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Fotografi a caccia di premi


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avatarsupporter
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 17:50

@Mtbdo
La risposta è tutta nel bel post di Daniele Ferrari.
Se quello che fotografi è un tossico, il posto è di tossici, la siringa è di droga e lui fa quello che avrebbe fatto senza di te, solo che ora sta in una buona zona di luce...allora è reportage.
Se invece è tuo cugggino, che si è vestito da tossico, state a casa vostra, la siringa è di acqua ...vedi tu cos'è.

avatarsenior
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 18:18

Per me è reportage (non il cuggino), per troppi credo non lo sarebbe, a leggere in giro.

avatarsenior
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 18:22

Mi pare che ci stiamo arrampicando sugli specchi o che non sia ben chiara la differenza tra notizia autentica e fake; nell'esempio che facevo più sopra, per quanto preparata per la fotografia, l'esecuzione sarebbe comunque avvenuta realmente, quindi quella foto avrebbe comunque lo status di reportage pur lasciando dubbi sull'onestà del fotografo e magari sull'articolo che l'accompagna, mentre se l'intera esecuzione fosse solo una messa in scena, anche la foto sarebbe solo una × qualora venisse spacciata per reportage.
Il caso del tossicodipendente, al di là del fatto che probabilmente tu staresti commettendo un reato, non si discosta dall'esempio dell'esecuzione: mi resterebbero dubbi sulla tua integrità di fotoreporter autentico, ma se quello che stai immortalando fosse comunque un gesto reale e che, per di più, il soggetto aveva comunque già deciso di compiere proprio in quel momento, non credo sarebbe possibile non considerarlo reportage, pur con qualche "caduta di stile" sul modo di realizzarlo.
Oltre tutto, di casi analoghi è piena la storia: durante la Prima Guerra Mondiale, l'esecuzione di Cesare Battisti, nel cortile del Castello del Buonconsiglio a Trento, fu preparata proprio in funzione della fotografia che venne realizzata subito dopo la sua impiccagione, e la cui pubblicazione doveva servire da monito per gli altri irredentisti: nessuno si è mai sognato di dire che quella foto, con il boia e le autorità sorridenti e in posa in fianco al cadavere di Battisti non fosse un reportage.

avatarsenior
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 18:46

mi resterebbero dubbi sulla tua integrità di fotoreporter autentico

pur con qualche "caduta di stile" sul modo di realizzarlo


Ok, la pensiamo in maniera diversa ma tanto io non faccio reportage.

avatarsenior
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 18:48

1) La foto dell'esecuzione del vietcong, come ogni foto singola è una piccola verità, l'unica che un singolo essere umano può cogliere in un singolo momento; ma la Verità come la Vita è una realtà Complessa che ogni piccola verità unita alle altre può contribuire a scoprire, riconoscendo che scrutare l'animo umano è davvero difficile, anche se si è aperti a imparare dai propri errori di prospettiva.

2)Per quanto riguarda i premi, come in piccolo per la caccia al like, l'essere umano è sempre più in cerca di gratificazioni, quanto meno è sicuro di sè. Chi ne è TOTALMENTE immune scagli la prima pietra.

Amen! ciao Fabrizio

avatarsenior
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 19:01

@Mtdbo, quello della "caduta di stile" era più che altro un'espressione per evidenziare il fatto che al giorno d'oggi può trasformarsi in un problema di onestà, mentre 50 anni fa poteva effettivamente essere un semplice problema di difficoltà tecnica; dal momento che effettivamente ora più che mai si cerca l'immagine WOW anche nel reportage, è un attimo lasciarsi andare e passare da qualche interferenza con la situazione al tarocco completo

avatarsenior
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 19:23

Opisso citava Raghu Rai: ecco le sue parole che cadono a fagiolo nella nostra discussione, durante un'intervista.

Ci parla del “presente” della fotografia moderna?


'I tempi cambiano, oggi si arriva a creare delle situazioni per fare delle foto. Forse è il suo periodo peggiore. C'è una frammentazione di immagini causata dalla generazione fast food che si abbuffa di immagini senza aver imparato a meditare, a percepire, a ricevere e catturare l'enorme magnificenza dell'esperienza personale. Tutti vanno di fretta, usano la camera digitale per afferrare un attimo-snack anche se non lo hanno compreso, come se ognuno vivesse in continua competizione con i milioni di utenti dei social. L'instagrammizzazione e la facebookizzazione hanno devastato la qualità meditativa di una potenziale immagine. E così lo stile viene a scomparire nel tempo'.

... 'La frammentazione di oggi – lo noto anche in certe foto della Magnum– non ha senso perché è disconnessa dalla realtà più vasta attorno. È come ritagliare un orecchio dalla testa credendo che sia arte'.

avatarsenior
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 19:33

Vedi, io penso che che la foto taroccata, tra un mare di virgolette, sia quella del vietcong, non quella del tossico che ti ho descritto. Taroccata perché è diventata un'icona ma racconta una verità errata. Questo è talmente chiaro che, tra le righe ma neppure troppo, lo afferma pure il fotografo, se hai letto l'articolo. Tanto che si è scusato con il generale. Che poi il fatto sia vero, che la foto non sia stata minimamente alterata con photoshop non altera il suo essere falsa.
Quello è un pessimo reportage, e il fotografo lo sa e lo dice pure.

Ci fissiamo sempre sulle regolette semplici da corso base e ci lasciamo sfuggire il senso generale. Per questo non sono d'accordo con te e con alcuni altri che ho letto qui dentro. Si può fare reportage mettendo in posa, entro limiti che non sono oggettivi ma che hanno ben più di 50 sfumature di grigio, sono legati all'etica del fotoreporter ed alla sua credibilità.
Si può mentire scattando quel che si vede e pubblicando il RAW. Il reportage non è questo, il reportage è giornalismo e un giornalista, per quanto non sarà mai neutrale, deve essere capace di raccontare il più completamente possibile.
Reportage è il racconto non tempo e diaframma e foto "rubata".

Fabrizios53, il volume di immagini pubblicate rende la ricerca di quelle significative un ago in un pagliaio, indietro non si torna però, quindi?

avatarsenior
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 20:01

La foto del vietcong è vera: in quel momento è la sola piccola verità che il fotografo poteva cogliere. Solo anni dopo si poteva accedere ad un'altra piccola verità raccontata dal generale: la Verità totale era ed è che ogni guerra è un dramma e di questo sono testimonianza complessa tutte e due le piccole verità. Il vietcong lottava per l'indipendenza e la guerra genera orrori, il generale rispondeva con violenza a violenza ma era dalla parte sbagliata, in una guerra che usava gas e napalm uccidendo migliaia di civili vietnamiti per stanare i vietcong dalle loro gallerie sotterranee.

I reportage di Raghu Rai (ho un suo libro sull'India) indicano proprio che occorre approfondire, non decontestualizzare, non frammentare come dice nell'intervista: fotografare l'ago senza dimenticare il pagliaio, con mente aperta.

avatarsenior
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 20:08

Attento però che l'immagine del Vietcong non è taroccata in sé, è stata taroccata dal modo in cui è stata presentata, e questo ci dice che l'immagine da sola può raccontare qualcosa, ma non è mai sufficiente a documentare un fatto di cronaca; sono i fiumi di parole che sono state scritte a proposito di quella foto che ne hanno sviato l'interpretazione. Io cerco di tenere separato il concetto di falso nel realizzare un'immagine dal concetto di falso nel presentarla, anche perché quella foto non solo non ha perso il suo valore documentale, ora che ne sappiamo di più sulla vicenda, ma lo ha addirittura rafforzato, perché è una foto indubbiamente autentica in tutto e per tutto che oggi si rivela essere il documento di come possa venire travisato il gesto in quanto tale.

avatarsenior
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 21:04

Quella foto fu presentata come Eddie Adams voleva: i giornalisti sapevano del fatto proprio dal fotografo.
Solo dopo Eddie apprese l'altra 'verità', ma l'odio delle due parti in conflitto di una guerra imperialista scatenata per dominare il mondo, per vendere e testare armi delle multinazionali, questa è una verità più grande che le comprende entrambe.
Poi che una foto possa essere stravolta da didascalie o articoli che la utilizzano questa è anch'essa verità di tutti i giorni.

avatarsupporter
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 21:43

Reportage vuol dire fare rapporto, reporting. Rilievo diretto di fatto vero. Non veritiero. Vero. Se metti qualcuno in posa e sotto luce particolare crei un artefatto. C'é poco da discutere il set del tossicodipendente oltre che sollevare sdegno non produrrebbe un reportage ma un racconto di fatti realistici. La foto del Vietnam si.
Ma non stavamo discutendo dei concorsi??

avatarsenior
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 21:45

Ci rinuncio, buona serata

avatarsenior
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 22:08

Quella foto fu presentata come Eddie Adams voleva: i giornalisti sapevano del fatto proprio dal fotografo.
Solo dopo Eddie apprese l'altra 'verità',

Esatto; tuttavia questo modifica l'interpretazione che diamo a ciò che vediamo in quella foto, ma modifica forse anche la realtà materiale di quella foto? Sarebbe bastato inquadrare la scena diversamente, allargare il campo o cambiare focale per farci percepire quell'altra verità? Se la risposta è no, allora quella foto, in sé, rimane autentica, e rimane esattamente il documento di ciò che ritrae: un uomo che ne uccide un altro.
Può una foto dirci "perché" lo uccide? No, non è un suo compito; l'errore che commettiamo troppo spesso è quello di pretendere che una foto di reportage ci sveli le motivazioni di ciò che ritrae, ed ecco che quando scopriamo di aver creduto per 50 anni alle motivazioni sbagliate diamo la colpa a quella foto; ma la verità di un'immagine è solo la testimonianza che quel gesto sia realmente avvenuto, non quella di mostrarci le intenzioni che hanno spinto a compierlo. Certo, se il fotografo ha il tempo e il modo di interferire preventivamente con la scena, può indurci a propendere per un'interpretazione piuttosto che un'altra, ma, in quel caso, lo stesso Adams ammise di aver iniziato a scattare quasi istintivamente, e che addirittura non si aspettava nemmeno quell'epilogo, pensava che volesse solo spaventarlo; meno interferenza di così ...

avatarsenior
inviato il 30 Gennaio 2018 ore 23:29

A me non stupisce vedere cose del genere anzi lo trovo normale nel reportage. Il reportage è un racconto fotografico con scatti rubati altri in posa. Lo so perché ho alcuni amici che lo hanno fatto per mestiere e vi garantisco che c'è un grosso lavoro dietro oltre la parte burocratica per i consensi alla pubblicazione. Il loro lavoro non è mirato a premi ma alla vendita del servizio a giornali italiani ed esteri (fiutare cosa documentare non è facile. Se racconti cose scontate già viste difficilmente qualche testata sarà interessata alla pubblicazione.Sarebbe grave costruire a tavolino immagini di guerra o altre situazioni di messe in scena (falsa documentazione). Riguardo i concorsi dove girano soldi o carriera...siete convinti che non ci sia puzza d'imbrogli per favorire alcuni autori?...

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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