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La paura e la speranza


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avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 20:16

Mi scuso se la mia domanda le è sembrata provocatoria ma non voleva esserlo: il fatto è che come molti non sanno ma lei sicuramente si, non vi è solo un cristianesimo ma ve ne son diversi: cattolico ,ortodosso, protestante solo per citarne alcuni. Questo per fare chiarezza in chi legge mi sembra cosa doverosa specificarlo. Lei ha parlato di cristianesimo senza specificare cattolico.

Per il resto anche io rispetto i cattolici così come gli atei e anche i musulmani, non mi pare di avere detto il contrario e mi scuso se involontariamente le ho dato una impressine diversa

Che lei abbia studiato è buona cosa ma anche io studio regolarmente la Bibbia e Dio è imparziale non guarda i titoli di studio o le nostre a capacità linguistiche e dialettali ma il cuore delle persone. Su questo sono sicura sarà d'accordo con me.

vorrei che si evitassero manipolazioni di dati storici inoppugnabili
Visto che giustamente dice di non essere appassionato di polemiche e di chiuderla qui, cosa su cui concordo al 100% ignorerò questa sua affermazione.

Buon cammino anche a lei.




avatarsupporter
inviato il 01 Maggio 2020 ore 20:29

Comunque sia credo che oltre liberi pensatori siamo ospiti del Forum quale comunità a condividere la medesima passione, e mi sorprende che in un confronto con qualità del proprio pensiero come questo comunicare con il "lei" sia fuori luogo.
Con rispetto di tutto e tutti.
Vincenzo

avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 20:52

Condivido questo punto di vista.
Per rispetto, mi sono adeguato all' impostazione iniziale di Ben-g, che ha scelto di rivolgersi agli interlocutori con il ' lei'.
Un caro saluto.

avatarsenior
inviato il 01 Maggio 2020 ore 21:51

Vincenzo hai perfettamente ragione e tra l'altro credo, se non ricordo male che lo stesso regolamento di juza,preveda l'uso del tu.

Chiedo scusa e vedrò in futuro di stare attenta sperando di non dare l'impressione di mancare di rispetto a chi usa il lei.

Un saluto anche da parte mia!

avatarsupporter
inviato il 01 Maggio 2020 ore 22:55

Grazie a voi e nessuna scusa, ci mancherebbe. Ho seguito con interesse le riflessioni e la qualità del pensiero. Spero di leggervi ancora.
Felice serata,
Vincenzo


avatarsenior
inviato il 02 Maggio 2020 ore 1:52

Marginalizzando un non gradito e pervicace proselitismo, proseguiamo con una fotografia del compianto maestro Mario Giacomelli :


i.imgyukle.com/2020/05/02/rTXb76.jpg

Ed il commento dello stesso maestro, in una intervista, pubblicata nel 2017, di Mauro Zanchi * :


“Sai perché per me è bella? Tu vedi la vecchia, l'ospizio.
Ma se tu la guardi ancora meglio, non c'è più né vecchia né ospizio, è come un mare bianco, come una barca su un'onda. Ma questo è venuto dopo che ho pianto dentro di me una quantità di volte, di fronte ad altre immagini. Non so se questa è più importante, per me sono tutti attimi, come il respiro, quella prima non è più importante di quella dopo, ce ne sono tanti, finché tutto si blocca e tutto finisce. Quante volte abbiamo respirato questa sera? Nessun respiro era più bello dell'altro e tutti insieme sono la vita”.

Mario Giacomelli, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, Senigallia, 1966 - 1968


*
www.doppiozero.com/materiali/mario-giacomelli-verra-la-morte-e-avra-i-


~-~-~-~-~-~


- Per una ricerca sulla evoluzione e l' attualitá Estetica, nelle arti figurative e letterarie, della Musica e della Fotografia riguardanti il rapporto fra Pathos vs Azione ed il Pensiero della Morte.


BRAINSTORMING in progress
[ in relazione ai contributi qui sin'ora
significativamente offerti ] :


* Soglia, coscienza della _ >> potenziale dinamicitá, progressione della condizione esistenziale sottesa ad un grado di coscienza;

* Coscienza/ Conoscenza / Esperenzialitá
collettiva ed individuale;

* Materialismo e damnatio mortis

* Rito, tra dimensione laica e religiosa / multiculturalismo e tradizione;

* Azione,
Interazione,
Partecipazione
Vs
Pathos [ paura et speranza ] ;

* La Fotografia della Morte quale memento mori e/o meditazione sulla Vita [ exempla : Kris Graves project "On Death", Mario Giacomelli, Giovanna Silva, Paolo Longo (S.Anna a Trieste), ... ] ;

* "...le riprese fotografiche contemporanee sulla fine della vita, non solo nel trapasso, ma concettualmente e nelle metafore intrecciate nella pratica:
come il tempo e la vita si arrestano all'interno di una cornice." Jon Feinstein, Roula Seikaly;

*...

*...

*...



avatarsenior
inviato il 02 Maggio 2020 ore 1:56

Ho ben presente questa toccante intervista.
Mi riprometto, a breve, di esprimermi in proposito.

avatarsenior
inviato il 02 Maggio 2020 ore 14:25

La discesa agli inferi.

Il corpo come segno della persona.

Il degrado del corpo come antitesi alla bellezza ad ogni costo.

Una bella Fotografia come fotografia di qualcosa/ qualcuno di bello?

La paura della perdita dell'auto-controllo nella vecchiaia e nella malattia.

La bellezza di un corpo adulto dura quanto la sua idoneità all'esercizio della sessualità?

Una cultura e una società dello 'scarto' che appaltano la cura e la gestione dei vecchi a strutture specializzate.

" Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" di Mario Giacomelli: un'opera che con lucidità fotografica riesce ad essere una 'carezza' ineffabile e piena di pietas.

Nessuno può entrare nella paura dell'altro: una solitudine non condivisibile?

------------------------------------------------------------------------

Ho pensato, per ora, a elencare in modo asistematico una serie di 'titoli' che possano essere altrettante occasioni di riflessione condivisa.

avatarsenior
inviato il 02 Maggio 2020 ore 14:31

La speranza:

sono convinto che la speranza non possa sussistere nell'ambito dell'orizzonte temporale dell'esistenza terrena.
Essa si nutre e si sostiene nella prospettiva di un 'altro' o 'altrove'.
Diversamente si riduce a semplice ottimismo da 'bicchiere mezzo pieno'.

Proverbio arabo: 'Se vuoi tirare il solco diritto, attacca il tuo aratro a una stella.'

avatarsenior
inviato il 02 Maggio 2020 ore 16:33

Eppure Giacomelli riesce in quell'insostenibile confronto con il Tempo, con quel presente che Lui stesso definisce impossibile, ad instaurare un rapporto direi quasi dialogico.

Non tanto banalmente, nella pur magistrale esecuzione tecnica, nel dichiarato vigore dei contrasti, nell' uso sistematico del lampo (flash), quanto in un ricorso alla dimensione concettuale, alla metafora ["... è come un mare bianco, come una barca su un'onda."] .

Una metafora pur paradossalmente intrisa, se non fertilmente contraddetta, da un verismo di superficie, un verismo "figurativamente debole", che non rende giustizia di quel che Lui chiama "il puzzo della Morte", "quando guardi la fotografia non senti che quel posto è un luogo d'attesa ...".

E in questo rapporto conflittuale col Tempo, di vera e propria "lotta" sostiene, l'immagine in se stessa, pur nella propria bellezza, costituisce un solo attimo, come il respiro, fra quelli che lo precedono e quelli che ad esso seguono e di pari bellezza.

Un attimo della bellezza piuttosto che un attimo di bellezza ...

Si puó probabilmente segnare questo valore della sequenza, non solo comunicativo ma persino estetico come un possibile indice evolutivo, se non propriamente uno scarto, rispetto all' originale memento mori della fotografia Vittoriana ove l'esperienzalitá drammatica ed intima di chi ritrae non era affatto dispiegata, concepita.

Alla sofferta dialogicitá di Giacomelli col Tempo si contrappone, nel memento mori d'etá Vittoriana, una assoluta negazione della morte, la fotografia è pura prassi quanto quella della imbalsamazione del corpo, d'un corpo del quale non si accetta categoricamente degrado alcuno.
La simulazione in vita del corpo che ne è privo,
sovente fra corpi viventi ...
in un frame rigorosamente puntuale (ancorchè, oserei dire, oggi a noi persino macabro).

Una non accettazione/rifiuto della Morte, illo-tempore naturalizzata e che per taluni indebiti versi assimilo, gentile signor Paolo, a quella attuale "tendenza all'occultamento della morte e a una sorta di esorcizzazione della sua tragica incombenza" che Lei registra ed io stesso tristemente constato.

V'è dunque probabilmente pur qualcosa di sovrastorico, che va al di lá del materialismo diffuso della nostra societá contemporanea globalizzata che l'Arte, cosí la fotografia, non ancora compiutamente restituisce ?


www.skepticink.com/incredulous/2016/06/19/myth-victorian-post-mortem-p


aesf.art/news/the_last_gaze_postmortem_portrait_in_contemporary_photog


Un gentile saluto,

Ben

avatarsenior
inviato il 02 Maggio 2020 ore 17:18

Mentre nei ritratti post-mortem d'età vittoriana c'è un intento documentario ( mi sembra di poter assimilare alcuni esempi al cosiddetto still-life ) senza alcun pathos, in Giacomelli il coinvolgimento del Fotografante appare sofferto, pudìco, quasi sacrale. Qui la morte aleggia e la si percepisce come incombente nella rappresentazione dei corpi vivi ma già pronti ad essere recepiti nel decesso.
Il duello vita-morte è al centro della Serie di Giacomelli. Non ci sono perosne morte, forse perchè la morte è ciò che non ha più niente da dire ai vivi ( diversamente da quanto accade nelle foto di monumenti funebri ).

Probabilmente sì, c'è qualcosa di sovrastorico che l'Arte non ancora compiutamente restituisce: la morte, come condizione di chi si trova in quello status, è territorio del tutto sconosciuto e non sperimentabile. Eppure, al di là di tutto, nemmeno la cultura materialistica, liquida il defunto semplicemente come 'res'. In altri termini: la morte esiste, ma l'inesistenza in vita del defunto crea un cortocircuito davanti al quale nessuno sa pronunciarsi.
Nel Requiem di Verdi, la parola 'mors', quasi sibilata dal Basso tra brevi interlocuzioni di violoncelli, contrabbassi e grancassa, è capace, con una mirabile sintesi, di esprimere il totale sbigottimento dei vivi. Ma la frase completa è : 'Mors stupebit'. Non è più paura e non è ancora speranza ( la speranza si farà luce a poco a poco nel brano ).

avatarsenior
inviato il 02 Maggio 2020 ore 17:52

p.s.
l'immagine di per se, pur nella sua bellezza, costituisce un solo attimo, come il respiro, fra quelli che lo precedono e quelli che ad esso seguono


è un dato fondamentale della Fotografia: il fotogramma implica e allude. C'è un momento precedente e uno successivo allo scatto, che hanno peso. Così come i suoni, gli odori, i movimenti circostanti...lo sappiamo bene: nulla di tutto questo entra nel fotogramma. Se ci pensiamo bene, un' ipotetica forma d'Arte totalizzante sarebbe mostruosa, perchè indistinguibile dalla realtà narrata.

avatarsenior
inviato il 08 Novembre 2020 ore 9:52

[ ... ]


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www.airc.it/sostienici/fai-una-donazione

avatarsenior
inviato il 08 Novembre 2020 ore 10:52

la paura e la speranza sono due competitori che si possono annidare nella nostra mente e la loro lotta ruba la scena allo sfondo che contiene la realtà, che non è fatta nè di paura, nè di speranza.

La paura e la speranza sono evidenti in tutti gli animali, selvatici e domestici.
Sono evidenti nei bambini, e noi seguamo loro empaticamente.
Sono evidenti in momenti di debolezza dell'uomo e possiamo solidarizzare.
Non sono presenti in chi vede la realtà, che sia in una fase avanzata della sua vita, che sia verso il finire.

è la cosa + importante da fare durante la vita: vedere speranza e paura per quello che sono, ovvero un retaggio antico che è servito come un involucro evolutivo del quale al compimento di una vita più consapevole cadono le ormai inutili spoglie.

user203495
avatar
inviato il 08 Novembre 2020 ore 16:57

La paura e la speranza sono evidenti in tutti gli animali, selvatici e domestici.

Francamente questa non la capisco.Gli animali sperano?
vedere speranza e paura per quello che sono, ovvero un retaggio antico

Possibile che tutto sia sempre antico?

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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