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Parlare di/della fotografia - 2







avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 10:39

Eccome se è impegnativa: stavolta ne ho fatti 2 di fotolibri. Non ho tenuto un conteggio, ma stimo circa 80 ore di lavoro, ma forse sono anche di più.
Senza la "concretizzazione", i nostri click sono perfettamente inutili... almeno per me.

avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 10:39

In linea di massima non mi era mai capitato di andare oltre un semplice "canovaccio" e impostare un vero e proprio "progetto" fotografico (in particolare da quando ho ricominciato a fotografare, dopo che per ragioni di spazio, tempi e costi avevo abbandonato pellicola e camera oscura), un po' per i generi fotografici verso cui mi sono indirizzato negli anni, soprattutto macro, un po' perché forse me ne mancavano le motivazioni; insomma, faccio foto soprattutto per divertirmi e rilassarmi.
Negli ultimi due anni, però, mi sono imbattuto in una situazione che stavo cercando da tempo per scopi didattici, ovvero una situazione simile, ma attuale, a quella da cui provengono i grandi giacimenti di ambre di milioni di anni fa, con inclusioni di insetti e altri animali (lavoro in un museo imperniato soprattutto su geologia e paleontologia), qualcosa che mi permettesse di documentare, in modo sistematico e non occasionale, per quali ragioni e in che modo si formano queste tanatocenosi così particolari. Dunque un lavoro sostanzialmente di documentazione, non solo fotografica, e senza pretese "artistiche" (al momento, insieme ad un amico entomologo, sto valutando la possibilità di ricavarne un'eventuale pubblicazione e/o una mostra di stampo scientifico/divulgativo, ed è per questo che ancora non ho pubblicato nessuna di quelle immagini).
Devo ammettere che, dopo la fase iniziale in cui, per così dire, ho "preso le misure" alla situazione cercando di mettere a punto le tecniche e le modalità di approccio ragionevolmente più congeniali ad ottenere risultati adatti ad un progetto organico ed omogeneo, mi sono reso conto che le foto scattate nell'ultimo anno mostrano qualcosa che, rispetto alle precedenti, potrebbe rientrare in quel concetto di "stile personale" intorno al quale ruotano tanti discorsi che imbastiamo qui sul forum.
Dunque: aiuta avere un progetto? Beh, se il nostro intento è quello di andare oltre il pur sacrosanto divertimento, si aiuta, e anche parecchio.
In primis aiuta a farci un'idea di cosa NOI vogliamo dalle nostre fotografie; finché ogni scatto rimane un'esperienza a sé, è difficile capire questa cosa.

avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 10:51

Il vero problema è che in genere, io per primo, non abbiamo nulla (di importante) da dire.


Questa affermazione va relativizzata, a mio parere.

Certamente la quasi totalità di noi non produce "capolavori", anche se molti sono convinti di essere "geni incompresi"...

Ma al tempo stesso è vero che si fotografa anche (o soprattutto) per rispondere ad un bisogno interno, personale.
Io non fotografo per compiacere il resto del mondo, ma perché in un certo senso "non riesco a farne a meno".
Certamente non pretendo che quel che ho da dire abbia un valore universale, ma sicuramente lo ha per me.

In questo senso dico che è possibile rivedere ciò che si è prodotto fotograficamente allo stesso modo con cui si guarda il corpus di lavori di un grande autore, alla ricerca della sua poetica.

C'è una "vocina interna mia" che fa da filo conduttore e ritrovo nelle fotografie che ho fatto e che faccio?
Se volgiamo, possiamo dire che sia una forma di introspezione. Pratica a cui i maschi di cultura occidentale sono tutt'altro che abituati.... Cool


user39791
avatar
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 11:43

Capire se abbiamo fatto una buona foto non è come valutatare un quadro di Pollock. Se non abbiamo vissuto tutta la vita dentro una caverna abbiamo quelle conoscenze che ci permettono di valutare una fotografia. Dobbiamo solo essere onesti con noi stessi. Sono anche dell'idea che la crescita personale è stimolata dal confronto con gli altri. Dato che non sono un ragazzino ho vissuto l'era dei foto club dove ci si incontrava e si vedevano foto dal vivo. Che non è la stessa cosa del virtuale.

avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 11:50

Io se debbo essere onesto non trovo fili conduttori o progetti. E la mia battuta di prima sullo scatto alla giapponese lo testimonia, seppure con ironia.
Finora il mio unico progetto è stato creare ricordi della mia vita e di chiunque mi sia intorno, per me stesso e per chiunque intorno a me se ne interessi. Credo sia la spinta madre di ogni fotoamatore.

Mi chiedeva stupito il grande Giuliano (il Ritrattista, con la R maiuscola Cool), in un suo topic su una specifica classe di focali e il loro uso nel ritratto, se riprendessi esclusivamente la mia famiglia (perché non pubblicavo foto personali e di conseguenza non ne stavo pubblicando praticamente altre): per lui era stranissimo, ma la mia risposta era inevitabilmente "in questo momento praticamente si", e per me era normalissimo... Sorriso

Però... però ogni tanto non nego che mi scappa l'embolo ed esce lo scatto che non c'entra niente con la mera documentazione della propria vita. Il guaio è che ancora devo capire con cosa ha a che fare lo scatto in quei casi, se sia sempre lo stesso lo stimolo che porta a quegli scatti, se sia sempre il solito l'obiettivo di tali "scatti collaterali" e soprattutto, quale esso sia! Sorriso

avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 12:26

E' molto importante, quindi, che ci sia gente che valuti o guardi le nostre foto per capire se siamo bravi o meno. E' pur vero che noi fotoamatori siamo liberi di fare quello che vogliamo, anche se fino ad un certo punto perché se vogliamo vivere, sfruttare e godere della fotografia dobbiamo cercare di migliorare continuamente.
Nel modo di osservare una fotografia il punto non è fare una lista di osservazioni sugli oggetti presenti bensì riscontrare la genialità della loro combinazione all'interno di una composizione originale.
L'azione di guardare il mondo non consiste solo in un'osservazione di forme, tonalità e colori, ma anche di significati e contenuti.
Se una volta le fotografie erano rivoluzionarie per la loro capacità di illuminare il mondo oggi sono diventate solamente oggetti estetici.
Bisogna invece recuperare il valore epistemologico della fotografia.
La fotografia va intesa come medium il cui scopo è comprendere alcuni aspetti del mondo.
Le fotografie sono scattate da personalità. Ma qualsiasi persona non è altro che un messaggero. Ciò che traspare è il messaggio. Il messaggio è ciò che è.

avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 12:42


Ma al tempo stesso è vero che si fotografa anche (o soprattutto) per rispondere ad un bisogno interno, personale.
Io non fotografo per compiacere il resto del mondo, ma perché in un certo senso "non riesco a farne a meno".


E questo è secondo me il vero seme dell'arte.
L'ossessione personale e il bisogno di soddifarla.
Che poi diventi arte riconosciuta o meno è un'altro discorso.

Filiberto
Dato che non sono un ragazzino ho vissuto l'era dei foto club dove ci si incontrava e si vedevano foto dal vivo

Mica sono scomparsi. E' ancora una pratica abbastanza diffusa, anche se i circoli di qualità non sono moltissimi, almeno dalle mie parti..




.




avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 13:11

TheBlackBird, hai trovato il titolo perfetto per il tuo progetto a lungo termine: scatti collaterali
Sorriso

avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 13:12

Daje! MrGreen

avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 13:12

La fotografia va intesa come medium il cui scopo è comprendere alcuni aspetti del mondo

Sono d'accordo.

avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 13:20

" Dato che non sono un ragazzino ho vissuto l'era dei foto club dove ci si incontrava e si vedevano foto dal vivo"


A proposito di fotoclub noto che ultimamente nascono come funghi concorsi fotografici organizzati dai più disparati
circoli, più o meno blasonati.
Questa potrebbe essere, a mio parere, un'occasione per dare visibilità a nuovi modi di fotografare, a nuove espressioni artistiche. Invece si scivola spesso sui soliti stereotipi, sul McCurrysmo, sulle banalità sensazionali.
Non vedo coraggio ma solo voglia di fare cassa.
Un'occasione perduta.

avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 13:28

Nella mia esperienza mi sono reso conto che è sempre utile riflettere attentamente sul significato dei termini che assegniamo alle cose. Mi spiego:
Arte deriva dal latino Ars, collegato ad 'arma'.
Il termine greco classico è 'Tèchne'.
Siamo, volenti o nolenti, debitori di queste culture, anzi, ne siamo figli.
Oggi la 'tecnica' ha assunto ( solo apparentemente ) sfumature diverse, ma il peso del termine techne associato all'Arte, dovrebbe farci riflettere.
Faccio un esempio musicale, dato che è l'ambito mio proprio: Bach scrisse, tra l'altro: L'Arte della Fuga, una serie di composizioni che hanno al centro, appunto, la Fuga, una forma nella quale canone, contrappunto, armonia hanno un necessario rigore. In Bach il rigore 'matematico' si intreccia con un'ispirazione estetica, emotiva, sublime, per cui il rigore viene assorbito ed adombrato dalla 'bellezza'.

Scusate per la prolissità. Vengo al dunque: per esprimere in pieno ciò che sento, vedo, collego, e per poterlo comunicare 'adeguatamente', devo possedere in pieno gli strumenti del linguaggio in cui mi esprimo. Ogni improvvisazione, ogni approssimazione, impoverisce l'efficacia della comunicazione.

Non esiste, in nessuna forma creativa-e-comunicativa, un buon livello che sia staccato dalla padronnza 'tecnica'.

Anche chi, adeguandosi al mutare dei tempi e delle culture umane, ha voluto 'trasgredire' le regole, era ed è uno che le conosce bene.

L'Arte è 'genio' ed è anche 'studio', cioè fatica e applicazione. Per questo, PERSONALMENTE, diffido da 'genio e sregolatezza', dagli spontaneismi del 'famolo strano'.

Dietro ogni Fotogramma riuscito, c'è attenzione al dettaglio, misura, scelte ben precise, sacrificio, insomma.
Per questo ritengo che anche la Fotografia vada considerata un'Arte, secondo quanto ci proponeva la domanda iniziale dii questo 3D.

user90373
avatar
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 14:09

In questo momento, forse anche da prima, cerco semplicemente di produrre immagini che assomiglino a fotografie, almeno per ciò che intendo essere fotografia. Il filo conduttore che mi guida? Un fotografare semplice nei mezzi e nelle intenzioni. All'interno di questi assunti c'è molto spazio nel quale poter muoversi.

user148740
avatar
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 14:12

A proposito di fotoclub noto che ultimamente nascono come funghi concorsi fotografici organizzati dai più disparati
...
Non vedo coraggio ma solo voglia di fare cassa.
Un'occasione perduta.


Non vorrei offendere qualcuno che magari ha impiegato tempo energia e risorse in fotoclub, magari questa commento nasce da mia ignoranza; ma a parte il già citato Giacomelli non ricordo nessun fotografo quotato uscito o che abbia creato fotoclub

avatarsenior
inviato il 27 Febbraio 2019 ore 14:48

a parte il già citato Giacomelli non ricordo nessun fotografo quotato uscito o che abbia creato fotoclub

forse perché già all'epoca i fotoclub erano buone scuole per quanto riguardava l'affinamento tecnico e persino quello delle capacità critiche di lettura di un'immagine, ma quando si entrava nel campo della capacità comunicativa, a monte della realizzazione di quell'immagine, i dolori erano sempre i soliti: quella capacità ce l'hai o non ce l'hai, ma ben difficilmente la impari.
Quindi, alla fine, il merito dei fotoclub era simile a quello delle scuole d'arte, ma il vero comunicatore poteva uscire da dove meno te l'aspettavi, magari dalla gavetta come garzone di bottega presso il fotografo del paese.
Insomma, di metodi per imparare il mestiere ce n'erano diversi anche anni fa, ma comunicatori si nasceva anche allora.



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