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“ E invece di mostrare proprio la freddezza di un processo produttivo che trasforma vite in prodotti, sceglie - con qualche eccezione - un approccio splatter, che punta allo stomaco e non alla testa.
Ho trovato molto più efficace un film tedesco del 2005, Unser täglich Brot ("Il pane quotidiano") che mostra, senza alcun commento verbale, come l'industria alimentare vista dall'interno sia terribilmente simile a quella meccanica o siderurgica, pur avendo a che fare con la vita (e la morte). „
Peccato che gli animali non siano macchine: urlano, si disperano, vogliono vivere, tentano di ribellarsi; in modo del tutto difforme da quello di una sbarra di ferro.
Ma più in generale trovo una tendenza a chiudersi in difesa, per giustificare l'uso e consumo di vite altrui, insomma per riempirsi - questa volta sì - lo stomaco. Triste, terribile. Non a caso, nel primo commento che ho fatto, ho accennato al termine specismo, ovvero alla differente considerazione morale che riserviamo alle altre specie: che rimane senza giustificazione alcuna, se non quella della mera, bruta forza che applichiamo nei confronti di creature ritenute più deboli.
Non è questione di diverso sentire, come potrebbe forse controbattere qualcuno; ma di sentire dei diversi. Se non c'è quello, ogni confronto civile viene a cadere; e qui, ne vedo poco.
Boh, scava scava una qualche soluzione si troverà, non credi?
user215205
inviato il 21 Agosto 2021 ore 19:09
Le foto del reportage sono, ben, costruite, chi le ha fatte non era certo uno sopraffatto dalle emozioni. Sono cresciuto in campagna, in mezzo agli animali, ho imparato da piccolissimo che erano destinati all'alimentazione, a 14 anni sapevo uccidere e fare a pezzi un maiale, non l'ho mai considerato un "male", fa parte dell'esisternza umana da sempre, non abbiamo solo la dentatura da onnivori a dimostrarlo, ci mancano anche i tre stomaci dei ruminanti. Rispettare gli animali non ha nulla a che vedere con il cessare di nutrirsi di molti di loro, limito il consumo di carne e pesce allo stretto indispensabile per vivere in maniera salutare. Una domanda, assolutamente non provocatoria, se tutti divenissimo vegani, quante specie di animali diverrebbero nostre concorrenti nello sfruttamento delle risorse alimentari?
Andrea Festa, penso di volerti bene perché TUTTO quello che scrivi lo penso anch'io
user225138
inviato il 21 Agosto 2021 ore 19:20
“ Peccato che gli animali non siano macchine: urlano, si disperano, vogliono vivere, tentano di ribellarsi; in modo del tutto difforme da quello di una sbarra di ferro. „
Come accennavo, non sono interessato a discutere la questione della liceità etica dell'allevamento e della macellazione, ma dell'efficacia della comunicazione sull'argomento. Il film al quale accennavo è, a mio avviso, una denuncia molto più profonda e radicale, perché non mostra (solo) la sofferenza ma l'aver ridotto gli esseri viventi (piante comprese) a macchine che producono cibo, trattati al pari di un macchinario industriale.
Faccio un esempio: questa scena la trovo concettualmente più violenta delle carcasse grondanti di Ausili, anche se non c'è una singola goccia di sangue (dal minuto 6:07).
Trovo sempre più sconfortante come si formino convinzioni basate su informazioni parziali se non errate. La questione delle produzioni zootecniche è estremamente complessa, tanto più che il settore accomuna aziende eccellenti sotto il profilo dell'impatto ambientale e del rispetto del benessere degli animali e produttori che potremmo tranquillamente etichettare come criminali.
Per fare un esempio delle prime, questa è l'azienda citata da Michael Pollan nella seconda parte de "Il dilemma dell'onnivoro": www.polyfacefarms.com/
Poi dovremmo iniziare a parlare di prezzi alimentari, e del fatto che il cibo costa decisamente troppo poco .
user198779
inviato il 21 Agosto 2021 ore 19:51
Si certo è come la storia del riscaldamento globale che non esiste.
"Boh, scava scava una qualche soluzione si troverà, non credi?"
Si,credo che in un futuro possa trovarsi una soluzione. Ma non avremmo più memoria di cosa o chi sia stato Peppa Pig,Lolla,Bugs Bunny,Bambi e via scorrendo. E forse ce li rimpiangeremo.
user148470
inviato il 21 Agosto 2021 ore 19:55
Il problema secondo me sta nel fatto che il qualche miliardo ne abusa...una volta pure io, ora cerco di limitare, anzi ci ha pensato la moglie
user225138
inviato il 21 Agosto 2021 ore 20:00
Giordano e Bruno, io mi sforzo di argomentare le mie posizioni, mentre vedo che tu preferisci le frasi apodittiche e le provocazioni.
L'impatto ambientale di qualsiasi attività umana dipende da come quell'attività viene svolta. In linea generale, ridurre l'impatto ambientale richiede investimenti rilevanti, costi di esercizio maggiori e capacità tecnologiche e manageriali rilevanti.
Ne consegue che i prodotti a con un'impronta ambientale più bassa sono anche più cari, perché i produttori non possono non trasferire i maggiori costi sui clienti. Per anni ho comprato uova a settanta-ottanta centesimi ciascuna, perché provenivano da un'azienda a bassissimo impatto ambientale e con elevati standard di benessere animale.
user198779
inviato il 21 Agosto 2021 ore 20:09
FotografoAgnostico Sono dati fatto non provocazioni.
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