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composizione e lettura di una foto (3)


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avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 13:43

Faccio un altro esempio dove la composizione ricopre un ruolo importante nel risultato finale mettendo alcune foto di Julie Blackmon

Belle.
Si vedono ad occhio che la composizione è millimetrica.
Qualcuno che ne sa più di me e per didattica ci può illustrare che linee di forza, contrapposizioni toni, principi compositivi si possono evidenziare?

Come dicevo prima... non cambierà la mia percezione della foto. Ma sono curioso.

avatarjunior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 13:59

Gradevoli la prima e la 3, la seconda non mi convince.non conosco l'autrice quindi non posso dare un giudizio piu' approfondito.

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 14:07

Mah, io la penso così: linee, convergenze, simmetrie, armonie e contrasti cromatici, di luce, ecc. se ne trovano sempre, basta cercare.
Del resto la natura, con il contributo umano, è piena di simmetrie: filari, campi arati, pali elettrici, strade che si incrociano, binari...tutto rispecchia il bisogno dell'uomo di assicurarsi un 'ordine', perchè il disordine allude al Chaos e ci fa paura.

Ma talvolta il disordine compositivo può affascinare, richiama una certa creatività prometeica, un tentativo di sganciarsi da ciò che ci rassicura, per gettarci nell'ignoto e nell'avventuroso.
Credo che tutto questo riguardi in pieno il mondo delle immagini. Del resto siamo noi a crearle. Quante volte ci diciamo che la realtà fotografata è solo una percezione della realtà.
Quando la natura imita l'arte....

avatarjunior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 14:07

Ho guardato con attenzione più volte le tre foto della Blackmon.

La prima mi ha colpito per la geometria originale del "quadrato dentro il quadrato" rappresentato dalla piscina, per la disposizione diagonale dei due cerchi costituiti dall'ombrellone e dalla poltroncina di metallo, per i personaggi "sparsi" un po' dovunque senza regola e per i colori tenui un po' "1960 film like".

La seconda per la posa simpatica del bambino, che sembra pronto a tuffarsi da un trampolino, e per la composizione "disordinata" degli oggetti che racconta con immediatezza un momento di gioco spensierato.

La terza per la geometria rotonda della piscina (ma con il pontile a destra che la fa assomigliare a una specie di grossa padella) e per il forte contrasto tra l'azzurro molto tenue e luminoso dell'acqua e lo sfondo scuro.

Globalmente una mini selezione di scatti garbati, originali e tutto sommato anche molto spontanei (almeno all'apparenza).

Come commento globale mi viene da dire che in queste immagini l'autore ha utilizzato con grande intelligenza narrativa le geometrie e la disposizione reciproca degli elementi, per raccontare con efficacia alcuni momenti della vita di una famiglia americana. Sicuramente in questo caso: "composition matters"!

Ilmarsigliese

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 14:28

In quelle foto in effetti racconta proprio le dinamiche familiari legate a una famiglia numerosa con tutte le problematiche che nè derivano, quello che mi affascina è che lo fa rifacendosi alla pittura a livello compositivo, ma fa anche dei voluti tagli che ti portano a vedere quelle immagini come una piccola finestra sulla loro vita portandoti a immaginare quello che c'è intorno, che manca.
Nella prima per esempio ci sono persone tagliate, ma risulta evidente che non è un errore di composizione o di taglio, ma che sono volute per portare a immaginare un "quadro" più ampio
questo è il suo sito
www.julieblackmon.com

credo sia un ottimo esempio di come sfruttando geometrie e tagli si riesca a guidare l'osservatore

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 14:35

Probabilmente sono facilone io, ma penso che un certo tipo di lettura a posteriori, tanto concettuale quanto formale, rischia di essere solo esercizio interpretativo. Esercizio non inutile, per carità, ma raramente connesso realmente a intenzioni e azioni dell'autore.

Credo che esistano canoni formali più o meno condivisi che un forografante capace applica (o contraddice se ne ha uno scopo) senza doverli necessariamente ricondurre a questa o quella specifica regola.
Spesso si parla della spirale, ma al di là della spirale in quanto tale, questa suggerisce diverse cose, anche banali, come punti forti, distanze dai bordi, proporzioni. E non necessariamente perché debbano tornare "alla virgola" ma come indicazione: del tipo più mi avvicino più la sensazione è riscontrabile.

Quando scatti metti insieme queste cose, per l'occhio, il vissuto, l'esperienza che hai e credo che, nella maggioranza dei casi, questo avvenga semplicemente perché vedi che quella disposizione, quel taglio e quelle proporzioni ti sembrano potentissimi.

Probabilmente sarò facilone io, ma non troverei stupefacente che, alla base della composizione di molte delle foto viste, non ci fosse qualcosa troppo di differente.

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 14:40

Bè considera che molto foto viste sono studiate e ristudiate prima di essere scattate, certe foto di Wall sono somma di numerosi scatti, stessa cosa della Blackmon dove il tutto è molto ricercato e vedendo per esempio i quadri di Balthus si può vedere quanto tutto è pensato prima paragonandoli a certi suo scatti, comunque gran parte dell'estetica delle sue foto è presa dal rinascimento olandese rivisitato per mostrare il suo racconto
Vedo difficile quindi che gli autori non avessero composto e scelto quegli specifici scatti senza riflettere su questi principi
Non dico sia sempre così per carità, anzi certi ragionamenti sono visti successivamente allo scatto, ma spesso le foto che funzionano si legano a certi principi visivi, o per colore, o per linee guida o per altre scelte

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 14:49

Caro Labirint, lungi da me pensare che, quel che ho scritto sopra, sia una costante della fotografia tutta.
Ma proprio per quel che tu dici nasce la mia riflessione: in molti casi lo studio formale è accurato e con basi precise.
E poi vedi altri lavori, più evidentemente "al volo" (o quasi) che trovano equlibri di uguale forza e funzionalità.
Certamente se puoi studiare qualcosa a priori e hai basi e idee, il minimo è che li applichi. E tu sai benissimo che vale per la luce e tutto il resto.
Ma credo che alla fine, nel complesso della fotografia vista in oltre un secolo, la vera qualità che ci arriva è quella di una buona, ottima "capacità di approssimazione".

Ribadendo che sono convinto della correttezza assoluta di quello che scrivi ;-)

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 14:53

"capacità di approssimazione"

mi piace questo termine perchè credo che tutti ci scontriamo tra quello che vorremmo e quello che possiamo/sappiamo fare.
Mi ricordo una frase che credo fosse di eva rubinstein che diceva che quando vedeva i suoi scatti erano sempre un po' meglio o un po' peggio di quello che lei si aspettasse, ma mai esattamente come li immaginava

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 15:01

Aggiungo un po' di carne al fuoco Labirint... Cool

Quanto abbiamo bisogno, per trovare il bello, dell'imperfezione?
Anche qui, sempre senza paraocchi: non sempre, non ovunque...
Ma quante volte abbiamo sentito un pianista, durante un concerto, avvicinarsi a Dio come non mai, dentro esecuzioni assai più imperfette di quelle in studio?

avatarjunior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 15:07

Concordo totalmente con Labirint sulla osservazione riguardo alle persone "tagliate"; mi è assolutamente chiaro che sia voluta e questo è un altro dettaglio che spiega bene l'impatto che queste composizioni hanno.

A Francesco invece voglio dire che non lo considero affatto un facilone, anzi un osservatore molto attento e che spesso ci dà spunti di riflessione molto utili ad allargare la visione sulle cose. Concordo con lui sul fatto che non è detto che i riscontri che spesso si evidenziano nel commentare la composizone di una foto, siano effettivamente legati all'intenzione dell'autore. A volte evidenziamo linee, triangoli, spirali, e non sappiamo se chi ha scattato se ne è curato con attenzione o se n'è bellamente fregato. Resto però dell'idea che un'analisi sia comunque di enorme utilità, perchè, a dispetto della volontà dell'autore, comunque ci insegna molto su come funziona il linguaggio fotografico e su come - nellla nostra attività fotografica - renderlo più efficace.

Ilmarsigliese.

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 15:16

Caro Marsigliese, non è mia intenzione contestare l'utilità e la legittimità di una certa lettura dell'immagine.
Anzi, concordo sul fatto che sia una spinta alla crescita e alla comprensione molto forte e, per questo, da accogliere con favore.
Se porto ogni tanto certe considerazioni è perché sento sempre un minimo bisogno di stemperare (passami il termine).
Questo perchè in fotografia troppo spesso si indulge a visioni un po' manichee (non parlo di chi è intervenuto qui, ma sappiamo che moltissimi altri leggono e leggeranno in futuro) e si dimentica che la parola magica, almeno per me lo è, è quasi sempre... "dipende" Sorriso

ci insegna molto su come funziona il linguaggio fotografico e su come - nellla nostra attività fotografica - renderlo più efficace.


Apprezzo e sottoscrivo

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 15:18

Giusto per buttare un po' di altra carne al fuoco sul ruolo dell'estetica.
Avevo letto tempo fa un libro di Robert Adams. Per dargli una veloce etichetta uno dei "new topographic"
Ne riporto un passaggio, secondo me significativo.

Quando fotografo un bosco appena abbattuto, so quel che mi ha portato lì è la sensazione che il mondo sia allo sfascio. Ma, dopo essere rimasto lì quanto basta per superare lo choc della devastazione, dopo aver lavorato un'ora o due ed essermi immerso nella struttura delle cosa come appaiono nel mirino, non penso più solo al disastro Scopro le cose alla luce del sole. Tu puoi stare nel luogo più disperante ma se è la luce giusta, puoi vivere momenti belli, perfetti.
Ciò non significa che sia stato facile lavorare nelle zone disboscate.
Mi dovevo sforzare di non fare certe cose: non utilizzare il cielo, nelle rare occasioni in cui esso appare nel Nordovest, per salvare la terra. Non lasciarmi sedurre dalla tentazione di glorificare la potenza degli uomini e delle macchine, che possono avere una bellezza satanica e una dimensione eroica. E non ridurre a estetica la devastazione .


Ovviamente questa è una sua personale visione...

avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2018 ore 15:22

Bel contributo Opisso.
Ecco perché trovo abbia senso parlare di "capacità di approssimazione"....

user148740
avatar
inviato il 05 Aprile 2018 ore 15:23

Robert adams è un'altro dei miei miti assoluti.
Come andare al cuore delle cose.
Non è semplicemente la scelta estetica di non usare l'etetica

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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