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S0what, semplicemente perché ci sono alcuni (pochi) utenti nel forum che demonizzano la tecnofilia e gli acquisti compulsivi che il più delle volte sono segno della mediocrità devastante dei fotoamatori.
Ed in effetti, questa preponderanza di "facili palliativi", è poi uno dei principali motivi del degrado culturale che viviamo un po' in tutti i campi.
“ Non si scappa, possiamo forse solo cambiare il nostro approccio. „
Già: così siam fatti, non si scappa. Un po' di consapevolezza, ed effettivamente un cambio di prospettiva son una buona ricetta.
“ è poi uno dei principali motivi del degrado culturale che viviamo un po' in tutti i campi. „
Probabilmente non è il facile palliativo la causa principale, non da solo intendo, ma potrebbe esser un rafforzativo: la facile soluzione implica meno impegno, che a sua volta porta ad ulteriori facili soluzioni. Son 2 cose collegate, una alimentata dall'altra.
Certo, quando si parla di cultura si intendono forme di potere che passano dalla sociologia alla psicologia ai linguaggi di comunicazione ecc ecc. Non sono mai motivazioni dirette e granitiche :)
A me il vuoto esistenziale (fotografico..... ) mi viene quando credo di aver fatto bellissimi scatti... poi invece mi rendo conto che se ne salvo un paio è grasso che cola... e in più penso che prima che mi ricapiti una Gionata così proficua di incontri sarà chissà quando... Ecco lì si che mi piglia un pó di sconforto ...
Annota Hölderlin: «Siamo in disaccordo con la natura e quello che un tempo era uno appare ormai come opposizione». Non c'è più ritorno in questo nostro avanzare. Non c'è più riconquista dell'intero in questo cammino forzato. Non c'è più rimedio all'angoscia che l'insensato produce nell'esistenza di ogni essere umano. Siamo in trappola. Tutti: chi scrive e chi legge. Siamo frammenti senza senso, in quella che Evelyne Grossman chiama «esperienza dell'estremo», ovvero «un'esperienza, ai limiti della follia, di vita e di morte delle parole, che porta chi scrive e chi legge a vedere continuamente sconvolti i suoi punti di riferimento». Il precipizio che intravediamo in fondo alle parole è lo stesso che si coglie in fondo alle cose. Quel precipizio è una tomba, e la voce che non smette di parlare diventa la vedova della speranza, la superstite di tutte le illusioni. La nostra vita scaturisce dal fluire ininterrotto dell'ombra. La sventura ci assedia: la cogliamo reciprocamente nei nostri sguardi, nei nostri gesti che ci consegnano, pietrificati dal dolore, al naufragio del silenzio. La salvezza è davvero posta su nulla. Su questo precipizio siamo venuti e qui sembra essere il nostro inizio; qui c'è invece la nostra fine. Si domanda Evelyne Grossman: «E allora, come concepire uno spazio di scrittura in grado di garantire un pensiero che includa il rischio della follia?». A tale questione è dedicato il volume L'angoscia del pensare.
Potresti farti un regalino extra per Natale, Gianluca, il tema del libro è molto festaiolo
Sono pensieri che probabilmente vengono se non si ha Fede..( parlo di Fede.. e non di religione.. !) Altrimenti è tutto semplice.. Sii la persona migliore che puoi essere.. dai il più possibile il miglior esempio.. rispetta quello che ti circonda.. e la prossima vita sarà ancora più bella.. altrimenti si ricomincia da zero.. o sottozero..... e se uno non ci crede, basta provare.. seriamente.. e la vita cambia esponenzialmente.. Si potrebbe anche chiamare Karma.. io la chiamo Fede..
Gion...se fosse così semplice non avremmo esperienze umane "estreme", non esisterebbe l'arte, men che meno la filosofia, nessuno avrebbe più lo stimolo di ricercare, pensare o creare nulla, saremmo degli automi. Che piaccia o no, è necessario che l'uomo viva tutta la difficoltà della propria condizione...esistere implica anche questo. Che non vuole essere una presa di posizione contraria a chi ha fede/speranza/consolazione in altre vite dopo questa. Ma se avessimo universalmente la certezza di quale sia il fine della vita, probabilmente vivere sarebbe un mortorio a senso unico, se possibile ancora più tragico di come lo concepiamo vivendo nel dubbio e nel "non sapere".
Trasuda allegria, ma son riflessioni interessanti.
“ vengono se non si ha Fede „
“ e se uno non ci crede, basta provare.. „
Non è facile, Gion. Uno la Fede ce l'ha se è portato ad avercela, altrimenti è come l'ottimismo: suona falso se lo eserciti senza crederci davvero. In diversi dicono che basta praticarlo, per farlo arrivare, ma io penso sia una configurazione mentale, un modo di essere: o lo sei, o non lo sei, non ci scappi. Con la Fede è la stessa cosa. Concordo anch'io non sia solo una questione religiosa (troppo facile in quel caso, ci riescono tutti, soprattutto quelli meno portati a pensare), per assurdo anche se sei un fisico quantistico ti ritrovi nel campo della Fede, non potendo misurare e toccare le teorie che hai elaborato: che sia Dio o la Lunghezza di Planck, non ci puoi arrivare, non è fatto per noi.
“ Ma se avessimo universalmente la certezza di quale sia il fine della vita, probabilmente vivere sarebbe un mortorio a senso unico, se possibile ancora più tragico di come lo concepiamo vivendo nel dubbio e nel "non sapere". „
Esatto. Che senso avrebbe vivere, se già sapessimo cosa succederebbe dopo? Sarebbe solo un momento di transito verso un destino migliore o peggiore. Concordo con la posizione di Rombro.
“ Io so di non sapere. Fotografare. „
Dipende da cosa intendi con "fotografare". Se le foto che scatti riescono a dirti qualcosa, a darti un'emozione, beh, lo sai fare. Se sanno emozionare anche altri, senza che si sentano in dovere di dirti "bella foto", allora la sai veramente fare.
“ gli danno in omaggio una bocceta di cianuro? „
Un CD con una compilation: Claudio Lolli, alcune di Guccini e Marco Masini nel periodo migliore!
Nel libro sopracitato, se acquistato entro il 31 dicembre, ci sono in omaggio questi da distribuire comodamente e senza impegno ad amici, parenti & conoscenti