| inviato il 15 Novembre 2023 ore 14:26
Il compianto Michael Reichmann, fondatore di Luminous Landscape e discreto fotografo, sosteneva che un granulo di alogenuro di Ag poteva essere colpito dalla luce o no. Concludeva che il granulo singolo ha due stati: 1 e 0 a seconda se toccato dalla luce o no. Non aveva tutti i torti C'è chi pensa che un RAW sia un negativo. No: corrisponde all'immagine latente nella pellicola. ************************ In effetti... |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 15:47
“ Più che un "modo" è una "moda" che consente a tutti di atteggiarsi ad artisti... meglio se bohemienne „ si, termine più appropriato |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 16:09
“ Il compianto Michael Reichmann, fondatore di Luminous Landscape e discreto fotografo, sosteneva che un granulo di alogenuro di Ag poteva essere colpito dalla luce o no. Concludeva che il granulo singolo ha due stati: 1 e 0 a seconda se toccato dalla luce o no. Non aveva tutti i torti C'è chi pensa che un RAW sia un negativo. No: corrisponde all'immagine latente nella pellicola „ Una interpretazione semplicistica (si direbbe una boutade) molto utilizzata sui forum volta a negare la diversa natura della pellicola, motivo in più per convincere, negli anni 2000, gli appassionati ad adottare nuova tecnologia digitale. Un granulo di alogenuro è costituito da molti atomi di Ag+. In un "germe di sviluppo" il numero di atomi di Ag metallico che si è venuto a formare a causa dell'esposizione alla luce può variare da poche unità a qualche centinaio. Non c'è quindi uno 0 / 1 ma anche approssimando e prendendo questo per buono, l'aspetto fondamentale è che questi granuli sono distribuiti all'interno di uno spessore. Andando quindi a formare, con il successivo sviluppo, delle zone a densità variabile in maniera continua... da cui le "infinite" sfumature... |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 16:34
A quanto detto da “ @Simone Rota „ aggiungo che il digitale ha un rapporto più o meno diretto con la luce nella sola fase di ripresa, i successivi passaggi ne hanno ben poco da condividere. Diverso per l'analogico che anche nelle seguenti fasi di elaborazione e stampa necessita di un diretto intervento della luce sul materiale sensibile al fine di un risultato utile. IMHO. |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 16:41
"Infinite" sfumature non direi proprio, specie con alcune pellicole...... Sfumature che possono variare anche sulla base di procedure di sviluppo....... |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 16:58
Mah, io capisco il voler usare la pellicola, non fosse per questioni di budget è un procedimento che mi affascina moltissimo con un look che mi piace molto, ma ci sono veramente delle boiate cosmiche riguardanti le questioni tecniche. Riguardante la durata nel tempo, dall'articolo: “ Il 90% di Hard Disk “muore” entro 3 anni di uso, il restante 90% al 4°anno „ Questa è proprio una stron***a colossale e credo che chiunque abbia posseduto più di un HDD possa averlo verificato personalmente, non ho idea di che statistica abbiano tirato fuori ma è semplicemente un valore assurdo e totalmente campato per aria che non ha alcun riscontro nella realtà. Per esperienza personale posso dire di aver tutt'ora nel mio PC dischi HDD del 2006 (che tengo per valore affettivo nonostante ormai sia obsoleto), 2011, 2015 (credo), più un paio di ssd. Le ore di utilizzo non ho idea di quante possano essere, di certo uno sproposito, eppure mai un guasto. E aggiungo anche i due dischi del NAS che ormai hanno 3 anni, i vari dischi esterni, il disco del portatile (che addirittura si è fatto un bel po' di KM in camper), o quello del PC dei miei genitori che pure lui ha almeno 7-8 anni, etc. Ma in generale nessuno che conosco (e smanettoni ne conosco parecchi) ha mai avuto una rottura di un HDD, tutti han finito per cambiarli prima per dimensioni insufficienti o per passaggio a SSD più veloci. E anche se quella statistica fosse vera, basta fare i backup per essere sicuri di non perdere i dati, cosa impossibile da fare con un negativo fisico. “ Un negativo 35mm può registrare una risoluzione equivalente a 87 milioni di pixel (Fuji Velvia 50 iso 35mm) „ Questa pure è totalmente assurda, anche con i migliori metodi di scansione a parità di formato non c'è paragone nel dettaglio registrato, il digitale stravince e potete guardare un qualunque confronto, un 35mm già fatica a confronto con un'APS-C con pochi MPX, figuriamoci una FF anche solo da 20mpx. Se proprio uno vuole la risoluzione poi con il digitale basta fare una panoramica e si possono emulare sensori di qualunque dimensione, buona fortuna farlo con la pellicola con quello che costa. E pure sulla latitudine di posa avrei dei dubbi, anche se lì effettivamente la non linearità della pellicola fa sì che la sovraesposizione risulti più piacevole rispetto al clipping del digitale. E ripeto, comprensibilissimo che qualcuno preferisca la pellicola per x ragioni (e un sacco dei fotografi che mi piacciono molto la usano), ma non vedo perché uno debba distorcere la realtà per giustificare la scelta, mah. |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 17:11
Diverso per l'analogico che anche nelle seguenti fasi di elaborazione e stampa necessita di un diretto intervento della luce sul materiale sensibile al fine di un risultato utile. IMHO. ************************** Eh già: "nelle seguenti fasi di elaborazione e stampa"... e PROIEZIONE no? |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 17:51
Questa pure è totalmente assurda, anche con i migliori metodi di scansione a parità di formato non c'è paragone nel dettaglio registrato, il digitale stravince e potete guardare un qualunque confronto, un 35mm già fatica a confronto con un'APS-C con pochi MPX, figuriamoci una FF anche solo da 20mpx. ***************************** No Bubu... questa è l'unica cosa giusta che ha detto. Il problema è che questa affermazione, dopo averla enunciata, l'avrebbe dovuta pure argomentare... e ovviamente non lo ha fatto. In realtà, e questo l'ho già detto più volte, un fotogramma di Velvia formato Leica, o un negativo omologo quale per esempio potrebbe essere l'Ektar 100, registra circa 88,5 milioni di pixel, il problema però è che la pellicola, a differenza del sensore, non registra sempre lo stesso numero di particolari ma, anzi, un numero che varia a seconda del contrasto presente sulla scena ripresa. In altre parole quello stesso fotogramma di Velvia riprende 88,5 megapixel in presenza di un contrasto 1000:1, circa 65/70 con un contrasto 32/64:1 e via così a calare fino a circa 22 megapixel al contrasto più basso, diciamo 1,6/3:1. Tutto questo, chiaramente, ammettendo una ripresa, uno sviluppo e una proiezione, o stampa, a regola d'arte... il che significa bandire del tutto la scansione perché essa, da sola e anche ammettendo un trattamento a sua volta a regola d'arte, quindi con una scansione a tamburo, comporta pur sempre un procedimento in più e con esso anche un decadimento ulteriore della risoluzione che si assesta, all'incirca, sul 40% rispetto alla risoluzione dell'originale. |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 17:52
“ Il digitale è più facile, si ottengono risultati discreti con meno fatica, il che per le pippe come me è una benedizione „ La vera benedizione è che non sperperi denaro su pellicole, sviluppo e stampa. Dagli anni '70 fino al 2005 hanno fatto i miliardi. |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 18:03
“ 10 impareggiabili qualità della fotografia analogica Il negativo come superficie spaziale La latitudine di posa Impariamo a non scattare Impariamo a conoscere la luce La naturalezza dei colori La vera stampa fine art La grana naturale delle pellicole La risoluzione Durata del negativo e delle stampe „ Si Ok, tutto molto romantico e forzatamente aggiungerei. Tutta questa roba è didattica di base. Tutti i corsi e le scuole te la insegnano con il vantaggio del confronto con un Master. Dai libri hai nozioni iniziali, ma ci dev'essere qualcuno con cui confrontarti e dirti dove sbagli. A fare gli autodidatti siamo tutti bravi, poi alla resa dei conti, te le bocciano, ti dicono il perchè e devi pure rifarle finchè non impari. Lo sviluppo e la stampa te li puoi sbattere, così come anche il jpeg; se scatti di merda, il mezzo non ti aiuta. “ La fotografia come meditazione. „ Basta con queste storie, puoi andare in meditazione anche con foto eccellenti che vedi sul web, o sul tuo PC. Con la cultura stiamo a livelli medio-bassi, visto che ora come ora, "non ti basta lo schifo che hai scattato in digitale, devi pure pubblicarlo", e vale anche per gli scatti analogici buttati lì tanto per scrivere, "fatta su pellicola X, guarda come sono alternativo." W le mode. |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 18:08
ehhhhhhh... la moda! |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 19:10
“ In realtà, e questo l'ho già detto più volte, un fotogramma di Velvia formato Leica, o un negativo omologo quale per esempio potrebbe essere l'Ektar 100, registra circa 88,5 milioni di pixel, il problema però è che la pellicola, a differenza del sensore, non registra sempre lo stesso numero di particolari ma, anzi, un numero che varia a seconda del contrasto presente sulla scena ripresa. „ Mai visto un singolo confronto a parità di formato dove l'immagine a pellicola sia più dettagliata di un'immagine digitale, figuriamoci superarla fino a quel punto. |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 19:29
@Bubu e altri interessati alla risoluzione www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://asse MTF Fuji Velvia 100 circa 0.25 a 100 cicli/mm, non mi sembra poco. Una 24mpx full frame non puo' raggiungere questi valori di risoluzione, ha come limite 83 cicli/mm. Occorre pero' anche notare come il teorico mtf del sensore digitale non scenda al di sotto di 0.64. In sostanza per gli amanti della nitidezza, se alcune pellicole a bassa sensibilita' possono appagare l'occhio, la tecnologia digitale e' in grado certamente di fare ancora meglio..tanto da farla ritenere ad altri eccessiva (ma questo dipende da come si vuole sviluppare il file in camera chiara) |
| inviato il 15 Novembre 2023 ore 20:09
La fotografia non mostra la realtà, ma l'idea che se ne ha. (Cit.) |
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