| inviato il 24 Gennaio 2020 ore 22:29
Esatto. |
| inviato il 24 Gennaio 2020 ore 22:40
Avete mai provato a scattare una foto con una analogica di un'auto bianca? Il più delle volte un'esposizione ben fata te la rende grigia e un'auto nera, il più delle volte non è un nero profondo ma un grigio molto scuro. L'analisi zonale insegnata da Ansel Adam, ci ha fornito la chiave di volta per capire come utilizzare la gamma dinamica che ci interessa e come stampare in maniera opportuna. In un epoca digitale, per lo più a colori dove per lo più non si usa un esposimetro esterno per il calcolo della luce incidente sul soggetto e la luce da esso riflesso, come si fa a non sbagliare? sappiamo tutti che se fotografiamo in controluce, o sulla neve, l'esposimetro reagisce alla luce dietro al soggetto e ci informa di un valore luce eccessivo generalmente di uno o due valori luce e scattando in queste condizioni il soggetto risulta sottoesposto. Viceversa potrebbe capitare se cio che fotografo, ha una forte predominanza di neri. Come fa la macchina fotografica a non sbagliare? Generalmente la scena viene analizzata con una prevalenza di sensibilità maggiore per la zona centrale, oppure ha la possibilità di una misurazione spot (solo su una piccola area dell'immagine) e facendo diverse misurazioni si fa una media del valore da adottare. Il più delle volte però la macchina fotografica ha un sistema a matrice che analizza diverse zone del fotogramma e confronta i valori di esposizione di queste zone con un data base inserito nel firmware della macchina. Se ad esempio in alto a sinistra, la macchina nota una zona fortemente illuminata con una diversità di 7/8 valori luce, rispetto alle altre zone, presumibilmente è stata ripresa anche una sorgente luminosa all'interno del fotogramma e la macchina fotografica non ne terrà conto. |
| inviato il 24 Gennaio 2020 ore 22:43
Come accade ogni tanto, con gli argomenti "semplici" scoppia un casino inverosimile.... La pellicola ha un punto di bianco. Una temperatura colore espressa in gradi K. Se la sorgente luminosa illuminante ha quella temperatura colore, il bianco viene riprodotto come tale e, aggiungo, anche i diversi grigi neutri rimangono neutri. In determinati contesti (ad esempio riproduzioni di opere d'arte) si usavano particolari emulsioni che non solo dichiaravano i K del loro bianco, ma anche le minime variazioni che quel singolo rullino aveva rispetto al valore standard. Questo permetteva di compensare perfettamente le dominanti mediante filtri colorati sull'obiettivo o sulla sorgente luminosa. Quindi con la pellicola il bianco "si fa" ma lo si fa prima di scattare, mediante filtri. L'immagine digitale finita (ad es. Jpeg e tiff) ha un punto di bianco che può essere corretto con precisione prima dello scatto, dopo è più problematico. Il RAW non ha un punto di bianco ma questo può essere stabilito a piacere dopo lo scatto. Con grandi vantaggi. Ho scritto delle banalità ma alle volte si leggono cose contraddittorie. |
| inviato il 24 Gennaio 2020 ore 22:52
E io cosa ho detto? |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 0:39
Molti continuano a confondere la qualità con la quantità. |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 8:37
“ Quindi col cavolo che il bianco veniva sempre perfetto, o filtravi o avevi tutto verde. „ Ci risiamo! Quale pellicola? BN? Si usavano i filtri per il BN e il bilanciamento del bianco ovviamente non c'era. Colore? Si correggeva in stampa con i filtri per la stampa. Diapositive? Si usavano pellicole delicate ma anche i filtri Kodak Wratten e il colorimetro per calcolare il filtro da inserire. Poi era una roba che facevano quasi esclusivamente i professionisti difficilmente i dilettanti utilizzavano questo sistema o le pellicole tungsteno |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 9:44
Pellicola per tungsteno usata una volta, qualche volta il filtro per correggere la luce neon. Sempre risultati pessimi. |
| inviato il 25 Gennaio 2020 ore 21:11
@Salt quando vedo spettri, mi ricordo di essere un ex-spettroscopista applicato Le due pellicole mostrano qualcosa che il Si (silicio) non ha: la sensibilità all'ultravioletto (UV, < 400 nm). Di fatto quasi più nessuno usa filtri UV sulle digitali. La TMax è poco sensibile nel rosso. Oltre 700 nm è vicino infrarosso (NIR, Near Infra Red). Il silicio è molto sensibile al NIR, di più delle pellicole. Per questo un filtro IR è indispensabile di fronte ad un sensore digitale. |
| inviato il 26 Gennaio 2020 ore 10:09
Si, questo e vero. Quello che mi premeva far notare e' la differenza di risposta delle due pellicole allo spettro luminoso. Si nota la poca linearita' della curva (credo che in parte sia voluta). Attorno al blu (500 nm) la caduta di risposta e' maggiore del 10% rispetto all'arancio. Questo significa che a parita di illuminazione e con luce bianca, i blu saranno riprodotti piu scuri su entrambe le pellicole, il rosso invece sulla tmax sara' quasi assente (nero) e sulla rollei sara' piu chiaro. Ora, parlando di bilanciamento dei bianchi, e' evidente che una dominate colore nella luce che illumina, puo' influenzare di molto la resa dello scatto. Le due pellicole restituiranno immagini molto diverse tra loro a seconda della temperatura colore della luce presente al momento dello scatto |
| inviato il 26 Gennaio 2020 ore 10:53
È il motivo per cui usando molte pellicole b&n in sola luce artificiale (o anche a tarda sera-tramonto) occorrerebbe considerare un valore ISO inferiore. |
| inviato il 26 Gennaio 2020 ore 17:12
Ma non si parlava di bilanciamento del bianco su macchine digitali? |
| inviato il 26 Gennaio 2020 ore 18:12
“ il problema è il digitale . con la pellicola il bianco è bianco „ era per rispondere (in parte) ad un deragliamento sulla pellicola. |
| inviato il 26 Gennaio 2020 ore 23:19
Diciamo che si è approfondito l'argomento |
| inviato il 27 Gennaio 2020 ore 12:02
Quanti casini inutili! Luce del giorno? Imposta l'icona dedicata! Luce artificiale? Imposta l'icona dedicata! Nuvoloso? Imposta l'icona dedicata! Vuoi la precisione assoluta? Comprati un termocolorimetro! Più facile di così ... |
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