| inviato il 20 Agosto 2017 ore 22:10
No. Non esiste una regola. Ma se fai street da molti anni il tuo archivio fotografico contiene un buon numero di immagini che puoi utilizzare a tuo piacimento e crearti un progetto o una storia da raccontare attraverso le immagini realizzate. Se ti dedichi al REPORTAGE le cose cambiano. Il reportage può essere un lavoro a lungo termine o su commissione e ci sono tempi da rispettare. In quel caso il progetto é obbligatoriamente un punto di partenza. Non so se mi sono saputo esprimere in modo semplice e corretto. |
| inviato il 20 Agosto 2017 ore 22:17
Spiegato benissimo, Reportage è altro, lì il tutto si identifica proprio da un progetto a priori. Forse chi si esprimeva in tal senso intendeva proprio questo. |
user104642 | inviato il 20 Agosto 2017 ore 22:30
Perché c'è qualcuno che progetta, a priori, l'imprevedibile? |
| inviato il 20 Agosto 2017 ore 22:49
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| inviato il 20 Agosto 2017 ore 22:54
Lucionelli filosofo ermetista. |
| inviato il 20 Agosto 2017 ore 23:03
Sono punti di vista. Non esiste una regola come già stato detto. Puoi progettare prima, pensarlo dopo o accantonarlo e aspettare di avere le immagini che avevi pensato. |
| inviato il 20 Agosto 2017 ore 23:55
Penso che ci siano progetti "grandi" di più facile attuazione, tipo "fotografo la vita a Buenos Aires". Mentre per chi rimane sempre nella propria città può essere più difficile perché ci si deve orientare su una specifica visione del quotidiano. Non disprezzo in nessun modo entrambe le situazioni che sono difficili allo stesso modo. Magari nel primo caso bisogna essere molto esperto per non fare semplici foto da turista. Nel secondo caso bisogna essere molto elastici nel percepire un qualcosa di nuovo in azioni quotidiane che vediamo tutti i giorni. In ogni caso chiederei a chi ha composto dei progetti (prima pensati o dopo composti) quali sono stati, che linee guida hanno seguito, quanto tempo è stato necessario a portarlo a termine (sebbene ognuno di noi non dovrebbe mai sentirsi soddisfatto). Grazie! |
| inviato il 21 Agosto 2017 ore 0:50
“ In ogni caso chiederei a chi ha composto dei progetti (prima pensati o dopo composti) quali sono stati, che linee guida hanno seguito, quanto tempo è stato necessario a portarlo a termine (sebbene ognuno di noi non dovrebbe mai sentirsi soddisfatto). Grazie! „ Ti parlo di progetti realizzati con lavoro e fatica. Il primo nato quasi per caso ma che ha richiesto anni di lavoro fotografico, sociale e di rapporti si è concluso con la pubblicazione di un libro sui visitatori della Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, con testi di ricercatori importanti e edito da Anicia, per realizzare le foto sono stato circa due anni in galleria, almeno una volta a settimana, dovevo fotografare i visitatori a loro insaputa mentre erano in relazione con l'opera e poi ottenere la liberatoria per la pubblicazione. Importanti sono state le riunioni con la direttrice dell'osservatorio dei visitatori e un professore universitario. Il secondo progetto è centrato, non è ancora concluso del tutto, sul rapporto dei visitatori con il museo, in questo progetto oltre al ruolo di fotografo ho assunto anche quello di ricercatore sul rapporto visitatori/museo e sull'uso della fotografia nella ricerca sociologica, antropologica e psicologica con particolare riferimento all'arte, anche in questo caso siamo partiti dall'ideazione del progetto, dalla realizzazione della sua struttura teorica e all'ipotesi di una mostra, e di una pubblicazione di cui, se si riuscirà a condurla in porto, sarò coautore. Circa un anno e mezzo di lavoro, sempre contatti con la Direzione della Galleria che nel frattempo è cambiata e con lei tutto l'allestimento museale, anche questa volta mesi passati con frequenza settimanale in galleria, le foto sono più difficili perché si indaga sul rapporto con tutta la struttura museale e quindi i visitatori sono meno concentrati su altro e ti "sgamano" prima e nella ricerca sono compresi anche i bambini, maggiori difficoltà ad ottenere liberatorie, per ora siamo alla mostra che si terrà alla Galleria Nazionale dal 5 al 12 Settembre. Ho seguito anche il percorso inverso, in una mostra alla Biblioteca di Archeologia e Storia dell'Arte del MIBACT nella Sala della Crociera del Collegio Romano, in questo caso l'obiettivo era una mostra su Roma e sulle sue realtà, ho realizzato, partendo dalle foto realizzate in altre situazioni un percorso che dalla presentazione "Turistica" da cartolina di Roma, con scorci vari, passasse attraverso l'acqua (il rapporto delle persone con l'acqua); l'amore, inteso nelle sue varie declinazioni e terminasse con l'amore cimiteriali (il rapporto con i defunti e con il loro ricordo). Stesso discorso per tre mostre su Parigi di cui una al Chiostro del Bramante a Roma. Mi sono trovato altre volte a lavorare su progetti o a sviluppare progetti su foto di archivio, utilizzo entrambi i percorsi a seconda della situazione e delle necessità. Spero di esserti stato utile con la mia esperienza, rimango comunque a disposizione per eventuali consigli o richieste |
| inviato il 21 Agosto 2017 ore 0:58
Ho appena pubblicato sul mio sito alcune immagini realizzate in Croazia qualche anno fa. Non so se chiamarlo progetto, ma l'idea è nata leggendo sempre più spesso di persone che vivono in posti che non hanno niente in comune con città come Milano, Roma o Napoli e quindi svantaggiati per realizzare buone Street. Sbagliato. Puoi farla dove ti pare se sai guardarti intorno. Gli scatti pubblicati sono stati realizzati tra Porec e Rovigno e raccontano o meglio documentano scene di vita quotidiana che ho visto in questi paesi. Sicuramente aggiungerò altre immagini che ho in archivio ma senza abbondare (poi stanca!!!). Potrei definirlo un progetto volendo visto che seguono una logica ben precisa. In effettl già quando sapevo che sarei stato lì per le vacanze avevo in mente di realizzare questo tipo di immagini per raccontare il mio passaggio in quei paesi. Scusa Mario ma tu stai parlando di un reportage su commissione cosa diversa dalla Street. |
| inviato il 21 Agosto 2017 ore 1:12
“ Scusa Mario ma tu stai parlando di un reportage su commissione cosa diversa dalla Street. „ Veramente quelli della Galleria Nazionale sono progetti sviluppati in team (l'intera parte fotografica era ed è gestita da me) niente commissione e niente retribuzione (peccato), mentre gli altri sono miei progetti proposti per le mie mostre. Comunque credo la street non escluda il lavorare su commissione. In fondo, se ci penso bene anche, il tuo lavoro sulla Croazia se valutato come insieme diventerebbe un reportage e non fotografia street... ma alla fine mi pare di stare a parlare del sesso degli angeli anche perché io queste cose delle regole della street per quanto cerchi mica le trovo scritte da qualche parte, ma trovo tante interpretazioni, almeno una per ogni fotografo che si dedica alla street, e alla fine ho scelto, da molto tempo, di parlare delle mie fotografie come fotografia sociale. Spero che si comprenda che non voglio polemiche ma solo capire, insieme a voi, cosa davvero si intende per street e se davvero queste regole esistono e se sono davvero universali e condivise |
| inviato il 21 Agosto 2017 ore 1:33
La Street in fin dei conti vuol dire foto fatta in strada che racconta il quotidiano o semplicemente immortalare scene che vediamo quotidianamente senza darci peso quindi uno sguardo diverso dal solito. Generalmente é una foto a sé ma in compagnia di altre può raccontare. Il reportage é raccontare o meglio documentare qualcosa di specifico con le immagini accompagnate da un testo o viceversa. Questa é la mia visione poi ognuno la interpreta a modo suo. |
user72446 | inviato il 21 Agosto 2017 ore 3:21
Secondo voi quanto può servire lo "scatto silenzioso?" |
| inviato il 21 Agosto 2017 ore 3:40
Ci sono delle macchine che hanno il leaf shutter che è praticamente inaudible e non hanno il problemi degli otturatori elettronici con luce artificiale e immagini con molto movimento, cmq sono molto utili in quasi tutti i casi con movimenti "normali" con luce naturale. Per farti capire
 Qua col leaf shutter è un 28mm (eq.) Mi sono avvicinato tantissimo e non si sono resi conto che ho scattato. È utile se vuoi fare questo tipo di foto. |
| inviato il 21 Agosto 2017 ore 7:56
“ La Street in fin dei conti vuol dire foto fatta in strada che racconta il quotidiano o semplicemente immortalare scene che vediamo quotidianamente senza darci peso quindi uno sguardo diverso dal solito. Generalmente é una foto a sé ma in compagnia di altre può raccontare. Il reportage é raccontare o meglio documentare qualcosa di specifico con le immagini accompagnate da un testo o viceversa. Questa é la mia visione poi ognuno la interpreta a modo suo. „ Ma qui ci sono già pareri discordi per molti non è necessario che la street sia fatta in strada e anche questi si dividono fra chi considera street solo quella fatta all'aperto e chi l'accetta fatta in qualsiasi luogo Da queste differenti impostazioni, incontrate nei forum ma anche in chiacchierate con amici, nascono i miei dubbi: Luogo : 1 solo in strada; 2 anche altri luoghi purché all'aperte; 3ovunque Ottiche : 1 solo obiettivi normali, dal 35 al 50 FF; 2 anche grandangoli ma non spinti; 3 anche grandangoli spinti; 4 solo grandangoli; 5 tutte le lunghezze focali Soggetti : 1 solo umani; 2 anche animali; 3 anche soggetti inanimati ma che abbiano forme antropomorfiche e/o che ricordino l'intervento umano Soggetti 2 : 1 inconsapevoli assolutamente; 2 anche consapevoli ma non in posa; 3 anche in posa Bianconero o colore : 1 solo bianconero; 2 entrambi Su commissione : 1 assolutamente no! 2 Certo che sì! Serie di foto : 1 la street è una sola foto altrimenti è reportage; 2 anche più foto Didascalie : 1 la street non ha bisogno di didascalie; 2 anche sì Correlando queste diverse opzioni si hanno migliaia di possibilità da qui il mio paradosso: la street non esiste ma è il genere fotografico più praticato. Altro dato: al di fuori della cerchia dei fotografi amatoriali il concetto di fotografia street è del tutto ignorato e/o sconosciuto il che rafforza la mia ipotesi di non esistenza della street. Io alla fine ho abbandonato, da pochi mesi, la definizione di street e sono passato a quella di fotografia sociale. PS credimi tutte le definizioni elencate sopra le ho lette o sentite davvero! |
| inviato il 21 Agosto 2017 ore 8:48
Sotterro (leggermente) l'ascia di guerra con Mr Mario perché mi trovo d'accordo sul fatto che la Street non debba essere necessariamente fatta per street, io stesso ho cambiato parere, negli ultimi tempi, su alcune definizioni forzate che forse mi erano state inculcate. Mr Mario facciamo cosi : tu non triti più a me, io non trito più a te, d'accordo? Contemporaneamente sono d'accordo sul fatto che, come dice Vincenzo, progetti del genere - pur lunghi, faticosi e quindi degni di rispetto - mi sembrano più riconducibili al Reportage. Ma ci devo riflettere meglio perché a quest'ora la lucidità non è al suo massimo splendore. La questione che avevo posto inizialmente, tuttavia, resta. Autocitandomi un estratto: L'unica cosa che sono in grado di progettare è: il luogo ed il momento dove scattare Un progetto Street, oltre al Dove & Quando, sembra non poter avere altri elementi da definire (a priori). Al Museo, durante l'orario di apertura - luogo, momento Sull'isola, d'estate - luogo, momento Al mercato, il mattino presto - luogo, momento Tra Porta Nuova e piazza della Scala, durante il fuorisalone - luogo, momento ecc. ecc. Va da sé che questa Massima Definizione Possibile coincide esattamente con la Minima Definizione Possibile in fotografia : il luogo ed il momento si scelgono *sempre*. Quindi c'è sempre un Progetto, oppure - se decidiamo di non considerare i due fattori perché scontati - non c'è mai un Progetto. |
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