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La creatività non esiste, io sono un situazionista.


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user92930
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inviato il 24 Aprile 2016 ore 20:03

Era un complimento a Toscani.

user20639
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inviato il 26 Aprile 2016 ore 12:40

Non so, se sia finita la nostra ricerca sul "situazionismo", certo è un argomento ancora pieno di fervore...
L'opera, non è apparizione, ma macchina da guidare, l'opera d'arte è un farsi aleatorio e sempre rinnovato. Resta in sospeso l'interrogativo, che formuliamo col senno del poi, su chi rilasci la patente che abilita a questo tipo di guida. Opera Aperta, quando sembrava pacifica la necessità che l'arte dovesse sposarsi con una visione moderna del mondo a base di fisica quantistica e teoria dell'informazione, sembra essersi fermata. Essere assolutamente moderni con una strizzata d'occhio, da un alto, alla futura democrazia della fruizione, dall'altra, all'artista che, incalzato dal suo pubblico, s'inoltra sempre più in vastità inesplorate.

Però, (nelle nuove forme d'arte e nella loro teorizzazione, vige "non tanto l'informazione rigorosa di equivalenti dei nuovi concetti, quanto la negazione di quelli antichi". Riaffiora l'eterno problema delle avanguardie, la predominanza, in esse, dell'aspetto iconoclastico. Come in tutte le rivoluzioni, una volta compiute, sappiamo bene che i rivoluzionari sono d'ingombro, e a cose fatte valgono meglio i sobri e solerti funzionari dell'ancien régime.)

user15476
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inviato il 26 Aprile 2016 ore 15:51

Per me il punto è che si deve apportare qualcosa che al mondo manca; ma spesso il mondo diurno non sa neppure di aver bisogno del dono che gli si sta recando.

A volte non c'è ricezione e nessuno si interessa al dono che abbiamo portato; uno può fregarsene e lasciare che la propria opera venga scoperta e riconosciutà più avanti nel tempo.

Una possibilità è chiedersi cosa vogliono; l'abilità di dare al mondo quello che chiede si può intendere come "grafica pubblicitaria" una professione pubblicamente riconosciuita. Questo è l'ambito dove vedo forte "situazionismo" e questo è il caso in cui molti artisti si promettono che appena avranno fatto soldi molleranno tutto per dedicarsi a quello in cui credono veramente. Non sempre succede perché si sono creati un campo di espressività da cui non gli è permesso di uscire. Ma almeno resta la professione.

Poi c'è l'attegiamento "pedagogico" che richiede molta pazienza e compassione; l'artista tenta di trovare i mezzi che lo mettano in grado di consegnare al mondo ciò che ha trovato come dono della vita, nei modi o nella misura in cui il mondo stesso sia in grado di recepirlo.

Se non resta altro, l'artista si può sempre mettere ad insegnare arte.

avatarsenior
inviato il 26 Aprile 2016 ore 16:16

Però, nelle nuove forme d'arte e nella loro teorizzazione, vige "non tanto l'informazione rigorosa di equivalenti dei nuovi concetti, quanto la negazione di quelli antichi". Riaffiora l'eterno problema delle avanguardie, la predominanza, in esse, dell'aspetto iconoclastico.

Purtroppo non è un problema che tocca solamente l'Arte, basta pensare all'incredibile proliferazione (già questo dovrebbe suonare come un campanello d'allarme) di teorie pedagogiche e didattiche presentate in testi ed articoli dove si scorrono pagine e pagine di demonizzazioni dei precedenti sistemi per poi vedere quelli "nuovi" concentrati in tre righe scarse.
Una possibilità è chiedersi cosa vogliono; l'abilità di dare al mondo quello che chiede si può intendere come "grafica pubblicitaria" una professione pubblicamente riconosciuita. Questo è l'ambito dove vedo forte "situazionismo" e questo è il caso in cui molti artisti si promettono che appena avranno fatto soldi molleranno tutto per dedicarsi a quello in cui credono veramente. Non sempre succede perché si sono creati un campo di espressività da cui non gli è permesso di uscire.

verissimo anche questo; purtroppo riuscire a dare alla gente ciò di cui ha bisogno, anziché semplicemente ciò che chiede, comporta un lavoro di ricerca che non tutti sono in grado di fare, e comunque, anche tra quelli che ci riuscirebbero passa presto la voglia dopo che si sono fatti i primi soldi sgomitando all'interno di quel "situazionismo"

user20639
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inviato il 27 Aprile 2016 ore 9:07

Marameo e Daniele, i vostri interventi mi sembrano molto interessanti, vanno a toccare degli aspetti intimi del fotografo che si mette in gioco anche come poeta e cercatore, difficilmente ne sentiamo parlare, forse per il fatto che pochi potrebbero capire le corde che toccate.
Forse è la visione personale delle immagini che viene rifiutata, come fosse la visione di una vita insignificante e non riconosciuta. La stessa situazione è visibile anche nelle professioni artigiane, che stanno scomparendo, il fruitore preferisce i prodotti che sono pubblicizzati dai media, che sono fatti in serie in milioni di pezzi.
Non c'e la ricerca dell'originale, ma quella dell'emulazione. Che tristezza...

Però, non c'è altra strada, quella di seguire la propria sensibilità se si intende esprimere qualcosa di noi stessi. L'unica strada che potrebbe concepire l'opera diversa e originale.
Certo che, l'artefice dell'immagine vive la contemporaneità e questa è una "situazione" imprescindibile e positiva. La strada potrebbe essere quella ti tradurre le culture contemporanee, quelle che viviamo, in immagine.


avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2016 ore 16:29

La strada potrebbe essere quella ti tradurre le culture contemporanee, quelle che viviamo, in immagine.

cosa che si fa in modo inevitabile.
ma resta la grande incognita che riguarda sia l'espressione personale sia il gradimento pubblico: come.

user20639
avatar
inviato il 27 Aprile 2016 ore 19:10

ma resta la grande incognita che riguarda sia l'espressione personale sia il gradimento pubblico: come.
Qua, una saggia amica, la Caterina ci insegna che la fotografia va pensata per quelli che la devono ricevere.
Quindi, a quale pubblico ci rivolgiamo?
Comprendere questo è essenziale. Ci rivolgiamo a persone sensibili, a quelli delle emozioni, oppure, quelli che pensano e vogliono l'intrigo o l'effetto spettacolare?

avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2016 ore 19:33

però non è semplice. e comunque non omettiamo l'aspetto "espressione personale" che penso sia l'unico che merita di non essere evaso in questo contesto.
il fatto di domandarsi a chi ci si vuole rivolgere ha già un vizio di fondo.
sarà come preparare una cena ad un vegano, o ad un crudista, piuttosto che ad un romagnolo verace o un pastore sardo.
Allora è già una commessa in un certo senso, con l'identificazione del target.
Sento già scivolare via l'espressione personale e immagino una certa attenzione al grado di apprezzamento altrui. In un certo senso si tratta di un comportamento ruffiano, che politicamente corretto lo possiamo definire " la volontà di finalizzare la propria espressione per la comprensione ampia ".
Ma in realtà stiamo prendendo a mazzate l'espressione personale in vista del consenso esteso.

Così non c'è nulla da fare. se ci si vuole esprimere liberamente, l'unico modo è dimenticarsi della platea, e concentrarsi solamente sulla nostra espressione.

Ma questo ha una conseguenza un poco tragicomica.
L'apprezzamento maggiore sarà non per colui che è miglia avanti al comune sentire, ma piuttosto verso colui che è appena un gradino sopra, poichè anche per ottenere lo stupore o la trasgressione per incuriosire, si può superare solo il limite di un unico gradino, altrimenti non si provoca curiosità ma scompiglio e disorientamente, con la possibilità di farne 4 o 7 alla volta di gradini, e il gradimento ruzzolerà giù per le scale.

quindi non sarà mai l'artista avanti, un grande genio, ad avere l'approvazione di un'ampia platea dei contemporanei, ma solo quello del gradino in più.

Einstein aveva immaginato le onde gravitazionali già 100 anni fa, sono state dimostrate solo adesso, saranno realmente comprese da un pubblico vasto forse solo tra 300 anni. é un po' questo discorso qui.

user46920
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inviato il 27 Aprile 2016 ore 22:05

penso che la strada sbagliata sia porprio quella di voler a tutti i costi FARE l'Artista.

Qua, una saggia amica, la Caterina ci insegna che la fotografia va pensata per quelli che la devono ricevere.

questo vuol dire soltanto fare il professionista o determinare un risultato per ..

che è poi l'esempio che da' Toscani nel suo video: la fotografia al servizio dell'idea mediata, pubblicata, trasmessa, trasferita, esposta, descritta, ecc..

poi lui può e riesce anche nell'intento (spesso) ... però il tema era un'altro mi pare e riguardava il situazionismo e la creatività

avatarsenior
inviato il 27 Aprile 2016 ore 22:11

la strada sbagliata sia porprio quella di voler a tutti i costi FARE l'Artista

come non quotare, trovo che sia già un ossimoro "fare l'artista".

user20639
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inviato il 27 Aprile 2016 ore 23:33

Giusto, ritorniamo al tema....
L'opera, non è apparizione, ma macchina da guidare...
Va a finire che Oliviero è nel giusto... Perlomeno, ha trovato una strada percorribile nella sua filosofia.

Esattamente, le situazioni si susseguono e ne trarremo il nostro giudizio, interpretando le soluzioni alla luce della nostra cultura. Nulla nasce dal caso...., o sono mere illusioni di chi si sente erroneamente artefice, in realtà del nulla.

user46920
avatar
inviato il 28 Aprile 2016 ore 10:20

L'opera, non è apparizione, ma macchina da guidare...
Va a finire che Oliviero è nel giusto...

a parte che faccio un po' di fatica a seguire il significato della prima frase, ma la questione "giusto o sbagliato" dipende dal punto di vista.
E' giusto per lui, che gli serve per fare il suo, ma potrebbe essere sbagliato per qualcun altro che cerca un percorso o un metodo differente.

Prima ho tirato in ballo meccurri, che più o meno usa lo stesso metodo-procedura, però secondo me c'è anche spazio per una larga distinzione e soprattutto se ci focalizziamo sul risultato, sul messaggio, ecc.

Non so cosa vuoi intendere per "giusto" , ma stà di fatto che l'esempio portato qui da Toscani, rientra comunque nella tipologia procedurale della più ampia fetta di professionisti del settore ... poi cambiano "i colori" esposti, ma la metodica è, o si potrebbe ritenere, un cliché.

Adesso non so quanto e se questo possa paragonarsi al "situazionismo" ... anche perché lui non spiega bene cosa intende (non credo nemmeno di aver capito cosa intendiamo noi qui per ...)

user20639
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inviato il 28 Aprile 2016 ore 21:24

Indubbiamente, nell'arte, quando una persona trova una sua maniera di esprimersi, anche se fosse un cliché, è nel giusto. Giusto nel senso che ha trovato una strada, ci crede e si fa credere. Una forma autentica di proseguire un verbo, il verbo in cui si crede.
Tutto ciò, non significa che sia valido per tutti, ma solo per quelli che accolgono e si identificano in quelle culture.

Penso anche io, sinceramente, di non aver capito a fondo cosa sia il SITUAZIONISMO. E' qui che scatta la mia malattia della curiosità, vorrei comprenderlo.

Certo, Merc. è altra cosa...anche se usa il metodo della provocazione.

" L'opera, non è apparizione, ma macchina da guidare...

Questo concetto credo sia di Umberto Eco, ma non sono sicuro. Questa frase, secondo me va presa molto sul serio, per qualsiasi tipo di disciplina artistica. Su questi concetto, il dibattito, praticamente universale dura da millenni, a partire da Aristotele, forse anche prima.
La questione della frase, nasce dalla domande: come fa nascere l'opera d'Arte?
Ora, adesso, che siamo nel tempo della tecnologia, che abbiamo ucciso Dio, che la razionalità e il destino dell'uomo è nelle nostre azioni: possiamo dire che " L'opera, non è apparizione, ma macchina da guidare"... Personalmente se vedo la questione in un certo modo, razionale, credo sia autentica e credibile, la frase.

(Consiglio e dovrei al più presto, leggere: Opera aperta, di Umberto Eco, dovrebbe essere dentro a questo fondamentale libro il dilemma- Quando si parla di Eco, non c'è nulla di più all'avanguardia, in campo, nell'arte, è quello che ha studiato tutto)



avatarsenior
inviato il 28 Aprile 2016 ore 21:37

non amo molto le definizioni enigmatiche.
cosa significa non è apparizione ma macchina da guidare?
significa che l'opera è strumento, mezzo, per potere navigare oltre l'opera stessa? di che si parla?
non è sempre stata questo?

user20639
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inviato il 28 Aprile 2016 ore 21:43

Non è come dici...Ooo,
La domanda è molto più terra terra. Basilare.
Secondo me, significa: che l'opera non viene dal nulla, non si crea da sola. Ci vuole un ente che la concepisca, che la progetti e che la realizzi. Va guidata.... l'artefice è l'uomo.
Tutto ciò, sembra semplice, ma non lo è. Esiste qualcosa che non riusciamo ancora a spiegare, oppure ci proviamo.

E qui, mi viene in mente la nascita dell'opera per eccellenza, se penso alla Genesi.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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