user39791 | inviato il 22 Febbraio 2019 ore 8:32
Sandro un anno fa ho venduto tutto il mio corredo. Ora posso solo parlane di fotografia. |
| inviato il 22 Febbraio 2019 ore 8:34
Com'è già stato scritto, la fotografia è un linguaggio, perciò non è lei che determina verità o menzogna, ma il senso che il fotografo vuol dare al proprio discorso; come per ogni altro tipo di linguaggio, il discorso di senso compiuto è sempre viziato dall'interpretazione di chi lo elabora, quindi anche quella verità che dovrebbe essere appannaggio della fotografia è comunque mediata, in molti modi, dal pensiero del fotografo. La fotografia però, rispetto ad ogni altro tipo di linguaggio, ha una strana prerogativa, che emerge dalle citazioni riportate da Filiberto, e cioè ha lo sgradevole vizio di mostrare quello che effettivamente si trova in un preciso istante davanti all'obiettivo fotografico. Quindi anche la menzogna non è appannaggio della fotografia; se il fotografo vuole mentire deve farlo prima dello scatto o dopo, in post: nel momento in cui scatta congela comunque una "realtà fisica", pur con tutte le possibili sfumature già evidenziate da Paolo Iacopini (chi, quando elabora il RAW, ricorda esattamente i colori della scena?). Quello della fotografia è un linguiaggio strano... è a chiocciola! Fotografo di m...... !!!! P.S. scusate se ho chiuso con una citazione (molto meno profonda delle precedenti) da Zelig |
user39791 | inviato il 22 Febbraio 2019 ore 8:38
La fotografia in se stessa non è mai ambigua. Nel momento in cui si fotografa nulla è più veritiero di una fotografia. Quello che rende una foto ambigua è il lasso di tempo che passa dal momento in cui si è scattato la foto e il momento in cui si guarda quella foto. |
user90373 | inviato il 22 Febbraio 2019 ore 9:38
Da semplice appassionato di fotografia "sul campo" mi chiedevo se tutte queste "perlplessità" non siano più d'intralcio che di aiuto "nell'iniziare il percorso che porterà ad un risultato", un modo complicato per definire il click. |
| inviato il 22 Febbraio 2019 ore 9:52
Scusa Filiberto fammi capire: la scena cui ti riferisci esiste da sé o l'hai costruita tu? Perché mi sembra chiaro che la risposta non possa essere che la diretta conseguenza di questa premessa. |
user39791 | inviato il 22 Febbraio 2019 ore 9:56
Ettore sono tanti gli argomenti che si possono trattare quando si parla di fotografia. Però possiamo dividerli in due macrocategorie: gli aspetti tecnici e tecnologici e il linguaggio fotografico e la comunicazione visiva. Le immagini importanti non saranno mai prodotte senza la testa del fotografo. Questo mi fa pensare che la crescita fotografica non è tanto legata al parlare di tecnica e di tecnologia ma sullo sviscerare e capire gli aspetti comunicativi della fotografia. |
| inviato il 22 Febbraio 2019 ore 10:00
Mi piace l'idea che quando uno fa una fotografia la scena, il luogo, quel momento particolare, quel punto di vista ne entra in possesso, lo cattura e diventa suo..un po' come una prova inconfutabile dell'"io c'ero"....forse è questo che spinge a fotografare... |
| inviato il 22 Febbraio 2019 ore 10:04
Ettore, direi che stiamo discutendo più del rapporto che la foto instaura con l'osservatore che non dell'atto di fotografare in sé (o, quantomeno, questo è l'aspetto che io ho colto in queste prime pagine e che a me interessa particolarmente) |
user90373 | inviato il 22 Febbraio 2019 ore 10:29
@ Daniele Ferrari “ Ettore, direi che stiamo discutendo più del rapporto che la foto instaura con l'osservatore che non dell'atto di fotografare in sé (o, quantomeno, questo è l'aspetto che io ho colto in queste prime pagine e che a me interessa particolarmente) „ Ogni osservatore potrebbe instaurare un rapporto diverso, correr dietro a tutti non mi sembra essere una buona strategia. Le discussioni, per quanto interessanti, finiscono per generalizzare ciò che invece è molto "particolare" vuoi da una parte che dall'altra della stessa immagine. |
user39791 | inviato il 22 Febbraio 2019 ore 10:37
Paolo non cambia nulla se la scena esiste da se o se è stata costruita. Il fotografo ha davanti a sé la sua veridicità ed è quella che cerca di trasmettere. |
| inviato il 22 Febbraio 2019 ore 10:40
Fotografare è come andare in punta di piedi in cucina a notte fonda e rubare i biscotti. Diane Arbus |
| inviato il 22 Febbraio 2019 ore 10:41
"FAR FOTOGRAFIE, che è un modo di attestare un'ESPERIENZA , è anche un MODO DI RIFIUTARLA, riducendola a una ricerca del fotogenico, trasformandola in un'immagine, in un souvenir." Tratto dal libro "Sulla Fotografia" di Susan Sontag. Partendo da questo passaggio mi trovo a riflettere sulla difficoltà nella fotografia paesaggistica che si ha di "godere" del paesaggio quando si è presi con le impostazioni della macchina e altro nel mentre le condizioni di luce ideali svaniscono troppo velocemente! Personalmente sono arrivato alla conclusione che per "godere appieno" di certi momenti bisogna essere senza apparati fotografici! A tal proposito voi che ne pensate? |
| inviato il 22 Febbraio 2019 ore 10:48
Allora non bisognerebbe più fotografare. Il giusto compromesso sarebbe fotografare per poi godersi i momenti. Comunque è vero che fotografando o filmando i momenti si perde l'importanza del momento in sé. Questo è vero, ad esempio, quando si va ai concerti, alle recite dei figli o ad altri spettacoli...va bene qualche foto ma non capisco quelli che filmano e fotografano tutto... |
| inviato il 22 Febbraio 2019 ore 11:00
“ Allora non bisognerebbe più fotografare. „ ... per "goderne appieno", secondo me, sì! |
| inviato il 22 Febbraio 2019 ore 11:03
Magari uno ne gode appieno se riesce a ricavarne una fotografia interessante e che gli lascia soddisfazione |
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