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“ Lascerei queste amabili discussioni ai fan dell'area tecnica. „
Nella mia irrilevante esperienza personale, il passaggio al digitale è stato un grande salto positivo. Io non ho bisogno di risultati allo stato dell'arte. Nonostante abbia fotografato per 35 anni in pellicola prima cambiare, mi sono ritrovato con una certa velocità a mio agio nel nuovo medium digitale. Accettando i cambiamenti nel risultato estetico senza quasi nessuna sofferenza o nostalgia. Credo perché anche "nella vita precedente" non avevo mai misurato il "prodotto" con il metro della perfezione tecnica. E adesso ho un controllo, un potere di determinare il risultato, che prima non avevo assolutamente.
si... appunto.. noi vecchi fotografi analogici (il banco lo uso pure io) sfottiamo i pixelpeeper ma poi ci si ritrova a sostenere che Nulla e' come l'argento per riprodurre una immagine.
Diciamo che e' un po' come sostenere che nulla e' come il lapislazzulo per ottenere il blu....
“ Vedo che la malattia di questo forum è inarrestabile.
La fissazione della tecnica esce sempre... Argento vs silicio e blabla „
vedo che mi sono spiegato male... Il messaggio diceva esattamente il contrario...
della tecnica me ne frego..
“ Dico solo , con assoluta certezza , che se cerchi una determinata stampa finale con il digitale è quasi impossibile. Il digitale ( che è il presente e sara' il futuro ) ha altre caratteristiche . Ma su certi lavori , su certe sfumature , purtroppo non ci arriva. „
Ma credo che sostenere che SOLO in argentico si possa fare VERA fotografia per me e' METTERE LA TECNICA DAVANTI A TUTTO.
Le fotografie della Shoah sono sempre un pugno nello stomaco. Fondamentalmente centrano poco con la fotografia che ho in testa , ma ne percepisco la "potenza". Fanno sempre , sempre , sempre ...male. E non ci puoi fare niente perche' è questo quello che volevano i fotografi documentaristi di allora.
Le fotografie della Ferrero sono invece sognanti : quel sogno in un paese pieno di contraddizioni classico del Sudamerica. Devo dire che ancora prima di leggere il nome della fotografa avevo capito che erano scattate da una donna : mi sembra che abbiano un qualche non so che di femminile. Uno sguardo per me diverso nel raccontare le storie.
“ Ma credo che sostenere che SOLO in argentico si possa fare VERA fotografia per me e' METTERE LA TECNICA DAVANTI A TUTTO. „
Salt perdonami ma io la chiuderei qua. io non ho mai scritto la parola VERA fotografia. Lo hai scritto tu.
Per me la fotografia è un linguaggio dove si dovrebbe stampare quello che si ha in testa. Con qualsiasi mezzo possibile , anche con una polaroid , se l'idea è quella.
appunto... qui non si stava parlando di tecnica.. si parlava di nuove possibilita' espressive offerte dalle recenti soluzioni tecniche. Ma vedo che il gusto di tagliare i panni e' sempre ben radicato...
Si stava affermando che le nuove tecnologie offrono agli artisti liberta' mai concesse prima. E' giocoforza che, quindi, anche la nostra lettura debba cambiare. Altrimenti si rischia di non comprendere l'evoluzione. (che e' un po' cio' che succede ciclicamente nella storia)
@Last io invece non mi sento di essere cosi' rigido sulla parola stampare. Comunque chiudiamola pure qui. Quel che era da dire e' stato detto, mi pare.
P.S. vedo che messaggi sono stati cancellati. Va pur bene.
Ringrazio anzitutto Salt... per questa "inattesa apertura" che "stempera" codesto mio "cahier de doléances":
Ho confidato, invano, che qualcuno raccogliesse quel "macigno lanciato nello stagno" ( la bellezza ... nell'incertezza del mito dell'originalitá ... ) da Andrea Taiana dal momento che ciascuno indiscutibilmente riguarda la fotografia come atto comunicativo, dunque espressione d'un messaggio il cui significato dovrebbe inevitabilmente esser messo al vaglio dal fotografo nei termini d'una azione conoscitiva ... parallela al campo della semiologia della comunicazione.
La (post)fotografia è ora entrata a pieno titolo nella Pragmatica, ne è solennemente investita.
Occorre quindi interrogarsi (studiare) l'essenzialitá, la costitutivitá, la "raison d'etre" della dimensione comunicativa della fotografia ... capirne le urgenze, le questioni che pone e, va da sè, argomentarle (!) ... porle costantemente su un piano critico.
Occorre peraltro avere il coraggio di crocifiggere qualsiasi "precettistica" tecnocratica ... salvaguardando i percorsi della propria intenzionalitá, che sono essi stessi necessari attraversamenti, sviluppo di conoscenza, di Arte. [ 'L'invito alla flanerie', d'un "prezioso utente", in altro thread, non è stato minimamente recepito ... ]
Il club dei fotografi voluto da LastPrince puó essere per questo interessante: quale spazio, humus di sviluppo di Questioni e di Temi che autenticamente gravitino intorno ad una Pratica (della fotografia), piuttosto che "modesta" (per quanto comunque utile) bacheca di segnalazioni alle quali non fa mai seguito una attivitá critica (crinein/decostruens) di pensiero.
Qual'é dunque (con un inevitabile soffio di provocazione) l'aura elitaria d'un Club (dei fotografi), qual'è la sua Aristocrazia?
Reinvio, a "tempi migliori", per quel "sasso di Andrea", ad un excursus (non facile) che va da Goodman a Genette, passando per Luis Jorge Prieto e Gibson e concedetemi di "limare" la piega degli ultimi interventi con un invito a non aderire per "partito preso", ad ascoltare piuttosto le "diverse opinioni", si da affinare, rivisitandole costantemente, le proprie consapevolezze, le proprie "convizioni", a meno di quella che pur sempre vede nel dialogo e nella "interpretazione corale" una estensione civile dello sguardo d'ognuno.
Buona lettura ed un sincero augurio di buona giornata a Voi tutti.
IL FUTURO DELLA FOTOGRAFIA talkshow a cura di Valentina Tanni, Artribune 2013, #12-13/14. __________________________________
FABIO CASTELLI collezionista e fondatore di MIA – Milan (image art fair)
DENIS CURTI vicepresidente della fondazione Forma
LUCA PANARO critico, curatore e docente all'Accademia di belle arti di Brera
PAUL WOMBELL critico e curatore, guest curator di Le mois de la photo di Montréal 2013
MICHELE SMARGIASSI giornalista de La Repubblica
MARC PRÜST consulente fotografico e curatore
ROBERTA VALTORTA direttore scientifico del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo
ILARIA SCHIAFFINI docente di storia dell'arte contemporanea all'Università La Sapienza di Roma
SILVIO WOLF artista
FRANCESCO ZANOT critico fotografico e curatore
NICOLETTA LEONARDI storica della fotografia
PIER FRANCESCO FRILLICI critico e storico dell'arte
ELISA MEDDE managing editor di foam magazine
STEFANO CERIO artista
MARCO DELOGU fotografo, editore e direttore del festival di fotografia di Roma
GIULIANO SERGIO storico dell'arte e curatore
DAVID HORVITZ artista
DANIELE DE LUIGI critico e curatore
ANDREA BOTTO fotografo e docente allo IED di Torino
CHIARA CAPODICI E FIORENZA PINNA 3/3 photography projects
Questo dibattito del 2013 fa quasi impressione: 10 anni di tecnologia hanno spesso travolto le previsioni anche delle più rinomate eminenze. Una cosa é certa : siamo stati travolti dalle immagini. La domanda lecita é capire che senso ha tutto questo e se ha influenzato la Fotografia.
Io stesso riguardando il mio cloud dello smartphone ho trovato negli ultimi 10 anni sia un percorso di vita documentato in tutti i particolari, che un incremento e un uso sempre più condiviso.
Già nel 2013 ci si chiedeva se il cosiddetto telefonino era ancora da considerarsi un telefono , mentre ora la domanda é se uno smartphone può considerarsi una macchina fotografica.
Per cui , cosa ha realmente cambiato nella Fotografia questo flusso infinito di immagini condivise all'istante ? Io penso , essendo della old school , due cose : la prima é che l'estetica e il pensiero siano stati sacrificati all'altare dell' edonismo (così sfacciatamente esibito). La seconda é che , volgarmente , siamo diventati tutti fotografi e tutti artisti ( sigh... ) Questo sdoganamento, che parte da una matrice tecnologica , ha decisamente cambiato il punto di vista della società , documentando tutto .
come fa a non averlo fatto? Chi non considera il periodo storico dove sta producendo fotografie o arte è quantomeno anacronistico. E' giusto essere influenzati e permeabili alla realtà.
“ cosa ha realmente cambiato nella Fotografia questo flusso infinito di immagini condivise all'istante ? „
come viene usata la fotografia: voglio ricordare dove ho parcheggiato? foto alla via Voglio dire a mia mamma dove sono? foto voglio mostrare un bel piatto al ristorante? foto
Certo c'è una dose di esibizionismo ma se guardiamo alla storia della fotografia questo c'è sempre stato. Prima si mostravano le librerie o i palazzi per mostrare di essere colti e ricchi, gli americani si fotografavano con i tipici stereotipi dei cowboy o degli esploratori e questo avveniva a fine 800 quale è la differenza? la facilità di condivisione e di realizzazione, ma l'esibizionismo era presente già agli albori. Ma hai centrato il punto, cosa ha senso fare e domandarsi? Esattamente quale impatto a livello sociale tutto ciò ha avuto, come viene consumata una fotografia? cosa interessa e quale è il modo migliore per comunicarlo? sono alcuni punti, ma credo sia interessante esplorare nuove direzioni e credo che anche la fotografia debba adattarsi non solo nella realizzazione ma anche nelle mostre. La fotografia è un linguaggio e come si evolve il linguaggio verbale è corretto che di pari passo lo faccia anche lei
Mi è capitato oggi di vedere alcune sue stampe in una mostra a Roma, le sue foto sono quelle che più mi hanno colpito, forse anche perchè il percorso della mostra poneva le sue foto immediatamente dopo le prime foto esposte che invece erano tutte in bianco e nero.
In ogni caso, vorrei comprarmi un libretto fotografico suo... però, appunto vorrei sapere se è un fotografo rinomato o meno.
Non ho fatto ricerche sul forum e quello sopra è tra i primi link usciti su google.
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