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G.Ritchie nel corso degli anni è diventato a mio avviso un maestro nel creare frenesia nelle sue scene di azione.. prendendo a destra e sinistra..guardate come usa il grandangolo per dare FOGA e quasi fare un passaggio da un personaggio all'altro nella frenesia della scena..
stessa cosa qua..
che sia uno che mira un cannone o uno che corre affannato.. sei lì..con la rabbia e la emotività del personaggio..
certo..
poi vai a vedere come si riprende una scena usando le giuste lenti per illustrare emozioni in maniera classica e ..si finisce dal maestro imitato da tutti dei close up..
Chi sostiene che non si possa utilizzare un grandangolo per fare ritratti dimentica che la fotografia non è una religione sebbene sia piena di oggetti di culto come i corpi macchina e gli obiettivi. L'uso del grandangolo nella ritrattistica porta il fotografo a pochi centimetri dal soggetto e questo è motivo di stress per molti fotografi e anche per alcuni soggetti. Per lo stesso motivo però il grandangolo drammatizza, accentua, esaspera i sentimenti del soggetto, a volte anche troppo. Questa difficoltà intrinseca richiede una grande abilità tecnica da parte del fotografo e anche una certa sensibilità per fare in modo che il soggetto rimanga naturale, rilassato in fase di ripresa. Per ciò molti preferiscono i mediotele per fare i ritratti. Kubrick adorava il 50mm Nikon di derivazione fotografica con il quale ha girato molti suoi capolavori: l'utilizzo dei grandangoli spinti oltre che una moda è anche l'espediente per rafforzare, rinvigorire, un messaggio altrimenti debole, di molte sceneggiature.
Giusto! Io mi riferivo però al Kubrick fotografo più che ai suoi film...
Collegandomi idealmente ad un post sulla percezione del bello ed il cambiamento dei gusti in epoca moderna (iper saturazionie e contrasti) e sulla prossemica su cui Ooo ci ha più volte istruito, credo che per un fotografatore aggrapparsi al canone "ritratto=tele" sia un po un rivendicare il suo "status" per prendere le distanze dalle tonnellate di selfie che deformano soggetti intenti ad immortalarsi con i telefonini! Quelle sono tutte ottiche wide e la distanza é spesso poco più di un braccio... il rischio che un ritratto ravvicinato con un grandangolo ci assomigli é concreto e per molti da evitare come la peste Insomma non è facile e pare semplice usarli per "rafforzare" laddove non ci sarebbe "messaggio" ... ma non lo é affatto!
abitualmente utilizzo un 70-200 o un 100-400 per i ritratti ma, da poco sto sperimentando il 28 f1.7 montato sulla Leica Q e devo dire che, con le dovute accortezze si riescono comunque ad ottenere dei ritratti di tutto rispetto anche con focali grandangolari.
"Roughly one third of The Revenant was shot with the then just-out-of-the-factory ARRI Alexa 65—a camera with an active sensor size of 54.12mm x 25.58mm, similar to the size of 65mm film negative—and ARRI optics made of rehoused Hasselblad lenses. Lubezki raves about the detail these cameras render. “We also shot a little bit in 65mm film and I definitely prefer the look of the Alexa 65. Film lovers talk about texture of the grain, but I don't miss grain one bit! I think it was a problem that we had to live with for many years. The texture created a pictorial feeling of what we were trying to capture, but it was like seeing through a dirty window. To me, the images from this camera feel more natural. I wouldn't use it for every movie, but it was perfect for this one.”
"Although 65mm cinematography is frequently associated with epic vistas in films such as Lawrence of Arabia and 2001: A Space Odyssey, Lubezki used the expanded image area in a very different way in The Revenant: with a 24mm lens (roughly equivalent in image area to a super wide 12mm for a 35mm sensor) very close to DiCaprio's face."
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