user14286 | inviato il 27 Febbraio 2016 ore 19:52
“ Non ti pare di aver sbagliato posto per fare questa domanda? „ mmm...direi di no. |
| inviato il 27 Febbraio 2016 ore 20:15
io, però, almeno questa non la comprendo completamente: perchè "utilizzare" il proprio figlio per avere dei mi piace a buon mercato. In tanti siamo stati dei padri orgogliosi, ma perchè farlo sul web? |
| inviato il 27 Febbraio 2016 ore 22:50
Non credo che la gente metta le foto dei propri figli per vantarsi o per avere dei like... Il principio base dei social network è la condivisione e uno cerca di condividere gli aspetti della propria vita che meglio crede, compreso l'essere genitori. Ridurre tutto all'esibizionismo secondo me significa non aver capito cosa sono i social. |
| inviato il 29 Febbraio 2016 ore 12:40
Zkphoto: è possibile che sia come dici tu, ma non ne sono così convinto. Credo che si faccia vedere il meglio di sè, della propria vita e quello che si fa per averne in qualche modo un ritorno. Sempre nella vita un'azione, una parola sono seguiti da un riscontro e/o dalla necessità di avere un riscontro; altrimenti non sarebbe comunicazione. Postare una foto di paesaggio su Juza per me significa mostrare cosa so fare, condividere ma anche e soprattutto avere un ritorno o gratificativo o tecnico che mi permetta di migliorarmi, di andare oltre. Anche una semplice vetrina, una pagina hanno un senso, un significato, uno scopo preciso. E la spontaneità della condivisione appare più che altro un totem e non credo si possa invocarla spesso. Non vorrei annoiare (mi sono occupato per la mia professione di certi argomenti), ma esiste in letteratura un numero enorme di studi relativi al significato del bisogno di condividere, che , come tutti quelli che seguono i social intuiscono , è tanto più gratificante quanto più gli argomenti sono personali. E cosa c'è di più personale dell'esporre un proprio figlio? Alcuni studi dell'Università di Harvard lo evidenziano: nella vita, il bisogno di esporsi e raccontare se stessi è ritenuto molto elevato, ma nei social stranamente assume proporzioni addirittura doppie rispetto alle normali comunicazioni quotidiane fino a raggiungere (cosa che succede molto frequentemente) proporzioni patologiche da oversharing, fenomeno ormai abbastanza conosciuto. In altre parole, esiste una pulsione molto maggiore , e quindi legata ad un fine, ad uno scopo psicologico, nei social, a parlare di sè a raccontare se stessi o, più probabilmente, a dare un'immagine voluta di se stessi. Tra l'altro è molto più facile, nei social, dare immagini purificate, controllate, addolcite, addomesticate di sè e della propria vita. La "condivisione", quindi, non sempre è così spontanea, pulita, ingenua, ma, come sempre nella vita, può avere un significato più complesso, recondito e dei costi psicologici.Tuttavia è ovvio come dici tu, e non c'è bisogno di commenti, che ognuno possa fare quello che gli pare. Ma, a parte la considerazione inquietante che nei circuiti elettronici dei pc e sul web nulla verrà mai distrutto e certe foto potranno virtualmente rimanere in eterno, a mio modo di vedere, e come padre, preferirei esporre me stesso, la mia vita e non prendermi la responsabilità di farlo a nome e per conto di altri, soprattutto se minori: forse una eccessiva delicatezza? |
| inviato il 29 Febbraio 2016 ore 22:50
Claudio. Anche i riflessi del nostro corpo, in costume, ad arrostirsi sulla spiaggia al sole d'agosto, resteranno per sempre in giro per l'universo ma non per questo me ne preoccupo. È un paradosso ma è la stessa cosa che accade ai miliardi si foto pubblicate... Scompare nel marasma. Diamo la giusta proporzione e dimensione a tutto. Un'immagine è un immagine punto e basta. È giusta una certa attenzione ma senza ansie o preoccupazioni varie. Pensiamo di più a giocare con i nostri bambini e meno alle tutele passive che non tutelano nulla se non il nostro senso di colpa per non avere mai tempo da dedicare alle future generazioni. |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 9:23
“ Sempre nella vita un'azione, una parola sono seguiti da un riscontro e/o dalla necessità di avere un riscontro; altrimenti non sarebbe comunicazione. „ “ In altre parole, esiste una pulsione molto maggiore , e quindi legata ad un fine, ad uno scopo psicologico, nei social, a parlare di sè a raccontare se stessi o, più probabilmente, a dare un'immagine voluta di se stessi. „ “ e come padre, preferirei esporre me stesso, la mia vita e non prendermi la responsabilità di farlo a nome e per conto di altri, soprattutto se minori: forse una eccessiva delicatezza? „ Claudio è raro trovare in pochissime righe così tanto buon senso, suffragato non solo da studi accademici ma più in generale da una valutazione oggettiva espressa benissimo nel tuo discorso: ogni azione e parola intrapresa nell'ambito della comunicazione non ha molti altri scopi che soddisfare un bisogno di esprimersi, e di ricevere un feedback. E' solo nell'ambito di questa considerazione, che è legittimo chiedersi (e secondo me è NECESSARIO chiedersi) se nel mio bisogno di esprimermi sia così indispensabile coinvolgere un minore, la delicatezza è tutta qui, e io la condivido al 100%. |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 11:55
mumble mumble |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 11:58
Falconfab: come sempre, agire con buon senso è sempre la via migliore e su questo non si può non essere d'accordo. Senza ansie, certo, ma con consapevolezza. D'accordo anche sulla necessità di passare il nostro tempo con i figli, migliorando soprattutto la qualità del tempo passato con loro (Journal of Marriage and Family); il discorso sarebbe anche complesso, perchè molti studi ormai sottolineano come sia, in fondo, già nettamente aumentato il tempo passato, negli ultimi anni, insieme ai propri figli, ma non sia invece migliorata necessariamente la qualità dell'interazione. E, comunque, vari studi sottolineano come tutto questo abbia un risvolto positivo soprattutto nei primi tre anni di vita e meno, molto meno, negli anni successivi. Quindi, come è ormai noto e come raccomanda da tempo l' American Academy of Pediatrics, deve migliorare non tanto la durata del tempo quanto al qualità: per il resto, meglio che un bimbo abbia, più che la presenza distratta del genitore o il continuo impegno (cui sottoponiamo i nostri figli ) in giochi, sport e quant'altro, tempo sufficiente per stare con se stessi e per (come diceva il grande professore Panizon di Trieste) "pensare i propri pensieri". Insomma una esaltazione dell'ozio! Meno d'accordo (e penso ormai che si sia compreso) circa l'utilizzo dei nostri figli per i nostri scopi più o meno coscienti e più o meno "presenti" a noi stessi. Teniamoli fuori. Solo questo. Nicola Defronzo: sono un pediatra e certi temi sono costretto ad affrontarli frequentemente. Sempre più spesso il mio lavoro mi porta a considerare la salute mentale dei piccoli e, soprattutto, dinamiche distorte e complesse all'interno delle famiglie. E non parlo solo di cose grosse sempre agli "onori" delle cronache come abusi e simili, ma di piccoli disturbi comportamentali apparentemente innocui. Un tempo l'utilizzo di antibiotici e pappine era il mio unico campo d'azione. Oggi non è più così e spendo molto del mio tempo nel confrontarmi o seguire intrecci complessi all'interno dei rapporti famigliari. Questo mi ha inevitabilmente portato ad avere maggiore attenzione verso alcuni temi emergenti: non intendo, ovviamente, terrorizzare o scoraggiare nessuno, volevo solo stimolare ( e ovviamente mi scuso se posso aver un po' esagerato, enfatizzando il problema) ad avere una maggiore attenzione e a trattare con rispetto e (come dici giustamente tu) delicatezza il mondo dell'infanzia, senza coinvolgerla necessariamente nei nostri giochi o nelle nostre nevrosi (... che, assicuro, sono tante!) . Insomma per me solo un monito a riflettere sul nostro ruolo e sulla responsabilità che il nostro ruolo comporta nei confronti del minore e ad agire, di riflesso, consapevolmente. |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 12:08
Ma quindi chiariamo una cosa: stiamo parlando di un bel sorriso in pixel, della foto imbarazzante di una improbabile e improponibile recita scolastica (publicazione online di cui nostro/a figlio/a ci rinfaccerà a vita) o di una bambina di 6 anni portata in giro per concorsi di bellezza? Perchè una distinzione ad un certo punto va fatta, ed in un paio di casi sopracitati tutto questo rumore mi lascerebbe perplesso come di fronte a chi riesce a vedere della malizia nel sorriso di una bimba di 6 anni. |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 12:16
Claudio mia moglie fa lo stesso lavoro che fai tu, sulla base di quello che mi racconta posso confermare in pieno quello che dici. |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 12:17
non è mia intenzione sollevare un polverone e scatenare una tempesta in un bicchiere. Dico solo riflettiamo e rispettiamo l'infanzia. Non parlo di sorrisi, malizie e altro, ma delle motivazioni per cui inseriamo delle foto. D'altra parte, Sballone, una sola domanda e poi "mi taccio " per sempre: se pubblichi una foto innocua di un tuo amico mentre mangia o ride o pesca ecc, tu gli chiedi il permesso? Penso proprio di sì. Potrebbe anche negartelo, no? E a tuo figlio? Stefano Pelloni: tua moglie inevitabilmente ha l'abitudine a porsi delle domande. Certo, io capisco tutti quelli che dicono: " che male faccio a postare una foto innocua di mio figlio per...gongolare un po?" Io non so se sia così giusto farlo. Punto |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 12:21
Ma anche no! Se ho la foto di un mio amico scherzosa la pubblico tra gli amici senza problemi! E lo stesso fanno loro! Ma scherziamo? Guarda che qui su nuza esistono centinaia di foto street pubblicate senza alcun permesso... Purché non si tratti di cose umilianti/offensive/imbarazzanti che male c'è? E lo stesso perché non dovrebbe valere per mio figlio? Che poi moltissimi genitori (forse anche io? Seriamo di no...) scarichino le proprie nevrosi... Be'... È un discorso diverso e più complesso |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 12:23
lo so Falconfab; solo che io chiederei comunque il permesso. Così...per delicatezza! |
| inviato il 01 Marzo 2016 ore 12:33
Sono nuovo qui su juza. Ma su questo argomento dico la mia! Il web è ricettacolo di schifo per molta parte, troppa! Non metterò mai la foto di mio figlio in rete, non perché abbia ceduto al terrorismo che impone una sorta di sudditanza psicologica, ma perché non c'è, ripeto non c'è un motivo per pubblicarle. Tutto qui. Non mi piace per nulla il 'tutto in piazza'! La vita è bella anche perché ci sono i cavoli miei, il privato, l'intimità che va protetta da guardoni proprio per diffidenza! Sì purtroppo a questo mondo è meglio essere diffidenti, imparare di chi fidarsi è da chi guardarsi. Ritengo abbia un comportamento ingenuo chi si fida di tutto sempre! Sarebbe virtuoso solo se vivessimo sul "Pianeta verde" -----( citazione cinematografica). Un saluto a tutti Lorenzo |
Che cosa ne pensi di questo argomento?Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 252000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista. |

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |