| inviato il 19 Ottobre 2017 ore 19:42
“ Tecnica, arte ed estetica convergono sì, ma con tempi che la società odierna giudica troppo lunghi, inutili rispetto alle proprie esigenze. „ ... ed i risultati sono ben visibili. Potresti fermarti qui, chapeau! |
| inviato il 19 Ottobre 2017 ore 21:52
“ Potresti fermarti qui, „ Grazie, ti prendo in parola!  |
| inviato il 19 Ottobre 2017 ore 22:01
però ho sempre la possibilità di continuare, infatti sono Fotogion sotto mentite spoglie, come gli altri che sono intervenuti d'altronde. |
| inviato il 19 Ottobre 2017 ore 22:19
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| inviato il 20 Ottobre 2017 ore 6:17
Hai voglia a dire che i sensori a matrice Bayer sono perfetti, il fatto è che la vera risoluzione nel colore è più o meno un quarto di quella dichiarata. Così sensori su APS-C da 24MP o su FF da 36MP in realtà superano a malapena le prestazioni della pellicola, quando non vanno peggio. Ma comparare il digitale con l'analogico, più che una scienza è un'arte, troppi sono i fattori in gioco. Purtroppo, o per fortuna, nonostante l'universo vorticoso dei laboratori di test, la soggettività regna ancora incontrastata. Sigma e Leica infine, la prima per inseguire nuove glorie, la seconda per rincorrere le vecchie, hanno cercato strade proprie con sensori multistrato o abolendo completamente il colore con sensori monocromatici. (segue) |
| inviato il 20 Ottobre 2017 ore 6:29
Basta ragazzi, stavolta ho finito davvero, mi sono rotto le @@! NON SE NE PUO' PIU'!!! Voglio una comunità di recupero!!!!!!!!! Vi prego fatemi una domanda facile, tipo cosa hai mangiato ieri, così che possa riabituarmi gradualmente alle cose serie |
| inviato il 20 Ottobre 2017 ore 15:24
“ mi sono rotto le @@ „ a n'vedi noi.... abbiamo però il vantaggio che si legge ogni tanto e quando si vuole, tu ti leggi sempre quando scrivi (sarà vero??). Come disse un saggio di cui non ricordo il nome, alcune persone sono la più severa punizione per se stessi... Ad maiora!! |
| inviato il 20 Ottobre 2017 ore 16:27
Volevi dire Le nature più nobili non han bisogno che altri le punisca: si puniscono da sé ? Questo potrei accettarlo |
| inviato il 20 Ottobre 2017 ore 23:07
Non cambiare le carte in tavola.... |
| inviato il 21 Ottobre 2017 ore 8:23
Ma veniamo alla questione che da sola può dare o togliere il senso a tutta la fotografia moderna: quanti pixel ci vogliono per fare un sensore? Diciamo subito che ci sono punti di vista diversi, ma prima dobbiamo ripetere un semplice concetto: in un sensore non ci sono i pixel, ci sono i 'photosite' . Embè?, diranno gli esperti. La differenza è sostanziale, i pixel sono a colori, i photosite sono monocromatici. Ora, quanti photosite (monocromatici) ci vogliono per fare un pixel (a colori)? Ma è semplice, ad ogni photosite monocromatico nel sensore corrisponderà un pixel a colori nel file immagine risultante (ma attenzione, nel file intermedio cosiddetto 'raw' la trasformazione monocromatico/colore non è ancora avvenuta). La magìa che trasforma il singolo photosite monocromatico in un bellissimo pixel a colori si chiama demosaicizzazione, e si avvale, oltre che di un algoritmo software, anche di piccoli filtri colorati posti sul tragitto dei raggi di luce prima che questi colpiscano il photosite. Allora, dunque, quanti pixel ci vogliono per fare un sensore? (segue) |
| inviato il 21 Ottobre 2017 ore 8:44
La risposta dell'industria fotografica è semplice: quanti c'entrano. Ovvero più la tecnologia consente di ridurre le dimensioni del singolo photosite, meno spazio questo occupa e di conseguenza più photosite possono essere infilati in un sensore (a parità di dimensione del sensore, ovviamente). Questa tesi è confermata da numerosi studi effettuati da insigni scienziati, i quali però ammettono che i loro costosissimi laboratori sono finanziati dall'industria stessa. Una tesi opposta, e cioè che il troppo stroppia e che quindi non bisogna rincorrere una miniaturizzazione senza limiti, è supportata dagli scienziati i cui laboratori sono rimasti a carico loro, e quindi hanno meno mezzi (e meno strumenti) per svolgere il lavoro. (segue) |
| inviato il 21 Ottobre 2017 ore 15:18
Una volta un sensore e una pellicola si incontrarono, si salutarono cordialmente ma poi, si sa come vanno a finire queste cose, iniziarono a discutere animatamente. Ad un certo punto il sensore disse stizzito: "Ma lei non sa quanti ISO ho io!". E no, poverina, la pellicola non lo sapeva. In realtà quanti ISO aveva non lo sapeva neanche il sensore, perchè l'usabilità degli alti ISO è soggetta a una serie di fattori, ma è innegabile che con la fotografia digitale gli ISO abbiano raggiunto una popolarità sconosciuta ai tempi dell'analogico, al punto da essere inseriti negli automatismi di esposizione alla pari di tempi e diaframmi, e possono variare ad ogni singolo scatto. Una curiosità: gli ISO prima si chiamavano ASA (da American Standards Association), poi appunto ISO (da International Standards Organization) ma il significato ufficiale è che ISO deriva dal greco 'isos' che significa 'uguale' cioè appunto standard internazionale. (segue) |
| inviato il 21 Ottobre 2017 ore 15:24
e prima cerano anche i din, era un periodo più musicale. |
| inviato il 21 Ottobre 2017 ore 18:37
Sono belle le tue foto, ma non tutte eh! |
| inviato il 21 Ottobre 2017 ore 23:38
sulla Luna quando albeggia non c'è mai una nuvola. |
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