user90373 | inviato il 03 Febbraio 2020 ore 14:42
Se ben interpreto con "make a photo" si intende la "costruzione" dello scatto, mentre ""take a photo" si riferisce alla ripresa. Se le cose stessero così mi vien da pensare che il make senza un take non sia propriamente "fotografia". |
user1856 | inviato il 03 Febbraio 2020 ore 15:05
Nel make a photo c'è anche la photo, quindi scatto compreso. Ma costruendo tutto quindi con una regia . Il take a photo è riprendere senza intervenire nella scena. Non c'è regia. Se fai reportage ci si augura che tu stia nel "take a photo", riprendi quello che accade da osservatore esterno. Se fai fotografia commerciale meglio stare nel "make a photo" ed essere chi crea quella foto come parte attiva senza lasciare nulla al caso. |
user90373 | inviato il 03 Febbraio 2020 ore 15:19
Credo, forse sbagliando, che le due fasi "make & take" siano leggermente diverse. Potrebbe succedere che nel "momento" dello scatto accada qualcosa di imprevisto che mandi a putt@ne, almeno per un minuto, tutto il lavoro di make fino a quel momento svolto? Ed in quel caso, il take potrebbe riportarci a quella che per me (soggettivo) è l'essenza della fotografia: dar forma alla suggestione di un attimo? |
user1856 | inviato il 03 Febbraio 2020 ore 17:00
“ Potrebbe succedere che nel "momento" dello scatto accada qualcosa di imprevisto che mandi a putt@ne, almeno per un minuto, tutto il lavoro di make fino a quel momento svolto? „ Certo che può succedere. In quel caso si rifà solitamente TUTTO ripristinando allo stato prima dell'imprevisto. Se l'entità è circoscritta si può anche pensare di risolvere non in pre ma in post, volendo. In ogni caso si fanno n versioni da valutare di volta in volta. Considera anche che per certi lavori "dinamici", oggi si usano bracci robotici (tipo MrMc Bolt) calcolando traiettorie e quant'altro proprio per non avere margini di errore ed avere ripetibilità costante. Nel caso dell'imprevisto il passare al take è appunto soggettivo. Io ad esempio so che è sempre da cestino ciò che ne esce (per me), molto distante da ciò, a priori che per molto tempo ho voluto creare. Altri ne troveranno l'essenza fotografica. Altri staranno nel mezzo. Come nella cinematografia: a volte ci sono parti improvvisate di recitazione. Altre volte si prova e riprova mille volte finchè non esce la "buona". Il taglio poi è spesso deciso dal committente/produttore e il regista se la fa andare bene. Mediamente... Poi è più facile che l'imprevisto invece sia molto iniziale e porti a sviluppi del "make" diversi da quanto inizialmente pensato. Ma c'è un processo di iterazioni che poi comunque porta ad avere quell'idea in scena. Se subentra per la "buona" un ulteriore imprevisto, potrebbe nascerne qualcosa di impensabile e bello. O un grosso fail. |
| inviato il 03 Febbraio 2020 ore 19:13
Hai perfettamente ragione Cos78, ed in effetti,a ben vedere avete rgione entrambi. La verità, se posso permettermi, spostando un poco il tiro, è che, al di là dei luoghi comuni e dei pregiudizi che dilagano fuori del nostro “mondo”, sia che lo si faccia per lavoro, o per passione, sia che ci si concentri sulla fase antecedente allo scatto, o sull'elaborazione successiva : in tutti i casi considerati occorrono : tempo, perizia, pazienza, applicazione, inventiva e creatività. Invece, proprio a causa del fraintendimento che causa il dispositivo tecnologico adoperato, siamo tutti vittima dello stesso svilimento : a chi di noi non è capitato sentirsi dire, dopo aver mostrato i propri scatti : “bella questa foto, devi avere una macchina fantastica”…..Esternazione da far cader le braccia, a cui tantissime volte, non vale nemmeno la pena controbattere. Del resto anche Ansel Adams citava più volte un aneddoto, che bene esplicitava questo tipo di situazioni : ebbene, lui raccontava di esser stato invitato a cena presso una facoltosissima famiglia newyorkese e che prima di sedersi a tavola aveva mostrato, alla padrona di casa, alcuni suoi lavori, per i quali aveva ricevuto entusiastici apprezzamenti, seguiti subito dopo dall'esclamazione : “le sue fotografie sono stupende : lei deve avere una fotocamera stratosferica”. Il maestro, nell'immediato non rispose nulla, ma a fine pasto, nel congratularsi con la signora, le disse : “complimenti signora, abbiamo mangiato divinamente, è evidente che lei in cucina, deve avere una batteria di pentole eccezionale ….” Con rammarico, devo ammettere, che poche volte un “non addetto ai lavori” riesce a considerare cosa c'è davanti e dietro una fotografia …. |
user1856 | inviato il 03 Febbraio 2020 ore 19:26
“ Con rammarico, devo ammettere, che poche volte un “non addetto ai lavori” riesce a considerare cosa c'è davanti e dietro una fotografia …. „ Penso valga anche in altri campi. Io ad esempio sono un forte appassionato di cucina e di bbq e far capire che per una punta di petto fatta come dio comanda ci vogliono 12 ore di cottura è un'impresa... d'altra parte il grosso della gente non considera neanche il tempo reale per fare un semplice ragù alla bolognese. Fanno tutto facile. E oggi sembra sia così: deve essere tutto facile e tutto veloce. E tutto per tutti. Il fatto che non sappiano quanto lavoro c'è dietro, SE il lavoro poi è apprezzato, non è un problema: basta farli rendere conto facendo conoscere ciò che è. Conoscenza: questa è la parola più importante. La conoscenza rende liberi. |
| inviato il 03 Febbraio 2020 ore 19:28
“ a chi di noi non è capitato sentirsi dire, dopo aver mostrato i propri scatti : “bella questa foto, devi avere una macchina fantastica” „ Capita, ma dipende in buona parte da chi sono i tuoi interlocutori... Io ho la fortuna di avere molte amicizie "belle". Di persone cioè che per ciò che sono nella vita e per sensibilità, non solo non si sognerebbero affermazioni del genere, ma che, anzi, spesso e volentieri, sono foriere di momenti e discussioni assai più appaganti rispetto a tanti appassionati E se questo avviene, altri tipi di commenti e considerazioni è come non ci fossero. |
| inviato il 03 Febbraio 2020 ore 19:29
“ Conoscenza: questa è la parola più importante. „ Non sottovaluterei nemmeno "sensibilità" |
| inviato il 03 Febbraio 2020 ore 19:32
Si.... conoscenza, sensibilità, umiltà...... |
user90373 | inviato il 03 Febbraio 2020 ore 21:54
Forse si è già capito ma il mio intervenire nella discussione è mirato a cercar di rivalutare il momento dello scatto che sembra aver perso il fascino intrinseco del gesto. Ho la sensazione che fra progettare, pianificare, previsualizzare, postprodurre si perda di vista quello, che per me , è il momento di formazione dell'embrione di un'immagine fotografica. Diciamo che per fare un figlio, non basta desiderarlo, immaginarlo, progettarne la cameretta, se alla fine non si ciulla ......... ciccia. |
| inviato il 03 Febbraio 2020 ore 23:27
Ettore ti trovo in forma Il fotografo sostituisce, l'altro fotografo e sono tutti contenti,cosi' va il mondo. Non molto tempo fa osservavo una serie di arcobaleni di bassa statura(se si puo' dire) e corto raggio,oppure l'elefante che nel suo viaggio stava tentando di raggiungere la vetta della montagna,come qualche anno fa. La messa in scena o la simulazione, il concetto o il preconcetto,potrebbero sfociare in un punto di domanda forse prima o poi.... |
user90373 | inviato il 03 Febbraio 2020 ore 23:38
“ @ Caputo Ettore ti trovo in forma „ Per ora vado solo di elliptica due-tre volte alla settimana, quando farà più caldino conto di simulare uscite in bici con preconcetto a seguito. |
user1856 | inviato il 04 Febbraio 2020 ore 1:02
“ Non sottovaluterei nemmeno "sensibilità" „ sicuramente! |
user1856 | inviato il 04 Febbraio 2020 ore 1:08
“ Forse si è già capito ma il mio intervenire nella discussione è mirato a cercar di rivalutare il momento dello scatto che sembra aver perso il fascino intrinseco del gesto. Ho la sensazione che fra progettare, pianificare, previsualizzare, postprodurre si perda di vista quello, che per me , è il momento di formazione dell'embrione di un'immagine fotografica. Diciamo che per fare un figlio, non basta desiderarlo, immaginarlo, progettarne la cameretta, se alla fine non si ciulla ......... ciccia. „ E' personale. io nemmeno pigio il tasto della fotocamera per dire. Quello conta poco per l'immagine finale: non è generalmente mai fattore determinante, tanto che se arriva in studio la mia piccola bambina, faccio scattare a lei da tastiera... L'emozione per me, arriva ad immagine finita. Meglio se stampata e toccabile. Ma come riportavo sopra, sono due facce della fotografia che a volte si intersecano, altre volte rimangono agli antipodi. |
user90373 | inviato il 04 Febbraio 2020 ore 8:24
“ @ Cos78 L'emozione per me, arriva ad immagine finita. Meglio se stampata e toccabile. Ma come riportavo sopra, sono due facce della fotografia che a volte si intersecano, altre volte rimangono agli antipodi. „ Ecco, forse è questo, un certo tipo di percorso mi reca suggestione, un altro soddisfazione, e li vivo in maniera diversa, tendo sempre a priviligiare il primo, il secondo mi sembra un pò "utilitaristico". |
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