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Sono tutt'altro che un esperto di boxe e sono anni che non la seguo proprio. Quei due o tre che mi hanno sopportato fin qui avranno capito che mi sforzo di andare alle fonti contemporanee, con un occhio anche al valore letterario. "...Sting like a Bee" è un libro scritto dall'ex-campione mondiale dei mediomassimi José Torres, un portoricano con qualche ascendente nero. Faceva i guanti col vicino di casa Norman Mailer.
Non bastasse l'introduzione di Mailer, c'è anche l'epilogo di Budd Schulberg. Torres (allenato da Cus D'Amato) aveva tolto il titolo mondiale a Willie Pastrano (allenato da Angelo Dundee). Alle Olimpiadi di Melbourne del '56 aveva perso in finale da Lazlo Papp, un "dilettante" ungherese con 360 incontri, una leggenda, praticamente imbattibile. Un altro "dilettante" aveva fatto sognare il mondo della boxe, il massimo cubano Teofilo Stevenson.
Fulminante incipit della introduzione di Norman Mailer a "...Sting like a Bee"
“ Anyone who knows prizefighters and does not have to make his living by writing about them too often, knows that they are usually intelligent men. ...The popular assumption that professional boxers do not have brains comes from sportswriters (but then sportswriters' brains are in turn damaged by the obligation to be clever each day) „
È un attacco frontale ai giornalisti sportivi. C'era già in "10,000 Words a Minute" in cui, incidentalmente, Mailer descrive Liston meglio e con più empatia del suo biografo Nick Tosches, che (rosicando) ritiene di insultare Mailer così in "Night Train" "The oversized head of tough guy manqué Norman Mailer was no longer alone in blocking the view at ringside. Besides him sat fellow tough guy Truman Capote and Gloria Guinness of Harper'a Bazaar" . Va rilevato che Tosches non era (per motivi anagrafici) a bordo ring ed è palese che lui capisce di boxe come io capisco di cricket. Però Mailer aveva venduto un milione di copie di "The Naked and the Dead" nell'immediato dopoguerra e Capote ancora di più di "In Cold Blood". Sana invidia professionale, nonostante Tosches sia stato un discreto scrittore, seppure ad un livello inferiore. Ai miei occhi di hemingwayano Tosches ha una prosa poco piacevole ma soprattutto nei Ringraziamenti fa un'allusione al fatto che lui e Chuck Wepner fossero "on probation" in due stati diversi. Effettivamente quando mise giù i Ringraziamenti o era ubriaco o drogato o tutte e due. C'è un'interessante intervista in "Esquire" in cui Tosches ammette che la vita di Liston era interessata molto meno di quella di Dean Martin (Dino Crocetti) ai lettori USA. Mailer ha sostenuto ardenti polemiche con le femministe del tempo. Aveva anche accoltellato (ubriaco, ad una festa, con un temperino) alla schiena una delle prime mogli. L'ultima (delle sei...) l'ha tenuta per 27 anni fino alla morte. Era ancora più vistosa della Veronica Por(s)che di Ali, al punto che Ali le chiese "che ci fai con il vecchio?" Ho aperto questo 3d per cercare di capire come mai Toscani ebbe a definire Ali il più intelligente che avesse personalmente incontrato (l'ha anche ritratto). E José Torres (non un pennivendolo, un ex-campione del mondo) lo spiega nel suo libro, che è uno dei più critici della boxe di Ali, fra l'altro. A precisa domanda (in conferenza stampa, in Irlanda) sul libro di Torres, Ali si rifiutò di rispondere.
Seguo, veramente apprezzabile la tua ricerca bibliografica Valgrassi. A me viene in mente Gianni Mina', uno che aveva una agendina telefonica invidiabile
Sulla tua tesi poi che Ali fosse intelligente, non ho dubbi. Non solo perche' credo a Toscani, ma anche solo per la caratura del personaggio, che ha saputo andare ben oltre lo sport. Come avrebbe fatto altrimenti a ricevere l'interesse e a dialogare con tanti capi di stato, tra cui il nostro Pertini?
@Simone doveva essere diversamente intelligente, per forza. Però Toscani, che ha incontrato e fotografato parecchi personaggi al top, afferma che lui era il più intelligente di tutti...
Durham era il direttore di "Muhammad Speaks" (organo dei Black Muslims) e insieme ad Ali ne ha scritto la biografia. La traduzione italiana è orrenda. Oltretutto contiene dei falsi tipo la medaglia d'oro di Roma gettata nel fiume Ohio per protesta. Torres viene contattato dal giornalista sportivo (!) Bert Randolph Sugar che gli propone una collaborazione. Ali è amico di Torres e gli ha parlato confidenzialmente. Gli intima di non riportare qualsiasi cosa che non sia già nel libro di Durham, come dire che il nuovo libro sarebbe nato monco. Ali in seguito ci ripensa e gli dà l'OK. In confronto a Liston, Frazier, Patterson Cassius Clay è cresciuto in una famiglia meno disagiata, solo che la Oates riporta che era una famiglia che stava bene, piccolo borghese. Sentiamo Ali:
“ At one time our people were poor financially but we was (sic) rich with health, rich with friends. I always been happy because I always knew what I wanted to do and that's to be heavyweight champion...I was not that bright and quick in school, couldn't be a football or basketball player 'cause you have to go to college and get all kinds of degrees and pass examinations...A boxer, if he's good enough he makes more money than ball players make all their lives „
La mamma (Bird) andava a servizio da uno dei ricchi bianchi che in seguito supporteranno Clay pro. Cassius teenager correva a fianco del bus della scuola non tanto per allenarsi quanto perché in casa c'erano i soldi solo per un biglietto per il fratello minore. Facciamo: piccola borghesia nera , non confrontabile con la middle class bianca di Louisville.
@Simone non vorrei che tu o altri due o tre qui si mettano in testa che io sia un tifoso di Clay/Ali. Sono stato tifoso di Gianni Rivera, quello sì. In ogni partita faceva un paio di passaggi come quello di Calafiori all'ultimo secondo. Brera-fu-Carlo chiese a Nereo Rocco il modulo del Milan '67-68. Erano all'Hotel Adda a Paderno d'Adda, a duecento metri dal famoso ponte, a festeggiare lo scudetto (Brera era interista, nonostante avesse giocato nelle giovanili del Milan). Sul tovagliolo Nereo scrive tutti i nomi dei difensori e centrocampisti e li chiama la Linea Maginot. A inventare: il Gianèla con il 10. Davanti Sormani e Prati, ambidestri e forti di testa. Ripenso con nostalgia a Pierino-la-Peste da Cinisello Balsamo, capace di segnare una tripletta al futuro, enorme Ajax a Madrid nel 1969. Tento di decifrare cosa intende Spalletti e non sono sicuro... Oltre a Rivera sono stato tifoso di Papa Hemingway. Tirava di boxe e non ammetteva che ci fosse qualcuno che ne capisse (!) più di lui. Mi sta arrivando di Norman Mailer "Advertisements for Myself" del 1956, incentrato su Hemingway. Lillian Ross contatta Hemingway perché vuole un suo parere su Sidney Franklin, un matador USA, gay e pure ebreo. Figurarsi se Papa si tira indietro. Nasce un'amicizia che si protrarrà per via epistolare fino al 1960. La Ross pubblica un (allora) controverso "Portrait of Hemingway" sul "New Yorker". Ma per Papa va bene. Ci sono parecchi collegamenti proponibili con la vicenda di Ali. Partiamo da "The Greatest" che tanto inquieta i suoi detrattori. Hemingway ammette che uno scrittore di vaglia aspiri a essere ritenuto "the greatest". Lui non era andato al college tuttavia leggeva molto. Umoristicamente cita di avere raggiunto un Turgenev o un Maupassant. Poi uno si imbatte in Tolstoi che era stato tenente d'artiglieria a Sebastopoli. Non ha perso la speranza di raggiungerlo (stringe il cuore che lo diceva quando aveva cinquant'anni e figurava di vivere ancora a lungo). In ogni caso alla fine della strada c'era S. (Shakespeare), fine del gioco. Cassius si era autonominato "The Greatest" fin da adolescente, il suo S. poteva al limite essere Ray Sugar Robinson, anche se non tutti erano d'accordo che si paragonasse un medio ad un peso massimo. Papa cita anche il più intelligente che abbia mai incontrato: Bernard Berenson, convertito cristiano e poi cattolico in Italia. Hemingway era innamorato dell'Italia. Di Venezia diceva che se c'era il Paradiso doveva essere come la Serenissima. Naturalmente Toscani non è Hemingway e Ali non è Berenson, è per dire che il vezzo di affibbiare etichette di "il più grande" non è inusuale.
@Antonio l'ho tenuto quindici giorni attraverso Brianzabiblioteche e MLOL. Sono sicuro che uno smanettone riuscirebbe a decriptare il DRM ma mi sembrerebbe indegno. Brianzabiblioteche ha tutti e tre gli ultimi libri cartacei di Marco Olivotto, fra l'altro.
@Antonio i Kindle servono per leggere di notte senza svegliare la moglie che dorme al tuo fianco. Permettono di aggiustare i caratteri alla propria vista. Facilitano la ricerca di parole nel testo. Sono utili per espandere il vocabolario in inglese, per esempio, danno pure etimologia e fonetica. Diventano quasi indispensabili per leggere dappertutto romanzi come "La scuola cattolica": in cartaceo è un mattone di oltre mille pagine, ecc.
Caro Valerio se a me solo 10 anni fa mi avrebbero detto che non avrei più preso libri cartacei non ci avrei creduto. Non ho più il piacere del libro fisico ma i vantaggi della lettura digitale sono impagabili.
@Rocco un esempio concreto. Mi è arrivato usato dalla Germania "Advertisements for Myself" di Norman Mailer. È un paperback con caratteri piccoli. Leggo con gli occhialini da lettura, fatico coi progressivi. Non è una lettura rilassata. Oltretutto, volendo citare, bisogna leggere quasi tutto per forza. Con Search estrai quello che vuoi in pochi secondi.
Scusate la riflessione OT e un po' scontata. Ma il vecchio libro cartaceo, anche se indubbiamente piu' scomodo, ha ancora il suo perche'... Costringe a citazioni dalla base ben solida. Ovviamente non mi riferisco di certo a Val ma ad eventuali sprovveduti. Sai com'e', estrai di qui, estrai di la'..poi mettendo assieme vari pezzi magari vien fuori che Galileo diede qualche "dritta" a Colombo per raggiungere le Indie
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