user86191 | inviato il 12 Settembre 2018 ore 9:08
io fotografo per il piacere di farlo e non ho un cazzzo di messaggio da comunicare vale un principio che ho fatto mio e vale per tutti, anche nella fotografia la realtà che guardi e solo tua e di nessun altro questo significa che una foto non ha messaggi, sei tu che lo dai guardandola questo per paragone vale anche nei dipinti astratti, molto probabilmente io mi cullo nella mia ignoranza ma ci vedo solo una tela con dei colori smerdati a caso, per altri non e cosi |
| inviato il 12 Settembre 2018 ore 9:13
Per rispondere agli ultimi tre interventi, dico: non diamo tutta la "colpa" o il "merito" al web. La selezione di qualità nel campo della produzione artistica mantiene ancora oggi quei meccanismi (buoni o cattivi) dell'epoca precedente la tirannia di Google. Siamo noi che illusoriamente crediamo di avere oggi le cose di qualità più a portata di mano e pensiamo che "tutto il mondo" si esaurisca all'interno del web. Se io voglio sapere cosa c'è "di nuovo e di buono" non cerco a caso o limitandomi alle cose più appariscenti. Provo a vedere (sul web!!) cosa propongono quelli che tradizionalmente sono "i luoghi" più autorevoli che diffondono fotografia. E iniziò da lì. Certo, è vero che queste istituzioni oggi devono lottare di più per mantenersi a galla in un mare di rumore... Ma io non posso delegare la mia capacità di scelta critica al ranking di Google. È mia responsabilità mantenere il mio cervello acceso... |
| inviato il 12 Settembre 2018 ore 9:27
vorrei tornare in topic perchè non è se internet è buono o cattivo e se mi aiuta a trovare o no foto, ma come ha cambiato il modo di scattare. Riprendo la recente intervista che abbiamo fatto a Francesco Ferla dove dice: “ Ti devi porre la domanda: cosa comunico? Cosa funziona? Come riesco a raggiungere, a colpire, a sensibilizzare? „ “ Nel web ti devi differenziare, offrendo un prodotto diverso con un linguaggio che colpisca. Devi passare giorni e ore a scandagliare preventivamente cosa è stato fatto sul web, anche gli stili utilizzati, per non ripeterli. Conta la potenza del segnale. Il fotografo sta su internet con coscienza, a livello professionale e spesso si deve avvalere di altre figure. La foto arriva dopo, prima funziona il progetto, non esiste che ti metti a fotografare random „ è chiaro quindi che già alla partenza l'approccio è differente |
user158139 | inviato il 12 Settembre 2018 ore 9:31
Il modo di scattare, però, è influenzato dalle foto che vedi, non puoi scindere le due cose. Se non avessi visto alcune foto non mi sarebbe mai venuta la curiosità di sperimentare le esposizioni lunghe, ad esempio. |
| inviato il 12 Settembre 2018 ore 9:34
è per questo che Internet ti influenza, se l'immagine cambia, il suo utilizzo e i canoni estetici cambiano più o meno coscientemente anche il tuo approccio cambierà |
| inviato il 12 Settembre 2018 ore 9:35
“ Se io voglio sapere cosa c'è "di nuovo e di buono" non cerco a caso o limitandomi alle cose più appariscenti. Provo a vedere ( sul web!! ) cosa propongono quelli che tradizionalmente sono "i luoghi" più autorevoli che diffondono fotografia. E iniziò da lì. „ Ok, ma allora stiamo dicendo la stessa cosa. Nel senso che oggi cerchi sul web. Il riferimento attuale è quello. Non la mostra fotografica in città o una rivista... E di conseguenza anche il prodotto finito punterà su quel media (su instagram ha più "senso" seguire Shore, ma anche una Belen, che Gursky...) Poi che ogni "luogo" virtuale abbia frequentazione siamo tutti d'accordo. Il problema, forse come dici tu, è che è così vasto che "girando a caso" non sarà mai chiaro cosa sia "realmente" rappresentativo... |
| inviato il 12 Settembre 2018 ore 9:44
Sto seguendo la discussione (finalmente non si parla di tecnologia e prestazioni della macchina/ottica!) e comprendo tutti i punti di vista dei vari interventi ma tutto sommato posso essere daccordo con Grande Fiammifero: secondo me è vero che, soprattutto per alcuni generi fotografici, non c'è per forza sempre bisogno di un messaggio. Per fare un esempio, spesso rimango a bocca aperta davanti a qualche foto di paesaggio che di per sè non mi comunica alcun messaggio oltre a quelo diretto della grandiosità della natura. Ben diverso invece è lo street dove mi soffermo ad ammirare le foto che mi "raccontano" qualcosa. Poi condivido anche che l'unica realtà è quella che vedo con i miei occhi ed ognuno ha la propria; quando mi dicono che le foto sono "photoshoppate" sorrido, è questione di gusti, le immagini sono sempre "taroccate" perchè sono la riproduzione della realtà attraverso un mezzo (hadware e software) che in ogni caso la modifica. Tornando in tema, è vero che l'abuso dei social ha scaricato in rete una marea di informazioni, il 95% delle quali sono spazzatura ma lo sono per me, magari per altri non lo sono. Anche per la fotografia è lo stesso, c'è chi ricerca "qualcosa di nuovo", chi invece apprezza qualsiasi cosa perchè magari guarda in maniera superficiale 20 foto in 10 secondi. Io quando posto una foto è perchè piace prima di tutto a me, per provare a condividere con altri quello che mi piace e per ricevere spunti e consigli per migiorare la tecnica e l'approccio (avere diversi punti di vista è fondamentale). Se poi non ricevo nessun "mi piace" o nessun commento amen, quella foto a me piacerà ugualmente! In generale la cosa che mi preoccupa di più è vedere una marea di persone che si sentono esperti in qualsiasi campo solo perchè hanno googolato un po' e guardato qualche video sul tubo; ormai tutti sono dottori, farmacisti, architetti, ingegneri, avvocati, fotografi, ecc... e non si rispetta chi invece lo è realmente dopo anni di passione, studi, impegno ed esperienza. Michele |
| inviato il 12 Settembre 2018 ore 9:57
Però la fotografia per me è arte quindi posso essere influenzato da web, riviste, mostre, ecc... ma se a me una foto non dice niente, non mi dice niente a prescindere dalla "bravura" (che poi anche questa è soggettiva) dell'autore. Anche un dipinto, una canzone, se a me non piace non piace e basta, anche se l'ha fatta un autore universalmente o storicamente apprezzato; però non dico "fa schifo", dico solo che a me non piace, a molti altri piacerà. Ad esempio, vanno tanto di moda le lunghe esposizioni, io ho iniziato a vedere qualche foto sul web e, per i miei gusti, spesso sono rimasto di stucco; quindi se mi è possibile cerco sempre una lunga esposizione quando scatto dei paesaggi, perchè a me piace e se viene fuori un buon lavoro mi sento soddisfatto. Se poi cambierà la "moda" io continuerò a scattarli finchè mi daranno soddisfazione, poi magari cercherò qualche nuovo spunto probabilemte dal web, dicamo perchè è più "comodo" e "diretto". |
user158139 | inviato il 12 Settembre 2018 ore 9:58
Secondo me stiamo facendo confusione tra 'messaggio' e 'intento'. Tutte le foto contengono un messaggio, magari inintenzionale (ad esempio, l'adesione a canoni estetici tradizionali), molte non hanno un intento (il fotografo non ha intenzione di trasmettere un messaggio, ed in particolare 'quel' messaggio). |
| inviato il 12 Settembre 2018 ore 10:13
“ Secondo me stiamo facendo confusione tra 'messaggio' e 'intento'. Tutte le foto contengono un messaggio, magari inintenzionale (ad esempio, l'adesione a canoni estetici tradizionali), molte non hanno un intento (il fotografo non ha intenzione di trasmettere un messaggio, ed in particolare 'quel' messaggio). „ In effetti concordo, è un dettaglio che mi era sfuggito, riflettendo meglio condivido il tuo pensiero. |
| inviato il 12 Settembre 2018 ore 10:28
Condivido l'ultimo intervento di Boustrophedon; a meno di riuscire a realizzare fotografie perfettamente astratte, ogni foto contiene un messaggio, anche per il solo fatto di essere descrittiva di ciò che sta di fronte all'obiettivo. Se fino a ieri questo condizionava (coscientemente) anche l'intento del fotografo, che si sentiva quasi in dovere di trasmettere qualcosa, oggi sembra piuttosto che stia prendendo piede il rifiuto di questo intento. In realtà credo che, molto più semplicemente, la maggior parte di quanti pubblicano foto in Rete non abbia una percezione di sé o del mondo più profonda di quella che può avere un sensore digitale. Un rifiuto di trasmettere qualcosa sarebbe già legato ad un pensiero più profondo, e non so quante delle immagini che oggi circolano sul WEB scaturiscano realmente da questo. |
| inviato il 12 Settembre 2018 ore 10:33
E se invece la ricerca del se come detto da qualcuno prima venisse fatta con la rete? Il famoso selfie non si può più definire moda, allora perché se ne fanno così tanti? Non solo quelli tipici, ma nudi, erotici, é come se ci fosse un nuovo bisogno di affermarsi attraverso l'immagine. Ma é troppo semplicistico etichettare tutto come spazzatura credo che fenomeno vada capito e i dagato |
| inviato il 12 Settembre 2018 ore 10:49
“ Il famoso selfie non si può più definire moda, allora perché se ne fanno così tanti? Non solo quelli tipici, ma nudi, erotici, é come se ci fosse un nuovo bisogno di affermarsi attraverso l'immagine. „ Chi utilizza l'immagine compulsiva, tipicamente il selfie, per una ricerca di sé che comporta il mostrarsi a chiunque in ogni aspetto della propria vita non può essere etichettato semplicemente come produttore di spazzatura, ma come un individuo che ha qualche problema nel comprendere il peso che le relazioni personali, anche a distanza e mediate da uno strumento eletronico, comportano; non riesce più a distinguere la differenza tra l'affermazione di sé e il mettersi completamente in balia di altri. Se da individuale, questo comportamento diventa un fenomeno di massa, significa che le sue basi non sono patologiche, ma culturali, e questo si che va indagato |
| inviato il 12 Settembre 2018 ore 10:59
“ In realtà credo che, molto più semplicemente, la maggior parte di quanti pubblicano foto in Rete non abbia una percezione di sé o del mondo più profonda di quella che può avere un sensore digitale. „ Vero ma l'interazione è duplice. Pubblicano tutti, e non tutti come dici tu, hanno un alto grado di "percezione" di quello che pubblicano (pagine dietro suggerivo di introdurre educazione all'immagine a scuola). Ma è anche vero che anche per chi ha un elevato grado di percezione sa che alcuni social/media si prestano di più a veicolare determinati contenuti. Anche se nessuno vieto - copyright a parte - di fotografare tutte le pagine di guerra e pace per farle leggere su instagram... O per fare esempi meno estremi una foto di Gursky o un reportage come Americans, si presta poco alla visualizzazione di foto singole da cellulare... L'uovo di colombo sta proprio nel non cercare di imporre contenuti "elevati" che non sarebbero adatti. Ma di prendere atto della modalità di fotografia usa e getta e di usare quella. Selfie compresi. Come, per capirci, stanno facendo Shore e altri. Poi si può anche essere d'accordo che a livello di "opera" il libro di Uncommon Places sia più interessante, riuscito, coeso e memorabile delle foto sul social. Ma probabilmente oggi un lavoro come Uncommon Places sarebbe meno attuale (come "forma") e avrebbe meno rilevanza... Anche qui quello che chiedevo prima: un fotografo contemporaneo famoso a livello "popolare" per le sue pubblicazioni su "carta"/mostre... esiste? Gli ultimi mi sembrano essere stati Salgado/Mc curry... o no? |
| inviato il 12 Settembre 2018 ore 11:04
Mi viene da dire taryn Simon o Mustafa sabbagh |
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