| inviato il 15 Settembre 2017 ore 15:52
Dipende. Se l'intenzione era ottenere una silohouette la chiudi ancora fino al nero totale. Se non era così, hai cannato la foto e aprire le ombre come recupero il più delle volte non fa altro che accrescere l'errore. E in tal caso (forse) conviene provare ripiegare sul primo caso anche se non era intenzionale (silohouette). Altrimenti, cestino... svuota cestino! |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 16:01
La fantascienza però si basa sulla trama, l'horror sull'immagine (poi il ritmo, la tensione, la musica ecc) Sono d'accordissimo sul discorso dell'immaginazione del centauro, anche se non sono d'accordo in generale sul fatto che la Fotografia debba essere interpretata come fosse la pittura (che poi sarebbe quella "ricalcata" da fotografie, per intendersi). Io preferisco ottenere quello che la fotocamera può riprendere, qualche lieve aggiustamento e niente di più. Ultimamente, addirittura, se mi metto a sviluppare il RAW alla fine mi fermo ad un risultato che è praticamente identico al JPEG in-camera, per cui prendo quest'ultimo e via andare. Poi, per qualche scatto sbagliato nell'esposizione ma importante, tento di recuperare quel che si può, ma cercando di mantenere l'equilibrio luci/ombre originale. Se la luce è sbagliata c'è poco da fare: Fotografia significa "dipingere con la luce", non con i pennelli o i cursori, quelli non sono luce. La rappresentano, ma non lo sono. C'è da dire che, nell'ubriacatura del digitale, a questa conclusione sono arrivato dopo anni in cui mi ero fatto prendere la mano. Poi mi sono chiesto perché, pur perfette, quelle immagini non mi trasmettessero nulla, mentre alcune fotografie scattate al volo ma con la luce giusta erano emozionanti senza toccarle, e ho tratto le mie conclusioni. |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 16:04
Sono decenni che si altera selettivamente la foto, si pensi allo scherma e brucia delle foto bianco s nero. Si è sempre fatto con l'analogico e ora si fa diversamente è meglio. Tutto qua. |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 16:07
A mio avviso le ombre aperte a posteriori in modo eccessivo danno alla foto un tono come dire, finto, artificiale, piatto. E' proprio questione di misura e di sensibilità. Le possibilità tecniche sono fantastiche, ma a mio avviso non bisogna utilizzarle fino al limite delle loro capacità, ma solo fino al necessario, che dovrà essere valutato dal nostro occhio e dalla nostra sensibilità. Aprire per aprire, perchè si può, perchè lo fanno tutti, perchè ci è stato detto che si fa così, per me è poco sensato. Uno strumento ottimo, potente, da usare con la dovuta sensibilità, come tutti gli altri del resto... |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 16:11
D'accordo. Personalmente le apro e le chiudo (a zone) sempre e solo un pelino. Invece mi è capitato di chiudere molto per "ripiegare" su una silohouette come "interpretazione" post scatto. Ma nel caso vado proprio di pennello nero. |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 16:28
“ A mio avviso le ombre aperte a posteriori in modo eccessivo danno alla foto un tono come dire, finto, artificiale, piatto. E' proprio questione di misura e di sensibilità. Le possibilità tecniche sono fantastiche, ma a mio avviso non bisogna utilizzarle fino al limite delle loro capacità, ma solo fino al necessario, che dovrà essere valutato dal nostro occhio e dalla nostra sensibilità. Aprire per aprire, perchè si può, perchè lo fanno tutti, perchè ci è stato detto che si fa così, per me è poco sensato. Uno strumento ottimo, potente, da usare con la dovuta sensibilità, come tutti gli altri del resto... „ esatto, credo che hai dato la corretta definizione e fissato i limiti ove è bene stare. |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 16:51
Le ombre aperte a priori come quelle chiuse a priori, così come molte altre forzature, possono certamente essere manierismo. Ma è un discorso che di base trovo poco sensato, nel momento in cui ciò che veramente conta è il buon gusto estetico, quello che non si limita ad essere fine a se stesso. |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 16:55
Certo che se uno lavora un RAW (che contiene 3-4 volte le informazioni di un Jpeg) ed alla fine è meglio il Jpeg, forse (e dico forse) un corso sullo sviluppo del RAW potrebbe giovare |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 17:05
una cosa che ho notato è che spesso, dovendo aprire le ombre, bisogna chiudere un po' i neri altrimenti l'immagine prede contrasto generale. Stesso discorso, ma inverso va fatto con i bianchi, quando si chiudono le luci. |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 17:36
Esatto Giancarlo. Luci/ombre e bianchi /neri sono cose diverse |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 17:37
“ La fantascienza però si basa sulla trama „ Oddio, dipende: mai visto "2001 odissea nello spazio"? Credo sia la sublimazione dell'immagine (a cui nessun horror neanche s'avvicina o mai si avvicinerà) :D O anche, al contrario, "Indipendence Day" che è solo effetti speciali (perché definire trama quelal sceneggiatura è un'offesa...). Fine OT |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 18:27
“ Ultimamente, addirittura, se mi metto a sviluppare il RAW alla fine mi fermo ad un risultato che è praticamente identico al JPEG in-camera „ un approccio quasi zen |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 18:30
anche inca |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 18:41
“ Oddio, dipende: mai visto "2001 odissea nello spazio"? Credo sia la sublimazione dell'immagine (a cui nessun horror neanche s'avvicina o mai si avvicinerà) :D „ Sì ma in questo caso, peraltro molto particolare, l'opera è molto complessa e comunque non su basa sulla descrittività delle immagini (vedi sequenza astratta di dieci minuti ). Poi nello spazio hai voglia a schiarì le ombre, è tutto nero Tirando in ballo Kubrick, guarda come è stato realizzato Barry Lyndon: addirittura in quel caso quel "mostro" della cinematografia ha lasciato fuori riflettori e pannelli e ha acceso la candele per illuminare gli interni, utilizzando lenti spaventosamente luminose e adattando la composizione delle scene (vere e proprie fotografie ispirate ai dipinti "descrittivi" dell'epoca) alla PdC ridottissima. Non è stato un guizzo di originalità, lui voleva cogliere l'ambientazione dell'epoca con tutti i suoi limiti per immergere completamente lo spettatore. (Indipendece Day è puro intrattenimento, materiale differente) |
| inviato il 15 Settembre 2017 ore 19:09
“ un approccio quasi zen „ Uli è l'occhio che ti fai. Io ho iniziato ad osservare fotografie "differenti" da quelle elaborate "con maestrìa", ed a portarmi a casa, nella mia testa, la realtà anche quando immortalata con cattiva luce. Avevo scritto un lungo post, in risposta a questo, in cui raccontavo dell'influenza che si subisce osservando per ore, davanti al pc, gli scatti elaborati - di altri ma anche propri. Poi ho rinunciato a pubblicarlo per motivi XYZ, ma la sostanza è che noi (ri)creiamo a seconda delle nostre esperienze. Visive, in caso della fotografia, ma anche il modo un cui parliamo, il lessico, i gusti musicali, variano a seconda dell'ambiente in cui siamo immersi. Cambi ambiente, cambiano i gusti. |
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