| inviato il 04 Febbraio 2016 ore 11:01
Un divertissement, appieno pirandelliano: per un attimo fugace, la realtà si confonde con il suo doppio, nel murales. Chi è più vero? Chi è più vivo? La donna in lutto o la - forse - medesima donna che è già ricordo su pietra? www.juzaphoto.com/galleria.php?t=1685137&l=it
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| inviato il 04 Febbraio 2016 ore 16:28
Bene... |
| inviato il 28 Marzo 2016 ore 9:32
Letto tutto d'un fiato. La foto in quanto messaggio, è sempre vera. La menzogna sta in chi la osserva.(provocazione) |
| inviato il 28 Marzo 2016 ore 9:36
Ovvero, siamo ciò che crediamo di essere o ciò che gli altri vedono? |
| inviato il 28 Marzo 2016 ore 10:25
Secondo me, l'artefatto di una lente, come può essere anche soltanto il bokeh spinto, inevitabilmente trasforma una foto fondamentalmente documentale come un semplice ritratto, in un ritratto con licenza artistica, dove la licenza è l'interpretazione dello sfondo, che l'occhio umano in quel momento non vede (non vede in quel modo) ma è il cervello che immagina o sogna di vederlo così. Poi, esiste anche l'artefatto dei softwares di sviluppo e fotoritocco, che usano anche i cosiddetti 'grandi' fotografi, e che contribuisce comunque a costruire un messaggio, che una foto, qualsiasi sia il genere o il contesto, dovrebbe contenere, e se non ci si riesce con il solo semplice scatto, perchè non riprovarci dopo, con la rielaborazione? A patto che si mantenga un certo senso della misura |
| inviato il 28 Marzo 2016 ore 10:33
Chiedersi se un ritratto possa essere verità o menzogna è come dover stabilire se la fotografia in generale, tutta, sia una rappresentazione della realtà. Si sono spesi non fiumi, ma oceani di inchiostro sull'argomento ed ognuno ha le proprie motivazioni da esporre. Il ritratto, a parer mio, anche se non si chiede una particolare posa al soggetto, rappresenta sempre una visione soggettiva, a partrire dall'inquadratura che tende ad includere o escludere elementi dal contesto, fino alla profondità di campo ed alla luce. E questo vale un po per tutti i generi fotografici, paesaggio incluso. Poi, si sa, in una foto ognuno ci vede cio che vuole.... |
| inviato il 28 Marzo 2016 ore 10:55
"La foto in quanto messaggio, è sempre vera. La menzogna sta in chi la osserva.(provocazione)"... Po esse Già riuscire a produrre una foto con un messaggio non è facile... ma nel caso (nella ritrattistica ... se poi riguarda in figlio ) c'è comunque molto dell'autore anche se è il soggetto ad essere "il padrone" dell'inquadratura. |
| inviato il 28 Marzo 2016 ore 11:12
la fotografia non è realtà ma neanche menzogna. il fotografo può ridicolizzare, rendere evanescente, drammaticizzare, ecc... ecc... una stessa posa (o non posa) ritrattistica. |
user14286 | inviato il 28 Marzo 2016 ore 12:10
la foto è neutra; siamo noi che attribuiamo intenzioni ed emozioni. |
| inviato il 28 Marzo 2016 ore 12:17
Veleno, riprendi lo stesso soggetto in piedi con un 24mm a figura intera. avvicinati e metti la camera all'altezza delle sue caviglie e scatta, l'altra immgine falla mettendoti sopra una sedia e riprendilo dall'alto. Il punto di ripresa conferisce differenti moods. La neutralità fisica non esiste nell'impatto emozionale di chi guarda. |
user14286 | inviato il 28 Marzo 2016 ore 12:20
il punto di ripresa non conferisce nulla, soltanto un diverso punto di vista. il mood lo attribuiamo noi. il ritratto è tutta bugia. |
| inviato il 28 Marzo 2016 ore 12:22
“ soltanto un diverso punto di vista. „ praticamente quel che si dice "linguaggio fotografico". |
user46920 | inviato il 28 Marzo 2016 ore 12:42
Ad esempio, in cinematografia, "la soggettiva" è lo sguardo di uno dei protagonisti, per il resto è tutto o quasi "oggettiva", ovvero per lo più ritratto ai protagonisti. Se l'oggettiva si autocertifica in quanto oggettiva e non soggettiva, non c'è motivo che ci sia bugia nel ritratto... |
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