| inviato il 08 Maggio 2018 ore 15:52
Ecco, bravo Paolo. Più dello schema tecnico (forse anche per gli altri lettori) interessava la resa finale dei due. Grazie a te. |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 17:58
Bisogna provarli sul campo..... Concordo con Paolo( li ho avuti tutt e due) anche se mi sembra che pure il normale avesse un vetro UD. |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 18:14
Ne ero certo ma per scrupolo di coscienza sono andato a controllare su EF Lens Work III, come ricordavo (e come è anche logico non essendo un serie L) il 100 macro USM non ha lenti UD. |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 18:39
Sul sito Canon l' elemento ud c'è. |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 18:40
Si ma cos'è quasi vetro ud? Vabbe faccio un google |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 22:08
Si ma cos'è quasi vetro ud? Vabbe faccio un google Sorriso E' un vetro U ltra-low D ispersion ... a dispersione ultrabassa, come i vetri Nikon ED e similari di altre marche. Se non ricordo male sono tutti cloni di alcuni vetri Schott (siglati PK 51 e PK 52 ma ripeto ... vado a memoria quindi non prendere quel che scrivo per oro colato) in cui brevetto giunse a scadenza intorno allla metà degli anni '70 ... 1975 o 1976. |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 22:14
Sul sito Canon l' elemento ud c'è. Non sono riuscito ad aprire il link che hai postato caro Giiuliano, comunque se si tratta del sito Canon Italia allora vai tranquillo ... quelli vestono le bugie e le mandano a spasso Pensa che tempo addietro lì sopra ho scoperto che i vari supertele IS, quelli come il tuo 200/2 L IS per capirci, hanno elementi asferici |
| inviato il 08 Maggio 2018 ore 22:52
mmmm, interessante...e quindi? mamma mia se sono ignorante... |
| inviato il 09 Maggio 2018 ore 9:04
Quindi cosa Paolo ... i vetri UD? Se ti riferisci a essi sono i vetri che garantiscono la correzione apocromatica dei moderni teleobiettivi. Tutte le principali case cominciarono ad adoperarli dalla seconda metà degli anni '70, allorquando cioè giunse a scadenza il brevetto Schott (la vetreria che produce gli impasti per le lenti Zeiss) che li rendeva proprietari della vetreria stessa ... diciamo che sono i parenti poveri delle lenti in Fluoruro di Calcio (CaF2) meglio conosciuta, in ambiente fotografico, come Fluorite. Il brevetto per l'accrescimento artificiale dei cristalli di Fluoruro di Calcio invece si deve ai ricercatori Canon, e risale al 1968, se non erro, e questi cristalli furono introdotti per la prima volta negli schemi ottici dei teleobiettivi nel 1969. I primi obiettivi che ricevettero l'alto privilegio di comprendere nel proprio schema ottico queste lenti sono stati il 300/5.6 FL-F e il 500/5.6 FL-F , laddove la sigla FL si rferisce all'innesto obiettivi (è l'innesto precedente l' FD ... che in pratcia altro non è se non l' FL con in più la trasmissione automatica del diaframma), mente la seconda lettera F sta per Fluorite. In pratica mentre all'epoca tutti gli altri produttori si baloccavano con i soliti lunghi fuochi acromatici, in genere dei doppietti o al massimo dei tripletti, acromatici (ossia corretti su due sole lunghezze d'onda, in genere Verde e Blu) appunto, Canon, con larghissimo anticipo, aveva introdotto quelli che all'atto pratico sono stati i primi moderni teleobiettivi apocromatici ... ossia corretti per tre lunghezze d'onda: Rosso, Verde e Blu. |
| inviato il 09 Maggio 2018 ore 9:07
Dimenticavo di dire, caro omonimo, che anche qui sono andato a memoria, ragione per cui qualche data potrebbe non essere precisissima ... ma grosso modo la storia è questa. |
| inviato il 09 Maggio 2018 ore 10:46
I vetri UD e similari, in genere impiegati nelle ottiche tele di alta gamma giapponesi, non garantiscono una correzione apocromatica, ma una correzione parziale del "rosso" che aiuta la resa alle massime aperture. Apo è una correzione "totale" del rosso da farlo finire sullo stesso piano di fuoco degli altri colori, assieme a una taratura di ogni singolo colore per restituire un equilibrio cromatico il più possibile fedele alla realtà. Un Apo non ha dominanti né calde né fredde. L'Apo Telyt 180 è un vero Apo, poiché venne commissionato a Leitz con specifiche Apo per scopi militari e poi si pensò di farne una versione commerciale. Non ricordo che Canon e Nikon menzionassero correzioni Apo, nei loro vanti tecnologici ma "sovraccorrezioni". Fu la Sigma a vantare e mettere "api" farlocchi nei suoi tele e medi zoom... |
| inviato il 09 Maggio 2018 ore 12:20
Per quel che ricordo l'unica casa nipponica ad applicare il suffisso APO ad alcune sue ottiche è stata Minolta, con il 200/2.8 APO, il 400/4.5 APO e il 600/4 APO. Per quanto riguarda la correzione totale del rosso personalmente sarei portato a ritenere che essa dipenda molto dalla luminosità massima dell'obiettivo cui detta correzione si applica. E il Leica APO-Telyt 180/3.4 per esempio è un obiettivo nel quale la luminosità massima è stata tenuta volutamente bassa proprio per facilitarle il compito. E un esempio illuminante a questo riguardo viene osservando i Canon FD 300/2.8 L e 500/4.5 L. In questo caso infatti le due ottiche, pur condividendo la medesima correzione apocromatica costituita in entrambi i casi da una lente in Fluorite e una UD (pur avendo il 500 una ben maggiore aberrazione cromatica residua da correggere), ebbene in questo caso il 500 (nonostante appunto le difficoltà ulteriori legate alla maggiore focale) riesce a garantire una correzione che non solo copre totalmente il Rosso ma si estende addirittura fino all'infrarosso ... cosa questa testimoniata dall'assenza del riferimento atto a consentire la correzione della focheggiatura allorquando si adoperino, appunto, le pellicole sensibili all'infrarosso. Una tacca (rossa) di riferimento che invece è ben presente sulla ghiera delle distanze di messa a fuoco del 300/2.8 L. |
| inviato il 09 Maggio 2018 ore 12:43
“ E il Leica APO-Telyt 180/3.4 per esempio è un obiettivo nel quale la luminosità massima è stata tenuta volutamente bassa proprio per facilitarle il compito. „ Paolo, ricordo un'altra ragione. La luminosità f3,4 venne scelta per consentire un insieme compatto e leggero, considerando che andava utilizzata per la ripresa militare ed era più importante la sensibilità spettrale, che avere più luce per consentire l'uso di pellicole finegranulanti, ovviamente importanti nella fotografia naturalistica. Vero che fu anche Minolta a usare il suffisso Apo, a "sproposito", ma gli venne "perdonato" perché i suoi teobiettivi erano ottimi e, a parer mio, cromaticamente più "obiettivi" dei Canon, costretti alla "calura" delle lenti alla fluorite. Se ben ricordo la Sigma usò Apo su alcuni zoom (uno lo presi io, il 70-300) e sul 400 f5,6 e su questo Tutti Fotografi ci ricamò un articolo al vetriolo, perché di qualità appena accettabile... |
Che cosa ne pensi di questo argomento?Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 251000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista. |

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |