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"La fotografia rappresenta la realtà" e Berengo-Gardin


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avatarsenior
inviato il 03 Agosto 2023 ore 11:56

I concetti che avete espresso sono veramente ben ponderati e ricchi di spunti di riflessione......

pero' credo che il punto sia un altro...

Quando molti parlano di foto modificata in post non credo parlino della scena immortalata dal fotografo fatta in modo tale da far sembrare la realta' un'altra (le mani in prima fila dei manifestanti citati sopra), bensi' il fatto che le fotografie vengano proprio manipolate eliminando o inserendo elementi fuori da quello che era davanti agli occhi del fotografo.

Mi e' venuto in mente una foto di McCurry dove in post hanno eliminato (male) un palo della luce......
Sei S.McCurry, vivi di questo, fai la tua ca...... di fotografia in modo tale che la foto abbia forza anche con il palo dietro..... non che ci aggiungi il sole e le nuvole e crei una realtà che non è mai esistita.

l'interpretazione della realtà da parte di un fotografo prescinde da una cosa sola: La realtà stessa......
se questa viene a mancare perche' io non sono capace di dare forza alle mie immagini senza un tramonto oppure con una luce particolare e di conseguenza in post aggiungo o tolgo soli, lune, stelle a piacimento, la realta' va a farsi benedire...

avatarsenior
inviato il 03 Agosto 2023 ore 12:12

Finalmente ci siamo. C'è chi fa fotografia e chi fa grafica, di solito i secondi stanno a puntualizzare che la realtà non esiste...

avatarsenior
inviato il 03 Agosto 2023 ore 12:26

L'affidabiltà del giornalismo e del fotogiornalismo dipendono dall'onestà intellettuale di chi scrive e di chi fotografa

Esattamente.
Questo è il primo punto fermo.
Poi viene il discorso postproduzione, e lì non posso che concordare che troppo spesso si passa con troppa disinvoltura dalla fotografia alla grafica; cosa che non avrebbe nulla da eccepire se l'autore la spacciasse per quello che è realmente.
E' evidente, però, che si tratta di due facce della stessa medaglia.

avatarsenior
inviato il 03 Agosto 2023 ore 12:30

C'è chi fa fotografia e chi fa grafica, di solito i secondi stanno a puntualizzare che la realtà non esiste

A mio avviso la realtà esiste, eccome, solo che può essere falsificata in molti modi, prima, durante e dopo lo scatto.
Anche i filtri posti davanti all'obiettivo (ricordo la miriade di filtri "creativi" venduti negli anni '70) possono falsare un cielo al pari della post.

avatarsenior
inviato il 03 Agosto 2023 ore 13:17

La realtà non esiste

avatarsenior
inviato il 03 Agosto 2023 ore 13:53

Mi permetto di rimarcare perchè evidentemente non è stato letto bene l'intervento prima:

falsificata in molti modi, prima, durante e dopo lo scatto
tra altro il dopo non serve un intervento sulla foro basta il contesto ;-)

avatarsenior
inviato il 03 Agosto 2023 ore 15:14

È sul falsificata che non ci capiamo: durante lo scatto può essere interpretata, contestualizzata o decontestualizzata, parzializza, nascosta, mostrata, decifrata o criptata, ma mai falsata. Qualcosa che ha emesso la luce catturata dall'elemento sensibile era fisicamente li in quel momento, e questo non può essere falsato. Dopo invece si può tutto

avatarsenior
inviato il 03 Agosto 2023 ore 17:26

Marco Kpp, tu ti concentri esclusivamente sull'aspetto puramente "fisico", direi quasi quantistico, della questione di cosa sia la realtà, come se la fotografia avesse valore solo in tal senso, ma il senso della fotografia è dato da ciò che ne coglie l'osservatore; se tu "decontestualizzi, parzializzi e nascondi" gli elementi che servono a leggere correttamente l'evento che stai riprendendo, ne restituisci comunque un'immagine falsata e faziosa. Ma quello che più mi inquieta è che, così facendo, assolvi il fotografo dalla responsabilità etica delle proprie scelte.
Quello di cui parli tu è l'esatta ripondenza "tecnica" tra ciò che stava davanti all'obiettivo e ciò che la foto finale mostra, ma la "realtà" circa il "miliziano morente" di Capa sta nell'appurare se veramente Capa abbia fotografato un uomo che stava morendo colpito da un proiettile durante un'azione di guerra, o se quell'uomo fosse un attore che simulava quell'evento (come fu più volte ipotizzato), perché in questo caso puoi dire quello che vuoi, ma quella foto sarebbe una menzogna


avatarsenior
inviato il 03 Agosto 2023 ore 18:03

Quello di cui parli tu è l'esatta ripondenza "tecnica" tra ciò che stava davanti all'obiettivo e ciò che la foto finale mostra, ma la "realtà" circa il "miliziano morente" di Capa sta nell'appurare se veramente Capa abbia fotografato un uomo che stava morendo colpito da un proiettile durante un'azione di guerra, o se quell'uomo fosse un attore che simulava quell'evento (come fu più volte ipotizzato), perché in questo caso puoi dire quello che vuoi, ma quella foto sarebbe una menzogna


Direi piuttosto che lo sarebbero il titolo o la didascalia. Come disse Lewis Hine, "la fotografia non può mentire, [ma] i mentitori possono fotografare". A me non sembra una sottigliezza.

avatarsenior
inviato il 03 Agosto 2023 ore 18:22

Mah, a me sembra che stiamo guardando il dito che indica la luna. Quando Berengo-Gardin e altre persone intelligenti parlano del realismo in fotografia non credo abbiano in mente il processo fisico-chimico che traduce dei fotoni in immagine e che ha elementi di automatismo non facilmente modificabili. Quella cosa lì esiste e lo si sa dai tempi del dagherrotipo.
Quello che invece conta è la componente etica, la spinta al realismo di chi fotografa, che sa benissimo che presentando al pubblico le sue foto la realtà dei fatti può anche travisarla, volontariamente o per la propria pochezza e/o stupidità, ma cerca invece di non farlo e di essere onesto nei confronti sia di quello che ha davanti a sé e che sta fotografando sia delle persone che vedranno le foto. Il vero realismo è questa roba qui, secondo me, non mostrare dieci peli su un kulo, se ce ne sono dieci, e guai se se ne vedono solo nove perchè uno l'hanno clonato col fotosciòp.

avatarsenior
inviato il 03 Agosto 2023 ore 18:57

Il fatto è che quelli bravi vedono, e poi mostrano, con una fotografia. Quelli meno bravi immaginano, e poi mostrano con la grafica. E si incazzano perché quelli più bravi non hanno bisogno di fare grafica e dicono che la fotografia è altro. Così è più chiaro?

Oh beninteso, poi ci sono io che più delle foto al compleanno del monello non faccio...

avatarsenior
inviato il 03 Agosto 2023 ore 19:07

Insomma
Direi una visione moto limitata lontana dal reale

avatarjunior
inviato il 03 Agosto 2023 ore 21:35

Dò una mia personalissima interpretazione: la fotografia ê comunicazione. Non per nulla la sua etimologia è scrivere con la luce. Non è un caso che si parli di linguaggio della fotografia e di semiotica della fotografia.
Se partiamo da questo assunto, e ovviamente si può dissentire, dobbiamo ricordare le fondamenta aristoteliche della comunicazione, valide ancora oggi: pathos, ethos e logos.
Ciascuno può, per stile,scelta,moda o epoca, decidere come miscelare i diversi elementi.
I fotografi della realtà giocano molto su ethos e logos, ovvero su credibilità (fotografo ciò che vedo) e il discorso/ragionamento (non è un caso che spesso queste foto vadano contestualizzate per essere capite).
Queste foto le associo, per portata comunicativa, ai racconti di viaggio, genere letterario molto famoso nato forse con Marco Polo.
Lo stesso luogo e contesto, nello stesso tempo, può essere comunicato dal fotografo in altri modi, per esempio evidenziando il pathos, ovvero la parte emozionale.
Con le stessa luce si possono comporre narrazioni diverse, tutte ugualmente reali,tutte profondamente diverse.

avatarsenior
inviato il 04 Agosto 2023 ore 9:35

Il fatto è che quelli bravi vedono, e poi mostrano, con una fotografia. Quelli meno bravi immaginano, e poi mostrano con la grafica.

Indubbiamente il digitale ha spalancato le porte a questi comportamenti e ha spostato parecchio su questi la discussione circa la problematica della realtà in fotografia.
Tuttavia, il fatto che la problematica esistesse anche prima significa che il tarocco con Photoshop non è l'unico aspetto della faccenda, ma solo quello che oggi è più vistoso.
Questo non vuol dire però che per stigmatizzare (peraltro giustamente) il tarocco presentato per "autentica documentazione" si debbano dimenticare gli altri aspetti del problema.
Il problema, poi, non nasce mai dall'immagine in sé, ma dal modo e contesto in cui viene presentata: un'immagine che parta da una foto a cui vengano aggiunti draghi e cavalieri in armatura, ma che sia presentata come "illustrazione" di un libro di fiabe, non mi pare che sia affetta da questo problema.
Viceversa, una foto scattata durante una "simulazione" di un evento reale e che poi venga presentata come effettiva "documentazione" dell'evento reale qualche problema me lo pone; tra una foto scattata ad un concerto di Vasco e una realizzata il giorno dopo, ponendo Vasco sullo stesso palco con tutte le luci e gli effetti di scena, truccandolo come vuole il fotografo, fotografandolo mentre finge di cantare e spacciando quella foto per "autentica documentazione" del concerto del giorno prima... tanto vale fare un disegno aquerellato come si faceva sui quotidiani fino ai primi del '900

avatarsenior
inviato il 04 Agosto 2023 ore 9:50

...ma in quel momento Vasco su quel palco c'era realmente. Il problema è confondere il valore del messaggio veicolato con il valore del mezzo utilizzato. Per me quel Vasco ritratto sul suo palco, anche se il giorno dopo, ha un valore comunque ben diverso da una immagine di Vasco disegnata (o magari in futuro generata in AI).

Alla fine anche una statua la puoi scolpire dal pieno o stamparla in 3D, vengono uguali nell'aspetto, possono venire belle o brutte, però per me non hanno lo stesso valore

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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