user15476 | inviato il 02 Aprile 2016 ore 2:08
“ La verità è che c'è sempre chi vorrebbe escludere il "pubblico medio" dalla fruizione dell'Arte e, per farlo, si barrica dietro la critica del pelo nell'uovo. „ Nel senso che una certa critica tenta di escludere il "pubblico medio" dalla fruizione dell'Arte? Magari hanno pure ragione. Ma ad oggi tale discorso non si può fare, soprattutto se questo "pubblico medio" è pagante o potenzialmente tale. In effetti, il lato commerciale dell'Arte sta diventando molto interessante. Inoltre, si possono trasmettere "nuove frequenze" e persuadere il "pubblico medio" a credere che siano Arte (anche con l'aiuto della critica), offrendo possibilità anche a chi solitamente è poco adeguato a esprimersi con l'Arte. Infatti... “ se il pubblico medio esce soddisfatto dalla mostra significa che il messaggio è giunto in qualche modo a segno e che anche tale pubblico è in grado di costruirsi una scala di valori quantomeno accettabile „ Il difficile sarà affinare i propri "diapason cognitivi" rispetto a tutta questa pseudo Arte. Per quanto riguarda la critica del giudizio esperto mi viene in mente questa scenetta di qualche tempo fa: Il grande semiologo che riprende il popolo dei social networks ("come osa! scriviamo quello che ci pare...") Il popolo dei social networks disperato perché mezza Italia vede un film pessimo ("come osa! guardiamo quello che ci pare...") Ovviamente tutti sono liberi di criticare (e offendersi se vengono criticati) a prescindere dal livello di esperienza. |
| inviato il 02 Aprile 2016 ore 9:14
Marco, di artisti puri credo che oggi ne siano rimasti pochi, quasi impossibile estranearsi totalmente dagli influssi del mercato (i likes lasciamoli pure perdere ) poi a scendere ci sono diversi livelli di professionismo o manovalanza fotografica la cui dipendenza dalle esigenze del cliente/committente è sempre più forte. Capisco e condivido invece in pieno lo sconforto nel cercare d'interpretare certe scritture, devo ad esempio ancora iniziare capire quello che ho letto sul rapporto tra fotografia di reportage e pittura informale, forse un giorno ce la farò, forse no, ma molte altre cose mi sembra d'averle assimilate e mi rendo conto che più libri leggo e meno faccio fatica a leggere immagini pur rimanendo ancora lontana da un livello che mi consenta di fare efficaci letture critiche, per cui mi limito a fare piccole osservazioni tecniche, nel modo più rispettoso e meno invasivo possibile perchè anche così è possibile far danni, sia per la ragione che è all'oggetto di questo articolo, anche se a livello di forum il rischio è decisamente più limitato sia soprattutto e questo invece è un problema reale e diffuso, perchè si rischia di generare un appiattimento della produzione su determinati standard dettati dalle tendenze del momento, se esamini la fotografia nei grandi luoghi di condivisione credo non farai fatica a trovare traccia di questo effetto... Riguardo alla questione della preparazione necessaria per la lettura delle immagini (cosa diversa dal commento da forum) ho proposto in passato un articolo di Sara Munari che mi sembra molto chiaro saramunari.wordpress.com/2015/05/15/quando-il-lettore-di-portfolio-e-p Sull'ultimo punto concordo pienamente, fra l'altro credo sia emblematico il caso di Eugène Atget che tecnicamente non era un drago e veniva duramente criticato dagli esperti contemporanei, oggi è ritenuto tra i più grandi di sempre al di sopra di quasi la totalità dei suoi critici fra cui c'era anche un certo Weston. Buon fine settimana, Caterina. |
user46920 | inviato il 02 Aprile 2016 ore 10:32
Premesso che sono pienamente d'accordo anche con Max57 e il discorso dei "peli rizzati" per un Blues, quindi se non avviene, sicuramente è mancato qualcosa ... ma forse è un discorso molto "egoistico" e più di "like" che di crictica vera e propria. Sul punto di Smargiassi, che hai ben tradotto con “ piuttosto del messaggio che il lavoro trasmette, questo è il punto;-) „ sono in effetti rimasto un po' sbalordito anch'io, vedendolo come un "certo e inaspettato" buonismo del critico e che devo ancora metabolizzare ... Quindi, grazie Caterina della segnalazione, ecc ... ... però, penso anche che nonostante tu abbia tutte le ragioni di ciò “ L'unica cosa che a me appare banale è l'apologia della tecnologia fine a se stessa;-) „ e che condivido tranquillamente, vorrei spezzare una lancia a favore di questa "apologia" che proprio banale non è e nemmeno escludibile dal discorso: ovvero, metaforicamente l'uomo (nel senso di essere umano maschio) ha in sua natura proprio questo "difetto genetico" di attaccarsi "apologicamente" alla cosidetta "bellezza femminile", che potrebbe sembrare fine a sé stessa, ma che invece esiste per uno scopo molto più alto e necessario, che è appunto la sopravvivenza del genere. Vero che qui il punto è "il Cuore" , e quello rimane e non voglio sminuirlo per nulla, anzi, ma credo che debba essere anche coadiuvato col fatto che sensa "il mezzo tecnologico", mancherebbe la probabilità dell'atto (in entrambi i sensi). In sostanza non saprei dire cosa sia successo a Smargiassi per scrivere questo articolo, ma sono d'accordo con questa riflessione, conscio che esiste anche una critica al "mezzo", che a volte non può prescindere dall'opera. Voglio dire, quando ascolto J.Hendrix che suona stonato, mi accorgo bene della "pecca", ma posso passarci sopra, perché è più forte "il cuore del messaggio" ... però in altri casi in cui magari la "pecca" è più forte del "cuore" ... che cosa bisogna fare ??? |
| inviato il 02 Aprile 2016 ore 10:58
“ però in altri casi in cui magari la "pecca" è più forte del "cuore" ... che cosa bisogna fare ??? „ Notare la pecca...ma se c'è un messaggio non perderlo e soprattutto mantenere sempre la consapevolezza del proprio essere, cercando, quando è il caso, di capire inanzitutto il proprio non capire Un caro saluto. |
user46920 | inviato il 02 Aprile 2016 ore 12:11
Un salutone .... e grazie! |
user39791 | inviato il 02 Aprile 2016 ore 12:23
“ .................la differenza tra audiofili e "ascoltoni". „ Per la fotografia è uguale. Ho un amico che ogni volta che compera un obiettivo lo analizza per 3 giorni con mire ottiche e prove di ogni tipo, se un solo angolo estremo è minimamente meno nitido degli altri va in paranoia. Piuttosto che tenerlo lo butterebbe nella spazzatura. Probabilmente nessuno fa foto più perfette di lui perchè ogni anello della catena è stato passato sotto i raggi laser e sostituito al primo accenno di cedimento. Una volta me ne ha chiesto uno da confrontare con uno suo del quale non era certissimo, risultato il mio era peggio........almeno secondo lui.......... Chissà se quelli di HCB erano tutti così perfetti? |
| inviato il 02 Aprile 2016 ore 12:46
Una fotografia è l'evidenza di uno sguardo. Quello sguardo, quella persona, ha evidenziato qualcosa che ha incontrato sulla sua strada e che meritava attenzione perché ne è rimasto colpito. La fotografia è tecnica e cuore ma io penso che il lato importante si trovi solo nel cuore e negli occhi del fotografo. La tecnica se si vuole imparare si impara come ogni altra materia. L'altra cosa no, non si insegna e non si impara. La fotografia di studio, di scena, non ha niente in comune quanto a intensità ed emozione con la fotografia di strada, con la fotografia dell'attimo fuggente, svolge altri compiti, pubblicitari, illustrativi, come la macrofotografia da catalogo tecnico. Anche la fotografia paesaggistica può essere fatta da un fotografo freddo e razionale oppure da un fotografo istintivo e passionale, che cerca una luce, uno squarcio di cielo che si apre all'improvviso. La macchina fotografica è la penna di uno scrittore. Si può scrivere con una penna d'oro che è bello rigirarsi tra le mani e guardare, per poi cercare tanti applausi, oppure si può scrivere con una penna da poco che sbava dal pennino e sarà in quel foglio macchiato, sporco d'inchiostro, sarà quello che è scritto a contare, ad essere importante per me, ad emozionarmi. Prendiamo una destinazione famosa, Bobbio e il suo celebre ponte Gobbo, la magia delle undici arcate disuguali che scavalcano il fiume, il paese che sorge alla fine, prendiamo una buona reflex, cavalletto, obiettivo e aspettiamo il momento suggestivo, senza persone, la notte con il suo fascino di luci o la magia dell'alba, tempi lunghi e avremo la grande fotografia. Ma non sarà la Fotografia, non sarà mai la tua fotografia. L'emozione è altro. Saggiamente Caterina Bruzzone risponde qui sopra. Ciao a tutti gli intervenuti e buona giornata. Patrizio |
| inviato il 02 Aprile 2016 ore 13:18
Grazie Filiberto e Patrizio per i buoni contributi. Oggi ho trovato sul Bolg di Sara un'altro interessante spunto, che pur non trattando direttamente l'argomento in oggetto di questo Topic approfondisce alcuni aspetti emersi nella discussione affrontando uno degli aspetti da sempre più ostici della fotografia, il suo rapporto con l'arte. Lettura consigliatissima, anche degli articoli e video cui l'articolo rimanda, il materiale è tanto e l'articolo è strutturato in un modo che poco si presta decontestualizzazioni, va preso nel complesso, quindi non abbiate fretta di commentarlo e se possibile evitate estrapolazioni. saramunari.wordpress.com/2016/04/01/quando-la-fotografia-diventa-arte/ Buona lettura |
| inviato il 02 Aprile 2016 ore 13:22
E' la cultura media dell'Italiano il vero problema. A tanti basta comprare una reflex e qualche obiettivo con la linea rossa (o similari) per sentirsi un Padreterno dispensatore di critiche e suggerimenti. Basta farsi un giro su facebook per capirlo, ma è meglio stendere un velo pietoso sull'argomento... |
| inviato il 02 Aprile 2016 ore 14:53
L'articolo é molto interessante, ma a mio avviso incompleto e per alcuni potrebbe in effetti risultare fuorviante. Mi spiego meglio, sempre andando per metafora. Io credo che l'adattamento sia fondamentale nel giudizio (evoluzione dell'intelletto). In quanto, presupponendo il fatto che siamo esseri evoluti, non ci si puó porre allo stesso modo dinanzi ad un assolo di David Gilmour e uno di Michael Angelo. Il primo é un'opera espressiva, mentre il secondo é un esercizio stilistico. In quest'ultimo caso trovo piú che giustificato un accanimento tecnico (vedi gran parte delle immagini su 500px ed alcune su questo forum). Il punto chiave é relativo al dato oggettivo che non sempre ci si trova dinanzi ad un pezzo dei Pink Floyd, non ammetterlo, oppure non considerarlo, sarebbe un atto di snobbismo che va ben oltre ogni tecnicismo di sorta. In ogni caso conoscenza e cultura, se ben contestualizzate non possono che arricchire. |
| inviato il 02 Aprile 2016 ore 15:13
Nel seguire la fotografia mi sto imbattendo sempre più spesso in commenti/critiche pro fautori della tecnica o pro fautori del messaggio. Tralasciando di identificare gli uni o gli altri,non è questo che ci interessa ora, trovo che in entrambi i casi non si debba estremizzare e dividere le questioni e che le fotografie vadano analizzate e valutate a 360 gradi stampa compresa , oggi aggiungerei anche post produzione compresa. Da musicista (anche se di mestiere faccio altro) ho associato in tanti casi la fotografia alla musica ed anche in questo argomento mi ci ritrovo. Nel concretizzare " l'opera" musicale vanno ricercati anche i piccoli accorgimenti , accordatura precisa dello strumento, affiatamento con gli altri musicisti,rispetto delle regole (sullo spartito) , strumenti appropriati all'arrangiamento, microfoni appropriati per la riproduzione/registrazione dei vari strumenti ecc..ecc..Questo sì e' sempre fatto,magari 40 anni fa' c'erano meno possibilità ma il Musicista l'ha sempre ricercato così come tantissimi o forse tutti i Fotografi ,pensiamo solo ai laboratori di stampa casalinghi ecc..ecc. P.s. Le maiuscole hanno un senso.... |
| inviato il 02 Aprile 2016 ore 15:17
Certo Fortunato, concordo nei limiti di quanto espresso precedentemente sul rischio omologazione infatti nella discussione ho cercato di sottolineare che tutto va contestualizzato, poi conoscendo Smargiassi credo che si possa dare per scontato che l'episodio riportato sia riferito ad una mstra con lavori di livello... Ciao |
| inviato il 02 Aprile 2016 ore 15:22
Una dimenticanza: il messaggio che percepiamo da una foto così come l'emozione da un brano ascoltato sono assolutamente personali e non ci può essere classificazione fra il critico d'arte o l'utente medio. |
| inviato il 02 Aprile 2016 ore 15:22
Gianni, l'articolo di Smargiassi é proprio contro l'estremizzazione della lettura tecnica. La capacità di leggere un'immagine é influenzata dalla cultura del lettore e dal suo conscere e riconoscere diversi linguaggi. |
| inviato il 02 Aprile 2016 ore 15:32
Mi trovo difatti con Smargiassi in questo caso, come non mi trovo mai con chi parla solo di messaggio tralasciando tutto il resto. |
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