| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 9:00
@frank: se un amatore vuole raggiungere i risultati e apprendere le competenze utili per arrivare allo stesso livello, non avrà bisogno di avere un committente. Anche perché fa parte del percorso professionale, dubito che un committente assegni lavoro a uno non capace per dargli la possibilità di imparare... Prima si impara, a proprie spese e emulando lavori commerciali per poi, se vuole, proporsi. O semplicemente per poter dire "sono soddisfatto, ho imparato a farlo". Non ci vedo nulla di male... @axl: contro cosa? Il canone commerciale? O vuoi che agli amatori sia vietato di fare beauty come il mondo richiede? Per l'aspetto morale, come ho già detto, concordo, ma non credo che un thread su Juza sia un modo per cambiare granché. Questo non toglie che se vuoi lavorare in certi ambiti le competenze ti servono, e un amatore che le vuole apprendere non ha colpe se lo standard attuale (perché poi cambierà come dice Zen) è contro il tuo personale gusto... |
| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 9:04
Angus sono perfettamente d'accordo con te, sono ben conscio che nella pubblicità, nel beauty la pesante post produzione e' oramai indispensabile. Ma non mi stanco di dire che... mi sono stancato! Diciamo che l'occhio è un pizzico di giudizio non mi mancano, non sono certo a livello di Masterlight (a proposito di lui nessuna notizia?!) o di Raamiel non devo passare le ore a postprodurre come il buon Zentropa o Motofoto (due amici le cui foto guardò sempre con piacere) pero' lasciatemi Libero di dire che quando ad esempio sono in treno e guardò i passeggeri vicini a me tessere le lodi di foto che ritraggono una (stupenda) modella con pelle in stile LISCIA COME IL VETRO ... be' l'ho già detto che non ne posso più? Certo io non scatto per Chanel o per Dior, non postproduco per Armani e non sono il lampista (nobilissima figura) di Diesel.... però ecchecavolo!! Aridatece il buon Toscani! |
| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 9:08
“@axl: contro cosa? Il canone commerciale? O vuoi che agli amatori sia vietato di fare beauty come il mondo richiede?“ Caro Linux non sono un censore, nulla di più lontano da me! Dico solo che mi sono stancato personalmente di vedere modelle “aliene”. Non ne posso proprio più. Pelle piallata Nitidezza al top sulle ciglia Accentuare retina Sbiancare cornee Eliminare nei Saturazione alle stelle Rossi che diventano arancioni Blu che diventano verdi SEMPRE LE STESSE COSE! SEMPRE! Questa si che è omologazione! Non ti piace quel neo? Ok toglilo La modella ha la fronte con un po' troppi brufoli? Ok rendile un servigio e rendile la pelle della fronte più liscia Vuoi un rosso delle labbra più intenso? Va bene, accentua la saturazione un poco Ma non esagerare, non rendere la modella un cartone animato evoluto perché, personalmente, me e' venuta a noia la cosa. Detto questo a breve posterò le foto che ho scattato ad una modella che adoro senza applicare nessuna post alla pelle. Sono curioso di avere un vostro feedback. |
| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 9:10
“ quello che conta è il risultato finale, che assolutamente non deve essere incoerente. „ Credo che in questa frase ci siano tutti i termini del discorso tranne uno: con che cosa quel risultato debba essere coerente. Non è una critica a chi ha scritto questa cosa, ma la constatazione che, al giorno d'oggi, l'utilizzo che poi viene effettivamente fatto delle immagini è sempre più slegato dalla consapevolezza di questa necessità di coerenza. Anni fa mi è capitato di realizzare immagini dichiaratamente fantasy (presenza di draghi e folletti 3D) per illustrare un mio breve racconto, a partire da basi fotografiche; in molti casi già la base era un fotomontaggio: nuvole prese da altri scatti, inserimento di spezzoni di mura e edifici medievali sulle rupi del Latemar ecc. Ovvio che nel contesto di quel breve racconto fiabesco, che oltre tutto non conteneva riferimenti geografici, quei lavori mantenevano una loro coerenza, ma sarebbe bastato togliere i draghi e i folletti per giustificarne la presentazione, come "semplici" foto, in altri contesti? Ecco, quello che si nota nell'utilizzo delle immagini al giorno d'oggi è proprio la progressiva perdita di questa coerenza tra immagine e contesto di presentazione; mi sta benissimo il "beauty", ma se utilizziamo le stesse tecniche e filosofie nelle foto che dovrebbero semplicemente documentare la presenza di quella persona ad un evento (magari su una testata giornalistica di grande tiratura), comincio quantomeno a chiedermi se quelli che erano effettivamente presenti a quell'evento non si mettano a ridere a crepapelle nel guardare quelle immagini |
| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 9:21
Daniele uno spunto di riflessione potrebbe essere dato dal "come" e "in che contesto" si presenta un'immagine. Il web vuole la foto singola...e se decontestualizziamo un'immagine, le togliamo la funzione di essere un capitolo di un racconto (progetto), ciò che le resta è solo la capacità di attirare l'attenzione...se aggiungiamo l'aspetto legato al COME visualizziamo questa immagine (smartphone o piccoli schermi credo nel 70-80% dei casi), è facile dedurre che se non postiamo immagini WOW sarà molto difficile farci notare... Sono piuttosto convinto che se qui fotografi del calibro di Charles Cramer, o Hugo Wasswermann postassero i loro scatti non avrebbero grande riscontro... Ma ciò semplicemente perché questo NON è il canale giusto per presentare un certo tipo di lavoro....E questo non è ne un bene ne un male...E' semplicemente la realtà dei fatti... |
| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 10:06
“ Quali foto vincono i concorsi importanti? Ad eccezione di pochi casi (wildlife photographer of the year, asferico) trionfano oggi esclusivamente immagini "american style"....se non c'è orton, color dodging, light bleeding e via discorrendo l'immagine non ha successo.... „ La ricerca del successo più "facile", purtroppo "impone" di adeguarsi ad uno stile imposto da altri, (mode, interessi commerciali, opinionisti che giudicano secondo il proprio modo di vedere (ferma restando la "buonafede"..) Ben altro plauso merita invece chi tenta di proporre il proprio stile, anche a costo di andare controcorrente... fregandosene di like, e commenti gratuiti di vario genere. Quanto meno se si rimane nel campo "artistico"... Se invece di fanno foto su committenza, il discorso è un pò diverso... occorre comunque cercare un "compromesso" con le richieste del cliente. Esempio tipico, il wedding. Ci sono un sacco di fotografi che fanno tutti, gira e rigira più o meno, le stesse cose... anche se tutti diranno che hanno il proprio "stile".. Qualcuno invece riesce a proporre il PROPRIO stile, ottenendo al contempo successo. Ovviamente , la seconda strada è più difficile da percorrere... |
| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 10:07
Domanda: di fronte ad un bellissimo tramonto col sole che sta cominciando a sparire dietro le montagne e con le nuvole che si tingono di colori pazzeschi come mi comporto? A) unico scatto con il risultato di ottenere una semplice silhouette nera? B) serie di scatti da unire in HDR dove vedrò tutta la scena e i relativi colori? |
| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 10:10
Angus, è verissimo quello che scrivi circa la decontestualizzazione determinata dalle modalità di pubblicazione sul web, e che questa sia una pura e semplice realtà dei fatti legata ad una delle tante modalità di fruizione, non di per sé un male. Il problema è che alla maggior parte delle persone che frequentano la Rete manca una forma di educazione non solo all'immagine, ma alla Rete nel suo complesso, ma è anche vero che Internet non è la sede adatta a fornire la corretta educazione alla sua stessa fruizione. Ci si sta accorgendo, e le notizie di cronaca lo confermano, che il problema del corretto utilizzo delle immagini presenta anche aspetti ben più gravi (pedofilia, violazione della privacy ecc.), quindi la moda dell'eccessiva postproduzione di certe foto è solo la punta di un iceberg ben più complesso. |
| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 10:19
Per rispondere a colser, secondo me se la montagna dietro cui sta tramontando il sole viene alla fine illuminata come e più delle zone realmente colpite dal sole, si realizza una scena incoerente. E si nota. Cioè chi guarda la foto, anche inconsciamente, si rende conto che quel versante della montagna è illuminato e colorato in un modo in cui non dovrebbe esserlo. Questo per me rende la fotografia poco gradevole. Quindi per me si può tranquillamente fare HDR ma bisogna poi avere la capacità di limitare il recupero delle ombre ad un livello tale da non risultare incoerente. |
| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 10:23
quoto Daniele....esatto Angus, non e' piu' fotografia ma arte grafica |
| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 10:24
“ Domanda: di fronte ad un bellissimo tramonto col sole che sta cominciando a sparire dietro le montagne e con le nuvole che si tingono di colori pazzeschi come mi comporto? A) unico scatto con il risultato di ottenere una semplice silhouette nera? B) serie di scatti da unire in HDR dove vedrò tutta la scena e i relativi colori? „ Questo invece porta al solito e trito/sterile discorso post si vs post no.... E qui mi sento di dire che una buona capacità in post di gestire scene ad alta gamma dinamica è senza se e senza ma un plus... |
| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 10:25
Cmq tutto sta nel valutare lo scopo effettivo dell'immagine e nel buon gusto e buon senso. Se la foto ha finalità fine art o beauty mi pare ovvio che gli interventi più pesanti siano presenti (non sono esperto di beauty ma se non erro il fotografo non fa quasi mai il ritocco che viene affidato a degli esperti che ci passano svariate ore.... ma il lavoro perte cmq da una produzione in cui c'è fotografo, truccatore, acconciatore via dicendo). Ma anche qui ci vuole un po' di limite. Vedo foto delle tre cime che paiono disegni di mondi alieni. Credo si possa rimanere sul fine art senza degenerare nel grottesco. E non parlo di un effetto con lunga esposizione. Quella è un altra storia e si tratta di una tecnica fotografica che può piacere o meno. Se dovessimo togliere anche i tempi lunghi allora dovremmo togliere anche gli sfocati da 1.2 e il bianco e nero! Quindi non deve per forza essere una interpretazione fedele della realtà però neanche un cartone animato! Se una donna si mette il trucco si valorizza... se una donna si rifà naso, labbra, mento, zigomo, seni, glutei... alla fine vien fuori una ca@ata che evidenzia solo del gran malessere di vivere! Insomma un filo di classe santo Dio! |
| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 10:30
Ciao ho trovato questa bella discussione sulla home di Juza. Molto interessante parlare anche di SW nell'ambito della fotografia. Per me la fotografia è il gesto, l'osservazione, il racconto, lo scatto. Quel momento li, in cui premi il pulsante di scatto. Da questo gesto escono le immagini, ieri dalla pellicola, oggi dai sensori. Le stampi, stop. Qui finisce l'ambito strettamente fotografico, per me. Poi c'è il mondo delle immagini, quello più moderno, dove le fotografie sono un linguaggio, i social network, il business legato alle esperienze visive, il mercato delle macchine fotografiche, il professionismo fotografico che deve rispettare dei canoni imposti dal mercato. Qui entra prepotentemente il SW. Perchè le foto da sole non ce la fanno ad essere "cool" per questi mondi qui. La post-produzione non è fotografia, è gestione delle immagini. Se fai post produzione non stai fotografando. Ma ormai lo facciamo tutti, confondiamo il gest di fotografare con il pezzo in più che si fa DOPO aver fotografato per allineare il risultato finale all'immaginario che ne reclama un certo aspetto. E questo per i motivi più disparati: - Perchè ce lo chiedono e ce lo pagano - Perchè ci piace farlo: io lo adoro, soprattutto sui device portatili ,la trovo deliziosamente artificiosa, nulla a che vedere con la pura fotografia (ma ho un account su Instagram in cui tendo a post produrre molto le immagini) - Perchè ci sembra di essere più bravi e cerchiamo il consenso usando immagini molto poco reali, fatte più col PC che con la macchina fotografica. In sintesi, per me: la PP non è strettamente fotografia, è una interessante forma di espressione grafica e oggi di fotografi puri ce ne sono pochi, pochissimi. Ci sono tanti produttori di immagini, che partono da una fotografia. Io pure lo faccio. Ma quando lo faccio non mi sento un "fotografo". Mi sento più un "immaginatore" se posso usare un neologismo che mi corrisponde. Aggiungo in post quel pezzo di fantasia che la macchina fotografica non ha saputo registrare. Quindi oggi andrebbe secondo me rimodulato il concetto di linguaggio fotografica: se estendiamo oltre alla fotografia anche la post produzione stiamo facendo una mera operazione dialettica o terminologica. Fotografia + PP = Linguaggio fotografico. Questo, ovviamente e sempre, a parere mio che è super strettamente personale. Non uso Photoshop per i miei RAW, ma solo LR, perchè voglio resistere ancora un po' a questo paradigma. E photoshop è troppo potente, per i miei gusti. Saluti. |
| inviato il 07 Dicembre 2017 ore 10:36
La pubblicità che si vede in TV con quei bianchi sparatissimi è quasi tutta in chiave alta ed è creata da professionisti, pertanto non è reale, ma il trend attuale ti chiede di usare la chiave alta e pertanto quella si usa. È come nella pittura c'è chi ama quella di L. Da Vinci e quella di Van Gogh o Goya. È la loro personale interpretazione e manipolazione pittorica di un soggetto pertanto non credo che un po' di manipolazione possa essere considerata un'alterazione della realtà; se così fosse anche le foto di un reportage alterano la realtà perché dipende da cosa fotografi e ciò che attorno ignori, quindi veicoli un certo tipo di messaggio che sarebbe stato diverso se la foto avesse incluso altri soggetti presenti o fosse stata eseguita da altra angolazione. Ma anche la fotografia è politicizzata e politicamente corretta o e di libera interpretazione? Se metto una foto con Gerusalemme capitale di Israele con la bandiera sopra è un'alterazione rispetto ai lanciatori di pietra che tirano le pietre ai soldati israeliani? O si tratta semplicemente di vedere la foto seguendo il proprio punto di vista talché anche un reporter risulterebbe criticabile? Pertanto anche rafforzare un colore in una fotografia o migliorare il contrasto del raw originale potrebbe essere considerata un'alterazione. Si entra così in una visione estremista della fotografia, come della pittura, come dei reportage. Morale: divertiamoci e facciamo tutte le manipolazioni che vogliamo o non le facciamo per niente e divertiamoci lo stesso. |
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