user19933 | inviato il 29 Giugno 2020 ore 19:06
Ti ringrazio Mirko per la tua risposta. Approfondirò i link che hai messo. In realtà la sequenza di scatti diversi va un po' oltre gli esperimenti che sto facendo sul singolo RAW anche se, si, capisco che il tentativo di narrazione situazionale sia accostabile. Forse nell'assemblare scatti consequenziali diversi c'è più ambizione metafisica, di natura intellettuale, mentre facendolo sul singolo RAW è come se operassimo con una macchina multi-obbiettivo fondamentalmente. Io quello che starei cercando di fare con questo esperimento-espediente è di mettere come degli accenti sull'immagine finale (la “tavola”), per esprimere meglio il contenuto di una fotografia. Credo tuttavia di essere sconfinato nella grafica e di aver un po' tradito la fotografia in senso stretto, soprattutto nei casi in cui il soggetto fotografato ricada appunto dentro i confini (e nei cliché) tipicamente "street". Da cui i miei dubbi e la mia domanda. Non è che mi faccia problemi ma in quale categoria/galleria devo mettere quest'altra foto ad esempio? Per voi è "street-fotogiornalismo" o "grafica-fotomontaggi" ? www.juzaphoto.com/galleria.php?t=3643180&l=it Chiedo, per confrontarmi. Io di mio potrei anche arrivare a dire che "la street" la racconto così. Basta che non vi offendete   |
| inviato il 29 Giugno 2020 ore 19:29
Sono sempre un perplesso sui lavori a tavolino, ex post. Ma questo fa parte del mio modo di vedere, dovuto probabilmente propria alla mia inclinazione verso la spontaneità. Altri "generi" si possono prestare a molti processi creativi, fotografia o meno. Forse semplifico un po, ma mi paiono più dei crop che altro, ma probabilmente non ho capito io bene l'idea, per cui procedi pure sereno, senza preoccuparti del nomen... Questa tecnica l'ho trovata (vari crop + intero) invece molto efficace come forma di presentazione video delle fotografia; come esempio ti metto il link. Ovvio che però siamo su due piani totalmente diversi. Nel video il crop è al servizio della presentazione, nelle tue foto invece è l'essenza stessa di ciò che vorresti fare. Ciao. www.salvatorematarazzo.com/street-photography/blog/135-pocket-beach-sa |
| inviato il 29 Giugno 2020 ore 19:31
Scusate ma quale è l'utilità di definire se una foto è street? |
| inviato il 29 Giugno 2020 ore 19:39
“ Scusate ma quale è l'utilità di definire se una foto è street? „ cercare delle radici e dei punti comuni serve a definire e limitare i contorni di ciò che vediamo. Ovvio che rimarranno sempre degli spazi indefiniti, ma è utile restringere lo spazio grigio verso una più sottile linea di linea di divisione. nickturpin.com/on-defining-street-photography/ Ad esempio senza innescare meccanismi perversi, molte foto hanno senso solo se spontanee e casuali, per l'abilità nel cogliere l'attimo o la prospettiva. Ove fosse preparate avrebbe meno senso. Vi prego evitate di tirare fuori la storia del bacio di Doisneu... |
| inviato il 29 Giugno 2020 ore 19:50
“ Io di mio potrei anche arrivare a dire che "la street" la racconto così. „ Questa sì che è una frase sensata. Il confronto devi cercarlo sulla qualità del tuo lavoro non su che ripiano dello scaffale collocarlo. Se metti un patanegra su uno scaffale di parmigiano avrai sempre due grandi prodotti. |
| inviato il 29 Giugno 2020 ore 19:50
“cercare delle radici e dei punti comuni serve a definire e limitare i contorni di ciò che vediamo”. Non credo mi serva una definizione per “definire ciò che vedo” e ancor meno mi pare sia utile “limitarne i contorni”. |
| inviato il 29 Giugno 2020 ore 19:56
A me pare sia più un'esigenza legata a dare un senso a chi non è sicuro che le proprie foto ne abbiano uno (nessuno si offenda non c'è alcun riferimento). Io se faccio una foto “per strada” non è che penso “sto facendo street...”. Quando la riguardo non è che dico “ho fatto street”. Quando la mostro non ho alcun interesse che l'osservatore la collochi in un genere piuttosto che un altro. La foto è buona o no. Comunica o no. La stampo o no |
| inviato il 29 Giugno 2020 ore 20:22
Quoto |
| inviato il 29 Giugno 2020 ore 22:05
Biga intorno agli anni 2000 è nato un movimento che ha avuto molto seguito. Si sono formati modi di vedere e di pensare le cose secondo certe idee. Nessuno è obbligato, o è stato obbligato, a seguire quel movimento. Nemmeno si è tenuti a conoscerlo. Nessuno ha avuto la pretesa di dettare i dieci comandamenti. Quando è nato l'impressionismo o qualunque altro movimento di tutte le discipline, non è che si è stati li a dire questo è impressionista, questo invece no. Ma studiarli e provare a definirne dei tratti comuni lo ritieni utile o no? Vi sono dei tratti comuni ed alcuni principi che tendono ad escludere altre cose. Poi si sempre ridurre il tutto a foto buone (ma chi lo decide? GBG, Benedusi, il pubblico pagante, il popolo della rete, il concorso della nonna), giusto per prendere un'altro clichè coniato da GBG, oppure se comunica (comunica a chi? a te, a me, al popolo di Juza, al circolo di pinco panco). Voglio dire che se è vero che non si può definire rigidamente un genere fotografico, un oggetto, o qualsiasi altra cosa, non vuol dire che non vi sia alcuna utilità nel cercarne i contorni. Si possono portare anche queste tue tesi alle estremità opposte. Possiamo dire che una foto naturalistica ed una foto sportiva, o una foto di paesaggio non siano cose diverse? Possiamo dire che una foto realizzata con modelle/i sia cosa diversa da una foto di reportage? Magari sono "buone" tutte, magari le stampi tutte due, ma se non operiamo nessuna classificazione, e relativizziamo in modo assoluto tutto andiamo poco lontano. Non interessa tutto ciò che è successo in quel movimento, da dove è nato, da cosa è stato ispirato, quali siano stati gli autori, che fine abbia fatto, etc? Nessun problema, si vive bene anche senza. Ciascuno faccia quello che crede, pensi alle foto buone o cattive, all'arte della fotografia, etc; si possono fare fotografie ignorando tutto cio, si può anche parlare ignorando tutto ciò, anzi si può dire la propria su tutto... Linneo era un i.d.i.o.t.a perchè perdeva tempo a classificare, dando dei bizzarri nomi latini. San Francesco invece era buono perchè parlava con tutti gli animali, e non vedeva alcuna differenza tra di loro. |
| inviato il 29 Giugno 2020 ore 23:10
Personalmente, trovo i lavori di assemblaggio di più immagini siano comunque sempre un collage, un montaggio, che le avvicina un pelo alla cinematografia. Ciò non toglie nulla al valore assoluto, al racconto etc. Ci mancherebbe. Ma valuto la visione in maniera differente. Cioè: è sempre fotografia, ma non è UNA fotografia . Negli anni 90 non esisteva questo inglesismo odioso, eravamo più fortunati . Veniva catalogato come reportage urbano. Personalmente dovessi fare obbligatoriamente una catalogazione, sarebbe tutto ciò che rientra nell'ambito di persone o animali domestico/urbani, nelle loro più o meno spontanee posture, attitudini, movenze, abitudini, ambienti di vita e/o lavoro. Quando troppo staccati dallo sfondo o primi piani, li concepisco più come ritratti. Il resto, lascia spazio alla propria interpretazione. Così o cosá, son chiacchere che lasciano il tempo che trovano... |
user19933 | inviato il 30 Giugno 2020 ore 0:33
Interessanti i vostri interventi. Certo, il collage di parti di una fotografia, comunque lo si ottenga, è sempre "altro" rispetto al materiale primordiale. Se mi si passa il paragone nella musica sarebbe il remix di una canzone, che resta musica pure quello, e serve dell'estro nel farlo, ma non è una vera e propria nuova canzone, è un remix! Ma... se la canzone non l'ha mai ascoltata nessuno, è totalmente inedita e l'autore pubblica esclusivamente il remix, allora arriviamo un po' dove intendevo io, cioè ad una scelta espressiva che, si, tradisce "la foto" in senso stretto, come materiale primordiale, ma lo fa per finalità ugualmente foto-trattino-grafiche. Invece le sequenze fotografiche citate da Mirko sono ancora un'altra cosa, quasi delle “installazioni artistiche” se le immagino fissate su una parete (e non a video), oppure un racconto su più immagini, sfogliando un libro. Ma in questo caso il materiale primordiale torna a coincidere con quello finale, non c'è remix. Credo che, in definitiva, tutto cambi a seconda di dove vogliamo posizionare/individuare la “premeditazione” (para-pseudo-artistica), e quale valore dargli, e questo concerne anche l'atto di scattare/produrre una foto “street”, a prescindere dai confini rigidi o labili che gli si vogliano attribuire come genere fotografico. Come effettivamente è esistito L'impressionismo in pittura è innegabile che sia esistito un movimento fotografico etichettato come “street photography” che ha generato sub-coscienza collettiva un po' in tutti. Da cui il problema dei cliché, volontari e persino inconsapevoli.. |
| inviato il 30 Giugno 2020 ore 2:22
“ Poi si sempre ridurre il tutto a foto buone (ma chi lo decide? GBG, Benedusi, il pubblico pagante, il popolo della rete, il concorso della nonna), giusto per prendere un'altro clichè coniato da GBG, „ Per la cronaca e per la precisione, tale aggettivo da appioppare alle foto (buona/e) stigmatizzando invece il diffuso e alternativo di uso comune (bella/e)... Non è stato coniato da Gardin, ma bensì da Mulas. GBG si limitò a riportare tale aneddoto che lo vide subire tale "rimprovero"appunto dall' Ugo nazionale. E sul chi lo decide? In ambito soggettivo, chiunque e a proprio giudizio e gusto. Mentre in ambito oggettivo, direi esponenti qualificati per conoscenza, competenza, autorevolezza, curriculum e consapevolezza. Può bastare, o credevi di avere posto il quesito del millennio fotografico, ritenendo che non fosse possibile formulare una risposta "buona" e" bella" a tale apicale quesito? |
| inviato il 30 Giugno 2020 ore 2:26
“ oi si sempre ridurre il tutto a foto buone (ma chi lo decide? GBG, Benedusi, il pubblico pagante, il popolo della rete, il concorso della nonna), giusto per prendere un'altro clichè coniato da GBG, „ Per la cronaca e per la precisione, tale aggettivo da appioppare alle foto (buona/e) stigmatizzando invece il diffuso e alternativo di uso comune (bella/e)... Non è stato coniato da Gardin, ma bensì da Mulas. GBG si limitò a riportare tale aneddoto che lo vide subire tale "rimprovero"appunto dall' Ugo nazionale. E sul chi lo decide? In ambito soggettivo, chiunque a proprio giudizio e gusto. Mentre in ambito oggettivo, direi esponenti qualificati per conoscenza, competenza, autorevolezza, curriculum e consapevolezza. Può bastare, o credevi di avere posto il quesito del millennio fotografico, ritenendo che non fosse possibile formulare una risposta "buona" e" bella" a tale apicale quesito? |
| inviato il 30 Giugno 2020 ore 8:43
la street è una sorta di sottoprodotto del genere reportage, dove nel 90% dei casi le foto sono insulse |
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