| inviato il 20 Marzo 2024 ore 23:00
Il nero. Quando proiettavo le DIA, mi colpiva sempre. Era profondo, palpabile, denso. Un vero e proprio colore. È molto difficile da spiegare. Quando la luce era di taglio, la parte luminosa del soggetto lasciava spazio a quella in ombra in modo estremamente graduale. Fino ad arrivare a quel nero. Emozionante! L'impressione era di trovarsi di fronte alla realtà, che più reale non si può. Una tridimensionalità mai più rivista. Ed era il nero a determinare, quel tipo di resa, così straordinaria. |
| inviato il 20 Marzo 2024 ore 23:19
Digitale e pellicola sono tecnologie diverse che danno immagini diverse. Se a uno piace il digitale, con il suo controllo completo su tutto, lo usi. Se ad uno piace la pellicola, con le sue costrizioni, la usi. Ed entrambi sono cortesemente pregati di non rompere i maroni altrui dicendo emerite stupidaggini, ossia che uno, qualsiasi, è meglio dell'altro, sono solo diversi. E' come dire che le bionde sono meglio delle more, o viceversa, è una stupidaggine, sono diverse, una è bionda ed una è mora. |
| inviato il 20 Marzo 2024 ore 23:40
“ E' come dire che le bionde sono meglio delle more, o viceversa, è una stupidaggine, sono diverse, una è bionda ed una è mora. „ però è scientificamente provato che gli uomini preferiscono le bionde. |
| inviato il 21 Marzo 2024 ore 0:33
Ma poi sposano le brune.. |
| inviato il 21 Marzo 2024 ore 6:11
Sarebbe successo comunque. L'esigenza dei tempi era già quella di voler produrre di più, a minor costo e in meno tempo. ******************** Sul minpr tempo sono d'accordo, sul minor costo molto meno visto che all'epoca la fotografia a pellicola viveva un momento di grande espansione proprio grazie si prezzi ormai bassi. Cosa che non mi pare valesse poi tanto per il digitale visto che, tanto per fare un esempio, in cesso immondo di Canon EOS D30 (3 mega) costava 3.000.000 di lire e la successiva D60 (6 mega) di lire ne costava 6.000.000 |
| inviato il 21 Marzo 2024 ore 6:13
Il nero. Quando proiettavo le DIA, mi colpiva sempre. Era profondo, palpabile, denso. Un vero e proprio colore. È molto difficile da spiegare. Quando la luce era di taglio, la parte luminosa del soggetto lasciava spazio a quella in ombra in modo estremamente graduale. Fino ad arrivare a quel nero. Emozionante! L'impressione era di trovarsi di fronte alla realtà, che più reale non si può. Una tridimensionalità mai più rivista. Ed era il nero a determinare, quel tipo di resa, così straordinaria. *********************** Sottolineo ogni singola parola. |
| inviato il 21 Marzo 2024 ore 7:31
"Ma poi sposano le brune.." E poi...si fanno l'amante bionda, raggiungendo la perfezione, perché la ricerca della perfezione è tentatrice, e..... non bisogna resistere troppo alle tentazioni! |
| inviato il 21 Marzo 2024 ore 7:33
“ @Alessandro Pollastrini Se a uno piace il digitale, con il suo controllo completo su tutto, lo usi. Se ad uno piace la pellicola, con le sue costrizioni , la usi. „ Ecco è questo che mi fa girar, perchè "costrizioni" che sa tanto di prigione ed insoddisfazione, non sarebbe meglio il termine "difformità", sia materiale che di approcio mentale? |
| inviato il 21 Marzo 2024 ore 7:40
"...perchè "costrizioni" che sa tanto di prigione ed insoddisfazione..." Perché, tecnicamente, la situazione è quella, la pellicola costringe il Fotografo a limitare la sua operatività: - non puoi cambiare la sensibilità, gli ASA, tra uno scatto e l'altro. - non puoi cambiare la curva di risposta della pellicola alla luce, sia come dinamica luminosa che cromatismo, tra uno scatto e l'altro. - non puoi cambiare l'esposizione dopo lo scatto - non puoi cambiare il WB dopo lo scatto - non puoi cambiare i colori dopo lo scatto Vuoi che continui? E la lista non finisce qui. E quelle sono, che piaccia o no, costrizioni operative rispetto al digitale. |
| inviato il 21 Marzo 2024 ore 7:59
“ @Alessandro Pollastrini E quelle sono, che piaccia o no, costrizioni operative rispetto al digitale. „ Carissimo, trattasi di "scelte" anteriori allo scatto, mai sentite nominare? |
| inviato il 21 Marzo 2024 ore 9:09
Pollastini... la vedi troppo da ingegnere.. e ti piace vincere facile. Certo se consideri la ripetibilita' e la facilita' di modifica, il digitale vince a mani basse. Pero' parlando di fotografia e non di tecnologia Il punto sta altrove. Quelle che tu chiami "costrizioni operative" io le chiamo opportunita' e caratteristiche intrinseche. Nessuno si lamenta se per fare un ritratto ad olio devi lavorare per ore. Ma nessuno sostiene che l'uso di un pennello sia una "costrizione operativa" Avendo lavorato molto in carrozzeria automotive, posso affermare che 50 anni fa le auto avevano un carattere, mentre oggi non le distingui una dall'altra. Il famoso CAD ha normalizzato ogni profilo. Si fa cio' che il cad riesce a fare , cio' che il robot riesce a montare e cio' che la pressa riesce a stampare senza troppe deformazioni. Il RIsultato? Seimilioni di auto uguali... tutte fatte sulla stessa piattaforma, tutte fatte con gli stessi componenti, tutte uguali. Fatta salva qualche differenza estetica tipo il marchio e la calandra. Siamo sempre piu simili a formiche.. Non e' male.. Io ritengo che oggi chi voglia usare l'argentico lo faccia per precisa scelta. Un po' come chi si muove in bici invece che in auto. E non e' detto che muoversi in bici sia la scelta peggiore. E' solo una scelta fuori moda. |
| inviato il 21 Marzo 2024 ore 9:14
"trattasi di "scelte" anteriori allo scatto," Io non parlerei di scelte anteriori allo scatto, perché è errato, non è che tu scegli, ad esempio, di non cambiare gli ASA tra uno scatto e l'altro, la realtà è che non lo puoi fare: io parlerei di scelta di sistema, che è diverso. Comunque, come sempre ed ovviamente, uno sceglie il sistema che più lo soddisfa, ma questo non toglie che esiste una realtà dei fatti incontrovertibile. |
| inviato il 21 Marzo 2024 ore 9:20
Diciamo che il digitale ti libera dai vincoli, tanti... TROPPI forse, dell'Argento! |
| inviato il 21 Marzo 2024 ore 9:25
Insomma è chiaro che una dissolvenza incrociata puoi farla con un video proiettore da un chilo oppure adoperando trenta chili di proiettori dia, decine di metri di cavi etc etc però è un fatto assodato che il Nero che esce fuori dai secondi col primo te lo scordi! |
| inviato il 21 Marzo 2024 ore 9:37
"Quelle che tu chiami "costrizioni operative" io le chiamo opportunita' e caratteristiche intrinseche." Chiamale un po' come ti pare, ma non chiamare le cose col suo nome io non lo vedo affatto cosa buone, e comunque non cambia lo stato dei fatti. A me piaceva moltissimo la pellicola, dia e B&N, e l'ho usata per 38 anni, poi si è presentata una nuova tecnologia che mi permette maggiore creatività, ed ho deciso di usare quella. Il "tutti uguali", l'appiattimento creativo, era tipico della pellicola, tutto il mondo usava 4 o 5 pellicole per il colore e 4 o 5 pellicole per il B&N, per tutti la stessa zuppa, mentre oggi puoi cambiare la curva di risposta alla luce ed ai colori come ti pare, oggi abbiamo un numero praticamente infinito di "pellicole" tutte diverse, e la creatività, la libertà, è conclamatamente aumentata. Ed infatti oggi si vedono Fotografie di una bellezza fenomenale, impossibili per la pellicola, il valor medio qualitativo si è abbassato molto, rispetto alla pellicola (perché il digitale richiede estremamente più conoscenza che a pellicola, oltretutto anche su campi diversi dalla Fotografia, e la grandissima maggioranza dell'Utenza quella conoscenza non ha), ma i picchi si sono alzati in modo impressionante. |
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