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“ Come funziona con le diapositive? Perdonami ma sono nuovo di questo mondo. MrGreen”
Generalmente te la sconsiglierei per iniziare. Perché è difficile, e tendenzialmente costosa. Tanto tempo fa scrivevo un riassuntino sulla pellicola, copio-incollo:
Tipi. Grosso modo ci sono tre generi di pellicole. Ognuna va sviluppata con un suo processo, standard o meno: negativo bianchennero, negativo colore, diapositiva colore. Si possono far sviluppare nei laboratori o minilab dei negozi o sviluppare in casa da sè. Nei laboratori o nei negozi si consegna la pellicola e si ritira poi processata, dopo qualche giorno. Si può scegliere di avere delle stampe (ormai tutte digitali) o un cd con le scansioni. Servizi cosidetti professionali o stampe particolari saranno migliori e piu costosi, ovviamente.
Pellicole Bianchennero: sono le piu antiche, si sviluppano con processi non standard e si ottengono negativi. Si possono scegliere i chimici a seconda dei gusti e del risultato cercato, e cambiare diluizioni e tempi. Qui
tutta una serie di combinazioni. Per iniziare una vale l'altra, capirete le differenze con gli anni. I negativi si possono scansionare o stampare in digitale, oppure con l'ingranditore e i chimici, da sè. I laboratori ormai lo trattano come un processo “speciale” perchè poco diffuso, e generalmente non è economico. Molto piu economico farlo in casa. Difficoltà dello sviluppo: facile.
Pellicole Negative a colori: sono le pellicole piu diffuse, quelle del supermercato. Si ottengono negativi da scansionare o da stampare, in via digitale o con l'ingranditore. Lo sviluppo è standard, detto C41, diffuso ancora in quasi tutti i negozi. Si può fare in casa, anche se non è conveniente quanto il bianchennero. Difficoltà: media, tendente al facile.
Pellicole Diapositive: sono le pellicole a colori da proiettare. Dalla pellicola si ottengono immagini finite, positive. Si possono proiettare, scansionare o anche stampare in digitale. La stampa con l'ingranditore è difficile (metodo Ilfochrome, ex Cibachrome). Processo di sviluppo E-6, generalmente il piu costoso. Difficoltà nel farlo in casa: ostico.
Inoltre ci sono:
Pellicole istantanee. Meriterebbero un capitolo a parte. Sono le famose Polaroid, azienda ormai defunta, ma riproposte dall'Impossible Project, oppure le Fuji. Si usano su macchine apposite ma ci sono dorsi anche per medio e grande formato. Danno fotografie finite.
Carta positiva. Non è un sistema ortodosso né molto diffuso, lo scrivo qui solo perchè può essere pratico per chi inizia: la Harman produce una carta fotografica positiva in bianchennero (pellicole e carte sono generalmente negative) con cui si può avere una fotografia finita solo esponendola e sviluppandola come carta fotografica. Si può usare facilmente in macchine stenopeiche fatte in casa (scatole di cartone), o negli chassis per banchi ottici.
E' quello che dicevo io, FASTGIACO, io ho provato anche facendo la scansione con un Epson allora di punta con diapositive in formato 6X7: migliorava la nitidezza rispetto alla scansione del 35 mm, ma in stampa si vedeva comunque la differenza rispetto ad una stampa proveniente da un file della mia Nikon da 36 MP. Questo era molto evidente per le stampe di paesaggi in cui si richiedeva massima nitidezza, meno evidente per foto di street e ritratti
“ E' quello che dicevo io, FASTGIACO, io ho provato anche facendo la scansione con un Epson allora di punta con diapositive in formato 6X7: migliorava la nitidezza rispetto alla scansione del 35 mm, ma in stampa si vedeva comunque la differenza rispetto ad una stampa proveniente da un file della mia Nikon da 36 MP. Questo era molto evidente per le stampe di paesaggi in cui si richiedeva massima nitidezza, meno evidente per foto di street e ritratti „
ho trovato questo video molto molto interessante, una confronto tra scanner a Tamburo, Epson piano e Reflex, devo dire che non mi aspettavo risultati così omogenei
“ Purtroppo non so se a Roma ci sono laboratori che affittano la postazione scanner ad ore (A Milano ad esempio ce ne sono almeno 3 e anche in altre parti d'Italia ci sono) „
sai in quali altri parti d'Italia affittano la postazione scanner ad ore degli scanner Hasselblad? ho cercato su google ma ritornano sempre quelli di Milano, io sono in Toscana, avevo intenzione di fare un viaggetto a Milano ma se ci fossero più vicino… grazie
MAURESE: scrivi "È per questo che mi piace un sacco la pellicola." Cioè ti piace se le foglie o i rametti di un albero si impastano e non sono distinguibili? Non capisco... Anche quando stampavo il bianconero da pellicola con ingranditore mi piaceva nei paesaggi distinguere bene le cose e cercavo (tranne per effetti particolari) la massima nitidezza
Beh Lomo si può puntare alla massima nitidezza pure con la pellicola!
E se è vero, come è vero, che col digitale è più facile ottenere un'alta nitidezza e pure altrettanto vero che la stessa non è prerogativa della sola tecnologia numerica.
Non dobbiamo dimenticare infatti che ancora oggi il massimo della nitidezza si può ottenere solo con alcune pellicole in bianco e nero, al punto che si può affermare in tutta tranquillità come neppure la più sofisticata tecnologia digitale sia ancora giunta a certi livelli di risoluzione
Oh, intendiamoci, la pellicola mostra e mostrerà sempre delle criticità maggiori rispetto al digitale, questo è fuori di dubbio, ma è certo che alla metà degli anni '90 del secolo scorso, quando cioè la pellicola è ufficialmente morta, la stessa aveva margini di miglioramento che non solo non erano mai stati sfruttati ma non erano mai stati neanche seriamente esplorati... soprattutto per colpa di Kodak che, e questo sia detto per inciso, per decenni ha raggranellato soldi a palate senza di fatto impegnarsi con una sola lira di reale investimento!
Cosa che per certi versi è anche normale visto che a ben guardare operava di fatto in regime di monopolio
Al riguardo basti pensare alle pellicole della linea Kodachrome per esempio...
Kodak ai tempi era una delle tante "sorelle." Comandava lei...e gli altri dovevano adeguarsi...Se ricordate la guerra con Fuji ai cui tecnici fu addirittura impedito di frequentare corsi in America che altri potevano frequentare liberamente ...la motivazione? "Erano lì per spiare le tecnologie di Kodak" (o qualcosa del genere...) "K" Fu talmente stupida da non capire il potenziale del digitale finendo ad un certo punto col vedere il crollo vertiginoso delle proprie azioni cui rispondeva licenziando il personale ... il risultato fu il fallimento!!! Io pur non avendo molta simpatia per i tedeschi usavo, quando potevo, ovvero molto spesso... i materiali dell'AGFA perchè ritenevo che in molti campi fossero migliori; ad esempio le dia "Agfa color professional 50 ASA" (ma nei contenitori c'era la sensibilità REALE..) per me avevano colori molto più equilibrati e reali senza essere "eccessivi" come a volte quelli Kodak e, quanto a definizione non erano assolutamente inferiori...Purtroppo Kodak imperava nel campo delle maccchine da sviluppo e stampa imponendo i suoi bagni (che funzionavano solo a 38,7°) e che ogni tot (spesso) cambiava repentinamente costringendo i laboratori a cambiare macchine dal costo di decine se non centinaia di milioni; questo portava i laboratori ad abbassare i costi delle stampe (soprattutto il 10x15) a livelli minimi con il risultato che i bagni venivano rigenerati..e cambiati...meno spesso di quanto dovuto con risultati ovviamente disastrosi...Quanto ad investire in nuove e migliori materiali/tecnologie come detto da Paolo, chi glielo faceva fare? dal momento che sul mercato comandava lei? Per trovare laboratori che trattavano Agfa (a Roma) era quasi impossibile e quindi le altre case (non solo Agfa) non avevano altra scelta che adeguare i loro materiale agli sviluppi Kodak con risultati che non potevano essere alla altezza... Penso anch'io che se non ci fosse stato un mercato bloccato ora le pellicole sarebbero mooolto migliori...e forse alla altezza del digitale...ma tant'è
Precisamente caro Fastgiaco (Giancarlo Veloce ), e sottolineo in particolare quanto hai detto riguardo alle scorrettezze cui spesso Kodak ricorreva per penalizzare la concorrenza. Molto spesso infatti essa introduceva delle "migliorie", nei bagni di sviluppo, che non penalizzavano le proprie pellicole ma solo quelle dei concorrenti adottando, dico una stupidaggine: dei PH leggermente diversi che erano perfettamente entro il margine di tolleranza delle loro Eltachrome, ma che sballavano completamente la resa delle Fujichrome... e della Velvia in particolare.
Questa ovviamente era una pratica ai limiti della pirateria ma tant'è... se il 99 e spicci percento del laboratori mondiali adoperava chimici C-41 (ed E-6) loro facevano quello che volevano operando di fatto - al di fuori degli Stati Uniti chiaramente - in regime di monopolio!
A me personalmente questa storia non mi ha mai leso più di tanto dal momento che il laboratorio di Termoli era uno dei pochi, in Italia, che adoperava chimici AGFA, quindi le mie Velvia erano immuni al problema, ma la vulgata comune - all'epoca - ma di riflesso anche oggi, che voleva la Velvia essere una emulsione particolarmente instabile, se non addirittura capricciosa: alle volte calda, altre volte fredda, altre volte ancora finanche "terrosa", era dovuta alle pratiche poco ortodosse (eufemismo) di Kodak e non certo a difetti propri della pellicola in sé. Tanto è vero che la famosa "Velvia 50", ovverosia la "nuova" Velvia introdotta nel 2007, non è altro che la Velvia di sempre cui i tecnici Fuji hanno aggiunto dei... come dire... "vaccini" chiamiamoli così, che la rendevano meno sensibile ai "dispetti" cui Kodak la sottoponeva.
E se non ci credete provate ad adoperarla ora la Velvia... poi mi saprete dire!
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