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"steve mccurry e' sorprendentemente noioso"


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avatarsenior
inviato il 10 Aprile 2016 ore 15:44

aprii un post sul fenomeno delle baraccopoli mondiali fotografate da autori con più o meno esperienza...tutti a ritrarre la povertà, spesso pagando per riprendere quelle scene.

Il post andò in mona...



E' una considerazione che ho fatto anche io tutte le volte che ho visto mostre di fotografi che esibiscono ambienti lontani, sconosciuti, degradati, bombardati etc. cioè mi son chiesto ma queste sono belle foto?
Fino a un certo punto, se non avessero ripreso quei soggetti non se le avrebbe filate nessuno. Cioè la stessa identica immagine scattata in Italia non avrebbe avuto lo stesso fascino, il barbone indiano è più bello del barbone italiano. Dunque c'è sempre una ricerca e una fortuna commerciale dietro.
Poi ci sono adepti di Salgado, Mac Curry etc. che vanno in India e tornano con immagini penose, dunque una bravura indiscutibile dei maestri c'è.
Però se la fotografia deve catturare l'osservatore e stupire, non c'è nulla di più facile che andare in culo al mondo per far vedere le cose più lontane dalla nostra quotidianità.


avatarsenior
inviato il 10 Aprile 2016 ore 15:54

I grandi fotografi hanno grandi mezzi ed esigono spettacolari fotografie.

Unendo le due cose si deduce che ben difficilmente seguono i percorsi itineranti dei cosiddetti fotografi normali, anche dotati di talento.

Quanto all'Arte e ripetitività, pensate ai cavalli di Giorgio de Chirico e al numero di quadri che li hanno per soggetto.

E nel mondo artistico gli esempi potrebbero continuare lungamente, fino ad annoiare essi stessi.

Cordiali saluti.

Patrizio

avatarsupporter
inviato il 10 Aprile 2016 ore 17:29

Non era un paragone, anche perchè sarebbero in pochi a reggerlo, ma una constatazione. Picasso, forse il può grande di tutti, anche lui ad un certo punto ha lavorato prevalentemente per i soldi. Se guardi gli ultimi anni della sua produzione è evidente che è stato così.


Nel film documentario di Orson Welles "F come falso" (Vérités et mensonges - F for Fake - 1973), nel corso di una conversazione a cui partecipa lo stesso Welles, un mercante d'arte parigino racconta questo episodio:
A costui ogni tanto capitava un quadro di Picasso e, siccome conosceva bene il Maestro, si recava direttamente da lui per domandargli un expertise:
"E' un falso!" rispondeva puntualmente.
Alla fine al mercante venne un sospetto e decise di tendergli un tranello, portandogli un quadro che lo stesso Picasso gli aveva venduto anni prima:
"E' un falso!"
"E no Maestro... questo me l'ha venduto lei di persona..."
E Picasso senza scomporsi: "Io posso fare dei falsi Picasso meglio di chiunque altro!".

user39791
avatar
inviato il 10 Aprile 2016 ore 18:15

Hahahahah, forte. A fine carriera ha preso le sue stesse parole alla lettera!MrGreen;-)

avatarsenior
inviato il 10 Aprile 2016 ore 22:41

Mi dispiace fare il pedante, scusate l'OT, ma non si può proprio leggere che Picasso a fine carriera dipingeva per i soldi. Picasso aveva accumulato un patrimonio inestimabile e, visto che per almeno 50 anni aveva dipinto anche 10 quadri al giorno (senza contare sculture ed altro) poteva vivere da ricco e senza lavorare, e con lui i suoi numerosi famigliari (che ci campano ancora!), anche fino a 180 anni vendendo un quadro al giorno.
Possiamo forse dire - e la critica NON è concorde! - che nella vecchiaia aveva perso la sua migliore ispirazione artistica, ma ciò che l'ha sempre spinto è stata, principalmente, la sua inesauribile, e unanimemente riconosciuta, ossessione per la pittura.


avatarsenior
inviato il 10 Aprile 2016 ore 23:37

Anche quella della figlia che diceva: io non comprerei mai un quadro di mio padre...
MrGreen

avatarsenior
inviato il 10 Aprile 2016 ore 23:53

seguo.

avatarsupporter
inviato il 11 Aprile 2016 ore 2:56

C'è una vasta anedottica sull'attaccamento al denaro di Picasso che lo fa assomigliare a un personaggio di Balzac, ma è difficile discernere gli episodi reali dalle leggende metropolitane.
Ricordo (ero ragazzino) che quando è morto erano circolate varie stime riguardo al suo patrimonio, si parlava comunque di alcune centinaia di miliardi di lire dell'epoca, il che lo collocava tra gli uomini più ricchi d'Europa.
Poi, quando hanno cominciato a fare l'inventario delle opere invendute accumulate nelle sue ville e castelli sparsi per la Francia, si è constatato che l'entità del patrimonio era superiore alle stime. Il bello è che tra le opere che si era tenuto per sé ce n'erano di tutti i periodi della sua attività e parecchie di altissima qualità.
L'inventario durò parecchi anni e al termine, con un'ottima selezione di queste opere si allestì la mostra "I Picasso di Picasso" a Palazzo Grassi ai primi anni '80, che ebbi la fortuna di visitare. Mi sembra (ma non ne sono sicuro) che fosse stata allestita con la parte ereditata dalla figlia Paloma.
Questo fatto, di aver tenuto per sé molte sue opere di grande qualità mentre ha venduto tantissime cose di cui non era soddisfatto (appunto i "falsi Picasso" fatti da Picasso di cui parlava il gallerista amico di Orson Welles) parrebbe in contraddizione con sua fama di avidità... ma forse no, visto che sapeva che le opere si apprezzavano di giorno in giorno.
Senz'altro una delle principali spinte era appunto "la sua inesauribile, e unanimemente riconosciuta, ossessione per la pittura". E non solo per la pittura, ma anche per la scultura, la ceramica ecc.
Il figlio Claude ha raccontato in un'intervista che, da bambino, un giorno gli era scomparsa una automobilina, per poi scoprire, con grande dispiacere, che il padre ne aveva fatto la testa di una scultura raffigurante una scimmia (è famosa ma non ricordo dove è esposta).
Non poteva tener ferme le sue mani, doveva sempre dipingere o disegnare o modellare la creta o comunque ideare qualcosa.
Poi chiaramente non gli uscivano sempre dei capolavori, e le sue cose meno riuscite le vendeva visto che comunque glie le pagavano profumatamente.

user39791
avatar
inviato il 11 Aprile 2016 ore 7:13

Cerchiamo di prendere le parole in modo ragionato.......Picasso negli ultimi anni di vita ha avuto una produzione smisurata di piccole opere, in particolare di incisioni. Ne ha fatte anche centinaia in pochi mesi che sono finite quasi tutte sul mercato dell'arte. Forse l'età non gli permetteva più di fare opere grandi (inteso come dimensioni) e di certo il "fuoco sacro" per l'arte non si era spento del tutto dentro lui (in un suo famoso scritto - vicino ai 90... - afferma che "non c'è mai un momento in cui puoi dire: ho lavorato bene e domani è domenica", ma qualcosa gli era scattato che andava in una direzione diversa da quella perseguita negli anni precedenti.

avatarsenior
inviato il 11 Aprile 2016 ore 11:02

Entro un po' a questo punto avendo letto articolo ma non tutto vostro discorso.
E' un po' che ci ragiono e sicuramente McCurry ha il merito di aver creato alcune immagini iconografiche, la ragazza afgana è stata indubbiamente un grande ritratto.
Ha avuto uno stile ben chiaro che ha influenzato tanti dopo di lui e questo non si può discutere.
Trovo sia un po' paraculo nel senso che le sue foto mostrano un po' quello che ci si aspetta da quei luoghi con bei colori vivaci e con le atmosfere giuste.
Personalmente in effetti le sue foto mi piacciono ma non mi danno quello spunto in più che altri fotografi hanno e quindi alla lunga mi risulta in effetti un po' noioso

avatarsenior
inviato il 11 Aprile 2016 ore 20:17

Adoro lo stile reportagistico di McCurry, credo mi abbia influenzato molto, soprattutto la mostra Sensational Umbria di Perugia che ho trovato ispiratissima, tuttavia da quando lo seguo sul suo profilo ufficiale Instagram mi rendo conto che al di là dei tanti noti capolavori propone anche scatti piuttosto banali e pieni di imperfezioni tecniche e compositive

avatarsupporter
inviato il 12 Aprile 2016 ore 9:17

Si gira sempre intorno agli stessi nomi, ora per dei giovani che si avvicinano alla fotografia va bene è un percorso storico valido, ma per chi, non più giovane come me, sta roba la ha vista e rivista.... insomma qualcosa di nuovo da mostrare e portare alla ribalta non sarebbe male...altrimenti si va si sul "boring",


Concordo, ma purtroppo si è artisti solo quando si è interessanti per il mercato.
Credo che oggi la diffusione di massa della fotografia abbia creato un vuoto nella capacità di riconoscere e valorizzare (leggasi monetizzare) "l'artista".

Nessun critico è più disposto a mettere in gioco le proprie capacità critiche perché queste sono ormai state perse, irrimediabilmente fagocitate, castrate, ma soprattutto rese incapaci di produrre business, dalla concorrenza di ritmi molto più veloci del tipo "Tutto Moltissimo e Subito".
Credo che sia più una crisi delle capacità di "creare l'Artista" piuttosto che una crisi delle Opere d' Arte meritevoli di attenzione.



avatarjunior
inviato il 12 Aprile 2016 ore 9:57

Dietro alla questione sollevata dal NYT ci stanno questioni ben più profonde. Una parte importante la sfioravo qui.

Io amo fotografare mondi diversi, e il fascino della povertà è innegabilmente unico. Però il passo dal reportage autentico alle persone che diventano animali fotografati allo zoo è breve.

Il mondo sta cambiando vorticosamente. La guida in Etiopia mi diceva che nella valle dell'Omo le persone vedono quante volte muovi il dito sul pulsante di scatto, e ti chiedono soldi in base a quello. Nel nord sono convinto di aver fatto scatti completamente autentici. Ma nelle valli attorno a Sapa, in Vietnam, mi chiedevo come un Paese in forte accelerazione come quello le autorità potessero permettere che i bambini andassero in giro conciati così. Forse sono utili perché attirano turisti? Quanto rimarrebbe così quel mondo, se i turisti non ci fossero? Ed è pur vero che i turisti non sono il male assoluto, poiché portano ricchezze importanti in quelle economie povere.

Credo che ancora oggi ci sia moltissimo di autentico in India, in Etiopia, in Vietnam, in Sud America. Ma sento diverse urgenze, che a volte purtroppo anch'io non riesco a rispettare fino in fondo.

Primo, di visitare il mondo il più presto possibile, perché certe scene scompariranno presto (in buona parte per fortuna, anche se non è così indiscutibile dire che con il benessere e l'occidentalizzazione scriteriata le popolazioni saranno più felici).

Secondo, non dimenticarsi mai che tutte le persone meritano un rispetto enorme, e non sono animali allo zoo. E non è affatto facile, perché viene sempre voglia di scattare prima di chiedere. Anche perché se si chiede, la spontaneità va spesso in malora.

Terzo, in questi viaggi non testimoniare solo le scene pittoresche e degradate, ma tutta la complessità che vivono questi Paesi in via di sviluppo. E' però ovvio che fotografare persone occidentalizzate ad Hanoi o Addis Abeba è molto meno interessante, se non del tutto privo di interesse.

user15476
avatar
inviato il 12 Aprile 2016 ore 11:27

Valentino vola in Africa con Steve McCurry

La nuova collezione pimavera estate 2016 di Valentino racconta l'affascinante cultura africana tramite i suggestivi scatti del reporter Steve McCurry

user39791
avatar
inviato il 12 Aprile 2016 ore 11:35

La "contaminazione" della moda con il reportage non è un male a priori. Ferdinando Scianna ha fatto cose eccelse in questo campo.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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