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Quelli che...ma la Fotografia a pellicola era un'altra cosa., [parte 2]


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user117231
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inviato il 20 Settembre 2017 ore 21:11

Eì una questione di Reference...che tu ed io non potremo mai capire.
Io un pochino più di te, perchè sai tra noi felini ci si capisce. ;-)

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2017 ore 21:24

Anche io conosco dei professionisti che preferiscono mille volte la pellicola e, pur essendo costretti a usare il digitale per lavoro, e riconoscendone gli obfibbi vantaggi e pregi, utilizzano molto la pellicola per i loro lavori e progetti personali.

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2017 ore 22:22

Quindi il suo lavoro di PP é teso soltanto a "de-digitalizzare" l'immagine, rendendola più simile alla foto su pellicola


cavolo mi piacerebbe sapere cosa fa ma sarà sicuramente TOP SECRET!

ma poi come le guarda il fotografo Pro le foto de_digitalizzate con un monitor digitale? e come le stampa le foto de-digitalizzate con una stampante a getto d'inchiostro?


quindi MANTENENDO colori/esposizione/taglio il più possibile vicini a quelli di default al momento dello scatto.
a parte che non capisco cosa c'entri il taglio e l'esposizione in un confronto tra digitale e analogico,ma in pratica non fa nulla:fconfuso

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2017 ore 22:23

ps :per diventare PRO credo sia sufficiente aprire una partita iva

avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2017 ore 22:59

Credevo di avere risposto. Si, è la stessa ma permettimi alcune puntualizzazioni.
I brani che fanno pena per radio, e parli di distorsione e compressione dinamica, dipendono da queste cause:


Grazie delle precisazioni Ooo.
Io comunque non mi riferivo a brani che suonano male alla radio, ma a quelli che suonano bene alla radio e male su impianti ad alta fedeltà perché le registrazioni sono messe a punto per andar bene in radio, supermercati, tv e ascolti a basso volume e di sottofondo.
Questa tendenza a pompare il suono è in aumento crescente da metà degli anni novanta, si registra proprio una perfetta controtendenza con le vendite di hi-fi e di dischi.
Sembra che la gente non si curi più della fedeltà del suono, non si interessi più della musica se non distrattamente, tutto è diventato più superficiale e l'industria discografica si adegua.
E' osservabile palesemente controllando il numero di visualizzazioni su youtube dove un pezzo famoso può superare il miliardo di visualizzazioni, ma altre opere degli stessi musicisti possono avere un numero di ascolti misero, segno che l'ascoltatore non va neppure a sentire una volta tanto è superficiale.
Una tendenza simile a quella che si vede nella fotografia, dove col tempo si aumenta sempre più la saturazione, il contrasto, si schiariscono le ombre (l'equivalente di alzare il livello dei pianissimi nell'audio) solo perché la gente distratta guarda le immagini velocemente, le usa e le getta e si cerca di catturare l'osservatore per qualche secondo con ogni mezzo.
Se così, la colpa non è della musica e non è delle foto, se non in parte, ma principalmente dell'utilizzatore sempre più disinteressato.
Anche in questo si è parlato delle differenze tra pellicola e digitale che ci sono, naturalmente, ma oltre quello a differenziarle c'è il periodo che stiamo vivendo. Se non fosse esistito il digitale non è improbabile che i produttori di pellicole avrebbero comunque fatto qualcosa per rendere le immagini più d'impatto. Per esempio le ultime nate velvia 100 avevano colori ancora più forti ma strani, meno credibili, che fosse appunto un inizio?
A questo proposito poi sull'uso delle curve di regolazione, beh io sono del parere opposto a quanto detto dai proibizionisti, io non considero un vero fotografo uno che non utilizza le curve. Ogni pellicola aveva o ha ancora una sua propria curva di risposta messa a punto per predeterminate condizioni: una Velvia andava benissimo per dare colori realistici e vividi alla sera, al tramonto, nelle ore in cui un professionista avrebbe programmato i suoi scatti migliori, ma provate a usarla al mare alle due del pomeriggio d'estate! Vengono fuori ombre chiusissime, contrasti troppo forti, bianchi, rossi e blu simili alla bandiera francese. E poteva capitare di avere in macchina il rullino e doverlo usare. Dunque regolarne la curva anche al pc era una cosa da farsi sin dai tempi analogici, pena foto sballate, ma a parte questo una pellicola fatta a gusto dei sig.ri giapponesi della Fuji o qualsiasi altra non per forza di cose deve soddisfare il fotografo, quindi il diritto dovere alla personalizzazione c'è sempre stato.
Ricordiamoci di quel fotografo che ha fatto fare un click alla scimmia e i giudici vorrebbero che i diritti d'autore andassero alla scimmia, ma siamo scimmie o fotografi?
A maggior ragione il discorso vale per il digitale, dove le preimpostazioni sono molte meno e hanno meno senso dato che ognuno può liberamente fare quello che vuole, fin troppo, sicuramente: perché modificare una curva di contrasto significa solo avere più o meno contrasto, niente di speciale e del tutto legittimo, ben diverso è agire su 30 diversi parametri portandoli a fondo scala magari senza sapere come lavorano.



avatarsenior
inviato il 20 Settembre 2017 ore 23:20

ma provate a usarla al mare alle due del pomeriggio d'estate! Vengono fuori ombre chiusissime, contrasti troppo forti, bianchi, rossi e blu simili alla bandiera francese.

perchè con una epr64 o una ektacrome 100 no? non so i colori (ricordo i verdi delle velvia in zone d'ombra) e i colori caldi delle epr,o i rossi delle kodacrome) ma il contrasto non cambia di molto.è proprio la situazione di luce ad essere dura.
ed è proprio quello il limite dell'analogico.provate a scattare in controluce con il sole nell'obiettivo.silouette assicurata.
aprire le ombre un sogno.siete sicuri che la rappresentazione analogica sia quella più vicina alla realtà?

modificare una curva di contrasto significa solo avere più o meno contrasto, niente di speciale e del tutto legittimo, ben diverso è agire su 30 diversi parametri portandoli a fondo scala magari senza sapere come lavorano.


è proprio quello il difficile,spostare un cursore lo sanno fare tutti,sapere dove fermarsi in pochi sicuramente.

avatarsenior
inviato il 21 Settembre 2017 ore 0:58

Certo in situazioni critiche le dia andavano in crisi, tutte troppo sparate a mezzogiorno, ma Ektachrome e kodachrome erano comunque meno contrastate e meno sature, utilizzabili in più situazioni, più generiche.
Però le negative essendo più fiacche si prestavano bene per fotografare a mezzogiorno, probabilmente nascevano per quello e per gli usi massivi dei fotografi amatoriali. Le Kodak Gold venivano pubblicizzate proprio con richiami alla spiaggia, mare, per le foto delle vacanze estive.
Ad ogni modo ogni pellicola aveva un diversa resa del contrasto e non ho mai visto due modelli con la stessa resa. Dunque solo i giapponesi hanno facoltà di decidere e il resto del mondo prende il pacchetto chiuso in rullino o jpg e si deve convincere che quella è la Bibbia?
Non credo.

avatarjunior
inviato il 21 Settembre 2017 ore 8:44

Quando c'era la scelta, utilizzavi le pellicole che preferivi per la resa che desideravi. Decidevi TE, i giapponesi ma anche i tedeschi e gli americani, offrivano vari modelli di pellicole. Io ho sempre preferito le "professional" per una garanzia di costanza di resa. La pellicola É il punto di partenza (ed é la ciliegina sulla torta) perché é "il manico" che fa La Fotografia, non Agfa o Fuji. E nemmeno Apple...;-)

avatarsenior
inviato il 21 Settembre 2017 ore 10:15

ed è proprio quello il limite dell'analogico.provate a scattare in controluce con il sole nell'obiettivo.silouette assicurata. aprire le ombre un sogno.siete sicuri che la rappresentazione analogica sia quella più vicina alla realtà?


Su questo mi sento di dissentire fortemente, se parliamo di diapositive OK (in alcuni casi), ma se parliamo di negativi a colori non è proprio così! Ho una foto fatta nel Bad Water Basin (Death Walley) proprio in controluce pieno con la Kodak Ektar, che come negativo è considerato molto contrastato. Ha una leggibilità in ogni zona incredibile, sia nel sole (si vede la classica stella dovuta alla chiusura del diaframma, non una macchia bianca estesa oltre la circonferenza del sole stesso), sia nel bianco del sale (e chi c'è stato sa quanto sia bianco e riflettente) sia nelle zone d'ombra sotto ai rilievi di sale che formano i poligoni.
Altrettanto posso dire di una foto fatta in Islanda su un campo di lava, qui il contrasto è dato dal sole in controluce e il nero della lava. Eppure nonostante in questo caso abbia utilizzato la Velvia 50 (diapositiva) la foto è perfettamente equilibrata. Insomma, lo spauracchio del contrasto ingestibile con la pellicola secondo me è fortemente sopravvalutato, almeno nella maggior parte dei casi, e solo ed esclusivamente (in rari casi) nel caso si parli di diapositive, NON DI NEGATIVI.

avatarsenior
inviato il 21 Settembre 2017 ore 10:30

Quando c'era la scelta, utilizzavi le pellicole che preferivi per la resa che desideravi. Decidevi TE

Non proprio, continuavano a decidere i tecnici giapponesi quali opportunità metterti a disposizione; finché non entrava in produzione quella determinata pellicola erano caxxi ottenere lo stesso risultato, e magari lo facevi fare allo stampatore di fiducia in quella che di fatto era la pp dell'epoca.
Seguendo questo tipo di thread leggo cose condivisibili, ma anche molta stizza per il fatto che con il digitale è diventato praticamente obbligatorio interessarsi personalmente anche di quelle fasi della produzione dell'immagine che, nell'era della pellicola, venivano comodamente delegate ai tecnici che si interessavano di "pre-produzione" (dias) o di "postproduzione" (stampa) a pagamento.

user90373
avatar
inviato il 21 Settembre 2017 ore 10:47

Fondamentalmente la fotografia non potrà mai affrancarsi da quelli che sono "i fattori tecnici", bisognerebbe conoscerli e accettarli per poi, di volta in volta, usarli a seconda delle situazioni. Se il "fattore" è sbagliato per una data situazione nulla ci vieta di eliminare lo scatto digitale o analogico che sia, ricorrere all'accanimento terapeutico in certi casi è del tutto inutile. Sorriso

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