco ottico 5x4 se non addirittura 10x8, non certo per maggiore comodità o per un capriccio.
Nel libro di Olivier Lugon “Lo stile documentario in fotografia. Da August Sander a Walker Evans. 1920-1945” vi è un intero capitolo di un centinaio di pagine dedicato al tema della 'chiarezza' (termine il cui significato è in parte sovrapponibile a quello di 'nitidezza').
Per dare un'idea riporto qui alcune parole tratte da un sito che ho trovato in rete che ne fa cenno allo stile documentario ed al libro di Lugon:

Ma quella più importante (la caratteristica) è la chiarezza (almeno nei testi dell'epoca) per indicare un insieme di ambiti che comprendono la chiarezza tonale, la precisione della resa, l'oggettività e la leggibilità.
Si privilegiano quindi i toni luminosi e l'illuminazione omogenea. “In fotografia non esistono ombre che non si possano illuminare” (Sander, 1942). Evans prediligeva il pieno sole che condivideva anche con il gruppo f/64 (Edward Weston, Willard Van Dyke, Ansel Adams) come supplemento di purezza. La luminosità incarna il nuovo potere di rivelazione che si vuole attribuire alla fotografia.
Un'altra aspirazione è legata alla luminosità e all'assoluta pulizia dei dettagli. La nitidezza e la luminosità formavano una coppia indissociabile all'epoca. Ciò comportò anche scelte tecnologiche sia nella stampa che predilesse carte lucide più appropriate a evidenziare i dettagli, sia le fotocamere di grande formato: “La regola di base è: usa sempre l'apparecchio più grande possibile!” (Berenice Abbott, 1942).

Ovviamente non si può dire che la nitidezza in sé trasformi una cattiva foto in una foto interessante, come non lo si può dire del 'magico bokeh', come non si può affermare che senza nitidezza non si possano fare fotografie interessanti. Si può invece dire che per certi stili fotografici e per certi generi una maggiore nitidezza aggiunge qualcosa alla bellezza di una fotografia già bella.
Se Andreas Gursky riesce a proporre le sue opere fotografiche come egli fa, in formati di stampa giganteschi, lo fa sempre grazie alla presenza di quella 'chiarezza' di cui sopra si parlava.
Del resto questa presenza di dettaglio è IL connotato della fotografia, fa parte dello specifico fotografico fin dalla nascita stessa del mezzo, fin da principio è ciò che ha destato impressione ed ha contribuito a determinare la crisi della pittura di fine ottocento: a dimostrazione di ciò paradossalmente i pittorialisti infatti la nitidezza cercavano di diminuirla in vari modi.

avatarsenior
inviato il 21 Settembre 2021 ore 12:35

.

avatarsenior
inviato il 21 Settembre 2021 ore 12:53

Più il vino è scadente, più appariscente deve essere la bottiglia. Nel testo che hai riportato è evidente la decadenza della fotografia.

avatarsenior
inviato il 21 Settembre 2021 ore 13:51

Nel testo che hai riportato è evidente la decadenza della fotografia

spiegati meglio, decadenza in che cosa? Avvenuta quando? Da parte di quali fotografi prima dei quali c'era, a tuo avviso, una buona fotografia e a causa dei quali sarebbe decaduta? Con quali parametri si giudica tale decadenza?

avatarsenior
inviato il 21 Settembre 2021 ore 14:09

Quando la forma acquista tanta importanza, lo fa per supplire alla carenza della sostanza. Per questo troppe pippe su chiarezza, nitidezza et cetera, altro non sono che manifestazione di una contrazione della sostanza, di cui ai nostri giorni vi è una pressocchè totale assenza, ma che è iniziata molto prima.

avatarsenior
inviato il 21 Settembre 2021 ore 14:37

non credo bene di aver capito dove inizi la forma e dove termini la sostanza in una foto o in un dipinto, comunque mi sembra che più che spiegarsi chiarendo i termini di questa presunta decadenza e corroborando la tesi con nomi, date e foto abbia soltanto ribadito la storia del vino e dell'etichetta. Quindi Ansel Adams (per citare solo un nome, nome che non rientra tra i miei fotografi preferiti per essere espliciti) quando usava il banco ottico chiudendo ad f64 dava inizio a questa decadenza? O la decadenza è iniziata con la straight photography è iniziata con la crisi del pittorialismo?
Posso essere sincero Nessunego? Mi sembra che le tue affermazioni abbiano un po' il sapore del luogo comune, del "si stava meglio quando si stava peggio", del "ai miei tempi sì che..."
P.S.
poi vado sul tuo profilo e nel tema della tua ultima discussione trovo scritto:
Mi ha dato risultati pazzeschi con minimo impegno in post produzione, stampe A3+ in cui vedevo dettagli che pensavo fossero appannaggio del medio formato e colori meravigliosi, senza sforzo
ed allora non capisco il motivo per cui tu trovi da criticare quanro scrive Lugon analizzando una corrente fotografica che muove i suoi primi passi non negli anni 2000 ma nei primi decenni del secolo scorso (e non sto a ripetere quanto ho scritto sopra sullo specifico fotografico e la nascita della fotografia).

avatarsenior
inviato il 21 Settembre 2021 ore 15:32

C'è un mondo di saggi sul rapporto tra forma e sostanza, con tesi che vanno da "forma e sostanza coincidono" a "la sostanza non esiste" a "importa solo la sostanza".
Se prendo un banco ottico per la "chiarezza", questo può rappresentare una forma di copertura per una mancanza di sostanza o può rappresentare un connubio dove la forma veicola efficacemente la sostanza.
Questo vale per tutta la rappresentazione immaginifica. Dei vari parametri che caratterizzano quella che chiamiamo "resa di immagine", quelli che più facilmente vanno a coprire un vuoto di sostanza sono "nitidezza" e "bokeh".
Se prendi (non tu tu, un tu generico) un banco ottico per la "chiarezza" e punto, probabilmente non hai capito a cosa serve davvero un banco ottico e stai coprendo una carenza di sostanza ficcandoci dentro "chiarezza". Per questo aborro i discorsi che si concentrano troppo o solo su questi parametri.
La mia era una constatazione stupita per una resa del dettaglio che non immaginavo possibile (e infatti non aspettandomela, non ho certamente preso la mia attrezzatura per quella caratteristica).
Nel 90% dei casi scatto con un filtro di diffusione montato per ridurre la nitidezza, che trovo eccessiva e distraente.

avatarsenior
inviato il 21 Settembre 2021 ore 22:25

Nessunego se rileggi il mio post con attenzione vedrai che io per primo ho detto che la chiarezza (o meglio la sua componente nitidezza) non è sufficiente a rendere buona una foto e nemmeno è necessaria per farlo, io stesso ho aggiunto che per il bokeh vale la stessa considerazione. Su questo non ci piove e siamo d'accordo. Ma tu sei andato oltre a questo giungendo ad affermare che è evidente una decadenza della fotografia. Ancora non si è capito dove come e quando con precisione tu ravvisi che questo sia accaduto. Il testo cui io facevo riferimento parla diffusamente di Walker Evans di August Sander, gente che ad un certo punto inizia ad usare un banco ottico. Ma il testo fa riferimento anche ad altri fotografi, alla Straight Photography, al gruppo f/64, ad Ansel Adams, a RengerPatszch, a Berenice Abbott, ai coniugi Becker, alla New Topography, alla scuola di Dusseldorf ed io aggiungo Luigi Ghirri che passò al medio formato e Guido Guidi che impiega il banco ottico. Tutta gente da accomunare nel giudizio di decadenza ed Entartete Kunst?

avatarsenior
inviato il 22 Settembre 2021 ore 0:07

Assolutamente no, io non critico questi autori, ma la lettura che l'autore del libro dà alla loro scelta di usare un banco ottico, come se la chiarezza fosse il parametro principale e il principale movente. È questa lettura che io stigmatizzo sinteticamente come decadenza.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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