| inviato il 19 Gennaio 2025 ore 14:51
No, non credo stia a noi. Credo innanzitutto che noi si abbia il DOVERE di rifiutare di fare uno scatto senza compassione. Ma credo che il DOVERE di un fotografo sia quello di entrare in sintonia con l'evento e fotografarlo con la massima delicatezza possibile. Con compassione appunto. Una fotografia di un momento doloroso puo' valere molto in senso umano se ben scattata. Se tuttavia ci si rende conto di non riuscire a realizzare uno scatto che non sia soltanto una immagine brutale di un momento di sofferenza e' giusto non scattare. Ma non e' questo il mestiere di un buon fotografo. |
| inviato il 19 Gennaio 2025 ore 18:08
Sono sicuramente testimonianze interessanti. Ritengo però che vadano ragionate su piani emotivi nettamente diversi. |
| inviato il 19 Gennaio 2025 ore 20:31
Anche NON scattare è importante. E' questo il motivo della discussione ,.....o no? |
| inviato il 19 Gennaio 2025 ore 20:45
Certo. Sto discutendo del fatto che notizie diverse vadano valutate su piani emotivi diversi. |
| inviato il 19 Gennaio 2025 ore 21:06
È importante documentare qualcosa che potrebbe essere rilevante per i posteri? Penso di sì, lo è. È importante fotografare una situazione che mostra una persona in una situazione imbarazzante, ma che non ha alcuna rilevanza storica? Direi di no, non è importante immortalare questa situazione. |
| inviato il 21 Gennaio 2025 ore 17:17
“ È importante fotografare una situazione che mostra una persona in una situazione imbarazzante, ma che non ha alcuna rilevanza storica? Direi di no, non è importante immortalare questa situazione. „ si, in buona sintesi sono d'accordo. |
| inviato il 22 Gennaio 2025 ore 17:02
Un pessimo esempio di mostrare sempre e comunque immagini - noterete che non uso né il termine fotografare né il filmare - viene dato dall' esercito di interdetti con il quale ci tocca convivere, che pur di strappare una risata od un emoticon alla Munch rinuncerebbero piuttosto a soccorrere una persona spiaccicata da un'auto che a pubblicarne l'immagine. E qui la pur Nobile discussione passa di mano davanti a queste entità Minus habens , che di fatto direi non si pongono in assoluto il problema a differenza nostra. |
| inviato il 27 Febbraio 2025 ore 10:23
Riprendo questa discussione perché (purtroppo) sono fresco di esperienza personale: ieri sera, durante il riscaldamento, una giocatrice di pallavolo si è fatta molto male ricadendo da un salto, al punto che è stata necessario portarla via in barella fra lo choc delle compagne di squadra. Quindi che fare? Scattare o non scattare, ovviamente sempre rimanendo nel limite di quanto serviva per raccontare un qualcosa che purtroppo fa parte dei rischi di ogni competizione sportiva. Quindi per dire, non avrei comunque indugiato sulle conseguenze dell'infortunio o sul volto in lacrime dell'infortunata. Il silenzio calato sul palazzetto (di norma durante il riscaldamento il casino è al massimo perché sparano musica a palla) e il terrore dipinto sui volti delle compagne mi hanno frenato. Anche perché essendo comunque attaccato al campo, significava di fatto puntare direttamente la macchina fotografica in faccia alle giocatrici e non mi sembrava il caso. Alla fine, con molta discrezione qualcosa ho scattato, cercando soprattutto di capire il "mood" delle compagne
 Tutto questo per dire che alla fine la valutazione su quello che ci sembra giusto o meno sulla carta o da divano (io stesso avevo comunque commentato che se fa parte del tuo lavoro devi farlo, poi al massimo decidere cosa fare delle foto) quando ti ci trovi direttamente dentro è destinata inevitabilmente a mutare a seconda del contesto. |
| inviato il 27 Febbraio 2025 ore 10:30
Penso che, se a scattare le foto fossero delle macchine, immortalerebbero tutto. Ma siamo umani, e se, in quanto tali, proviamo sentimenti (cosa non sempre scontata) ed empatizziamo con il momento, non è detto che ci venga naturale riprendere in modo asettico una scena drammatica, a meno che non abbia un'importanza tale da renderlo necessario. Ottima scelta, comunque, la tua: raccontare il momento attraverso le espressioni delle compagne. |
| inviato il 27 Febbraio 2025 ore 11:11
Bella storia Alessandro. Quando ci sei di mezzo, è comunque interessante (al netto della sventura, intendiamoci) il fatto stesso di dover decidere, e come dici tu saltano i ragionamenti teorici e interviene anche la sensibilità/sesto senso/intuizione: come per te che hai ritenuto importante immortalare non tanto l'incidente o l'atleta, ma l'atmosfera anomala creata dall'evento. |
| inviato il 27 Febbraio 2025 ore 11:23
“ Le foto che NON ho fatto: vacanza in Abruzzo post terremoto (2/3 anni dopo non ricordo bene). Mi trovo a passare per Onna, uno dei centri che ha pagato il tributo più alto. Decido di scendere. Macchina fotografica al collo il primo scorcio che mi si presenta una casa distrutta con mezza stanza da bagno squarciata ma ancora in piedi. Da un armadietto spalancato spuntano i detersivi che usavo (uso) anche io per la doccia. Spenta la macchina, visitato in silenzio le rovine, per quanto possibile. Per riprendere un discorso sensato con mia moglie ci abbiamo messo più di un'ora. La stessa immagine che non ho ripreso poi la ho ritrovata su internet ripresa da chi era lì con intenti cronistici. Stessa immagine, due scelte diverse. Entrambe, a mio avviso, assolutamente corrette. „ Ma tu sei un fotografo/reporter, o simili? Un reporter deve documentare, se si mette a farsi problemi etici/sentimentali forse dovrebbe fare un altro lavoro. In una guerra tutto è sofferenza, cosa rimarrebbe? Per gli altri è diverso: come privato cittadino, dove sta scritto che io devo necessariamente documentare qualcosa? Il mio rimestare nella sofferenza altrui avrebbe un' utilità, oltre a qualche stampa da condivere o postare su juza? Sarebbe qualcosa di più di turismo del disagio/degrado/sofferenza? |
| inviato il 27 Febbraio 2025 ore 12:47
“ In una guerra tutto è sofferenza, cosa rimarrebbe? „ Tuttavia, questo è un gioco e non una guerra. |
| inviato il 27 Febbraio 2025 ore 16:11
Assumo che siamo in un contesto in cui tutti i fotografi sono accreditati e dispongono di liberatoria per l'uso degli scatti. Quindi nessun problema di privacy. Dunque tutto può essere ripreso e volendo anche pubblicato. Detto ciò, dato che mi è capitato, ho deciso di non scattare perchè non era gradito. Però resta un fatto personale. Anche se in contesto diverso ci sono diversi spunti qui: fotocomefare.com/street-photography-e-privacy-un-bel-guazzabuglio-alli “ Legge ed etica non coincidono... „ “ più che alle leggi mi affiderei alla coscienza e al buon senso. „ “ prima di tutto, devi usare la tua coscienza. Se la legge ti permette di fare una foto, però è evidente che il soggetto non desideri essere fotografato, allora evita di farlo, rispetta il suo desiderio indipendentemente, anche se la foto risulterebbe eccezionale... „ “ scattare una foto non ne implica la pubblicazione... „ |
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