| inviato il 03 Novembre 2021 ore 8:27
“ Sì, e se vai a Wetzlar ti fanno vedere pure come si fa la Leica 0 MrGreen „ Mi basta che mi regalino un tappo frontale per il Summicron 50/2 prima serie... :'( |
user12181 | inviato il 03 Novembre 2021 ore 8:39
Se fosse sfuggito, riprendo un passo della relazione annuale Leica: "Die Gesellschaft entwickelt und fertigt in dieser Produktgruppe hochqualitative Produkte, die in großen Teilen am Produktionsstandort und Sitz der Gesellschaft in Wetzlar manuell gefertigt und endmontiert werden. Wesentliche Bauteile sowie Sportoptikprodukte werden von der Tochtergesellschaft in Portugal bezogen." Cioè, quel che dice nella pubblicità non sono balle, pubblicitarie, sono le stesse cose che dice in dichiarazioni ufficiali e giuridicamente impegnative, i suoi prodotti sono "in gran parte (letteralmente: "in grandi parti") costruiti e assemblati a mano a Wetzlar", "in Wetzlar manuell gefertigt und endmontiert werden". Ora probabilmente verrà fuori qualcuno a dire che sì, solo "le parti più grandi" sono fatte a Wetzlar... P.S. Schott è di proprietà (totale) della Zeiss Stiftung, che è di proprietà pubblica. "The Carl Zeiss Foundation is the sole shareholder of Carl Zeiss AG and SCHOTT AG. The Foundation is not permitted to sell the shares of its two companies, as specified in the Foundation Statute. Because of this exceptional arrangement, ZEISS and SCHOTT have a unique company model." www.schott.com/en-gb/about-us/company/carl-zeiss-foundation |
| inviato il 03 Novembre 2021 ore 9:33
Tranquillo Murmunto, il tuo eccellente apo macro non corre rischi, lui sì che è stato costruito con tutti i crismi da Leitz Amici, la pubblicità è l'anima del commercio, e tedeschi, italiani, svedesi e compagnia cantante, non siamo mica fessi, tutto questo mondo e le sue storture li abbiamo inventati proprio noi, questo è di quello, tizio ha comprato caio ma costruisce per conto di sempronio e spedisce a nome di nemetorio... leonzio ha dichiarato che liburnio... e in quanto a dichiarazioni pubbliche, non dimentichiamo quella della nipote di Mubarak |
| inviato il 03 Novembre 2021 ore 9:43
Cari miei, i giapponesi mica sono andati a costruire macchine fotografiche in Thailandia e in Vietnam per fare beneficenza, ma soltanto perchè oggi quei paesi garantiscono maggiore stabilità, minori controlli e maggiori guadagni rispetto alla Cina! Eccovi unesempio di come vanno le cose oggi: alla fine dello scorso millennio in Thailandia quasi un milione di lavoratori era occupato nel settore sartoria in gran parte in produzioni per l'esportazione, questo perchè una lunga tradizione unita al basso costo della manodopera che lavora a domicilio tessuti e filati forniti dal committente attraverso una capillare rete di mediatori l'avevano resa molto concorrenziale rispetto all'India e Indonesia... di fatto erano tutti coottimisti felici di guadagnare più o meno 3 dollari al giorno. Un giorno però qualcuno si rese conto che in Laos e in Cambogia, dove la manodopera costava meno della metà, era diventato molto facile fare impresa così i mediatori, per massimizzare i guadagni, hanno deciso di spostare la produzione. Il risultato per la Thailandia è stato drammatico perchè nel giro di due anni oltre mezzo milione di sarti è rimasto senza lavoro... eppure nessuno degli acquirenti si è accorto di nulla perchè sulle etichette come prima non c'era scritto made in Thailand oggi non c'è scritto made in Laos ma c'è il nome di un più o meno famoso brand della moda e/o del lusso! PS: E a proposito di tedeschi... BMW e Mercedes sono stati tra i primi ad aprire fabbriche in Thailandia! |
| inviato il 03 Novembre 2021 ore 10:21
L'economia di mercato di stampo neoliberale utilizza il mondo come una tavola piana dove individuare i territori e le situazioni più vantaggiose per produrre con uno standard di qualità accettabile a costi molto bassi o contenuti, l'importante è avere un valore aggiunto il più alto possibile. Delocalizzazioni selvagge si sono verificate ovunque nel mondo, anche l'italia si è vista penalizzata nella sua tradizione della sartoria e poi delle scarpe e del settore delle macchine utensili ecc. Le questioni etiche legate all'economia keynesiana e a quella circolare non vanno attualmente di moda. anche se è quella che io auspico e anche se sono il tipo di economia e gestione che hanno fatto crescere gli stati e la nostra civiltà. |
| inviato il 03 Novembre 2021 ore 10:52
Ragazzi certo che un po' di sana e tenera ingenuità non riusciamo proprio mai a togliercela eh? E' ovvio che le produzioni sono delocalizzate, non ci si può aspettare che cambi il trend solo perchè il mondo diventa più buono. Vuoi eliminare questo modo di produrre? Le modalità ci sono, se poi i governi non le adottano il problema non è dell'azienda. Il sistema economico è questo, e pensare che le industrie seguano approcci diversi solo per una morale o per l'etica è utopia... Detto ciò, non è che ogni azienda che delocalizza diventi colonialista, ci sono (e ci sono stati) anche casi in cui le aziende estere salvano letteralmente un paese dalla fame. |
| inviato il 03 Novembre 2021 ore 11:19
@Markmatti Più che gemelle appartengono alla stessa fondazione. Comunque Zeiss ha anche una linea diversa da Schott. Il vetro nelle lenti cinematografiche Supreme, per esempio, è Zeiss. Per le ARRI Supreme idem. Leica idem. Che poi per Leica andrebbe specificato se Leica o Leitz (sono due aziende "diverse" e "gemelle"). Non è un caso che Leitz è ritenuta la quarta azienda entrata nel consorzio L-Mount che nasce da Leica... Ad ogni modo i tedeschi fanno ancora un sacco di "handmade" e "Made in Germany", ma c'è chi su questo forum che vuole per forza amare i giapponesi e dire che non è rimasto più nulla dei tedeschi. |
| inviato il 03 Novembre 2021 ore 11:42
@Mur col mio tedesco (inferiore al tuo) ero già d'accordo con te sul significato di "die in großen Teilen". Per scrupolo ho interpellato la consorte germanica (che insegna tedesco e inglese) e mi ha confermato che il plurale è trascinato da "Produkte" e che il singolare non esiste in questa locuzione. Quindi la traduzione corretta è "in gran parte", la dimensione delle "parti" non c'entra come tu (da malfidente... ) temevi potesse essere interpretata da un non-madrelingua. |
| inviato il 03 Novembre 2021 ore 11:52
le "relazioni" fra aziende sono enormi e cambiano anche di mese in mese in base alle forniture! Si vuole credere che tutto sia semplice per poter dire l'ha fatto tizio o caio ma non e cosi! Chiarisco solo un punto del primo topic dove si parla di Hasselblad. Hasselblad NON ha MAI prodotto nessuna lente ma ora si le progetta mentre prima no! Prima fornitura della 1000f era Kodak Seconda fornitura diventa Zeiss perche più economica dell'americana Terza fornitura per serie H e Fujinon ma iniziano a collaborare ed a rivedere i progetti Nel mezzo ci sono le prime lenti praticamente sviluppate da Per Nordlund per il digitale come il 28mm f4 Quinta fornitura da Nittoh ma qui lo stesso Per Nordlund da i disegni e le specifiche e loro li realizzano ma il processo e molto complesso, ovvero fanno una copia la mandano a lui e lui corregge...etc. Quindi si puo dire che per la prima volta le lenti sono Hasselblad anche se realizzate fuori Nittoh mai sentita? dice qualcosa Nitto Kogaku...Nihon Kogaku...Nikon fra le tante con cui ha lavorato Ps Nittoh ha un macchinario a detta loro unico per la produzione di lenti curve insomma producono le lenti |
| inviato il 03 Novembre 2021 ore 12:02
Insomma, una gran confusione, Gobbo. L'importante è che vadano bene, anche se non mi sembri molto soddisfatto, ad esempio dell'af . Hai detto più volte che sei molto scontento di questo sistema e che lo usi solo perchè le ottiche hanno otturatore centrale, per l'uso del flash in esterni. Inoltre non capisco questo salvataggio in calcio d'angolo... però le progettano loro. Ma chi se ne frega chi le progetta, mica è Mandler in persona. Magari hanno qualche giovane matematico indiano (fra i migliori al mondo) che gli fa i calcoli. Pensare che la progettazione di ottiche moderne, che devono avere af, diaframmi elettromagnetici, software etc. la sappiano fare meglio alla Hasselblad per me è un controsenso. Nittoh? E chi la conosce, in 50 anni di fotografia non l'ho mai sentita, ora sembra sia la migliore marca al mondo. Ma ben vengano Sigma o Cosina, insieme ad altri, loro si che sanno progettare bene con certezza ottiche di livello altissimo. |
| inviato il 03 Novembre 2021 ore 13:21
@Leone…. Io sono SEMPRE onesto e zero ma proprio zero mi frega dei brand… mentre già ti parli di calcio d angolo o meglio questo o quello! Ho solo detto che ora sonó “loro” come mai prima L af di Hasselblad X1d fa pena alle capre mai nascosto! Io ho 2 Hasselblad che intercambio e voglio lo stesso RENDERING che guarda caso hanno e questa la cosa che più mi importa insieme al loro software ed al leaf shutter Nittoh e un azienda che fa lenti come altre da tantissimo tempo le ha fatte con Nikon ( L ho scritto) , Olympus, Mamya, Kowa, etc. ora lavorano ancora per altri è da lì ho spiegato che le connessioni fra aziende non le conosciamo tutte! Per Nordlund è ottico Hasselblad dal 1989 ed invece è proprio un “Mandler” … è quello che ha inventato e brevettato il true focus ovvero un sistema automatico di correzione del punto di fuoco dopo aver ricomposto L inquadratura! Io guardo più i risultati ovviamente ma per curiosità mi documento… che tu non abbia mai sentito Nittoh non è un problema ma dire che è robetta o che Hasselblad usa un giovane ing Indiano mi pare un po' eccessivo! Inoltre io non faccio testo perché sono quello che acquista e subito critica a differenza degli “innamorati” da brand! Se Fuji avesse fatto un sistema MF dal software alle lenti leaf shutter L avrei valutata… ma per usarla come uso una FF no! |
| inviato il 03 Novembre 2021 ore 13:35
“ Per me è poco rilevante perché siamo nell'era del consumismo ed della obsolescenza „ Concordo, purtroppo . Qui è da fare però una netta distinzione tra l'obsolescenza fittizia percepita (marketing) e quella reale. Per la seconda purtroppo c'è poco da fare, se anche leica dichiara un prodotto come non riparabile più che tirare a campare non si può fare. Se non viene supportato più da questo o quel software o accessorio, poco si può fare se non ravanare nei mercatini per tirare a campare. Il vintage non esisterà più. Sull'obsolescenza fittizia, indotta dal marketing e da falsi bisogni generati, per fortuna ci si può fare molto invece. Fermo restando quanto detto prima: per i prodotti moderni il vintage non esiste più. |
| inviato il 03 Novembre 2021 ore 13:46
“ Concordo, purtroppo . Qui è da fare però una netta distinzione tra l'obsolescenza fittizia percepita (marketing) e quella reale. Per la seconda purtroppo c'è poco da fare, se anche leica dichiara un prodotto come non riparabile più che tirare a campare non si può fare. Se non viene supportato più da questo o quel software o accessorio, poco si può fare se non ravanare nei mercatini per tirare a campare. Il vintage non esisterà più. Sull'obsolescenza fittizia, indotta dal marketing e da falsi bisogni generati, per fortuna ci si può fare molto invece. Fermo restando quanto detto prima: per i prodotti moderni il vintage non esiste più. „ Più che altro è un problema di elettronica, non tanto di brand (se parliamo di brand seri). Il circuito ufficiale di assistenza Leica ti ripara anche una IIIf, se glielo chiedi (parlo a ragion veduta). Una compattina digitale del 2005 purtroppo, se ti si rompe, devi prendere e buttarla. Ma non è colpa del brand che la commercializza, quanto del fatto che monta componenti che oggi semplicemente non esistono più. La curva del progresso tecnologico negli ultimissimi decenni è stata esponenziale, questo significa che ciò che veniva prodotto fino a 5 anni fa, anche come semplice componente, oggi non esiste più da nessuna parte. Una molla puoi ricostruirla, un chip mica tanto... In altre parole l'obsolescenza tecnologica non è che sia programmata, è semplicemente inevitabile. Molto più problematica è l'obsolescenza "indotta", quella fittizia. Lì il problema è solo di chi crede che con un oggetto di 3 anni fa non si possa più convivere, se poi il marketing spinge su questo e il consumatore (colui che CONSUMA) è portato a credergli, significa 2 cose: 1) il marketing sa fare il suo lavoro 2) il pollo sa fare il pollo |
| inviato il 03 Novembre 2021 ore 13:50
Un po' d'amore c'è e si vede, ma non è un male, io ce l'ho per Rolleiflex, peccato che abbiano chiuso. Ma il discorso di fondo non cambia, le aziende fanno i loro interessi nei modi e nei tempi che preferiscono. Le modalità di produzione di questi oggetti sono cambiate, ed appellarsi a certe visioni solo perchè c'è un determinato bollino o affermare che queste visioni siano esclusive fa ridere, visto che la produzione ha la stessa origine, gli stessi materiali e le stesse tecniche, quando non gli stessi identici costruttori, poi rimarchiati. Non si può più dire neanche che a parità di costi i prodotti si equivalgono, perchè come affermano gli intenditori del marchio, la resa di ottiche da poche centinaia di euro si avvicina pericolosamente a quella di ottiche che costano 5-10 o più volte tanto. Alla fine quello che può fare la differenza è una maggiore comodità o abitudine ad usare certi software, ma della qualità pura, parlando di lenti, ormai dispongono facilmente in tanti. Poi la cosa per me fondamentale, l'af adeguato, non ce l'hanno tutti, come appunto Hasselblad o anche altri, non so, non sono io a lamentarmi, non credo sia solo un problema di ottiche, la mia plebea milfona è un cecchino e non sbaglia un colpo |
| inviato il 03 Novembre 2021 ore 13:57
“ Ma non è colpa del brand che la commercializza, quanto del fatto che monta componenti che oggi semplicemente non esistono più. „ Appunto c'è mancata gestione dell'obsolescenza: - devi mettere da parte parti di ricambio per gli anni a venire - ti devi muovere per rifare le parti di ricambio anche eventualmente re-ingegnerizzandole e facendole realizzare da un nuovo fornitore E' un comportamento voluto, non passivamente subito da parte del brand. |
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