| inviato il 26 Ottobre 2013 ore 16:56
A dire la verità, tutti i fotoni che non impattano con il tuo cristallino sono invisibili, quindi nel vuoto tutta la luce non riflessa da qualcosa è invisibile. |
user10190 | inviato il 26 Ottobre 2013 ore 17:03
Concordo con Raamiel e Solaxart. Peraltro anche la luce non "esiste"! Soltanto la coscienza umana (autodeterminante e dotata di memoria storica) e in parte quella animale (perlopiù istintiva), è in grado di assignificare il tumulto di particelle viaggianti come "luce", in quanto i loro rimbalzi consentono di visualizzare la struttura e le peculiarità cromatiche dell'ambiente materico. Se una coscienza come la conosciamo non esistesse, l'universo sarebbe buio. Nel mio libro "La quarta dimensione" ho inserito quest'argomento in un questionamento sul significato assoluto dell'essere umano e nella restrospettiva di un ipotetico creatore. |
| inviato il 26 Ottobre 2013 ore 17:11
Ottimo argomento Odisseus, veramente interessante |
| inviato il 26 Ottobre 2013 ore 17:21
Ciao Raamiel e grazie mille per questo tutorial sul colore . E' veramente utile per capire ,calibrare, elaborare. Avrei alcune domande : Salvare un Raw in formato tiff è meglio che salvarlo nel formato psd ? Dal punto di vista del colore . Come sei riuscito ad ottenere il plot del gamut della tua fotocamera e del tuo monitor? Intendo : esiste un programma e se si quale? Altra domanda : il calcolo del delta E del panorama mostrato con che programma lo hai ottenuto? Grazie per le risposte |
| inviato il 26 Ottobre 2013 ore 17:30
E con Photoshop? Identica cosa, i programmi sono costruiti con la medesima filosofia. Ma c'è un particolare che spesso crea confusione, ed è la famigerata schermata color settings :
 Questa schermata è tristemente famosa per la quantità di leggende che vi sono sorte accanto....in parte è colpa di Adobe. Come si vede il mio spazio di lavoro in Photoshop è settato su sRGB; e direte voi ... ma come! due @@ così sul ProPhoto e poi usa l'sRGB. Adobe avrebbe potuto inserire una postilla a fianco per spiegare che questa impostazione generale non ha più effetto dalla versione 7. L'impostazione che si vede in finestra è valida solo per le immagini che non hanno profilo incorporato. Quando apriamo una foto, qualsiasi essa sia, lo spazio di lavoro per quella immagine è il profilo incorporato, qualunque esso sia. Photoshop può aprire contemporaneamente più foto e ognuna di essa avrà il suo spazio di lavoro indipendente. Il relativo rendering colorimetrico per visualizzarle a monitor è sempre fatto dal sistema operativo, che userà l'intento da noi specificato nel pannello visto prima. Quindi per esempio... Photoshop passa al sistema operativo due foto, A e B, A con AdobeRGB e B con Prophoto; ognuna si presenta con la rispettiva e diversa tabella e il sistema operativo si incarica di tradurre così : AdobeRGB ---> Profilo hardware monitor ProPhoto ---> Profilo hardware monitor Nelle tante guide che mi è capitato di vedere c'è gente che dice di tutto.. chi dice di mettere AdobeRGB, chi il wide gamut, chi sRGB.... altri ancora più fantasiosi ci vorrebbero mettere il profilo del monitor... ma in realtà non cambierebbe nulla, perché le immagini arrivano a Photoshop con già il loro profilo abbinato; in questo modo a tutti sembra di aver ragione, ma si ingannano. Nel riquadro Conversion options invece si specifica il motore di rendering colorimetrico e il relativo intento che vengono usati quando si converte una foto in un profilo colore diverso; ad esempio quando convertiamo una immagine in sRGB prima di salvarla in Jpg. |
| inviato il 26 Ottobre 2013 ore 17:32
Per BigBlock46 Salvare in tiff o psd per il colore è la stessa cosa, basta che il profilo colore rimanga ProPhoto indirizzato a 16bit Il programma è ColorThink Pro, sia per i grafici che per l'analisi deltaE |
| inviato il 26 Ottobre 2013 ore 17:42
adesso vediamo CaptureOne... Qui la storia è diversa, nel pannello Preferences --> color possiamo settare l'intento colorimetrico desiderato. E' quello usato per la visualizzazione a monitor e cambiandolo si nota la differenza, il mio consiglio è uniformare la scelta a quella del sistema operativo. |
| inviato il 26 Ottobre 2013 ore 18:26
E adesso veniamo alla stampa : Una volta completata la PP sulla nostra foto possiamo archiviarla nel nostro HDD, magari in TFF ProPhoto 16bit per successive elaborazioni, oppure in Jpg sRGB 8bit. Ma possiamo anche stamparla... La gestione del colore segue sempre la stessa filosofia, nel caso della stampante siamo sempre in presenza di una periferica output che dovrà essere caratterizzata. La grande differenza è che lo spazio non è più RGB ma CMY o CMYK o CMmYyK a seconda del numero degli inchiostri. Per stampare quindi abbiamo bisogno di un profilo ICC relativo alla stampante, anzi di più profili, tanti quanti sono le combinazioni di inchiostri e carte. Dove li trovo questi profili? Stessa storia del monitor... bisogna farseli da soli. La procedura consiste di stampare un target di caratterizzazione e poi farlo leggere da uno spettrofotometro, la procedura è un poco tediosa perché un buon target ha molte tacche colore anche più di 500 e la lettura delle medesime è manuale con gli strumenti abbordabili per un fotoamatore. Le stampanti di fascia alta e industriale devono passare anche la fase di calibrazione, che si fa tramite un RIP, ma su questo glissiamo. Per due ragioni, io non ho mai usato tali stampanti, e secondo penso siano già in pochi ad avere una buona stampante prosumer. Quindi nel mio caso la stampante non mi consente la calibrazione (o perlomeno così credo della mia R3000, nel manuale non c'è nulla in proposito), l'unica è accontentarsi e sperare che in fabbrica sia stata calibrata in modo decente e che nel tempo non si scalibri troppo. E se non ho nemmeno lo spettrofotometro? Ci si attacca al ca... ci si accontenta... Io per adesso ho fatto così, non stampo molto e so che sto accettando dei compromessi, ma l'importante è saperlo. I profili colore che uso attualmente li ho reperiti sui siti di Epson e Ilford, che pubblicano i profili dedicati per vari modelli di stampante. Ne prendiamo in esame uno, quello relativo alla Ilford Gold fibre silk, la carta che preferisco, una baritata semigloss. il nome del profilo è : n_IGGFS13_EPR3000_EPSn.icc La Ilford ci dice poco di esso, solo che è fatto per la R3000 sotto un illuminante D50. Che è corretto secondo gli standard ICC per l'osservazione delle stampe. E' accurato? bho... La Ilford non dice in che condizioni è stato creato il profilo, o che spettrofotometro hanno usato, che software, che target e con quante tacche, temperatura e umidità.... quindi bho... Meglio di un calcio nella fortuna se non si ha altro. Meglio questo che nessun profilo, sperando che vada di cu.... Le stampe che ottengo però sembrano ok.... sembrano al mio occhio ovviamente che non è oggettivo. Per adesso mi accontento in previsione di compare uno spettrofotometro. |
| inviato il 26 Ottobre 2013 ore 18:39
vediamo ora una analisi del gamut di quel profilo, tenendo ben presente che si tratta di un compromesso. Tuttavia il metodo illustrato è corretto e la nostra procedura non cambia nei fatti. Il gamut della carta Ilford in raffronto con il gamut monitor (il mio ovviamente) :
 La forma e il volume dei due gamut è decisamente diversa, la loro sovrapposizione è impossibile. Andrebbe meglio con stampanti di fascia più alta ? Sì certo ma le differenze non sono mai tali da coprire tutto il gamut monitor. Qui sotto vediamo il raffronto tra il gamut della R3000 e quello della 7900Pro (sempre stessa carta)
 La 7900Pro fa meglio è evidente, ma non c'è un abisso. |
| inviato il 26 Ottobre 2013 ore 18:44
“ Ne prendiamo in esame uno, quello relativo alla Ilford Gold fibre silk, la carta che preferisco, una baritata semigloss. il nome del profilo è : n_IGGFS13_EPR3000_EPSn.icc „ Ciao, non sò se è una svista, ma siccome uso anch'io stessa stampante e stessa carta il profilo a me risulta questo: n_GPGFS13_EPSr3000_EPSn.icc |
| inviato il 26 Ottobre 2013 ore 18:49
Quindi abbiamo visto la differenza tra il gamut di quello che possiamo vedere e il gamut di quello che possiamo stampare. Tuttavia la relazione tra questi due elementi non c'è. E' importante capire che non si deve stampare quello che vediamo; l'espressione "voglio la stampa uguale al monitor" è fallace. La relazione corretta è tra la foto e quello che vediamo, e tra la foto e quello che stampiamo. Infatti i processi colorimetrici che avvengono nel nostro sistema sono questi : ProPhoto ---(con intento di rendering a scelta)----> Monitor ProPhoto ---(con intento di rendering a scelta)----> Stampante Possiamo infatti usare due intenti diversi a seconda delle necessità. Il problema quindi è tradurre tra questi due spazi qui :
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| inviato il 26 Ottobre 2013 ore 19:11
Grazie Raamiel, molto interessante. Complimenti. |
| inviato il 26 Ottobre 2013 ore 19:15
I colori della foto potrebbero essere in ogni punto del ProPhoto e in qualche modo vanno "compressi" nella carta. Il modo è l'intento percettivo, per scegliere il migliore va effettuata una analisi caso per caso.... Vediamo il caso di una foto di panorama, quella che ho già usato prima :
 Questa è la distribuzione dei colori, la foto è in Prophoto. Non è andata male, la maggior parte dei colori è dentro e per quelli fuori potrebbe bastare un colorimetrico relativo. Analizziamo il deltaE :
 Non è andata male, con un intento colorimetrico relativo possiamo stampare la foto con una distorsione cromatica molto contenuta. Attenzione questo non è il soft proofing!! |
| inviato il 26 Ottobre 2013 ore 19:32
Il Soft Proofing e l'Hard Proofing : Prima di andare effettivamente in stampa abbiamo la possibilità di fare delle prove. Proof appunto. Il soft proofing è una simulazione a video di quello che verrà stampato, non è l'analisi che ho fatto prima, ma un tentativo di riprodurre a monitor i colori che verranno stampati. E' affidabile e accurato? La risposta non è semplice, ma senza addentrarci troppo in tecnicismi si può dire che il soft proofing e il figlio di una doppia conversione colorimetrica tra i profili monitor e stampante. Ne consegue che se i due profili ICC di monitor e stampante/carta non sono molto, ma molto precisi il soft proofing possiamo anche lasciarlo stare. Usarlo è semplice... in Photoshop basta selezionare dal menu View --> Proof setup --> Custom e immettere il profilo stampante/carta come device da simulare e scegliere l'intento di rendering Per attivare la visualizzazione View --> Proof colors (oppure Ctrl+Y) Per attivare il gamut warning View --> Gamut warning (oppure Shift+Ctrl+Y) Anche altre applicazioni supportano il soft proofing, il concetto è sempre quello. L'hard proofing invece sono i provini di stampa, e ovviamente sono più affidabili. |
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