| inviato il 12 Giugno 2016 ore 9:43
Possa la bellezza essere ovunque intorno a me. Ecco la sintesi di tutto. |
| inviato il 12 Giugno 2016 ore 10:50
Direi che il digitale ha solo fatto emergere quello che è sempre stata la "normalità" per la fotografia, ma anche per il disegno, la musica ecc. non appena gli strumenti per poter esercitare queste forme espressive sono stati messi alla portata di tutti. Se è bastato commercializzare chitarre da quattro soldi perché tutti iniziassero a strimpellare, anche le vecchie macchine fotografiche "usa e getta" (e le pocket, e le Polaroid a basso costo ecc.) servivano per il medesimo scopo. La vera differenza, rispetto a oggi, è che tutto il materiale prodotto rimaneva rigorosamente nei cassetti di casa, veniva mostrato si e no a qualche amico e non inquinava i mezzi di diffusione che, dobbiamo tenerlo ben presente, non erano ancora alla portata di tutti, se non in "sola lettura". Con queste premesse era facile capire quali fossero gli indirizzi della fotografia "colta", perché in fondo erano gli unici che venivano resi pubblici. Oggi che tutti possono liberamente accedere ai mezzi di diffusione, chiunque può pubblicare ciò che vuole, quindi tutto il materiale identico a quello che fino a ieri rimaneva ad ammuffire nei cassetti, se realizzato in digitale finisce inesorabilmente per intasare social network e quant'altro; è cambiato solo il livello di visibilità, non di qualità. Quello che servirebbe è un qualche sistema per scremare tutto questo materiale e renderlo visibile solo se al di sopra di un livello "base", ma, a parte che bisognerebbe capire chi sia all'altezza di arrogarsi il diritto di decidere quale sia tale livello, temo che la "democratizzazione" dell'accesso alla divulgazione sia un processo senza ritorno e, come tutti i processi di democratizzazione, è stato messo in atto senza prevederne le conseguenze e quindi senza attivare processi di "educazione all'uso" delle nuove opportunità (come al solito il risultato finisce per somigliare più ad una forma di anarchia che di democrazia) Se poi vogliamo analizzare il problema dal punto di vista della rincorsa al mezzo tecnico all'avanguardia, piuttosto che della capacità personale, il discorso non cambia: provate a frequentare qualche appassionato di pesca e vedrete se anche lì non c'è la massa che sbava per dotarsi dell'attrezzatura più performante nell'autoconvinzione che sia colpa della canna se fin'ora non ha preso nemmeno un pesce |
| inviato il 12 Giugno 2016 ore 13:28
scusate..... il mio intervento era legato ad altra considerazione e non a quella cronologica, devo ancora imparare ad intervenire nelle discussioni....... pietà. |
| inviato il 12 Giugno 2016 ore 14:38
Non preoccuparti Stefano. Dacci pure il tuo contributo. Conosco diversi fotografi che hanno semplificato la loro attrezzatura producendo foto migliori. Io ho usato un 300 2.8 e un 500 quest'ultimo anno. Ora ho nello zaino il solo 500 con 7Dmk2 e duplicatori. Quando sento il bisogno di un 300 uso un vecchio e ottimo 70-200 f:4 con 1.4 X III. Oggi non sento il bisogno del ff, ma in futuro l'unica aggiunta utile per miglorare i file sara' una 5D (III, IV o Ds) |
user5652 | inviato il 31 Agosto 2016 ore 10:47
Ho letto il primo post, l'articolo linkato, ma non ancora le altre sei pagine. Riporto alcune considerazioni dell'autore: “ La vera rivoluzione fotografica non è ancora arrivata. Quanto accaduto in questi anni, col passaggio dall'analogico al digitale, non è che un balzo tecnologico che ha mischiato le carte in tavola, soprattutto nei confronti dei professionisti. „ Bisogna intendersi su cosa sia una rivoluzione, la fotografia digitale ha portato uno strumento fotografico in mano a tutti (vedi telefonini e smartphone) cosa che non si era mai verificata prima, da quando esiste la fotografia. Se non è stata una rivoluzione questa!? Ovviamente lo strumento non fa il fotografo, così come l'automobile non ci trasforma in piloti da formula uno. “ C'è, cionondimeno, bisogno di riflettere su quanto sta accadendo; è necessario soprattutto capire come proseguire: la fotografia è uno strumento potentissimo, se usato correttamente; completamente innocuo se non compreso. È necessario “imparare” di nuovo a fotografare ; e non mi riferisco a tecnica e materiale fotografico, ma al ruolo stesso della fotografia. Alla sua essenza. „ Questa non la capisco, perchè "imparare di nuovo"? Il passaggio da analogico a digitale ha tolto qualcosa a chi sapeva già fotografare? Non credo proprio! Forse sono cambiati i rapporti fra chi sapeva fotografare e chi no. Se prima i "bravi" erano una persone su mille, oggi quelli altrettanto "bravi" sono diventati dieci su mille. Nel contempo tutti gli altri possono scattare una foto in qualunque momento, bella o brutta che sia. Non è necessario che anche gli altri 990 diventino altrettanto "bravi". “ La rivoluzione culturale e fotografica la dobbiamo fare noi fotografi, con il nostro lavoro, la nostra persona, le nostre parole; con impegno e onestà. Si tratta di un compito enorme, anche perché mai come oggi il fotografo è lasciato da solo. Il ruolo che per tanti anni hanno avuto le riviste non è stato (ancora?) colmato da internet. Il mio augurio è anche questo blog, nel suo piccolo, possa aiutare tutti noi a trovare un nuovo percorso. „ Il fotografo professionista di ieri ha perso circa il 50% dei suoi introiti con sviluppo e stampa, ha dovuto abbandonare la camera oscura per convertirsi all'informatica e a Photoshop (conversione impossibile o drammatica per alcuni ) inoltre per i tanti bravi ma mediocri, e sono la maggioranza, oggi hanno mooooooolti più concorrenti rispetto a ieri, fotoamatori inclusi. Altro che rivoluzione, per i professionisti meno giovani è stato uno tsunami! Che cosa offrivano in più le riviste di ieri, rispetto a quanto offre internet oggi? Nulla! Non c'è paragone fra la montagna di informazioni, anche molto qualificata, di cui si dispone oggi rispetto alle riviste di ieri, senza contare i miliardi di foto, con relativi commenti, che tutti possiamo consultare con un click. |
| inviato il 31 Agosto 2016 ore 11:14
Il comportamento umano e' molto mimetico: si apprende molto per imitazione e l'imitazione ha per oggetto le mode, le tendenze che mutano come bandierine al vento e che notoriamente non lasciano traccia di se' nel tempo, se non l'interrogativo di quanto si possa essere scemi a fare certe cose. Cosi' in questo tempo in fotografia si pubblicano fotografie con eccesso di saturazione, di maschera di contrasto, che sono spesso fotocopie di fotografie gia' viste. E' l'impero della scimmia, cioe' del comportamento di copiare gli altri fotografi per piacere di piu'. L'esplosione delle attrezzature sovradimensionate che producono fotografie mediocri. Qui e' il fotografo che deve uscire fuori, viaggiare nel mondo e ritornare a un proprio linguaggio originale e percio' riconoscibile tra tanti, oggi tantissimi. |
user5652 | inviato il 31 Agosto 2016 ore 12:09
“ E' l'impero della scimmia, cioe' del comportamento di copiare gli altri fotografi per piacere di piu'. „ TUTTI, indistintamente, abbiamo appreso e copiato da altri che ci hanno preceduto. Nulla di nuovo! Solo raramente qualcuno sa aggiungere qualcosa di "NUOVO", ma spesso sono solo modeste variazioni a ciò che c'era già. “ oggi tantissimi. „ Fonte Wikipedia 1800, 978 milioni 1900, 1.650 milioni 2000, 6.070 milioni |
| inviato il 31 Agosto 2016 ore 13:29
Non credo che alcuni fotografi anche in questo sito abbiano un comportamento mimetico. Guarda le foto di Luigi Piccirillo: quasi nessuno fotografa cosi'. Quando pubblica una foto lo riconosco prima di leggere il suo nome. |
| inviato il 31 Agosto 2016 ore 13:33
Certo tra i 7 miliardi di esseri umani che vivono oggi e' come cercare un ago in un pagliaio. Ma queste persone che padroneggiano la fotografia esprimendosi in un modo originale esistono, sono sempre esistite. |
user5652 | inviato il 31 Agosto 2016 ore 14:16
L'eccezione conferma la regola. Rimane il fatto che TUTTI abbiamo imparato da altri che ci hanno preceduti. La foto-grafia come la calli-grafia rivela sempre un'impronta personale. Vogliamo comunque chiamarlo " l'impero delle scimmie "? E così sia! |
| inviato il 31 Agosto 2016 ore 14:31
“ E' l'impero della scimmia, cioe' del comportamento di copiare gli altri fotografi per piacere di piu'. L'esplosione delle attrezzature sovradimensionate che producono fotografie mediocri. Qui e' il fotografo che deve uscire fuori, viaggiare nel mondo e ritornare a un proprio linguaggio originale e percio' riconoscibile tra tanti, oggi tantissimi. „ Ormai è innegabile che esistono due approcci distinti alla fotografia: 1) il primo è il collezionista di gadget, cintura nera di cambio brand, formato, obiettivi ecc. perchè la passione è il collezionismo, e costui quando fotografa non trova una propria dimensione, il che lo porterà a cambiare ancora e poi ancora alla ricerca di quel qualcosa che forse non troverà mai. Di solito i forum sono intasati da questi soggetti secondo i quali per fotografare non puoi scendere a compromessi e quindi l'unico mezzo adatto è il banco ottico... 2) il secondo approccio è quello Fotografico con la F maiuscola. La ricerca di un proprio stile, di un proprio tocco, di una rappresentazione personalissima della realtà che lo circonda. costui può scattare una fotografia con qualsiasi mezzo abbia in mano, la sua realizzazione emozionerà, farà volare la fantasia, susciterà emozione. Di fatti si tratta di due modi di intendere la vita talmente distanti tra loro da rischiare l'incomunicabilità. Sicuro che in una società improntata al consumismo sempre più esasperato "l'impero delle scimmie" colpirà ancora. |
user5652 | inviato il 31 Agosto 2016 ore 14:31
“ Guarda le foto di Luigi Piccirillo: quasi nessuno fotografa cosi'. „ Guardate, belle foto! Ci sono scatti molto diversi ed io che non sono un "foto-grafologo" faccio fatica a riconoscere un unico stile come filo conduttore. Originali le volpi, soprattutto quelle sospese per aria. |
| inviato il 31 Agosto 2016 ore 14:36
Beh io non la metterei cosi' .... suona in modo quasi offensivo.... ma per un fotografo che si esprime in modo originale e ben riconoscibile ce ne sono decine di migliaia come noi che guardiamo i dati della foto che ci piace e l'attrezzatura con cui e' stata fatta e ci illudiamo che attrezzandoci in modo adeguato riusciremo a farne una ugualmente bella. Questo non e' il pianeta delle scimmie... e' il mondo degli uomini. |
| inviato il 31 Agosto 2016 ore 14:54
Quoto quasi in toto Daniele Ferrari. Prima si copiava da "LIFE" ora copi dal tuo amico di FB che ha più like. Un po' come se un appassionato di calcio avesse come riferimento l'amico che segna di più ai giardinetti invece di Messi o Ronaldo (per citare due nomi a caso). Quelli bravi ci sono sempre e anzi con internet, sapendo cosa guardare e cercare, hanno maggiori fonti di idee e spunti. Poi in realtà il discorso è ovviamente più complesso: il linguaggio fotografico, come qualsiasi linguaggio, lo fa evolvere chi lo usa. Per cui essenzialmente la massa (vedi ad esempio il fenomeno selfie). Sta poi al "genio" fotografico sfruttarne le varie componenti per formare delle "poesie con la luce". E inoltre è proprio cambiato il modo di fruire certe tipologie di fotografie. Sia perché col digitale la fotografia è meno percepita come documento inconfutabile (non che prima del digitale non si potessero fare taroccamenti eh!) sia perché su certe tematiche la fotografia amatoriale ha addirittura dei vantaggi. Penso che ad esempio a molti interessi vedere le foto in "tempo reale" della situazione di Amatrice (magari pre-selezionate da qualche testata) scattate dai telefonini dei soccorritori piuttosto che un servizio "patinato" fra un mese. Per cui certi generi fotografici credo andranno a scomparire... |
user5652 | inviato il 31 Agosto 2016 ore 15:31
Ritornando all'articolo linkato nel post iniziale, ai miei occhi suona come "il canto del cigno". |
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