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oggi ovviamente non è possibile dimostrare ne' l'esistenza di alieni e nemmeno l'esistenza.
“ Da più di 60 anni il progetto Seti scandaglia lo spazio a noi prossimo, raggio di circa 100 anni luce, alla ricerca di segnali, sia a radiofrequenza sia ottici, che siano attribuibili ad intelligenze aliene, ad oggi nulla è stato rilevato. „
La mancanza di riscontri dal progetto SETI non ha dimostrato nulla. Come ho scritto, captare un segnale radio casuale di una civiltà anche solo entro un raggio di 10 anni luce, richiederebbe strumenti con una sensibilità fantascientifica. Il progetto SETI era come usare una una Canon 350D e plasticotto 18-55 per ricevere da Marte un segnale fatto oscurando una candela.
Forse, ma con mille dubbi, avrebbe potuto essere ricevuto un segnale estremamente potente, dell'ordine dei GW, inviato con un sistema estremamente direzionale puntato esattamente alla Terra.
Mi ripeto non mi ha cagato nessuno troppi post poi non si capisce nulla. Dato che non abbiamo prove di pianeti sulle altre galassie sono solo ipotesi la nostra galassia è l'unica ad averne ?
Scusa Juliana, pensavo di essere in tema rispondendo a Fabio…. non capisco cosa intendi con “scusa anche a te da fastidio etc etc”, non mi sembra di aver mancato di rispetto, ho detto la mia xche' mi sembrava che , in qualche commento, fosse saltato fuori il discorso delle probabilità, se così non fosse chiedo venia, non mi interessa star qui a litigare o comunque a discutere con chi ho visto che è diametralmente opposto al mio pensiero (e il discorso è extra UAP, non amo in generale le persone che hanno la certezza assoluta in tasca e magari dileggia chi non la pensa nello stesso modo). Vi saluto, buona serata
Capisco il tuo punto di vista. Sono 'astrofilo' e appassionato di quanto il cosmo possa offrirci da numerosi anni. Come sai tendo ad essere il più possibile rigoroso nel linguaggio; non per "salire in cattedra" (se ne ho dato l'impressione mi scuso, chi sono io per dare lezioni?) ma perché accade che il linguaggio tecnico possa essere interpretato, cadendo in errore, secondo il senso comune. Quando avviene si finisce nelle 'trappole' o per meglio dire si attribuisce a qualcosa, come un valore numerico, un significato che non ha, soprattutto nella realtà fisica. (E capita spesso anche a me, non sono certo esente da errori).
Detto questo non volevo sminuire un'equazione matematica o una convinzione di qualche credente/osservante o fermamente convinto; o le numerose osservazioni di fenomeni/velivoli(?) (io stesso 'ho visto') che non sappiamo spiegare. Concordo con te, conosciamo ancora poco dell'universo in cui viviamo e spero veramente che il sogno di captare una qualche anomalia significativa si verifichi e si possa documentare senza dubbi, o che si possa perché no incontrare qualche forma/oggetto che ci segnali di non essere i 'soli' (e non lo siamo/saremo/siamo stati) nell'immensità del cosmo.
Ciò non toglie che le possibilità, come ebbe anche a dire il nobel Carlo Rubbia intervistato in proposito anni fa, sono davvero misere. E' questo purtroppo è un fatto.
" mi fanno ridere quando si fanno domande (ovvie) sul xchè non dovrebbe esistere altra vita al di fuori di questo piccolo, insulso puntino blu, tipo : come hanno fatto a trovarci ? come fanno ad arrivare fin qui? ..."
E poi l'elegia del post di Paolo M...
Se delle domande, leggittime e sensate, ti fanno ridere, significa che non hai rispetto di chi le pone, se tu lo avessi, proveresti a dare delle risposte, o sbaglio?
“ Riguardo la possibilità di viaggiare alla velocità della luce, non è impossibile per limiti tecnici, ma per limiti fisici, nessuno, qualsiasi sia la tecnologia a disposizione viaggerà alla velocità della luce, e nemmeno a velocità prossime. La luce è formata da fotoni, che hanno massa nulla e vita infinita, il fotone può essere distrutto da altre particelle, ma non può decadere. „
Quello che dici è valido allo stato attuale delle nostre conoscenze. Per secoli nelle università si è insegnato fisica e chimica considerando con attenzione le caratteristiche e le qualità del flogisto. Non è che lo facessero per puro cazzeggio, erano profondamente convinti di quel che insegnavano, dell'esistenza del flogisto e della necessità della sua esistenza. Pensare che le nostre convinzioni di oggi, sia pur suffragate da esperimenti, teorie robustissime e cose che chiamiamo "evidenze" eccetera tra qualche secolo non possano essere sconfessate è un po' presuntuoso, mi pare. E nel frattempo la nostra esplorazione dell'universo mi pare a uno stadio talmente non dico primitivo ma limitato sì, che resto della mia idea: non ne sappiamo abbastanza per poter sapere con certezza se ci siano altre forme di vita simili alla nostra (continuo ad evitare la locuzione "vita intelligente" riferito a noi perchè mi fa ridere) e probabilmente anche le nostre strutture concettuali non sono adatte a questo compito: per quanto possiamo essere avanti siamo ancora indietro. Ovviamente, alla luce di quanto ho scritto, anche questa mia convinzione potrebbe essere del tutto farlocca.
Ti pongo un'altra domanda Io sono alta 1,925 m, capelli, occhi e carnagione chiara, peso 78kg e calzo il 39, nel raggio di 1km da casa mia, quante altre persone ci sono con queste caratteristiche? Oltre al risultato spiegami pure il procedimento da te utilizzato.
Ripassiamo insieme il significato di tre parole che mi sembrano importanti.
inverosìmile (meno com. inverisìmile) agg. [dal lat. tardo inverisim?lis, comp. di in-2 e verisim?lis «verosimile»] . – Non verosimile, che non ha l'apparenza di essere vero e reale (o, in opere d'invenzione, che manca di corrispondenza con la realtà): fatto, racconto, notizia, affermazione i.; personaggi, situazioni i. (in un romanzo, in un'azione scenica); la soluzione del film è i.; con valore neutro in funzione di predicato: è i. che si siano potuti accordare prima. Sostantivato: narrazione fondata sull'i.; la cosa ha dell'i., rasenta l'inverosimile. ? Avv. inverosimilménte (meno com. inverisimilménte), in modo inverosimile, quasi incredibile: lo trovai inverosimilmente calmo, dopo lo spavento che aveva avuto.
impossìbile agg. [dal lat. tardo impossib?lis, comp. di in-2 e possib?lis «possibile»] . – 1. a. Che non è possibile, sia in senso assoluto sia in relazione a determinate persone o circostanze (o anche, con uso estens. e iperb., che è cosa assai difficile): i. ad accadere, a farsi, a dirsi, a pensarsi; impresa, sogno i. a realizzarsi; credere, ritenere i.; guarigione, difesa i.; ogni ulteriore resistenza era i.; a Dio nulla è i. (e con riferimento enfatico a persona influente, che ottiene con facilità ciò che vuole: a lui, o per lui, niente è i.); problema d'i. soluzione; è materialmente i. fare in tempo; mi è i. accettare, accontentarti; è i. andare avanti così; è umanamente i. durare in questa situazione; con la negazione, non è i., ammettendo che una cosa, per quanto difficilmente, possa accadere o abbia qualche probabilità di esito. In matematica, sistema i., locuz. talora usata, impropriam., per sistema (di equazioni) incompatibile. Figure i., particolari rappresentazioni prospettiche che risultano da costruzioni geometriche tridimensionali volutamente incongrue e non corrispondenti ad alcun oggetto reale o comunque materialmente costruibile, ma tali da produrre effetti illusorî e paradossali. Nel linguaggio giur., reato i., quando, per la inidoneità dell'azione o per la inesistenza dell'oggetto di essa, non può aver luogo l'evento dannoso o pericoloso che costituisce il reato. Pare i.!, come esclam., a proposito di fatti veri ma che si stenta quasi a credere tali; analogam.: pare i. che tu capisca sempre a rovescio; sembra i. che non ci sia una fontana in tutta la zona. Enfatico il superl. impossibilissimo. b. Sostantivato, con valore neutro, ciò che non è possibile: volere, desiderare l'i., pretendere l'i.; fare l'i., fare ogni sforzo, tentare ogni via, ogni mezzo per riuscire; tentare l'i., accingersi a un'impresa pur conoscendo l'estrema difficoltà di riuscita. 2. Con sign. particolari (dovuti in genere a ellissi di un verbo): essere in una situazione i., intollerabile; fare una vita i., affannosa, agitata, o irregolare, disordinata, ecc.; uomo, donna i., o di carattere i., insopportabile, intrattabile; avere gusti i., far discorsi i., bizzarri, stravaganti. Fam., di cibo o bevanda che non si possono mangiare o bere, perché cattivi: una minestra, un vino i.; analogam. d'altre cose: sigarette i., che non si possono fumare per la pessima qualità del tabacco o perché troppo forti; una strada i., su cui non si può camminare perché malagevole, con fondo stradale molto dissestato.
improbàbile agg. [dal lat. improbab?lis, comp. di in-2 e probab?lis «probabile»] . – 1. Non probabile, che ha scarse probabilità di avvenire: ritengo i. la sua venuta; la riuscita è estremamente i.; con la negazione, non è i., di cosa che si ammette possa avvenire. 2. Poco verosimile, che difficilmente può corrispondere alla realtà, e perciò poco credibile: una situazione, una trama i. (in un racconto, in un film); un personaggio improbabile.
@ Angor. Non è una domanda polemica, anzi, ma visto che sto SETI non serve a nulla perché ancora esiste? Possibile che fisici, astronomi... non capiscano na cippa di quello che fanno? Poi riguardo la vita di cui parlavi qualche post fa, la terra ha 4,5 miliardi di anni, noi siamo apparsi circa 3 milioni di anni fa, non è stata proprio una cosa semplice e rapida, se ci aggiungi che abbiamo avuto la fortuna della catastrofe che ha causato l'estinzione dei rettili, che dominavano il pianeta da oltre 170 milioni di anni, e senza la quale i processi evolutivi sarebbero stati diversissimi, converrai che la vita intelligente, come la intendiamo, sia non proprio probabilissima.
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