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E tu, che tipo di fotografo sei?


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avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 12:02

@Maurese

Molto tempo fa, nel tuo sito, ho letto una frase che diceva così: "Posso fotografare qualsiasi cosa, purché stia fermo" MrGreen Smesso di ridere, me la sono scritta sulla mia agenda, ma non serviva, perché il messaggio in quella massima è talmente potente che mi torna in mente da solo, di tanto in tanto. E un po' t'invidio, anche. ;-)


Sì, quando mi chiedono cosa fotografo io rispondo "cose ferme", con cui intendo la staged photography, o comunque tutto quello che posso gestire anche se "trovato sul posto", con cui posso costruire l'immagine.
Ho imparato a fotografare arredamento, un po' più in grande diventa architettura, un po' più in piccolo still life.
Con le persone uso lo stesso approccio, anche se non basta dirgli di stare fermi... :)

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 12:05

io sto -4/-4

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 12:05

Weston niente?

Direi creatore. Forse Accaparratore?
Non saprei.

Beh si, anche l'Accaparratore a modo suo pianifica, settando, spesso pre-settando il suo strumento e sapendo "vedere" tante cose per esperienza (dov'è il sole? riesco ad arrivargli ad un metro di distanza? ad esempio, banalizzo...) Ma anche chi preme il pulsante "A tutta AI con HDR auto" in fondo ha pianificato, almeno i parametri di scatto.

Però la distanza tra Accaparratore e Accarezzatore a me pare rimanga di un certo peso, importante, perché ricade proprio nel METODO, a parità di fini. Invece la distanza tra Narratore e Creatore risiede nel FINE, a parità di metodi.

Diciamo che essendo più per l'esplorazione e per la ricerca attiva dello scatto (mi guardo intorno ed osservo abbastanza) credo di essere tendenzialmente più per un accaparratore e meno un accarezzatore che attende l'attimo e pianifica molto, se ho bene inteso.
Per il fine dipende tutto da cosa si vuole realizzare in un determminato momento ed in base al soggetto che si vuole fotografare. Certo...anche in base al come si vuole fotografare quel soggetto o cosa si vuole raccontare. Si può affermare di voler raccontare in maniera creativa qualcosa o qualcuna/o? O di sé già la narrazione esclude la creatività?
Domande che mi pongo.

Ed è li che si capisce che gli opposti non sono messi a casaccio, nel diagramma iniziale, credo. No?

No, direi che non sono messi a casaccio.
Diciamo che il "gioco" in sé è stimolante anche per autovalutarsi in cosa ci si senta più portati ed in quali, forse, siano i propri punti in cui ci si sente più deboli in quanto a flessibilità.
O forse in realtà ci si identifica in un modo di fotografare che indica più l'idea di specializzazione personale di ciascun individuo. Insomma lo stile e ciò che ci identifica maggiormente.

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 12:13

Non hai una grande stima dei Fotografi se li vuoi classificare.

Se un Fotografo facesse sempre le stesse cose, tanto da essere identificato in una di quelle classi, a mio avviso, come fotografo è un fallito, perchè farebbe cose monotone e ripetitive, sintomo peraltro di mancanza d'intelligenza perchè se uno fa sempre le stesse cose, col tempo, le degrada, crede ormai di saperle fare bene, ci pone meno attenzione, ed è inevitabile che col tempo le degradi.

Credo che il tentare di classificare una/un fotografa/o aiuti a capire il suo stile ed il modo di rapportarsi con le sue opere. Non che non sia in grado di fotografare diversamente, ma, per come fotografa, avrà un metodo ed un fine espressivo che la/lo indirizzano in un ambito più specifico rispetto ad un altro.
Un po' esiste ed è sempre esistita la stessa cosa nella pittura: chi era impressionista non faceva quadri espressionisti e chi era espressionista non dipingeva quadri impressionisti (per cercare di semplificare il concetto).

user86925
avatar
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 12:45

boh...io fatico a comprendere dove incasellarmi, mi riconosco in tutte le tipologie, dipende dall' attrezzatura che uso, dalla focale, dal formato...se uso il formato quadrato curo meglio le inquadrature e divento perfezionista dei dettagli, quando voglio una foto più istintiva mi ritrovo a scegliere il formato rettangolare e focali più grandangolari, cioè lo strumento condiziona, o meglio, forse il mio stato d'animo sceglie lo strumento più adatto...ma gli approcci cambiano come cambiano gli stimoli ed i progetti che si vuole sviluppare...se esco con la Holga noto dettagli che passerebbero inosservati quando scelgo di utilizzare una fotocamera a telemetro e viceversa....

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 12:53

chiavica non c'è?MrGreen

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 13:04

Nove, è perchè "sei vasto, contieni moltitudini".

www.ilpost.it/2017/03/26/sono-vasto-contengo-moltitudini/

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 13:11

Nove non sta alle ore nove ma dove si inseriscono le lancette. Cool

user19933
avatar
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 13:12


Si può affermare di voler raccontare in maniera creativa qualcosa o qualcuna/o?
O di sé già la narrazione esclude la creatività?


@McBrandon,
in termini assoluti no, sarebbe molto sciocco affermare che la "narrazione" escluda (peggio: si opponga) alla "creatività".
Ma noi non stiamo ragionando in termini assoluti.

Abbiamo opposto sulla linea retta delle X due finalità, ipotizzandole stereotipe, all'interno di uno schema relativo e valoriale (un diagramma). Questo determina il nostro perimetro d'azione.

Fuori dal nostro perimetro i termini "narrazione" e "creazione" tornano ad assumere significati diversi.
All'interno dei "generi fotografici" assumono ancora altri significati.

Tornando a noi, la tendenza/deriva all'iper-realismo (del racconto) del Narratore è tanto costrittiva e dittatoriale per chi la osserva quanto è libertaria ed anarchica la tendenza alla decontestualizzazione astratta del Creatore.

Laddove il Narratore vuole tenerti incatenato al suo racconto (guarda questo, annusa quello, immagina quest'altro, fatti permeare da quello che ti sto raccontando IO), il Creatore ti sega le sbarre della cella con le sue lime e ti dice: "Ma veditela un po' te.. vai vai...". E quindi non solo le loro finalità si escludono ma appunto si oppongono, pur condividendo i metodi.

E ancora, insisto sul fatto della relatività.
Il Narratore non è "costringente" in termini assoluti ma - relativamente - al Creatore lo è di più. Ha quella inclinazione a "condurre" il gioco narrativo, irresistibile per lui, come il miele per le api.
Il Creatore non è un "libertario" in termini assoluti ma - relativamente - al Narratore lo è di più. Perché è proprio il suo fine ad essere diverso, probabilmente si esalta a sentire che tu hai visto nella sua immagine una cosa a cui lui non aveva neppure pensato, e tutto sommato si adopera affinché questo possa avvenire il più spesso possibile, almeno in termini potenziali.



mi riconosco in tutte le tipologie


@Nove,
credo sia corretto o, comunque, sicuramente non è sbagliato ;-)
L'intersezione delle due linee, il centro, è il punto di partenza universale, comune a tutti. Il doppio zero.
Poi dipende da noi, anche dalla nostra volontà d'analisi (mica è obbligatorio) interrogarci sulle nostre attitudini, che possono essere molto o poco marcate e/o definite. Consce o meno che siano.

L'insieme delle quattro "aree" poniamo dia per somma valore 100. Chi può dire di se stesso che è posizionato a 25-25-25-25 e che dipende tutto dall'ottica che ha in mano e dal contesto? Un robot, forse. Ma dubito un fotografo e soprattutto se è uno di quelli in cui una certa attitudine caratterizzante si è consolidata, nel tempo e nella ricerca, attravattraveso i propri lavori.

avatarjunior
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 14:07

@ Maurese, con simpatia e rispetto, per una antitesi alla tua definizione gentilmente riportata
Come due facce della stessa medaglia
Per quanto mi riguarda, pensandoci adesso bè, direi … “posso fotografare qualsiasi cosa purchè sia in movimento”
Sembra e forse è un opposto. Pensandoci appena un attimo sono due cose che si completano a vicenda.
Quello che faccio, spontaneamente senza mai averci davvero pensato è cercare di raccontare il gesto atletico di chi mi passa davanti nei vari sport che seguo. Cercando di contestualizzarlo nella storia di una gara.
Quindi l'idea, venendo a questo topic, è di essere ”narratore” per quanto uno possa riuscirci.
Cerco di raccontare il gesto, passando spesso sopra a palesi difetti dell'immagine che ne consegue se la luce lì dove scatto nei passaggi più tecnici non aiuta abbastanza: micromossi, luci ed ombre un po' troppo chiuse od aperte, colori a volte un po' sballati da una PiPì frettolosa, che “scappa” nella fretta di pubblicare per raccontare un evento appena concluso.
Mi dicono che ci riesco, ma io non ci credo: ai protagonisti basta una o più immagini da postare sui social, o per quelle che vengono pubblicate sul web o ancora sulla carta stampata, non importa la qualità.
Il più delle volte, quando le guardo mi maledico: non ci potevo passare qualche secondo in più su ognuna per correggere? … Va bè, anche questa giornata è andata, la prossima ci lavoro meglio …

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 15:29

Io sono un accarezzatore, direi che sto verso le 6:40.

Mi piacerebbe arrivare almeno alle 7:30

user19933
avatar
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 16:44


O forse in realtà ci si identifica in un modo di fotografare che indica più l'idea di specializzazione personale di ciascun individuo. Insomma lo stile e ciò che ci identifica maggiormente.


Non sostengo il contrario. Generi fotografici preferiti, specializzazioni praticate, stili (molto personali oppure tendenti all'anonimo) tutto concorre a definirci in termini di riconoscibilità, anzitutto verso noi stessi.

Sta a ciascuno di noi la capacità di immedesimarsi in una data situazione (più o meno spesso vissuta, in quanto praticata o non) e dire: "beh, vedi, io proprio mi comporto diversamente da cosi".

Gli stereotipi comportamentali, come le situazioni fotografiche stereotipe, in questo senso possono aiutare a "riconoscere" le attitudini. Senza che per questo uno si debba sentire castrato, limitato, classificato o giudicato.
Usiamo gli estremi proprio perché essendo facili da identificare poi consentono più facilmente un ritorno al principio di realtà, che ci riguarda più da vicino, con tutte le sue infinite sfumature.

Insomma, nessuno corre il rischio di scottarsi le dita.





Il nostro amico giallo (userà una reflex Nikon?) è su in baita, in un rifugio che conosce. La mattina si alza presto, piglia il suo zaino, e va in un posto specifico. Cavalletto, filtri graduati, il grandangolo “giusto”, prova varie esposizioni, inquadra, dieci volte, riprova varie esposizioni, risistema i filtri, i sole si sta alzando, ma lui domina la situazione, perché ha pianificato quasi tutto, in lui l'attitudine dell'Accarezzatore è molto pronunciata. Fa più scatti, che forse fonderà insieme, aprendo di quando basta le ombre in un HDR delicato, giocando sul fatto che, nella sua foto finale, verosimilmente ci sarà anche la dimensione del Narratore, ma non così spiccatamente orientata.

Il nostro amico in blu (a cui piacciono gli Zeiss piccoli e molto luminosi) pure è su in baita.
Gironzola, sale e scende la collinetta dietro la baita, e pensa che appena il sole si alzerà ancora un pochino illuminerà una striscia di neve ed il tetto bianco della baita stessa, i cui cristalli cominceranno a brillare e riflettere. Quanto avvicinarsi, quanto sfocare, come tenere la macchina, cosa mettere nello spazio negativo, che livello d'astrazione o riconoscibilità dare al tutto, come bilanciare il peso visivo tra gli ingredienti della ricetta, aggiungere o non aggiungere una cornice nella cornice; tutto turbina nella sua mente, in cui l'attitudine alla Creazione è molto pronunciata e convive con una discreta tendenza ad Accarezzare la scena.

L'amico verde Fuji è in marcia. Ha lasciato la baita e passeggia con un fiorellino in bocca nei pascoli vicini. Un piccolo gregge di pecore si muove proprio in quel momento, sfilano i cani, le pecore, i due pastori. In “nostro” colto da raptus ne approfitta, al volo, guarda come cade la luce sulla scena, scarta mentalmente 8 inquadrature su 10, setta la macchina per la prima, poi per la seconda, nel frattempo “piglia”. Accaparramento e Narrazione si sono già fusi, nella scelta delle inquadrature, ma lui sa che può ulteriormente spingere, e anche di molto, il risultato in post-produzione amplificando la dimensione del racconto che si è messo in testa di trasmettere fin da subito, e che in lui, come attitudine, tende a prevalere molto spesso su tutto il resto. Può cambiare metodo di presa, facilmente, ma fa più fatica a concepire un fine diverso da quello che gli è innato.

L'ultimo dei quattro, è un pallino rosso di rabbia, più che altro. Perché la sera prima ci ha dato troppo dentro con i grappini e al mattino si sente ancora stordito. Ma, in realtà, non è che avesse poi tanta voglia d'uscire a prendere freddo. Gioca con la sua macchina fotografica vicino al caminetto della sala da pranzo della baita, poi la ripone. Arriva una bella fetta di torta che accompagna un caffè bollente. Il sole, che si sta decisamente alzando, lascia entrare diagonali di luce dalle finestre. Entra anche un postino fosforescente che va a posizionarsi al bancone del bar. Il “nostro” trova l'ispirazione. Il miele luccicante spalmato sulla torta in primo piano, la luce diagonale che taglia e sporca di pulviscolo la scena, una fosforescenza bokerizzata del postino sullo sfondo. C'era il momento, ma la sua inclinazione lo ha portato a scartare la dimensione del Narratore a leggero vantaggio dell'astrazione.

Stereotipi, con cui confrontarsi.
Una fotografia, come sopra, non dice nulla.
Ma un archivio fotografico di qualche anno immagino possa offrire sufficienti elementi per "riconoscersi".

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 17:53

Tornando a noi, la tendenza/deriva all'iper-realismo (del racconto) del Narratore è tanto costrittiva e dittatoriale per chi la osserva quanto è libertaria ed anarchica la tendenza alla decontestualizzazione astratta del Creatore.

Laddove il Narratore vuole tenerti incatenato al suo racconto (guarda questo, annusa quello, immagina quest'altro, fatti permeare da quello che ti sto raccontando IO), il Creatore ti sega le sbarre della cella con le sue lime e ti dice: "Ma veditela un po' te.. vai vai...". E quindi non solo le loro finalità si escludono ma appunto si oppongono, pur condividendo i metodi.

Interessante visione di due modi diversi di fotografare.

Personalmente, guardando anche l'ultima tua descrizione, mi sento tendenzialmente più vicino al tipo in verde (anche se non uso una Fuji e faccio poca post produzione MrGreen ).

L'ultimo dei quattro, è un pallino rosso di rabbia, più che altro. Perché la sera prima ci ha dato troppo dentro con i grappini e al mattino si sente ancora stordito. Ma, in realtà, non è che avesse poi tanta voglia d'uscire a prendere freddo. Gioca con la sua macchina fotografica vicino al caminetto della sala da pranzo della baita, poi la ripone. Arriva una bella fetta di torta che accompagna un caffè bollente.

Mica scemo. MrGreen

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 18:12

Io e mia moglie, con la quale condivido anche l'amore per la fotografia, ci siamo alzati presto lasciando il rifugio per trovare, in vetta, poco distante, la posizione migliore per fotografare l'alba sulle Dolomiti.
Ovviamente in spalla, zaino fotografico con reflex e obiettivi vari, cavalletto e tutto il necessario allo scopo.
A meta' strada incrocio sul sentiero un giovane che va in senso contrario, mi giro, vedo una foto, mi tolgo lo zaino di gran fretta estraggo la reflex e scatto naturalmente a mano libera, appena in tempo, prima che il giovane sparisse dalla mia vista. Era L'alba con i suoi colori rossastri da molti tanto amati, quindi l'ho sviluppata in bn. Sorriso Foto migliori quel giorno non ne ho fatto...
Dato che questo e' un approccio alla fotografia che amo e non e' un caso isolato sarei curioso sapere in quale quadrante mi collochereste... Ramon, mi piace come stai conducendo la discussione, da buon narratore! ;-)Sorriso

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2021 ore 18:20

Dal tuo racconto, Alessandro, direi quasi, secondo la mia modesta opinione, che tu sia un narratore sull'asse delle X, cioè a metà strada tra accarezzatore ed accaparratore.
Poi magari mi sbaglio.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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