| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 13:57
aggiungo : "In ogni caso, un fotografo deve garantire ai suoi soggetti i seguenti diritti: Informazione: tutti i soggetti devono essere informati di essere stati ritratti nelle vostre fotografie; Accesso: tutti i soggetti devono poter aver accesso ai dati e ottenerne una copia; Rettifica: occorre garantire a tutti i soggetti che i dati che registriamo siano corretti, per esempio immagini non alterate; in caso non fosse così, siamo obbligati a correggere gli errori; Cancellazione (diritto all'oblio): il fotografo deve cancellare le foto che ritrae il soggetto, se questi lo richiede; Limitazione di trattamento: il soggetto può consentire al fotografo solo un uso limitato delle foto, per esempio conservarle, ma non pubblicarle sul web; Portabilità dei dati: il dato deve poter essere trasferibili e indipendente dalla piattaforma su cui è memorizzato; Opposizione: qualsiasi soggetto può chiedere di non essere ripreso, in qualsiasi circonstanza; Opposizione al trattamento automatizzato dei dati per il tracciamento: il soggetto può opporsi a che il fotografo inserisca le sue immagini in un sistema automatizzato (intelligenza artificiale) per il trattamento dei dati. 11282 - Last man standing Che ne sarà della street photography? Nel dettaglio, ogni fotografo deve tenere traccia di come ha ottenuto i dati, il che si traduce nella necessità di registrare il consenso del soggetto ritratto. Tale consenso deve essere informato, specifico, non ambiguo e liberamente concesso. Il silenzio assenso non ha alcun valore, se mai lo ha avuto. Inoltre il consenso deve essere comprensivo del dettaglio delle specifiche autorizzazioni che il soggetto consente al fotografo, come la pubblicazione o l'utilizzo per fini commerciali e di marketing. E fin qui, nulla che non possa risolvere una buona liberatoria o un contratto Time For. Il passo in più, consiste nel rendere il consenso “granulare” (granular consent), ovvero la dichiarazione di consenso deve riportare il periodo per il quale si concede la conservazione di tali dati. In ogni caso, il consenso, lo ribadisco, deve essere informato e il fotografo deve provare di averlo ricevuto, tenendo ben presente che può essere revocato in qualsiasi momento e senza bisogno di specificare un motivo. In linea teorica la legge non dovrebbe essere retroattiva, ma il mio consiglio è di inviare una comunicazione (anche una semplice email) ai vostri soggetti per richiedere una conferma. |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:04
Punto |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:04
Sono io il primo a dire che se dovessimo seguire tutte queste regole non si potrebbe più fare street ( e la maggior parte delle mie foto sono foto street), però purtroppo la normativa è chiara e molto limitante.. |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:12
Tu avevi il diritto di fotografarlo, lui quello di spaccarti la macchina fotografica in testa. La carta bollata e' per le mezze cartucce. Per quel che mi riguarda il concetto di privacy non dovrebbe neanche esistere: tutto pubblico, dal tuo conto in banca alle mail, alle telefonate e ad ogni dato personale. Le case dovrebbero avere le pareti di vetro e ogni cittadino un chip dalla nascita con gps sottopelle che ti traccia costantemente e TUTTI i tuoi spostamenti pubblicamente visibili da chiunque. Se non hai niente da nascondere, non hai di che preoccuparti. Per quel che mi riguarda, potete fotografarmi anche mentre sono in cesso. Se ritieni che chi fotografa tua figlia piccola al mare sia un pedofilo, probabilmente hai ragione, e hai tutti i motivi per buttargli la reflex in acqua salata. La prossima volta andra' a fotografare i pontili. |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:12
In realtà a me sembra di capire (dal Gdpr ) che la distinzione fra scattare una foto o pubblicare una foto non sia più così marcata. Del resto è una distinzione davvero cavillosa. Da un lato perché nel 99% dei casi chi fotografa di fatto poi divulgherà l'immagine (social, mostre, forum, ecc) e dall'altro perché così di fatto si priva il soggetto della reale possibilità di essere tutelato. Che poi è quello che è successo alla coppia di anziani protagonisti di questa discussione: non volevano essere ripresi ma non potevano impedirlo (stando a quanto sostenete) perché il fotografo può sostenere di non avere intenzione di pubblicare l'immagine. E loro come possono "realisticamente" assicurarsene?!? Altra cosa: perché la garanzia che la foto non venga pubblicata dovrebbe rassicurarmi? Faccio un esempio limite: una ragazza che prende il sole in spiaggia (magari in topless), non sarà infastidita all'idea di diventare la protagonista delle sessioni onanistiche del fotografo? Chi vogliamo tutelare, il diritto del fotografo di mettersi a scattare la ragazza sdraiata al sole? Oppure tuteliamo il fatto che la ragazza possa starsene in pace senza la preoccupazioni di venire immortalata? |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:15
Se foste (stati) oggetto di un furto di identità in cui una parte la avesse avuta una foto "rubata", quindi inconsapevole decontestualizzata e senza consenso, con risvolti penali ancora in corso, dareste alla vostra privacy una importanza diversa. |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:22
Anche se per alcuni la privacy non è importante, per altri lo è eccome: se qualcuno rinuncia ai suoi diritti, non è detto che altri vogliano rinunciarci ed è giusto che vengano tutelati. Ora non si dovrebbe mai venire alle mani, ma non possiamo sapere se quella persona abbia perso la pazienza, perché magari è stata fotografata da altre 20 persone che, nell'arco del tempo, non lo hanno lasciato libero di godersi in santa pace una giornata di riposo. Bisogna essere empatici e sapersi anche mettere nei panni degli altri. Se una volta la gente si lasciava fotografare, mentre adesso schiva gli obiettivi e cerca di non farsi fotografare o gli dà enorme fastidio che qualcuno gli faccia una foto un motivo ci sarà. |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:27
Solidarietà totale con quel signore.Voi non siete fotografi siete solo dei............. |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:28
“ Anche se per alcuni la privacy non è importante, per altri lo è eccome: se qualcuno rinuncia ai suoi diritti, non è detto che altri vogliano rinunciarci ed è giusto che vengano tutelati. „ Concordo al 100% |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:33
Il GDPR si applica se uno fa il fotografo di professione. Se fa foto per diletto non conta na cippa. |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:34
Selezione naturale. Piano piano, a forza di schiaffoni, spariranno i fotografi street che puntano le loro fotocamere e obiettivi in faccia alla gente Concordo con l'atteggiamento del signore ripreso |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:39
"Nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti. (cit. Andy Warhol)". No, grazie... lascio i miei quindici minuti a qualcun'altro. |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:42
C'è poco da concordare con chi usa la violenza per far valere diritti che non sussistono. Ci sta che uno non desideri essere fotografato, ma a tal fine nessuno è autorizzato a travalicare le più elementari norme di civiltà e buona educazione. Se sono per strada e uno mi fotografa, e la cosa mi infastidisce, dovrei avvicinarlo e chiedergli cortesemente di eliminare la foto che mi ritrae. Se lo fa mi fa una cortesia, perché il mio unico diritto è quello di non vedere pubblicata quella foto, e stop. Che poi tutti questi paladini della privacy sono quelli che se vedono una telecamera di Studio Aperto in Vittorio Emanuele ci passano davanti 15 volte pur di apparire in TV al notiziario... |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:44
Bisogna considerare anche tre fattori: 1) La cultura di dove viene scattata la fotografia. Noi vediamo molte street americane, e queste ci influenzano. Loro sono molto più tolleranti da questo punto di vista e sembra che a volte si divertano trovarsi in faccia un obbiettivo. Sono molto più abituati di noi a essere sotto osservazione dai media. Noi Europei siamo molto più riservati e teniamo di più alla nostra privacy. In altri posti del mondo è meglio nemmeno far vedere la macchina fotografica. Quindi, bisogna sempre avere ben chiaro la cultura di dove si fotografa. 2) Le leggi variano molto di paese in paese. Quella italiana è molto più restrittiva rispetto a quella americana, forse per i motivi di cui sopra. 3) Con il terrorismo anche fare fotografie per la strada è ora molto più critico |
| inviato il 15 Dicembre 2019 ore 14:44
Il GDPR si applica se uno fa il fotografo di professione. Se fa foto per diletto non conta na cippa. Il GDPR introduce principi Generali (la G dell'acronimo) che valgono per tutta l'Unione europea indipendentemente dal soggetto. Le differenze sono su altri aspetti e certamente chi raccoglie o gestisce dati per esigenze professionali ha maggiori obblighi ma non ci farei troppo affidamento se finissi davanti ad un giudice per una richiesta di danni da parte di un soggetto che ritiene di essere stato leso nel suo diritto alla privacy per una immagine presa senza il suo consenso. |
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