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Letture







avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 15:00

Il "non leggeteli" è mitico...ma dipende,puo' sembrare un paradosso,da interpretare in una chiave di lettura.
Alcuni sono veramente corti,altri sono stati segnalati diverso tempo dopo,la data di uscita,per cui in realta' non erano cosi' letti...In uno compare l'ideologia in modo spiccato,un altro paragona il fotografo al medico.
Lo sfogliare il libro porta in uno spazio a se e distante, dalle foto che si vedono,i concetti sono ponderati e sembrano acquisire un ordine,poi c'è il web e si viene sballottati in una realta' completamente differente e personalmente trovo difficolta' a relazionarmi,con le immagini che vado ad osservare.

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 15:19

Non leggeteli...
nessuno di questi e nessuno in assoluto.

Finireste per perdere la vostra individualità all'unico scopo di uniformarvi alla massa.
Non ha molto senso farlo.

Ognuno di noi ha una sua personalissima visione della realtà e della fantasia,
ed è per questo che nessuno è uguale a nessun altro...
almeno finchè non cominciate a leggere libri di questo genere.

Adesso non datemi addosso, è solo la mia personale opinione sulla questione...
tutta mia perchè non l'ho letta in nessun libro !!! ;-)

Posso essere d'accordo solo se si ritiene di padroneggiare la tecnica fotografica al 100% in tutto e per tutto. Chi potrebbe dire questo? Direi pochi (e dentro ci metto tutto dalla ripresa alla post produzione). Quindi chi dice che leggere e guardare le foto dei grandi per apprendere la tecnica svilisce l'estro personale, a mio avviso penso non dica il vero. Rispetto comunque la tua opinione.

Solo quando hai imparato la tecnica per andare in bicicletta, potrai goderti il paesaggio.

Ah, la frase non è mia... l'ho copiata! MrGreen

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2016 ore 19:56

Invece credo che tecnica conti ma libri postati in molti casi non ne parlano ma parlano di concetti e sono quelli per me i migliori e da leggere

user86925
avatar
inviato il 23 Aprile 2016 ore 0:29

...parlano di concetti e sono quelli per me i migliori e da leggere


anche per me.

avatarsenior
inviato il 28 Marzo 2018 ore 14:40

@ Diego Moscati: sul ritratto in genere (non solo fotografico) ho appena ordinato questi due:
www.einaudi.it/libri/libro/edouard-pommier/il-ritratto/978880615525

e

www.carocci.it/index.php?option=com_carocci&Itemid=72&task=schedalibro

specifico che ovviamente ancora non li ho letti ma mi sono stati raccomandati da un esperto in arte e pittura (mio fratello, MrGreen)

avatarsenior
inviato il 28 Marzo 2018 ore 16:34

Ho dato un'occhiata... sembrano davvero molto interessanti...
Soprattutto il secondo sembra più trasversale e meno incentrato sulla pittura rispetto al primo.

Il problema, in generale, è che pur non dubitando sulla bontà degli autori, ho sempre timore di riuscire a centrare gli argomenti che voglio approfondire. E possibilmente senza farmi venire troppo (un po' è ammesso) mal di testa.

Per cui ho attualmente una ventina di "saggi" su fotografia/arti visive che popolano da anni la mia lista desideri...

avatarsenior
inviato il 29 Marzo 2018 ore 8:34

Sull'invito a non leggere libri fotografici onde non esserne influenzati, mi permetto di dissentire per due motivi.
In primo luogo anche non leggendo libri sulla fotografia siamo sempre e comunque influenzati perché viviamo comunque immersi in un mare di immagini. Immagini dalla televisione, immagini dalla cartellonistica pubblicitaria, immagini dal cinema, immagini dai giornali e dalle riviste e dai fumetti, immagini in cartolina, immagini dalle chiese e dai musei, oggi poi immagini a migliaia da internet, si bambini ed alle bambine poi viene messo in mano un bel tablet fin dal primo anno di età e subito hanno modo di vedere Hello Kitty Peppa Pig e principessine Waltdisneyane in modo da creare la precoce fedeltà alla marca che li incollerà per tutta la vita: Le bambine apprendono che l'unico colore esistente è il rosa e crescono con questa particolare stereotipia cromatica destinata ad affliggerle per tutta l'esistenza.
In secondo luogo qui si parla soprattutto di testi di analisi del medium fotografico sotto aspetti che vanno ben al di là dei consigli tecnici. Libri come quelli della Sonntag o di Barthes contengono al massimo una decina di fotografie ma sono densi di concetti che fanno riflettere e creano molta maggiore consapevolezza du quello che stiamo facendo. Certo che possono influenzare ciò che facciamo e possono cambiare il nostro modo di far foto, proprio perché ci rendono più capaci di discernere e capire quale possa essere la nostra personale via nel mare magnum delle immagini. Queste letture possono portare al cambiamento dalla foto casuale del vacanziere al progetto consapevole, dallo scatto " 'ndo cojo cojo" frammentario e senza capo ad una fotografia orientata, da queste letture infine possono nascere nuove idee per nuovi progetti.

avatarsenior
inviato il 29 Marzo 2018 ore 22:24

Una buona lettura è sempre un arricchimento. Per motivi di tempo non riesco a frequentare workshop ecc. ma riesco a consultare buone letture sia su aspetti più o meno tecnici che di immagini. Da entrambi si impara e si affina il proprio gusto e quindi carattere della produzione fotografica. E' come un'evoluzione che viene arricchita da continui aggiornamenti e spunto.
Concordo con Andrea; le letture non ci influenzano assolutamente, anzi !
Buona serata e buona Pasqua a tutti !

avatarjunior
inviato il 11 Aprile 2018 ore 9:11

Andrea: Le bambine apprendono che l'unico colore esistente è il rosa e crescono con questa particolare stereotipia cromatica destinata ad affliggerle per tutta l'esistenza.

Combattere gli stereotipi con i peggiori stereotipi: lo stai facendo bene!

Intanto, fino a prova contraria le donne hanno sensibilità per il colore e per le sue sfumature nettamente superiore ai maschi. Se per noi esistono rosso, blu e verde, per loro ci sono cremisi, tortora e cinerino. E che il rosa "affligga" l'esistenza delle donne mi pare una sparata degna del peggior veterofemminismo militante, che ha sfasciato la società e prodotto la guerra tra i generi ed il sessismo VERO dilagante, che fa vedere alle donne il genere maschile come il nemico da combattere e agli uomini il genere femminile come un pericolo da cui stare in guardia. Forse, ad affliggere l'esistenza delle donne contemporanee è la loro mascolinizzazione, il pretendere di annullare la loro natura, in nome del perseguire un'eguaglianza non della dignità (che è sacrosanta) ma degli interessi, delle condizioni di vita, di lavoro, che sono del tutto innaturali. Il bel risultato è che oggi le donne sono assai più infelici delle loro nonne. Ma per i geni del politically correct questo è un prezzo del tutto irrilevante, da pagare in nome delle loro battaglie ideologiche.

Scusate lo sfogo forse OT, ma questi temi mi toccano dei nervi scoperti.

avatarsenior
inviato il 11 Aprile 2018 ore 10:59

@David the Gray:
fino a prova contraria le donne hanno sensibilità per il colore e per le sue sfumature nettamente superiore ai maschi

mi spiace ma a me risulta che la fisiologia di coni e bastoncelli dell'occhio maschile e femminile sia uguale non mi risulta che ci siano androftalmologi e ginecoftalmologi, quindi, se mai, sei tu a dovere fornire la prova contraria. Ho lavorato nel campo della stampa di tessuti dove si vive di precisione del colore e accostamento degli stessi nelle varianti colore. Non mi risulta che le donne abbiano una migliore o peggiore o comunque diversa percezione dei colori, se si vuole sapere se un colore è a campione non è che si chiama una donna, se si vuole essere scientificamente certi si legge il colore con lo strumento e la luce giusta, non ci si rivolge a una donna o un maschio perché sono migliori/peggiori. E' vero che per l'accostamento dei colori (variantatura), vengono spesso impiegate donne. Esistono variantiste e variantisti specializzati per mercato di destinazione, la/il variantista che fa i colori per l'america è diversa/o da quella/o che fa i colori per la germania o per la francia, inoltre per cultura lo stampato è molto più usato nell'abbigliamento femminile che in quello maschile. ma il motivo di questa sovrarappresentazione femminile nei variantisti non è la diversa fisiologia della vista ma è semplicemente un motivo culturale.
oggi le donne sono assai più infelici delle loro nonne

anche questa è un'affermazione senza alcuna dimostrazione, hai fatto un'indagine statistica-sociologica in merito?
Se ho affermato certe cose sul rosa è perché ne ho diretta esperienza: nella scuola serale per estetiste dove insegno, se affido un compito di creare una grafica pubblicitaria ottengo il 90% di risultati simili e stereotipati appunto, tutte esclusivamente giocate sul rosa/rosantico/cipria/fuxia/ciclamino/cerise (come vedi sono un maschietto ma vedo anche le sfumature del rosa), quando, se uno va a vedere le grafiche dei marchi leader nell'estetica, che son studiati da chi è professionista, questa ossessione coloristica non esiste; ne emerge una specie di daltonismo selettivo, culturalmente allevato, una vera e propria sottocultura del colore e totale mancanza di fantasia, quasi sempre presente nei ceti meno agiati e meno acculturati ma anche altrove, che viene scientemente ricercata coltivata e sfruttata dall'industria, in primo luogo quella dello spettacolo e dell'entertainment per bambini, con tutto il giro d'affari del merchandising collaterale, dalle case produttrici di giochi, di abbigliamento ecc ecc. dunque assistiamo al conformismo dilagante, al moltiplicarsi di bambine tutte vestite con gli stessi colori tutte con gli stessi giochi tutte con il merchandising della Walt Disney, tutte con Hello Kitty tutte con Peppa Pig e via dicendo.
Naturalmente esiste anche il corrispettivo maschile del fenomeno: tutti i maschietti con Cars, l'uomo ragno ecc. ecc. ed il veterofemminismo in tutta questa analisi non c'entra proprio nulla.

avatarsenior
inviato il 11 Aprile 2018 ore 11:02

seguo

avatarjunior
inviato il 11 Aprile 2018 ore 11:10

Chi ne ha voglia dovrebbe prendersi la briga di elencare nel primo post tutti i libri citati, magari in ordine alfabetico e tematico.. Altrimenti diventa poco fruibile..

avatarsenior
inviato il 11 Aprile 2018 ore 11:53

DavidtheGray: il femminismo non c'entra proprio nulla. Tutte le mie affermazioni sui colori se vogliamo trovano un parallelo in quanto sta accadendo nel settore alimentare e ristorazione. Anche qui sta dilagando l'abitudine di portare i figli a mangiare da McDonald's, viene proprio usata come "meccanismo premiale", "se ti comporti bene ti portiamo da McDonald's". Il risultato anche qui è la stereotipia l'omologazione ed il conformismo alimentare. Le nuove generazioni di italiani assimilano il gusto Coca_Cola Hamburger e perdono tutta la palette dei gusti alternativi esattamente come le bambine perdono la palette dei colori alternativi. E la sottocultura alimentare americana dilaga con il moltiplicarsi di catene di ristorazione steakhouse, spaghetterie pizzerie nella patria della trattoria. In tutto questo possiamo dire che la fisiologia del gusto femminile è diversa da quella maschile? O che la fisiologia del gusto degli italiani sta subendo un cambiamento genetico assimilandosi a quella americana? evidentemente no, le papille gustative degli italiani (e delle italiane) continuano ad essere le stesse quello che cambia è la cultura alimentare che si assimila al modello industriale-commerciale americano, a detrimento della fantasia e della varietà gastronomica tradizionale nostrana.
Scusate il pippone fuori tema.

avatarjunior
inviato il 11 Aprile 2018 ore 14:16

@Andrea (consideratelo un dialogo, ormai siamo fuori tema).

Non mi riferivo ad una capacità fisiologica dell'occhio umano, ma qualcosa legata alla struttura mentale differente che hanno uomini e donne in tutte le culture del mondo.

Ci sono parecchi studi su questi temi, ma sia quelli che spingono da una parte che quelli opposti sono infarciti di bias. Non sono le scienze "dure" a stabilire se vince "nature" o "nurture", e questo genere di dibattiti resteranno sempre aperti. Quelli che hanno formato la corrente di pensiero dominante (molti di origine scandinava), una volta messi alla prova si sono sciolti al sole, ma ormai il danno è fatto e la guerra dei generi è in corso. Semplicemente, allora, osserviamo quando sia esperienza comune che quando si tratta di scegliere colori per, che ne so, tinteggiare una casa, rifare un divano o delle tende, scegliere capi di abbigliamento, ben difficilmente si produrrà qualcosa al di fuori della banalità se le scelte sono compiute da un uomo (non sto parlando di persone specializzate, ma di esperienze comuni), a meno che costui sia gay (e anche questo dovrebbe farci capire che forse non sono cliché provocati dall'indottrinamento della Walt Disney, idea che mi pare veramente una banalizzazione). Non mi risulta che le donne vadano in giro tutte vestite in rosa, o arredino le case facendo prevalere il rosa. Mentre sappiamo tutti che il repertorio coloristico maschile medio - per esempio nell'abbigliamento - è ben più limitato di quello femminile. E questo non cambia anche se tu sai distinguere il pervinca.

E' vero che il mondo dal Novecento è stato un po' sovraesposto all'imprinting della cultura americana, che ha lasciato i segni (e molti sono positivi!). Era quanto di meglio ci fosse a disposizione, se non altro per i mezzi (non solo economici) che aveva a disposizione. Ma limitarci a osservare questa evidenza significa guardare solo una parte del fenomeno. Più andiamo avanti, più siamo bombardati da una miriade di stimoli culturali (includo anche quelli alimentari) che provengono da tutto il mondo. Questo può essere arricchente. Per me lo è, mi godo tutto il meglio che ha da offrire, dagli hamburger buoni (non quelli di Mc Donalds) ai ramen giapponesi ai thali indiani, anche se non quanto quando sono sul posto. Senza perdere di vista le meraviglie della cucina italiana. E, in questo modo più vario, mi godo Samurai Gourmet in Giapponese su Netflix! Questa è la direzione in cui ci stiamo muovendo: un mondo che ci offre una vastità di esperienze senza precedenti. Quella dei fast food è una moda superata, ed i relativi allarmismi si sono dimostrati inutili (come gran parte degli allarmismi).

E poi, non si può arginare il dilagare dei modelli americani semplicemente chiudendo le frontiere. Quando si propone qualcosa di altrettanto valido, la gente è in grado di apprezzarla, ci sono migliaia di esempi. I cartoni Disney semplicemente sono stati di livello superiore alla concorrenza, e per questo hanno dominato nei gusti dei ragazzini. Possono non starti simpatici gli americani (a me lo sono come tutti gli altri popoli, incluso il nostro: pieni di gente meravigliosa e pieni di × totali, a tutti i livelli), ma Cars è indiscutibilmente un bellissimo cartone animato. La mia generazione, comunque, forse è stata più influenzata dai cartoni giapponesi che dai Disney.

E' omologazione/paraocchi anche pensare che il caffè italiano o la pasta siano le uniche cose buone del mondo. Ben vengano quindi steak houses, ristoranti cinesi, kebap, tandoori, ecc. (purché siano locali di un livello decente, perché molti credono veramente che la cucina cinese sia quella dei ristoranti da 10 euro, e questo è una pessima cosa). Arricchiranno il panorama delle nostre scelte, e se qualcuno si fa monopolizzare dall'hamburger e dalla Coca Cola è perché comunque sarebbe perso e senza speranza.

Alla fine, forse quello che è veramente a rischio è l'educazione al senso critico. E questa dipende solo dalla progressiva riduzione (quando non rinuncia) della scuola nel proporre i modelli che formano il pensiero, dal latino a Dante a tutta una serie di altri elementi. E allora si arriva al punto che si seguono mode e campagne stampa e si crede che ci sia un allarme "femminicidi". Quando la Lucarelli viene considerata maestra di pensiero, forse è troppo tardi.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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