| inviato il 08 Novembre 2023 ore 7:37
Una passione per i giochi tecnici o una passione per la fotografia? Scattare con una fotocamera analogica di grande formato 4x5 o 8x10 può essere interessante, ma come diceva Pedro Mayer: non si tratta del processo, ma del risultato. |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 8:23
Ma un po' di passione, no eh??? Forse a qualcuno piacerebbe mandare la macchina fotografica a fare foto da sola ... *********************************** Passione? Ohiboh... ma se io fotografo solo in diapositiva! |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 8:31
Passione..... L'analogico lo fai solo perché ti piace...non ci campi oggi con la pellicola. Io faccio un po' di BN dalla A alla Z ma ci vuol tempo, e bestemmie, |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 9:37
Un Post che riemerge dopo tanti anni dimostra un certo interesse sull'argomento. Dico la mia. Il sistema zonale appartiene alla fotografia chimica, non si può trasportare sul digitale "così com'è", prima di tutto perché pellicole e chimica si comportano diversamente da sensori e calcolo. Quindi in che modo il sistema zonale può essere utile al fotografo digitale? Credo che l'utilità stia soprattutto nell'insegnare un approccio alla ripresa. Approccio che è fatto di osservazione attenta della scena, valutazione del contrasto di illuminazione e soprattutto scelta. Scelta di cosa privilegiare e quindi su cosa concentrarsi in termini di esposizione. Scegliere vuol dire alle volte rinunciare a qualcosa che "non ci sta". |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 17:09
“ Il sistema zonale appartiene alla fotografia chimica, non si può trasportare sul digitale "così com'è", prima di tutto perché pellicole e chimica si comportano diversamente da sensori e calcolo. Quindi in che modo il sistema zonale può essere utile al fotografo digitale? Credo che l'utilità stia soprattutto nell'insegnare un approccio alla ripresa. „ Se ci pensi, in fotografia digitale l'ETTR (Expose To The Right), che prevede di sovraesporre (senza arrivare a bruciare le alte luci) così da avere il massimo del segnale nelle ombre, per poi, in fase di sviluppo del RAW, riabbassare le alte luci non è altro che la trasposizione del principio del Sistema Zonale “esponi per le ombre, sviluppa per le luci”. Infatti anche il Sistema Zonale prevede di esporre in maniera tale da avere tutto il dettaglio necessario nelle ombre, e quindi se necessario anche sovraesponendo le alte luci in fase di ripresa, che poi potevano essere abbassate in fase di sviluppo. |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 17:22
@Pizza Diavolo, Io utilizzo il sistema zonale (un pelo semplificato e adattato alle mie esigenze) non perchè sia appassionato di tecnica e basta, ma perchè in questo modo riesco ad ottenere negativi (e quindi stampe) più vicini possibile all'immagine che avevo in testa al momento dello scatto. Chiaramente ha la sua massima espressione con la pellicola piana e il banco ottico/folding. C'è chi usa ancora quei mezzi perchè, almeno per il sottoscritto, permettono di ottenere un risultato migliore rispetto alla seppur ottima pellicola 120. E' chiaro che stiamo parlando di una percentuale risibile confrontata con le dimensioni della fotografia amatoriale. Non è solo un modo per complicarsi la vita... ma un modo per ottenre risultati migliori |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 17:41
Il sistema zonale divideva in 11 valori di illuminazione della scena corrispondente a 11 valori luce e sapendo che sia il negativo che la successiva stampa non potevano certo avere una gamma dinamica così ampia, si sceglieva quale elemento considerare in banda V per ottenere le più ampie gradazioni possibili. Quindi dalle tante misurazioni dei valori luce degli elementi componenti la scena, veniva stabilita la giusta esposizione. Se ad esempio la scena aveva tre valori luce corrispondenti alle zone 9, 10 e 11, invece di produrre un negativo molto denso, si poneva la zona 10 in banda V |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 17:57
Ciao a tutti, propongo anche il mio parere personale. L'utilità pratica del sistema zonale nella fotografia digitale è pressoché nullo. Come si intuisce da alcuni dei commenti precedenti è però una delle tecniche che però, se conosciute e comprese, aiuta molto nella comprensione e fruizione di qualsiasi materiale fotosensibile, incluso il sensore. In estremissima sintesi si tratta di imparare a previsualizzare come la scena che ci si trova di fronte, al termine della catena fotografica, verrà resa in termini di luminosità e contrasto nella stampa/immagine finale. Non è poco. Se ne può fare a meno? Si Con il sensore e tutti gli automatismi e strumenti di post produzione disponibili oggi, come si accennava sopra, si può anche mandare la macchina da sola a fare la foto. La farà probabilmente meglio di noi ed il RISULTATO sarà ottenuto. Non conosco Pedro Mayer, citato più sopra, ma mi permetto di dire che se sei un professionista che con la fotografia ci guadagna sicuarmente il risultato è la cosa più importante. Se la foto invece è un hobby, il percorso per alcuni potrebbe essere altrettanto importante. Tra poco le foto saranno generate direttamente con l'AI, Pedro finalmente si metterà il cuore in pace.... Per quanto riguarda i costi del grande formato, parlando di bianco e nero, non penso siano così esosi. Il carico maggiore è quello delle lastre purtroppo.... ma una 4x5 discreta come una FOMA 100 viene a meno di un euro l'una ed un ottima HP5+ a poco più di 2 euro. Quando fai 4 - 8 lastre in una sessione ne hai già fatte tante..... Una Sinar 4x5 ormai te la tirano in testa per 300 euro, con altri 2-300 prendi un buon obbiettivo, altri 100 per esposimetro esterno (per gli spot discorso e spesa a parte) e sei pronto..... |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 19:09
Eh si... peccato solo che tutto quel ben di Dio non di possa proiettare! Sarò limitato io, ma tutta questa mania di riprendere in medio, grande o grandissimo formato per poi stampare a formati quasi ridicoli (rispetto alle potenzialità di un negativo/lenzuolo) lo trovo quantomeno riduttivo... per non dire che è uno spreco bello e buono! |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 20:01
Ciao Paolo, Lo sai che non la penso come te. Non ritengo che la scelta delle dimensioni della stampa/proiezione/monitor debbano essere direttamente proporzionali alla quantità di informazioni registrate su pellicola o sensore. Ci saranno considerazioni un po' più strutturate alla base di questa scelta, no? Altrimenti tutti quelli che hanno campato con il grande formato e, nonostante fossero disponibili ingranditori adatti, hanno continuato a fare stampe a contatto andrebbero considerati dei colleoni o, per essere più buoni, degli spreconi? Comprensibilmente tu ragioni avendo in mente la proiezione, ma con la foto stampata è diverso. La fruizione è diversa. Spesso la stampa non viene appesa, ma visionata 'a mano'. Se già vai oltre il 30x40 si fa fatica a godersela, ad avere una visione d'insieme. Se appendi al muro puoi andare anche più grande, ma le gigantografie hanno senso per fare cartelloni pubblicitari o per forme espressive ben delineate. Più granuli d'argento (grande e medio formato) danno, almeno per il bianco e nero, un passaggio tra i toni più gradevole rispetto al piccolo formato (che nella pellicola è il 24x36). Già questo giustifica l'uso di questi formati anche a parità di grandezza di stampa. La differenza tra una stampa 24x30 fatta con rullino piccolo o con una lastra grande formato è già apprezzabile, specie se si usa no pellicole con grana pronunciata. |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 20:25
@Teofilatto, io scatto 100-150 piane l'anno, con la Foma 100, che da fotoimpex costa meno di 1e cad (dovrebbe essere sui 0,6). Sviluppo in D76 1+1 e ogni scatto mi viene a costare circa 60 cent, di chimici (utilizzo una tank da 1 l per 6 piane, non rotativa). Si può spendere molto di più, vedi FP4/HP5, ma con la mia configurazione spendo non più di 200e l'anno, mi sembra ragionevole. Le ilford mi piacciono di più ma per quello che faccio mi accontento delle Foma. L'attrezzatura costa diciamo 1000e per partire (fotocamera folding una lente + tank + esposimetro spot+chassis); è uno sfizio che credo si possa affrontare, se si è appassionati. Spesso leggo di forumer che hanno tipo 3 diversi 35 mm o 20 e più lenti, non mi sembra che il costo per divertirmi in analogico sia così esagerato. Con la folding vale la pena utilizzare il sistema zonale? Se si ha dimsetichezza con la tecnica, e una camera oscura "comoda", se non in casa propria... assolutamente si! Magari senza avere i vari N+1 e N+2 ma quantomeno per capire se i punti più chiari o più bui potranno essere stampati, con dettaglio o saranno "puri". |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 21:29
La differenza tra una stampa 24x30 fatta con rullino piccolo o con una lastra grande formato è già apprezzabile, specie se si usa no pellicole con grana pronunciata. ***************************** Si Teo, certo, lo so che non la pensi come me, e la cosa ci sta tutta ovviamente, infatti ho preso a riferimento le tue parole non perché, ma questo tu lo sai bene, le volessi stigmatizzare ma solo per offrire ad altri uno spunto di riflessione in più. Ovviamente, e questo è più che pacifico, un formato più grande è migliore di un formato più piccolo ma, perché c'è sempre un MA, spesso pure bello grande, dipende sempre dal materiale che adoperi. Anni addietro, quando esisteva ancora, quei cialt.roni di Kodak sostenevano che la Technical Pan 25, trattata in Technidol liquido chiaramente, forniva dei negativi che se stampati in formato 13x18 erano INDISTINGUIBILI da una stampa a contatto 5x7" di QUALSIASI ALTRA EMULSIONE. In altre parole non sempre è vero che "più grande è meglio" anzi, nella maggior parte dei casi, è preferibile adoperare il formato Leica, però con emulsioni di alta classe, piuttosto che adoperare il medio formato con pellicole di qualità media, e questo sorvolando sulle cinesate, ovviamente. |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 22:03
@Paolo, Di technical Pan dovrei aver fatto 3-4 rulli, quindi ho un ricordo sbiadito. E' vero, la definizione era incredibile ma se non ricordo male andava esposta a 12 iso circa per non chiudere le ombre. Quindi non parliamo di una pellicola per tutti gli utilizzi. Considerando anche che ingrandire 20-30x un negativo presenta problemi pratici in fase di stampa, come peli e piccoli graffi; Non riesco a considerarla una vera alternativa al medio/grande formato. Personalmente preferisco una pellicola più fruibile (hp5 per esempio) che mi da la possibilità di scattare a mano liber, se volessi, in formato 120. Sono ovviamente opinioni personalissime… Oggi c'è una pellicola della Adox che non ho mai provato ad altissima definizione, per ora vivo felice con le mie Foma e Hp5 |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 22:16
Infatti il problema della sensibilità non è indifferente. Ovvio che se uso una ilford Pan F 50 nel formato Leica posso arrivare a stampare anche grande. Purtroppo però va esposta a non più di 25 ISO e sviluppata con molta attenzione se non vuoi che il contrasto sfugga. Obbligatorio cavalletto e moltissima luce. Con una 200 ISO o anche 400 ISO in medio formato puoi fare ingrandimenti più spinti senza preoccuparti della grana e con la versatilità di una pellicola più sensibile (ai digitalisti considerare una 400iso una sensibilità elevata farà ridere....) e più gestibile in fase di sviluppo |
| inviato il 08 Novembre 2023 ore 23:05
“ Chiaramente ha la sua massima espressione con la pellicola piana e il banco ottico/folding. „ Sì, se si fotografa con la stessa attrezzatura di Ansel Adams, si possono ovviamente utilizzare anche i suoi metodi di misurazione dell'esposizione. Un banco ottico offre certamente ancora possibilità impareggiabili, soprattutto quando si tratta di mettere in parallelo linee convergenti. |
|

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |