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Cucù!


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avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2018 ore 9:05

Punto di vista interessante il tuo, Maurizio, infatti le vecchie stampe ottocentesche assumono, proprio per i segni inferti dal tempo, un fascino che probabilmente non avrebbero se le avessimo osservate appena scattate.

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2018 ore 9:09

Il fotografo osserva dalla riva lo scorrere del fiume-tempo, attraverso il mirino del suo apparato.
Quel che vede, mentre attende il momento dello scatto, è qualcosa schiacciato sulla dimensione del presente. È una stretta finestra sul presente.
Poi c'è lo scatto.

Lo scatto spinge inesorabilmente il soggetto nel passato. Anche se il soggetto continua ad essere lì davanti ai nostri occhi, abbiamo la "prova" (la fotografia) che esiste un suo stato che ora non è più, che è passato per sempre nella corrente del tempo.

Al tempo stesso però la fotografia ha salvato quell'attimo di presente e lo preserva dall'oblio.
Osservando la fotografia, subiamo lo stesso fascino del paradosso temporale della tragedia greca classica: vediamo rappresentato un pezzo di presente, sapendo però che esso è irrimediabilmente condizionato dal suo appartenere ad un passato ormai immutabile e irripetibile.

avatarjunior
inviato il 05 Gennaio 2018 ore 11:29

Però almeno hai già risposto alla seconda grande domanda escatologica: "dove andiamo?"

La famosa domanda del tassista al filosofo che era appena entrato in auto. Sorriso

Si può pensare a qualcuno senza che l'immagine dello spermatozoo che fu ci distragga la mente? Esiste un tempo più complesso di un fluire di istanti, un tempo immaginato, sognato?

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2018 ore 12:53

Al tempo stesso però la fotografia ha salvato quell'attimo di presente e lo preserva dall'oblio.

attimo che comunque è una striscia di tempo da/a.
la fotografia non è in grado di bloccare una frazione puntiforme di tempo, ma sempre una linea, per quanto ci possa apparire corta.

Esiste un tempo più complesso di un fluire di istanti, un tempo immaginato, sognato?

si esiste. esso è il tempo frazionato .
è possibile sognando, riprendere un dato evento di un tempo, ripercorrerlo e continuarlo, oppure retrocederlo e continuarlo, modificandone gli eventi.
Qualcuno potrebbe dire che si tratta solo del "sognare", ma questo qualcuno eventualmente, dovrebbe allora prima dare una spiegazione dall'esterno sulla vera natura del tempo, cosa che non può fare essendo un essere immerso nel tempo.
Quindi, per tali motivi, è anche difficile poter dire con certezza se lo stato onirico, oppure uno stato allucinatorio, non abbia un dimensione reale, semplicemente differente da quella cui attribuiamo il normale stato di coscenza alpha e beta.


Noi andiamo in onda Theta tutte le volte che stiamo per svegliarci e stiamo per addormentarci, pochi minuti al giorno quindi.
è un momento in cui lo stato conscio è commisto a quello del sonno, e la percezione tra dimensione esterna ed interna si mescola.
i neonati vivono in onda Theta circa 18 ore al giorno.



avatarjunior
inviato il 05 Gennaio 2018 ore 14:26

Altered States

Mi piace l'idea della fotografia come un'anomalia del tempo. Che anche il tempo sia 'craccabile' e il fotografo un 'hacker' ? Sorriso

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2018 ore 14:42

Accetto la posizione di Ooo quando parla di attimo =striscia di tempo. Quindi non puntiforme. Paradossalmente quindi, nella foto c'è registrato movimento perché il fotografo ha ripreso una "striscia di tempo". Mica male...

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2018 ore 15:01

Mi piace l'idea della fotografia come un'anomalia del tempo. Che anche il tempo sia 'craccabile' e il fotografo un 'hacker' ?

Non farlo sapere a Adobe, Microsoft ecc. MrGreen

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2018 ore 21:36

Non so...
Mi sembra che la fotografia risenta più del desiderio (nostalgia?, 'saudade'?) del fotografo per quello che è il tempo "naturale" (biologico, fenomenologico...) piuttosto che per una dimensione immaginata-onirica.
Per quella c'è la scrittura come strumento principe.

avatarjunior
inviato il 05 Gennaio 2018 ore 21:40

Il tempo di esposizione non è l'unico contatto tra la fotografia e il tempo. Non è neanche il mio preferito, ma questo è soggettivo. La fotografia è memoria, personale o collettiva. La memoria personale può essere condivisa tramite la fotografia divenendo collettiva, mentre la memoria collettiva può essere elaborata da ciascuno di noi in modo diverso, divenendo personale.

avatarjunior
inviato il 05 Gennaio 2018 ore 21:59

Per quella c'è la scrittura come strumento principe.


La scrittura è più completa, è anche un linguaggio che si è formato in migliaia di anni. La fotografia ha avuto anche momenti 'tecnicamente' complicati in una storia molto più breve, forse ha solo bisogno di tempo.

avatarsenior
inviato il 05 Gennaio 2018 ore 22:18

Forse sì. Sulla maggiore "stratificazione" della scrittura non c'è discussione.
A prescindere dal discorso sul tempo, certamente ci sono fotografi che lavorano su un mondo immaginato-sognato.


avatarsenior
inviato il 06 Gennaio 2018 ore 4:57

Se l'immagine racconta una storia, già si parla di tempo immaginato-sognato. Di gettò, mi sono venute in mente tante foto del nostro amico di forum Arconudo, che apprezzo tantissimo e che invito a visitare. Onirico è dir e poco.
Aggiungo: anche una foto di paesaggio può raccontare una storia : sono sufficienti delle impronte sulla neve o una malga in lontananza. Uno stile life: un cesto di frutta e un coltello, magari con la lama insanguinata (si, va be')...
Che robe mi escono la mattina alle cinque (?)

avatarsenior
inviato il 06 Gennaio 2018 ore 8:21

certamente ci sono fotografi che lavorano su un mondo immaginato-sognato

che comporta comunque un "tempo" per lo svolgimento dell'intero sogno di cui l'opera del fotografo racchiude un frammento.
Se poi quell'opera riesce in qualche modo a raccontare l'intera immagine-sogno, allora lo fa in modo simbolico ed è l'osservatore che deve ricostruirsi mentalmente quel "tempo" necessario ad immaginare l'intero racconto

avatarsenior
inviato il 06 Gennaio 2018 ore 9:23

Tutto vero.
Allora va considerato anche come l'autore interloquisce con l'osservatore. Ad esempio basandosi sulle prerogative "realistiche" che l'immagine può avere e quindi sul valore di documento di un momento avvenuto nel passato "naturale".
Oppure invece valorizzandone l'aspetto simbolico che porta ad una diversa valutazione del tempo. Non lineare appunto.

Penso solo ad esempio ad Ackerman o D'Agata. Ma anche Arthur Tress e tanti altri..

www.agencevu.com/photographers/photographer.php?id=1


pro.magnumphotos.com/C.aspx?VP3=CMS3&VF=MAGO31_10_VForm&ERID=24KL53T_6

avatarsenior
inviato il 06 Gennaio 2018 ore 9:39

Allora va considerato anche come l'autore interloquisce con l'osservatore.

è la maledizione/benedizione di qualunque linguaggio; per essere tale deve esplicitarsi in un dialogo o quantomeno in una comunicazione e quindi in una interazione tra due soggetti



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