| inviato il 04 Luglio 2020 ore 14:57
Paolo , interessante questo "asse occidentale-orientale" che hai delineato: i due grandi marchi tedeschi, Leica e Zeiss, e i due brand nipponici emergenti, rappresentati da Nikon e Canon. Sai di più su questo fenomeno che vede Leica-Nikon da una parte e Zeiss-Canon dall'altra? Eh no Izanagi, mi dispiace, purtroppo questi che ho esposto sono solo dei ricordi (alcune volte peraltro anche abbastanza nebulosi) di alcuni articoli che apparivano sulle riviste specializzate negli anni '70 e '80 In effetti sono storie affascinanti che se si guardano in prospettiva evidenziano una caratteristica importante e propria della cultura nipponica: quella cioè di non aver timore di ammettere una propria inferiorità in un qualche settore e, nel momento in cui essa dovesse manifestarsi, i giapponesi dimostrano un loro secondo, grande, pregio: ossia quello di prendere subito spunto da quel che fanno gli altri senza però limitarsi al semplice, ma sterile, copiare e riprodurre quanto piuttosto nel porsi diligentemente a studiare per comprendere il motivo per il quale ci si trova in momentanea inferiorità, e quindi individuare la strada migliore, e più veloce, per riportarsi di nuovo alla testa della corsa |
| inviato il 04 Luglio 2020 ore 15:51
@PaoloMcmlx ottimo contributo! Quindi ci confermi la supremazia ottica dell'industria nipponica? Secondo te Paolo in quale periodo questa è stata più evidente? No Riccardo, in verità nel secondo immediato dopoguerra i giapponesi erano ancora alla ricerca di una loro chiara, precisa identità nel campo dell'eccellenza ottica e fotografica. E' vero che già negli anni '20 e '30 avevano studiato, e credo ben compreso, il fenomeno dell'eccellenza tedesca nel settore, del resto Nikon era pienamente attiva già negli anni '20 e Canon lo sarebbe divenuta nella seconda metà degli anni '30, il problema però era che di traverso a questa evoluzione ci si era messa prima la guerra, poi le atomiche, di seguito la sconfitta, la conseguente occupazione e infine, soprattutto, l'umiliazione profonda causata alla nazione, e alla cultura nipponica, dall'obbligo che si fece all'Imperatore Hirohito di rinunciare alle proprie prerogative divine, un obbligo quest'ultimo che ritengo sia stato voluto in particolare dal rancoroso e vendicativo Douglas McArthur che in questo modo volle vendicarsi della cocente sconfitta personale patita nelle Filippine nell'ormai lontano 1942... orbene, come dicevo le situazioni contingenti non avevano consentito ai laboriosi giapponesi di evolversi più di tanto e quindi erano ancora largamente dipendenti dalla letteratura tedesca sull'argomento, ma quando poi la situazione si assestò i nipponici dimostrarono, già solo riguardo alla luminosità delle proprie ottiche per esempio, una elasticità mentale sconosciuta ai tedeschi i quali, ossessionati dalla mania dell'eccellenza, erano restii a esagerare con quelli che percepivano come dei veri e propri azzardi portati ai propri eccellenti obiettivi proprio perché queste elevate aperture non potevano garantire le prestazioni possibili ai diaframmi più chiusi! I giapponesi invece, che non avevano paura di osare anche perché, in tutta onestà, non avevano alcunché da dimostrare dal momento che vestivano i panni degli allievi e non certo dei maestri, si lanciarono in scommesse azzardate, come appunto (ma non solo) la ricerca di luminosità maggiori, che alla prova dei fatti, nello specifico la Guerra di Corea, portarono dei risultati clamorosi, oltre che del tutto insperati che ne breve volgere di una quindicina d'anni ribaltò completamente la situazione precedente Questo sorpasso però, ripeto, negli anni '50 non era ancora avvenuto... avverrà grossomodo fra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70. |
| inviato il 04 Luglio 2020 ore 16:18
Ascoltarti e' un piacere |
| inviato il 04 Luglio 2020 ore 17:37
Grazie Jacopo |
| inviato il 04 Luglio 2020 ore 17:46
Grazie per la risposta, Paolo. Sarebbe davvero interessantissimo trovare articoli che trattano l'argomento. Anzi, accanto alla pratica ( la fotografia), agli argomenti prettamente tecnici ( che occupano gran parte del forum), Juza dovrebbe istituire una sezione riguardante la storia della fotografia. |
| inviato il 04 Luglio 2020 ore 19:11
Duncan credo rimase colpito oltre alla qualità ottica del 8.5 cm nikkor anche dalle dimensioni. Nel 1953 sulla sua IIIF poteva scegliere o un summarex f1.5 pesante ed ingombrante e un 90 Elmar f4 troppo poco luminoso. Il nikkor era perfetto alle sue esigenza, parere mio si intende
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| inviato il 04 Luglio 2020 ore 22:18
Ci regali ottimi spunti Belles |
| inviato il 05 Luglio 2020 ore 8:11
Ciao Axl, Bello il tuo 3D su David Douglas Duncan e Nikon. Interessante come la storia degli uomini si intersechi con quella delle macchine. Purtroppo ho visto il 3D solo ieri sera... Sono un grande fan di Nikon pre-plastica Buona domenica, Roberto |
| inviato il 05 Luglio 2020 ore 8:53
Si può dire che la nikon fu rivoluzionaria
 La fotocamera di Guevara era una Nikon S2 con il 50mmf1.1 record di luminosità all'epoca |
| inviato il 05 Luglio 2020 ore 9:08
eh si si... il rivoluzionario da copertina a pesca di Merlin... la giusta icona dei nostrani rivoluzionari da salotto, alla Capanna per capirci, i nostri col cappottino di cachemire, pagato da papà ovviamente, e il rivoluzionario con la barba da sangiacomese a trastullarsi con la S2 e il 50/1,1 sul motoscafo alla moda e in perfetta tenuta Radical Chic ante litteram (giustamente... l'ha inventata lui )... ahhh... quante ne ha fatte Carl Marx |
| inviato il 05 Luglio 2020 ore 9:09
Bel documento, grazie belles. Non ne ero a conoscenza. |
| inviato il 05 Luglio 2020 ore 10:13
“ eh si si... il rivoluzionario da copertina a pesca di Merlin... la giusta icona dei nostrani rivoluzionari da salotto, alla Capanna per capirci, i nostri col cappottino di cachemire, pagato da papà ovviamente, e il rivoluzionario con la barba da sangiacomese a trastullarsi con la S2 e il 50/1,1 sul motoscafo alla moda e in perfetta tenuta Radical Chic ante litteram (giustamente... l'ha inventata luiEeeek!!!)... ahhh... quante ne ha fatte Carl Marx Triste „ Il rivoluzionario che lasciò una comoda via borghese per combattere a fianco di Castro a Cuba. Il rivoluzionario che non si schierò mai né con gli USA né con l',URSS. Il rivoluzionario che lasciò un comodo posto da ministro dell'economia, dove peraltro non abusò mai del suo potere, per andare a combattere per i suoi ideali prima in Congo e poi in Bolivia dove venne assassinato brutalmente. Paolo quando parli di fotografia sei un grande ma di politica... quanto meno hai sbagliato il bersaglio |
| inviato il 05 Luglio 2020 ore 12:36
Eh Mario, in realtà non è proprio come la racconti tu. Ernesto Guevara era solo il classico ragazzo fortunato che essendo nato in una famiglia ricca si poteva permettere il lusso di andarsene in giro in moto per tutto il sudamerica a discettare sulle ingiustizie della vita. Non avesse avuto una infanzia agiata e una famiglia ricca che lo assecondava, ma avesse avuto lui una famiglia da sfamare, l'avrei proprio voluto vedere a fare il rivoluzionario da salotto in giro per il mondo a beneficio delle telecamere del "decadente" capitalismo occidentale! Del resto era talmente anonimo come uomo, e ancor più come rivoluzionario, che non fu degno di meritarsi neppure un soprannome che fosse solo suo visto che, come ben sai, con l'appellativo di "Che", in tutto il sudamerica, si indicano TUTTI gli argentini! Poi è ovvio che presso i ricchi figli di papà sessantottini, superficiali come lui, Il Che sia diventato un mito ma la realtà, quella vera, è ben diversa a cominciare proprio dal Congo dove, come ben sai, fu inviato da Fidel Castro solo e unicamente per toglierselo dalle scatole visto che col suo successo mediatico lo stava oscurando. O vogliamo parlare dei suoi (in)successi militari durante la rivoluzione cubana (per non parlare del disastro congolese) di cui però erano sempre gli altri a pagare il fio? |
| inviato il 05 Luglio 2020 ore 14:34
Decisamente hai travisato la storia, pochi uomini hanno avuto la forza e il coraggio del Che. Sacrificò la sua vita per gli altri e lasciò la comodità di un ministero per difendere gli ultimi. Sì veniva dalla agista borghesia argentina motivo in più per stimarlo, lasciò una facile vita di divertimento per aiutare i poveri. Se fase stato cristiano e non comunista ora sarebbe un santo e non è un caso che sia gli americani che i sovietici, per non parlare dei cinesi, lo volessero morto, difatti fu assassinato, e nessuno protestò, ma faceva paura anche da morto difatti gli tagliarono le mani, depredarono i suoi pochii averi, Colt compresa, e lo seppellirono di nascosto sotto una pista di atterraggio. Lo temevano anche da morto. Ma siamo decisamente OT |
| inviato il 05 Luglio 2020 ore 14:51
Non so, Paolo, la tua è più un'interpretazione dei fatti che la constatazione della realtà. Da ciò che so, derivante da studi, non ricordo, assolutamente, nulla di quanto affermi. P.S. anche la tua versione sull'appellativo "Che" non ha riscontro. Gli venne affibbiato perché era un intercalare che usava spesso. | |

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