| inviato il 18 Aprile 2024 ore 3:00
Personalmente ho ritenuto, se non utile, quantomeno opportuno ricordare, ed a prescindere dalla tecnologia utilizzata, come la fotografia sia - nella sua essenza - "trina" non solo riguardo il tema dell'esposizione in fase di scatto ma anche in fase di osservazione postuma: fotografo-intermediario-osservatore. Venendo alla "pratica fotografica" sicuramente percepisco, forse più altri, forse solo in modo diverso, tutta la difficoltà di esporre un lavoro finito in modo che l'intenzione (me) quasi scompaia, l'intermediario faccia il SUO lavoro nel migliore dei modi possibili, e l'osservatore (te) si senta libero di capire ciò che vuol o può capire. Se procedessi diversamente, o solo parzialmente, mi sembrerebbe di disegnare della cartellonistica stradale, che comunque a molti piace soprattutto quando poi si divertono a "destrutturarla" dottamente. |
| inviato il 18 Aprile 2024 ore 3:19
Eh, dici poco Anche nel cinema ci hanno provato a destituire l'autorialità: penso ai film di James Benning con inquadrature fisse e lunghe dove "non succede nulla" e si cerca di azzerare l'intenzionalità narrativa. Mi permetto di fare un esempio con una foto nel tuo profilo (perché se "predichi" mi aspetto che ci sia anche una coerenza con quello che mostri): la/le foto dell'uccello, rappresentano quello che per te dovrebbe essere la fotografia? Inoltre vedo che hai usato una Coolpix. Se avessi fatto quello scatto con un'analogica a pellicola, sarebbe cambiato il senso dello stesso agli occhi dell'osservatore? |
| inviato il 18 Aprile 2024 ore 8:46
Bellissimi questi ultimi commenti: mi danno la risposta, o meglio le risposte, che ho sempre cercato. Il "NI" si riempie di significati ed interpretazioni: questo è stupendo. |
| inviato il 18 Aprile 2024 ore 9:05
Per la mia soddisfazione è quasi impossibile. La foto "ideale" è ciò che mi sprona a tentare. Il resto sono sassolini nel percorso che servono a capire quanta strada ho vissuto. |
| inviato il 18 Aprile 2024 ore 9:12
L'idea della fotografia trina è tuttavia una scuola di pensiero, il binomio Benedusi - Thorimbert ti direbbe che nella fotografia l'IO non esiste, ed anzi l'abilità del fotografo sta nel farsi da parte un istante prima di scattare in modo che all'osservatore arrivi diretto il soggetto nella sua purezza non intermediata dall'occhio di un fotografo. |
| inviato il 18 Aprile 2024 ore 9:23
“ @DomenicoMa L'idea della fotografia trina è tuttavia una scuola di pensiero, il binomio Benedusi - Thorimbert ti direbbe che nella fotografia l'IO non esiste, ed anzi l'abilità del fotografo sta nel farsi da parte un istante prima di scattare in modo che all'osservatore arrivi diretto il soggetto nella sua purezza non intermediata dall'occhio di un fotografo. „ Parole, i fatti son diversi. |
| inviato il 18 Aprile 2024 ore 9:59
“ il binomio Benedusi - Thorimbert ti direbbe che nella fotografia l'IO non esiste „ Dev'essere per quello che diciamo sempre "il soggetto di questa fotografia" e mai "l'oggetto di questa fotografia". Cosa che non capisco: se penso a una relazione su una piena del Po dirò che l' oggetto di questa relazione che qualcuno, il redattore, ha scritto è la piena del Po. Mentre se penso alle foto della stessa piena ecco allora che la piena del Po diventa il soggetto delle foto... e le foto, come la relazione, mica si sono fatte da sole, qualcuno le ha fatte... faccenda bislacca... Ok, sono solo parole... però... |
| inviato il 18 Aprile 2024 ore 10:02
@DomenicoMa Delle due l'una: o non esisti o ti sei fatto da parte. Non puoi questo e quello nella medesima frase, per amor di logica. Comunque ho capito. @Rombro Non predico, per carità, e non faccio il pastore. Espongo il mio punto di vista e basta. Talvolta mi piace pubblicare l'ultimo scatto del mio "binocolo" Coolpix che mi regala qualche quarto d'ora di relax alla finestra tra un paziente e l'altro. Altre volte sperimento in esterni le potenzialità del digitale vuoi che si tratti di foto a 360° vuoi che si tratti dell'ultimo smartphone. Per tutto il resto pratico ancora l'analogico. Questo per dirti che non ho una posizione anti-contemporanea verso la tecnologia ma, concettualmente e per deformazione professionale, sono portato a distinguere in senso eziologico ogni fenomenologia annessa e connessa. Questo approccio apre inevitabilmente a infinite speculazioni ma, in estrema sintesi, ti posso dire che a mio avviso una fotografia "moderna" si possa ottenere anche con uno strumento antico e viceversa, naturalmente (con tutti i limiti del caso). Per questa ragione ho apprezzato particolarmente quel commento in cui si invitava a non "subire" la tecnologia, quantomeno nell'atto creativo, ma di procedere - viceversa - a ritroso e cioè da: cosa diamine voglio vedere appeso a quel muro? Ritengo che questo approccio sia il solo a garantire un certo equilibrio, che implicitamente disinnesca ogni eccesso autoreferenziale, giacché sia il medium sia l'attenzione verso l'osservatore iniziano a fare la loro parte ancora prima che la foto sia stata scattata. Ancora più utile, poi, se parliamo di un progetto. |
| inviato il 18 Aprile 2024 ore 10:50
Certo che la questione è alquanto bizzarra, da una parte si esorta ad esprimersi attraverso il linguaggio fotografico, dall'altra ad annullarsi in favore di una non meglio definita “ purezza non intermediata dall'occhio di un fotografo „ . Giunti che fummo, credo me ne sbatterò altamente dei vari sofismi cercando di vivere la fotografia in modo sereno, se non addirittura spensierato, il tormento non è cosa da me. |
| inviato il 18 Aprile 2024 ore 11:14
Si potrebbe concludere che in realtà il guru mi diete la risposta ma che io all'epoca non la percepii o non la reputai tale. |
| inviato il 18 Aprile 2024 ore 11:51
O per dirla in un altro modo: non è necessario sapere tutto con tanta precisione. |
| inviato il 18 Aprile 2024 ore 12:04
Mah, la scelta di tormentarsi è una cosa squisitamente personale, soventemente legata - comunque - ad una rispettabilissima passione sulla quale si cerca d'avere il maggiore controllo e comprensione possibile. Chi spippola sulle modalità dell'autofocus intelligente, chi su come cambia il contrasto di una foto semplicemente "circondandola" di una cornice bianca. Chi investendo un rene su quell'unico marchio di monitor che ti fa fare il salto di qualità in post-produzione, chi giocando sulla distanza di visione e sulla grandezza di stampa per ottenere il voluto effetto immersivo. Personalmente rimango dell'avviso che i limiti della filiera analogica fossero, al tempo stesso, anche intimi alleati dell'intermediario fotografico. Il digitale, se da un lato ha "spezzato le catene" del fotografo liberandolo da quasi ogni limite pratico dall'altro ha anche "rotto" - o quantomeno stravolto - quel sottile gioco di equilibri al quale eravamo abituati [le triadi] . Per me la domanda rimane sempre la stessa ed è più da pizzicagnolo che da filosofo: in favore di cosa? Beh, se tanto mi da tanto, se svariati accademici umanisti, multi-disciplinariamente, concordano sul fatto che la s-materializzazione vada tenuta d'occhio per la sua perniciosità sulla psiche umana, con implicazioni sociologiche, allora la stessa cultura dell'immagine e le arti visive tutte, che sostanzialmente sono un frutto del nostro pensiero, meritano opportune analisi, senza la pretesa di concludere alcunché o di dire l'ultima parola sull'argomento anche e soprattutto perchè viviamo in un'epoca evidentemente transitoria. Certo di "segnali" equivoci io ne scorgo parecchi, ed a tutti i livelli: giovani che alla Ferrari 15Pro preferiscono il rullino [moda a parte] , i vecchi di Abobe che vogliono "tutelare" l'immacolatezza del raw originario dopo il clamoroso fallimento del loro [opportunistico] sogno-delirio di un universale "negativo digitale" al quale tutti i produttori avrebbero dovuto accodarsi supinamente, l'incalzare dell'intelligenza macchinica in molti settori professionali dell'immagine, 14 [quattordici] topic-discussioni legate ad un sensore CCD ed un preciso modello di macchina fotografica... Di fronte a tutto ciò non sarà mica anche lecito farsi qualche domandina, per il gusto del disquisire, sul peso specifico dell'Io nel processo fotografico e di come questo sia cambiato in seno all'evoluzione dell'intermediario a noi tanto caro? |
| inviato il 18 Aprile 2024 ore 13:19
“ . se svariati accademici umanisti, multi-disciplinariamente, concordano sul fatto che la s-materializzazione vada tenuta d'occhio per la sua perniciosità sulla psiche umana, con implicazioni sociologiche „ Puoi farci qualche nome ? Chi sarebbero questi svariati accademici umanisti che concordano su una cosa che nessuno qua dentro ha capito? come se fosse antani ovviamente. | |

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