| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 8:42
tanta carne al fuoco, cercando di rispondere a tutto, ma facendo alcune premesse. 1) Eliminiamo dall'equazione la bravura del fotografo che nulla ha a che fare né con l'inganno, né con la postproduzione. Watson sostiene che se una foto ha bisogno di effetti speciali, allora il fotografo non é bravo. io invece non vedo come si possa fare una tale affermazione. Vi sono splendide foto con "effetti speciali" e bruttissime foto con "effetti speciali", aggiungerei che in realtà quello bravo sarà in grado di"ingannare" meglio il fruitore della foto. es, non si capisce che sono effetti speciali. 2) nella metafora del vino siamo partiti da gusto. Rimaniamo su quel tema è non inseriamo elementi di distrazione del tipo , la tradizione, le sostanze pericolose etc etc, mi è facile rispondere che le tradizioni cambiano e magari l'alcol del vino fa' più male delle sostanze della bevanda al gusto di vino. Torniamo quindi al tema dell'inganno e della Pp. Sto per fotografare un muro completamente bianco, avanti al muro c'è un secchio della spazzatura. scatto due foto, una con il secchio e una dopo averlo spostato. Poi dalla immagine con il secchio, con la gomma, lo elimino, a questo punto le foto sono identiche, qual'e' quella che ritenete ingannevole? e perché ritenete che l'eliminazione del secchio tramite Pp sia "eticamente" scorretta e invece la rimozione fisica sia lecita? Torniamo alle foto delle montagne. Dopo la pp il cielo ha colori brillanti e vividi, e trovate che la cosa sia una falsificazione e quindi in qualche modo vi infastidisce. Ora prendiamo la stessa foto e invece di aggiungere colore, togliamolo. Facciamo la foto in bianco e nero. Sentite ancora quel fastidio dovuto alla falsificazione? Immagino di no, e perché per le foto in bianco e nero nessuno si lamenta? Può dipendere semplicemente dal fatto che la fotografia e' nata in bianco e nero, e quindi semplicemente accettiamo questa alterazione della realtà senza battare ciglio? Ed eccoci a parlare del National Geografic. le sue copertine vengono adattate, scattate ad esempio con un oggetto che occupa la parte destra del fotogramma, vengono ribaltate per spostarle sulla parte sinistra e poter quindi lasciare spazio ai contenuti editoriali, Steve Mcurvy, reo di manipolazione, ha pubblicato molto su NG, non so se ancora pubblica, ma la famosa bambina afgana è un'icona fotografica. Per concludere, a me pare che tutte le vostre osservazioni sull'inganno è sulla Pp si basino su un'idea della fotografia che la realtà ha cambiato, e che come per ogni cambiamento, facciamo una certa resistenza ad accettare. Oggi tutti i giovanissimi hanno il telefonino per fare foto, e tutti le modificano. La foto "nasce" modificabile. Vengono modificate perché è divertente, perché si vuole essere più belli, più fichi, etc etc, e possibilmente senza dover ricorrere a un set di luci che "nasconda" le rughe o senza una MUA che mimetizzi i difetti. Perché luci e Mua non li considerate un inganno e i filtri di instagram si? Vi saranno sempre quelli che diranno che il vinile è meglio della musica liquida, ma questo semplicemente non è vero. |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 8:50
“ Oggi la tecnologia ci da a disposizione dei strumenti per modificare la realtà di una foto, e se questo ha uno scopo comunicativo a mio parere non c'è niente di sbagliato nel farlo. Ovviamente tutto nel rispetto del soggetto che si fotografa come detto da Andrea „ Torniamo sempre lì: non è sbagliato solo se il fotografo è "onesto" e non fa credere a chi guarda la foto che quella fosse la scena davanti all'obiettivo. Alla fine tutto il discorso, in particolare quello del limite tra intervento lecito o eccessivo, è affidata all'etica del fotografo. Perché è il solo testimone presente davanti alla scena fotografata. Ci fidiamo del fotografo? Qui si pone la questione (certo più importante nel fotogiornalismo) della sua autorevolezza. Che si costruisce nel tempo. |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 8:55
Una cosa che mi blocca nell'andare avanti in certi discrosi è l'uso per la fotografia intesa come "vera" è lo spsmodico uso del Bianco e nero...pompi una foto a colori sei un falsario, trasfmormi una foto in bianco e nero sei un documentarista/asrtista. Tutti i discorsi sono leciti e sacrosanti, non esiste il "vero". Ho letto di fretta e credo, almeno spero fortemente, di non aver trovato i discorsi della PP adesso e della pellicola di un tempo come unico baluardo della fotografia vera. Premesso poi che io non hu limiti di sorta nella PP, me ne sbatto allegramente di quanto e come intervenire, non si considera mai e poi mai una cosa, cioè la visione del fotografo. Ora molti muovono le levette a ca22o di cane e siamo d'accordo, molti altri invece hanno una visione precisa, vedono la scena e immaginano come intevenire successivamente. A me capita. Vedo una scena e penso"bene, in post, applico un filtro blu così escludo il cielo in bianco e nero a favore degli elementi scuri" oppure in post viro tutto sul rosa perchè voglio questa scena infuocata. Cosa che un tempo si faceva allo stesso modo con polarizzatori gonld n' blue, filtri colorati, filtri caldi, freddi ecc... “ Portando un paragone musicale è come dire che non si può usare il sintetizzatore o fare musica a pc perchè non fatta con strumenti veri ma digitalmente „ esatto. In definitivia l'ETICA POST PRODUTTIVA non esiste (e per fortuna dico io). PS: il mio discorso è generalemnte rivolto ad un utilizzo amatoriale e comunque non documentaristico. Ciao LC |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 8:57
Enzillo, certo la fotografia è cambiata. Ma fino a che ci saranno contesti di fruizione dove chi osserva si aspetta (o è portato a credere) che ci sia uno strettissimo rapporto fra il soggetto fotografato e come la fotografia lo mostra, l'etica del fotografo rimane dirimente sulla questione lecito/illecito. Il bianco e nero è lecito perché mai potrà ingannare chi osserva la foto inducendolo a pensare che nel mondo esista una scena monocromatica.... |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 9:05
“ Il bianco e nero è lecito perché mai potrà ingannare chi osserva la foto inducendolo a pensare che nel mondo esista una scena monocromatica.... „ , tutto, fortunatamente, è sempre realtivo. Chiedi le differenze cromatiche di una foto ad un daltonico. Ciao LC |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 9:09
Ale Z, limitiamo il discorso all'etica che mi pare esserti tanto cara, concordiamo sul fatto che la Post produzione sia indipendente dall'etica? Hai presente la foto del bambino africano denutrito con un avvoltoio alle spalle in attesa? Mi risulta che per quella foto sia stato utilizzato un tele, l'avvoltoio era molto più distante da come appare nella foto, e certamente non in attesa della morte del bimbo per poter banchettare. Quella foto tu come la consideri? Il fotografo ci ha ingannato? Dubiti della sua etica? Sono certo che se l'avvoltoio fosse stato aggiunto in Pp, non avresti dubbi a condannare l'etica del fotografo, ma essendo stata la foto costruita senza Pp ma con un sapiente uso di composizione e prospettiva, come giudichi l'etica del fotografo? Hai aggiunto il bianco e nero, e dici che non è un inganno perché pur stravolgendo la realtà, tutti ne sono consapevoli. Deduco quindi che l'inganno non è lo stravolgere la realtà (che non è in bianco e nero), né tanto meno fare post produzione per ottenere quel bianco e nero. Concordi? |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 11:05
Io credo di avere già espresso il mio pensiero e quindi non vorrei ripetermi; dico solo due cose perché mi sembra che qui sono stato ampiamente malinteso. Non ho mai scritto che la post è il male, che la fotografia a pellicola è il bene. Ho parlato di coerenza tra il fine ed i mezzi espressivi, scelto il fine è giusto (dando anche una connotazione etica al termine) adottare i mezzi coerenti con quel fine. Se Hannah Hoch decide che vuole fare collage giustamente ritaglia tutti i pezzi di giornale che vuole ed usa il tipo di colla che preferisce. Ergo, venendo all'esempio fatto da Enzillo, se faccio reportage sia che sposti il bidone a mano sia che lo cancelli in postproduzione sto commettendo un errore. se non è quello il caso, invece sono libero di rimuovere il bidone ed affrescare il muro prima di fotografarlo o anche dopo averlo fotografato. |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 11:27
Parlando d foto a colori e in B/N il mio pensiero è che è una questione di come le faccio, e qui mi riferisco al termine usato da CosmoSub: "overcooked", e di foto overcooked se ne trovano sia a colori che in B/N. Anche qui chiarisco che se il mio genere è un genere "fantasy-illustrazione" anche la foto overcooked ci può star bene. A quel punto rientriamo nella sfera dei gusti personali ed io personalmente dichiaro che a me il genere fantasy-illustrativo tende a non piacere, né a colori né in B/N. Il perché lo spiega molto bene il filmato "But Beautiful" dal minuto 1:03 al 1:53 alla pagina 4 di questa discussione. "Remarkably quickly you grow tired of the image ... initially very impressive, they quickly lose their appeal... "shotgun images" at first they knock you off your feet... they got nothing they are loud but empty". Delle foto di paesaggio migliori si può invece dire che "there's the subject of the image and then there's the subject behind the subject... if an image is any good there is always layers of meaning"..."(the same with a great novel or a piece of music) no matter how familiar you get to the work you are left wanting more". Quelle immagini fantasy sono per definizione overcooked, sono "drogate" se mi si consente il termine, sono "effettistiche" non hanno livelli di significato. Per quel genere di foto lo spettatore diventa rapidamente assuefatto e necessita di dosi di "stupore" più alte. Ne segue la condanna per l'autore a trovare ogni volta nuovi espedienti per gli "effetti"precedenti non funzionano più. Guardate che in una discussione precedente su questo genere di foto un iscritto a Juza che pratica quel genere (non mi ricordo il nome ha un avatar con un albero secco che fluttua nell'aria mi sembra) faceva nome e link a quello che viene considerato l'autore di culto di quel tipo di foto. Lui nel sito faceva un grosso preambolo sulla filosofia della wilderness, della natura incontaminata, della terra e dell'ambiente, insomma una tipica roba americana che sembra discendere direttamente dalla filosofia trascendentalista americana di autori come Thoreau e Emerson e Whitmann. Infine appariva quella che io reputerei una sincera confessione per cui dopo anni di frequentazione di quel tipo di elaborazione fotografica si sentiva sempre più insoddisfatto e costretto a cercare qualcosa oltre per dare ancora una sensazione di novità. Il che è esattamente il circolo vizioso che ho descritto sopra. Ma la cosa nasce dal fatto che da tutte le premesse naturalistiche-trascendentaliste non consegue un coerente approccio fotografico ma il suo esatto contrario: uso tutti i mezzi di "artificio" possibili in una filosofia naturalistica? Il discorso stride. C'è solo grande superficialità, io credo, in questo modus operandi. |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 12:08
Andrea, sottoscrivo in pieno. In particolare: “ Delle foto di paesaggio migliori si può invece dire che "there's the subject of the image and then there's the subject behind the subject... if an image is any good there is always layers of meaning"..." „ È qui il vero nocciolo di qualità delle foto di paesaggio, ovviamente a mio parere. È quello che mi sforzo (maldestramente) di ottenere.... |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 12:10
“ Chiedi le differenze cromatiche di una foto ad un daltonico. „ Questo è "mirror climbing".... |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 12:32
“ Quella foto tu come la consideri? Il fotografo ci ha ingannato? Dubiti della sua etica? „ Se il fotografo ha scritto nella didascalia "Ecco l'avvoltoio in procinto di divorare la bambina sudanese", allora ci ha ingannato. Se invece alludeava semplicemente ad una metafora: povertà estrema=>fame=>mortalità infantile, allora trovo corretta la scelta del tele.. Sottolineo che Kevin Carter, il fotografo in questione, aveva un fardello etico enorme sulle spalle. Con quella foto vinse il Pulitzer nel 1994, ma poi fu ingiustamente accusato da una parte dell'opinione pubblica per aver fotografato e non "aiutato" la bambina... Morì suicida lo stesso anno. L'inganno non è stravolgere la realtà ma "non dire" o "far credere" che non l'abbiamo stravolta. |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 12:36
Mi piacerebbe vedere qualche scatto, qualche esempio e che sia in qualche modo "spiegato" di cosa è una foto di paesaggio "bella" qualcosa che non sia secondo voi il solito "Wow". Lo chiedo perchè mi piacerebbe capire. Ciao LC PS: Chiedo scusa se già lo avete segnalato nella discussione. |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 12:53
“ Mi piacerebbe vedere qualche scatto, qualche esempio e che sia in qualche modo "spiegato" di cosa è una foto di paesaggio "bella" qualcosa che non sia secondo voi il solito "Wow". Lo chiedo perchè mi piacerebbe capire. „ Non l'ho ancora visto, ma avendo letto i precedenti interventi mi par di capire che il video indicato prima sia quello che cerchi. Val la pena anche di leggere quello che scrive lo stesso Robert Adams a proposito della bellezza in fotografia in uno degli scritti raccolti nel libro dallo stesso titolo, "Beauty in Photography". |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 13:25
Partecipo a questa discussione perchè trovo che l'argomento sia interessante. Non partecipo nè per dimostrare che io ho ragione, nè per dimostrare che gli altri hanno torto. Lo scopo dei miei interventi non è giudicare i gusti degli altri, ma capire il rapporto tra Fotografia, Inganno e postproduzione, che per molti sono aspetti strettamente legati. In particolare mi interessa capire come cambi questo rapporto con il passare del tempo, con l'evolversi delle tecnologie e con la diffusione delle stesse presso tutti. Oggi non esiste il fotografo e l'osservatore. Siamo tutti fotografi e osservatori. E penso che questo abbia qualche conseguenza. Ci confrontiamo sui concetti di stravolgimento della realtà, di inganno, di post produzione. Mi pare che, rispetto a quando siamo partiti, abbiamo stabilito che: 1) lo stravolgere la realtà non è di per se un inganno, e quindi di per se non ha nulla a che vedere con l'etica 2) Usare la post produzione non è di per se un inganno, e quindi non ha nulla a che vedere con l'etica Ora Andrea introduce il concetto di Overcooked, quindi l'attenzione non è più se sia giusto o sbagliato fare post produzione, ma se la stessa è fatta bene o fatta male. Questo concetto ovviamente lo condivido, ma vale per qualsiasi fase del processo fotografico, vale per tutto. Quindi non mi pare una discriminante. Si arriva così all'ultima motivazione che sembra discriminare tra Inganno ( e quindi violazione dell'etica da parte del fotografo), e buona fede, dove l'etica è salva. Diciamo che la foto in se e il come sia stata ottenuta non conta nulla, è tutta questione del fine per cui si "presume" che quella foto sia stata scattata. Ho scattato la foto per fini di reportage? allora se la tocco inganno. Anzi, non importa neanche il fine per cui quella foto è stata scattata. Il fotografo non voleva fare reportage, ma qualcuno ha preso quella foto e la ha affiancata a un racconto di reportage. Quindi poichè il fruitore della foto associa la stessa a un reportage, ecco l'inganno. A me pare che abbiamo dimostrato definitivamente che stravolgimento della realtà, inganno e post produzione non sono concetti collegati. Si puo stravolgere la realtà rappresentandola in Bianco e Nero e va bene Si può postprodurre non facendo "overcook" e va bene Si può spostare il bidone dall'inquadratura o rimuoverlo digitalmente e va bene. Tutto quello che non va bene quindi non ha niente a che vedere con la produzione della foto e il modo in cui la foto stessa è stata prodotta, ma con il fine che l'osservatore attribuisce alla foto. Se l'osservatore si sente "ingannato", allora non va bene. Abbiamo quindi ridotto il tutto alla sensazione dell'osservatore. Se mia nonna vede la foto di un ufo che atterra davanti al Colosseo, magari si spaventerà. Se mio figlio vede la stessa foto magari si farà una risata e la condividerà con gli amici per far vedere quanto quella foto sia WOW. Mia nonna si sentirà ingannata, mio figlio no. |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 13:42
Benissimo. In effetti se io vado a trovare gli amici al bar e mi metto a raccontare che ho appena assistito all'atterraggio di un UFO, li sto ingannando. Se faccio lo stesso identico racconto, premettendo che si tratta della trama del mio ultimo romanzo, allora mi comporto correttamente. Detto questo, su cui mi pare siamo più o meno d'accordo... Proviamo a fare un passo in avanti. Chiedo: come si comporta il "paesaggista medio mainstream" oggi? Ci vuole fare credere a qualcosa che non è mai esistito, oppure si fida della nostra "malizia" e quindi confida che noi diamo per scontata una significativa quota di makup digitale al paesaggio? |
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