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È un discorso complesso, concordo con voi. Io sono storico di formazione e certi fenomeni si possono studiare se e solo se ci si libera dal pregiudizio che la nostra cultura ci impone, pregiudizio se vogliamo scevro da accezione negativa. In questo caso Butturini dimostra con le parole di essere estraneo a ogni forma di razzismo, si pone su un piano diverso rispetto ai soggetti semplicemente perché lui è estraneo a quella realtà. All'epoca quei due scatti erano una denuncia, forse espressa in malo modo ma chiaramente una denuncia, come ce ne furono altre, magari più sottili. Penso ad esempio a questa molto antecedente e famosa di Erwitt:
Sicuramente più efficace. Riguardo il discorso delle foto stampate, si può continuare a sostenere che le foto viste su monitor 4k 65 pollici hanno la stessa valenza, ma non è così.
user207512
inviato il 29 Ottobre 2020 ore 12:05
Venerdì 30 ottobre alle 20:45 su zoom ci sarà un interessante dibattito sulla questione Butturini, organizzato dall'associazione. Chi ha preso il libro dovrebbe aver ricevuto l'invito che è comunque presente anche sull'homepage del sito:
Non la conoscevo, è anche troppo accademica e moderata, forse perché l'aria oltreoceano è ormai molto pesante da anni e temono di essere messi essi stessi nel mucchio dei trumpiani e finire ghigliottinati/cancellati dai virtuosi rappresentanti della "Volontà generale". Speriamo che queste prese di posizione si diffondano, anche nelle province dell'Impero. harpers.org/a-letter-on-justice-and-open-debate/
Qui le reazioni alla lettera aperta harpers.org/archive/2020/10/on-justice-and-open-debate/ , fra le quali trovo molto bella quella di una dei firmatari della stessa lettera, che chiarisce bene la sua posizione. Si tratta di Joy Ladin, transgender ed ebrea, che ha vissuto in prima persona le conseguenze della morale binaria en.m.wikipedia.org/wiki/Joy_Ladin
La questione è esaminata approfonditamente da Smargiassi nelle righe finali del suo articolo su Repubblica. Alla fine penso che il mezzo fotografico sia intrinsecamente ambiguo, anche più ambiguo della parola, per decifrare una comunicazione è necessario un codice comune fra chi la emette e chi la riceve e che non ci sia rumore di disturbo. Questo è il classico esempio in cui sono mancati entrambi i presupposti.
Tra l'altro vorrei chiedere una cosa alla figlia Marta. In rete ho trovato la seguente versione dell'introduzione: «Ho camminato di notte, di giorno, ho setacciato gli angoli della città che il turista non vede. Certo non ho fotografato le guardie della regina, impettite e inamidate come statue di gesso. Ho fotografato una negra, chiusa nella sua gabbia trasparente; vende biglietti per il metro: sola spenta prigioniera, isola immota e senza tempo tra i flutti di umanità che scorrono si mescolano si fondono davanti alla sua prigione di ghiaccio e di solitudine. Non ho fotografato i guardiani della Torre o i banchieri della City con ombrello e cappello duro. Ho fotografato il gorilla di Regent Park, che riceve con dignità imperiale sul muso aggrondato le facezie e le scorze lanciategli dai suoi nipoti in cravatta […] ». dove si legge ho fotografato una "negra" mentre on line ho trovato altre versioni e lei stessa Marta, nella prima pagina della presente discussione, riporta questa versione: ""Ho fotografato una nera chiusa nella sua gabbia trasparente; vende i biglietti per il metro: sola spenta prigioniera, isola immota e senza tempo tra i flutti di umanità che scorrono si mescolano si fendono davanti alla sua prigione di ghiaccio e di solitudine" in cui viene usato il termine "nera". Ora: io sono nato nel 1961 e potrei testimoniare che io, da bambino di dieci anni, usavo, come usavano tutti in quegli anni, il termine negro ed io, personalmente, non ricordo di averlo usato con accezione razzista o dispregiativa. Ragion per cui sarei propenso a credere che l'originale autografo di suo padre usasse l'aggettivo sostantivato "negra". Se così fosse, mi perdoni, la correzione in "nera" appare frutto dello stesso tipo di pregiudizio culturale politically-correct che ha portato al ritiro del libro. Correggere "negra" in "nera" , se così fosse, appare un po' come ammettere di avere in parte torto, sarebbe come emendare i testi originali di Shakespeare o le liriche di certe opere come l'Otello, sarebbe un excusatio non petita, anzi, in questo caso, petita. Ma i testi originali non si emendano, si deve spiegare il clima, il contesto, la cultura dell'epoca e le intenzioni dell'autore.
“ Alla fine penso che il mezzo fotografico sia intrinsecamente ambiguo „
Come ogni linguaggio che lasci tracce nel tempo: pensa per quanti decenni preti e scienziati si sono scannati sui presunti "sette giorni" della creazione biblica quando, all'epoca in cui quel racconto veniva ancora tramandato oralmente, in tutto il Medioriente quell'espressione significava semplicemente "molto tempo", "un tempo indefinito". Semmai sorprende il fatto che oggi questi cambiamenti di interpretazione dei linguaggi siano così repentini e, ancor più, sorprende il fatto che, nonostante siano ancora vivi e vegeti parecchi dei testimoni diretti dei linguaggi usati in quegli anni, e nonostante i loro sforzi per far capire l'errore di interpretazione, le nuove generazioni non vogliono recepire il messaggio. Come sistema sociale non siamo messi bene!
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