| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:08
“ È uno solo, sempre l stesso. Oramai la pesca col cormorano è solo roba per turisti. Non la pratica più nessuno a parte quel vecchietto. „ Azzo è come lo stambecco nel Gran Paradiso appena muore ciaone. Mica è noto se ha un erede che prende in mano la baracca? Ha l'esclusiva? |
| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:11
Stavo proprio pensando di prendere il suo posto. Vita tranquilla sullo Yang Tze in armonia con la natuta e chi sta meglio di lui? |
| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:11
lago inle uguale donne giraffa uguale e via cosi |
| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:12
Come sempre chi fa le cose per primo è un precursore, gli altri vanno a rimorchio. Non proprio Stefano. In casi del genere il primo è un precursore, il secondo è un meno che modesto copiatore mentre il terzo è solo uno che ha già rotto i cosiddetti! Resta inteso che tutti quelli dal quarto in poi altro non sono che candidati al capestro... oppure, volendo offrire una opzione di scelta, alla lapidazione. |
| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:12
PaoloPgC concordo con te, il fotografo in primis. Etica e rispetto prima di tutto. non pago un bambino per farmi fare gli occhioni e mettersi in un dato posto, specie poi se lo spacciamo per "reportage di viaggio". Io provo a fare set ma si capisce benissimo che son costruiti, a priori della qualità della foto. Altrimenti la bravura sta nel cercare di non far capire che è costruita più che in altro. Stefano |
| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:13
“ Che poi sia un peccato che determinate tradizioni vadano perdute, è vero: che però quasi si auspichi che tali persone rimangano povere e disagiate „ Mi sa che hai le idee un po' confuse circa i concetti che esprimi; secondo te la vita nelle favelas è più ricca e agiata di quella degli Yanomami della foresta amazzonica? Il fatto è che quando gli avranno sottratto anche i pochi brandelli di foresta che gli rimangono, anche gli yanomami dovranno per forza "scegliere" di andare a vivere nei sobborghi di qualche metropoli |
| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:15
Le foto di rievocazioni storiche che a mille si fanno in Italia, come vanno considerate: reportage veri di eventi storici fasulli, reportage antropologicamente fasulli di eventi moderni veri? Si possono fotografare o bisogna far venire i sensi di colpa ai turisti? Probabilmente conta dove si pubblicano. Pubblicare sulla propria pagina FB, su un sito di fotoamatori e su American Anthropologist ha significati molto diversi. |
user81826 | inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:20
Entrambe quelle che hai detto Motofoto ma possono anche essere fotogiornalismo od altro a seconda della prospettiva del fotografo, del motivo delle foto e del dove vengono pubblicate (sono solo etichette utilizzate dalle persone per esprimere concetti e le trovo tutte corrette) e se ovviamente vengono spacciate per fatti storici realmente accaduti dovrebbero far venire sensi di colpa secondo me, si. Intenzioni e trasparenza sono fondamentali ad ogni livello. |
| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:22
“ Io invece vado controcorrente: i fotografi centrano ben poco con questa situazione ed essere definiti complici è davvero brutto. Perché quelle culture già non esistono più, travolte sì dalla "modernizzazione" ma soprattutto da un loro scelta: meglio perdere le tradizioni e avere lo stomaco pieno e un tetto sulla testa che essere poveri e affamati ma fotogenici e genuini. Che poi sia un peccato che determinate tradizioni vadano perdute, è vero: che però quasi si auspichi che tali persone rimangano povere e disagiate perché così le foto sono "più vere", non mi sembra una gran idea. „ Stai sottovalutando il fenomeno.. che purtroppo sta avendo ripercussioni gravi in diversi luoghi. E' assolutamente ovvio che il processo di modernizazzione sia inevitabile ed e' assolutamente giusto che ogni essere umano sul pianeta auspichi per se stesso e i suoi figli (nipoti, etc..) condizioni di vita sempre migliori. Piacerebbe a tutti noi poter incontrare civilta' che hanno mantenuto gli antichi stili di vita.. ma non si puo'/non si deve. E' anche ben noto che la modernizzazione in certi casi generi impatti sociali negativi (tipo l'abbandono dei luoghi di origine per tentare fortuna nelle grandi citta', l'alcolismo, etc.. ). L'invasione dei "fotografi" (su scale minore) si aggiunge alla lista.. l'impatto negativo a livello sociale e' evidente: - Lavoro -> si, perche' soldi in cambio di foto non e' un lavoro sostenibile a lungo termine. Tra qualche anno passa la moda dei pescatori con le lanterne o dei bambini dell'Omo con la pelle pitturata di bianco. E cosa fanno? - Conflitto sociale -> in un lasso di tempo molto breve affluisce una ricchezza che cambia le gerarchie della societa' locale. Quasi sempre si generano dei conflitti (chi prende i soldi delle foto? L'individuo? La comunita'? Il capo villaggio?). - Cultura -> Sicuramente il meno pratico (ma a lungo termine non meno importante) la distanza culturale tra "noi" e "loro". Se paghi per fare foto ti stai mettendo su un piano diverso rispetto alla persona che ritrai. In questo modo si erige una barriera culturale molto piu' spessa delle differenze macroscopiche (costumi, tradizioni, religione, etc..). Per cui, condivido che in generale il cambiamento e' in atto (o e' gia' avvenuto) e che i fotgrafi non ne sono certo la causa. Ma e' altrettanto certo che contribuiscano (in alcune realta') a peggiorare la situazione. E la soluzione e' semplicissima.. basta non farlo. La nostra vita non cambiera' di una virgola. La loro invece potrebbe cambiare.. |
| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:27
92 minuti di applausi Viaggiatorenotturno! |
| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:36
Vogliamo spendere anche due parole sulla foto del bambino o della bambina del mid-east asiatico che guarda diritto in camera con due perle di occhi grossi così? Il fotografo bravo, è quello che ti fa vedere ciò che non vedresti. Anche se tu fossi lì. Oppure colui che riesce ad essere a fotografare in un posto dove nessuno o in pochissimi ci arrivano e ci arriveranno mai. Quello che ti mostra una cosa che vedrebbe chiunque fosse lì con il solito viaggio organizzato, a mio parere ha molto su cui lavorare. |
| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:39
“ lago inle uguale donne giraffa uguale e via cosi „ per quanto riguarda le donne giraffa mi permetto di dissentire. Se vede qualcuna nei negozietti del lago Inle, messe li apposta per attirare fotografi/compratori; in questo caso hai perfettamente ragione. Io personalmente sono andato a trovarle nel villaggio dove vivono, più di un'ora di fuoristrada rispetto al più vicino centro abitato, già abbastanza sperduto, in zone per il cui accesso è necessario una specifica autorizzazione; ho parlato tramite interprete con alcune di loro, mi hanno offerto il tè e consentito di fotografarle nella loro casa; mi hanno raccontato la loro storia e l'orgoglio per il proprio collo pieno di anelli; erano molte, praticamente tutte quelle anziane ma qualcuna anche più giovane. Quindi persone reali, con una propria vita particolare, molto particolare per noi. Non ho ancora deciso se utilizzare e/o pubblicare le loro foto, ma certamente sono foto molto diverse da quelle dei pescatori con nasca del lago ile. mt |
| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:42
Maurizio, ci hai parlato. Vi siete conosciuti dandovi un pezzetto di vita. Non allugare soldi per avere lo scatto ed arrivederci. Tu vuoi conoscere l'ecosistema in cui vai non avere belle foto da pubblicare a priori. |
| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:45
Sarebbe sicuramente molto interessante un reportage su tutti questi "finti" reportage. |
| inviato il 08 Febbraio 2018 ore 16:46
“ Che poi sia un peccato che determinate tradizioni vadano perdute, è vero: che però quasi si auspichi che tali persone rimangano povere e disagiate perché così le foto sono "più vere", non mi sembra una gran idea. „ Come dicevo, si tratta di evoluzione in gran parte inarrestabile, di cui i fotoamatori, sottospecie del turista, sono solo concausa. Quando strade e dighe avranno civilizzato la valle dell'Omo, gli Hamer smetteranno presto e comunque di saltare i tori. Alcuni reportagisti avranno allora avuto il grande merito di raccontarci questa tradizione. Invece tanti fotoamatori, penso in particolare ai partecipanti ai viaggi/workshop fotografici di fronte ai quali la tradizione viene "recitata", avranno invece avuto il demerito di aver contribuito a far scomparire, mercificandola, quella stessa tradizione. |
|

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |